Davvero pensavate che la mia irruzione nel mondo di Sweeney Todd potesse limitarsi alla sola analisi del film di Tim Burton? Da curioso indagatore di leggende metropolitane, non posso non ammettere che è il personaggio che si cela dietro la finzione cinematografica quello che mi affascina maggiormente. La domanda fondamentale che mi sono fatto (e che si saranno fatti i migliaia di fan di Sweeney sparsi per il globo) è: il “barbiere tagliagole”, il boogeyman inglese per eccellenza, fu un personaggio reale? Ricominciamo quindi dall’inizio.
Londra, 1784: un barbiere assassino compare ufficialmente negli annali grazie ad un articolo del periodico “The London Chronical”. Lì si riportava, infatti, la notizia di un omicidio perpetrato da un barbiere ai danni di un suo cliente in un impeto di gelosia. Pare che la vittima si fosse vantata di una conquista amorosa con l'uomo, il quale, convintosi chissà come che l'altro stesse parlando di sua moglie, per vendicarsi lo sgozzò con il suo rasoio.
Francia, XIX secolo: un barbiere pazzo uccide un suo cliente e ne vende i resti ad un cuoco, che li fa sparire utilizzandoli come ripieno per torte. La storia avrebbe avuto luogo in Rue de La Harpe a Parigi ma, dopo che i colpevoli furono giustiziati, i loro negozi sarebbero stati distrutti dalle autorità nel tentativo di cancellare ogni traccia dell'orrendo misfatto dalla memoria collettiva.
Risalendo le cronache fino al XVI secolo, si trova traccia di un criminale scozzese di nome Alexander “Sawney” Bean, che sarebbe vissuto in una caverna lungo la costa a Bannane Head, nel Galloway (ora Ayrshire Meridionale). Egli era a capo di un clan di assassini di 48 persone, molte delle quali membri della sua famiglia. Si dice che le sue vittime furono moltissime, probabilmente oltre un migliaio: coloro che sventuratamente si trovavano ad incrociare la loro strada venivano derubati e poi uccisi, e i loro resti cucinati e mangiati. Questa storia è riportata sul Newgate Calendar, un registro dei crimini redatto nel carcere di Newgate a Londra.
Furono queste storie a servire da genesi per quella fittizia di Sweeney Todd, entrata di diritto tra i classici dopo essere stata portata innumerevoli volte al cinema e a teatro? Oppure il diabolico barbiere esistette veramente, come alcuni affermano? Così come l'esistenza di Sawney Bean è dibattuta da molti storici, ma nel tempo la storia è diventata leggendaria, anche nel caso di Sweeney Todd nessuno può affermare con assoluta certezza che sia davvero esistito, ma nemmeno il contrario.
Quando il 21 novembre 1846 il “The People's Periodical” pubblicò la storia “A string of Pearls: A Romance”, di fatto presentando al pubblico la prima incarnazione letteraria di Sweeney Todd, lo fece per cavalcare l'onda della “letteratura criminale” che allora era molto in voga. Era l'epoca tardo vittoriana, caratterizzata da grandi sconvolgimenti sociali legati alla rivoluzione industriale ed in cui l'alfabetizzazione, fino a quel momento appannaggio di pochi privilegiati, prese a diffondersi a macchia d'olio, inesorabilmente; e fu così che alla letteratura colta se ne affiancò una popolare, che calcava la mano sul dramma sentimentale ed anche sul sangue. Le letture raffinate cominciarono lentamente a scomparire per lasciare il posto ad altre alla portata di tutti, e gli editori si adeguarono ben presto a questa tendenza abbandonando le pubblicazioni più costose in favore di altre più economiche. Nacquero i cosiddetti “penny blood” e “penny dreadful”, che contenevano storie popolari a puntate e si chiamavano così perché con un penny era possibile prenotare il numero successivo. Spesso i protagonisti di queste storie erano criminali perché si tendeva a glorificare il crimine, rendendolo seducente, e a trasformare i criminali in eroi romantici, un po' come in seguito accadde, in Francia, nelle rappresentazioni del teatro Gran Guignol. Personaggi del genere furono ad esempio Dick Turpin, Spring Heeled Jack, Verney il vampiro...
