lunedì 29 aprile 2024

La Grande Abbuffata: le grandi tavolate della tradizione (Pt.2)

Tra tutti, forse il film più evocativo del passato e della tradizione resta “Ratatouille” di Brad Bird, premio Oscar 2008 come miglior film di animazione. In Francia, nel 1970, Rémy è un topolino di campagna dotato di un gusto e un olfatto sopraffini che, ispirato da Auguste Gusteau, uno chef il cui motto è "chiunque può cucinare", sogna di diventare un cuoco. Un giorno Rémy si ritrova per un caso fortuito proprio nel ristorante stellato di Gusteau, che dal momento della sua morte viene gestito da Skinner, un affarista senza scrupoli, e con la complicità di Alfredo Linguini, il timido adetto alle pulizie, crea una zuppa che riceve una recensione positiva da una rubrica gastronomica, risollevando le sorti del locale. Tutti credono che il cuoco sia proprio Linguini, perché nessuno consumerebbe un pasto preparato da un topo. 
La morale del racconto è che non bisogna accontentarsi, ma perseguire sempre le proprie inclinazioni e i propri sogni a dispetto delle difficoltà, ma il contesto, imprescindibile, è il legame tra il cibo e la memoria, che viene alla ribalta soprattutto nel mitico finale proustiano che ha per protagonista il cinico critico gastronomico venuto nel ristorante di Rémy col proposito di stroncarlo, e che finisce invece per commuoversi mangiando un semplice un piatto di ratatouille preparato dal piccolo roditore, che gli rammenta la sua infanzia perduta. 

venerdì 26 aprile 2024

Fuori speciale: la dieta del marinaio

“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che uscirà invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o rimandata, a vostro piacimento. 

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Il cibo consolida il senso di appartenenza a una comunità, ristretta o allargata che sia: è come una carta d’identità che ci dice chi siamo e da dove veniamo”. Più o meno con queste parole avevo iniziato il post pubblicato lunedì scorso. Qui il discorso davvero potrebbe allungarsi a dismisura, e non è detto che prima del termine dello speciale ciò non succeda. Trovandomi a riflettere su quanto scritto mi sono chiesto se davvero ciò che mangiamo sia la cartina di tornasole di ciò che siamo o se lo sia, viceversa, di ciò che vogliamo (fingiamo) di essere. Non è forse vero che tutto quel proliferare di foto di piatti ricercati sui profili social non ha che l’unica finalità di fingere che l’eccezionale sia per noi la normalità?

lunedì 22 aprile 2024

La Grande Abbuffata: le