Sia la letteratura criminale che gli spettacoli grandguignoleschi costituivano l'esaltazione del macabro, della violenza e del grottesco ad uso e consumo della classe operaia, quella che per forza di cose non poteva aspirare a fruire del lato intellettuale dell'arte (né lo desiderava), ma soltanto di quello ludico.
La maggior parte degli autori delle storie pubblicate sui “penny blood” e “penny dreadful” non erano scrittori professionisti, erano malpagati, e spesso l'attribuzione delle storie a questo o quell'autore era incerta.
Fu questo il caso della succitata storia “A string of Pearls: A Romance”che per molto tempo fu attribuita a Thomas Peckett Prest, mentre in tempi più recenti si è fatta strada l'idea che sarebbe stata scritta da James Malcom Rymer. Lì il barbiere non agiva per vendetta, ma semplicemente per derubare i suoi clienti, probabilmente spinto da un impulso sessuale che sublimava uccidendo con un'arma da taglio. Quanto al suo aspetto, non somigliava minimamente all'alto, aristocratico Sweeney incarnato da Johnny Depp: era invece basso, tozzo, quasi neanderthaliano, con capelli neri e cespugliosi nei quali teneva i pettini e le forbici. In un certo senso, era un personaggio comico: un barbiere con i capelli perennemente spettinati e l'aspetto trasandato suscitava ilarità. Il nome Sweeney (che significa all'incirca “alto e ciondolante”), così in contrasto con il suo aspetto, costituiva di certo un secondo motivo di ilarità.
Secondo la maggior parte degli storici, Sweeney Todd è il frutto di una leggenda popolare e non una persona realmente esistita, tanto che il suo nome è stato escluso dalla maggioranza delle enciclopedie che riguardano gli assassini seriali, eccetto che dalla Newton e dalla Haining, che invece ritengono ci siano sufficienti elementi per stabilirne l'autenticità. Wikipedia lo descrive come un personaggio realmente esistito, prendendo da queste fonti i suoi dati biografici: nato il 16 ottobre 1756 a Londra, il suo primo omicidio databile forse al 1785, morto il 25 gennaio 1802 per impiccagione (il musical di Broadway e il film di Tim Burton ambientano la storia circa un secolo dopo). Le vittime da attribuirgli, tutte uccise nel suo salone al numero 186 di Fleet Street, sarebbero oltre 160.
Forse la leggenda popolare, come tutte le leggende, ha una base di verità. Ma che sia esistito davvero o che sia solo il frutto della fantasia di un mediocre scrittore, è evidente che Sweeney Todd ha lasciato il segno fin dalla sua prima apparizione.
Non si tratta solo del fascino del male, è che le azioni di questo personaggio affrontano uno dei principali tabù dell'umanità fin dalla notte dei tempi, quello relativo al nutrirsi di carne umana. Non a caso tra le tematiche dell'orrore in assoluto più paurose c'è il cannibalismo: ne sono stati illustri portavoce alcune registi “cult” del cinema italiano di genere, quali Aristide Massaccesi (Emmanuelle e gli ultimi cannibali, 1977, e Antropophagus, 1980 ), Umberto Lenzi (Il paese del sesso selvaggio, 1972, Mangiati vivi, 1980, Cannibal Ferox, 1981), Sergio Martino (La montagna del dio cannibale, 1978) e, naturalmente, Ruggero Deodato (Ultimo mondo cannibale, 1977, e il celeberrimo Cannibal Holocaust, 1979.
Ma la storia di “Sweeney Todd” fa più che affrontare semplicemente il tema cannibalico, ci mette di fronte all'atavica e inconscia paura di ritrovarsi a mangiare senza saperlo, o perché costretti, la carne dei propri cari. Come nel mito di Atreo e Tieste, i due figli dei sovrani di Olimpia che sono in competizione per il possesso del regno di Micene: Atreo ne esce vincitore e Tieste, per vendicarsi, decide di sedurre Erope, la moglie del fratello; esiliato dal regno, vi ritorna tempo dopo su invito di Atreo, che gli ha promesso la riconciliazione e metà del regno. Ma Atreo sta fingendo, in realtà non è soddisfatto della punizione inflitta al fratello e medita una vendetta ancora più atroce: fa assassinare i figli di Tieste (eccetto Egisto, che riesce a salvarsi), li taglia a pezzi e li fa bollire, e li offre al fratello durante un banchetto. Quando Tieste scopre di esserci cibato dei propri figli impazzisce dal dolore e lancia una maledizione su Atreo e la sua discendenza, che avrà conseguenze tragiche per Agamennone, figlio di Atreo, sua moglie Clitennestra e i loro figli. Ma questa è un'altra storia... Da Micene a Londra si reitera la tragedia, è la maledizione della carne che coglie coloro che non sanno scegliere il perdono!
Te lo devo dire: questi post sono in assoluto i miei preferiti!
RispondiEliminaInteressantissimo questo articolo. Lo condivido un pò in giro nel web! ;)
RispondiEliminaBellissimo post. Da quando ho visto il film con Johnny Depp e Helena Bonham Carter, non finisco di rimuginarci sopra. Probabilmente è esistito qualcuno che si è prodotto in queste gesta, anche se difficile da rintracciare...lo stesso Jack The Ripper sfugge all'identificazione certa.
RispondiEliminaGrazie, hai ricostruito la storia del barbiere assassino, allacciandola ai miti greci, in modo spettacolare.
Lo condivido volentieri pure io.
RispondiEliminaCerto probabilmente Sweeney Todd non è stato solo una leggenda, un fondo di verità ci sarà stato, non dimentichiamoci che in quel determinato periodo storico le strade di Londra e Parigi ma anche le foreste tedesche pullulavano di figure "strane" come il nostro particolare barbiere.
Leggo con calma perché sembra davvero una figata...
RispondiElimina@ Mari - S.F.S. - Loredana - Nick - Eddy
RispondiEliminaCiao a tutti (e scusate se non mi sono collegato prima per rispondervi). Inizio con un caloroso benvenuto alle 3 fanciulle per il loro primo commento qui su questo blog e un necessario ringraziamento a chi ha condiviso questo post qua e là. L'idea di scrivere un extra-post su Sweeney Todd mi è balzata in mente ancora prima di scrivere la recensione del film qualche giorno fa. Alcune delle notizie, lo devo ammettere, arrivano dritte dritte dagli extra contenuti nel DVD (poi integrate con altri spunti di vario genere. L'associazione ai miti greci, grazie Loredana per averlo sottolineato, è forse la cosa che più di ogni altra mi ha divertito inserire (anche perché credo, o spero, che non ci avesse mai pensato nessuno prima). A completamento dell'articolo aggiungo che nel 2012 è stato realizzato un film (l'ho scoperto solo pochi minuti fa) dedicato alla figura del serial killer scozzese Sawney Bean. Potete trovare qui il sito ufficiale. Adesso si tratta solo di recuperarlo (sospetto che non sia così facile, però).
Mi unisco al coro di lodi, è davvero interessante :)
RispondiEliminaIl collegamento col mito è sempre interessante e devo dire che quello di Atreo e Tieste mi è sempre rimasto particolarmente impresso, proprio per la sua natura truculenta.
Altra storia particolarmente violenta e dalla tematica antropofaga è quella di Procne, Filomena e Tereo; un mito greco forse meno conosciuto ma altrettanto interessante (e inquietante). Vira un poco di più nel fantastico perché include anche la trasformazione dei tre in uccelli (rondine, usignolo e upupa rispettivamente).
Wow! Grazie per questo fantastico contributo. Non si finisce mai di imparare....
EliminaBel post interessante!
RispondiEliminaIo dopo aver visto il film di Burton avevo cercato il racconto originale, che rende il personaggio monodimensionale e privo di quel barlume di umanità che invece caratterizzava quello interpretato da Depp.
Entrambe le versioni sono interessanti, ma mi piacerebbe recuperare anche quella teatrale, con Jessica Tandy nei panni di Mrs. Lovett!
Piacerebbe anche a me recuperare l'originale. Ho paura sia un impresa quasi impossibile però... :(
EliminaComplimentissimi davvero. Adoro leggere questi articoli, c'è tutto il necessario a rapire il lettore, a partire dal titolo per farlo poi appassionare fino alla fine. Grande!!! ;)
RispondiEliminaSono contento che ti sia piaciuto. Commenti come il tuo sono uno stimolo a proseguire su questa strada. Benvenuta sul blog ^^
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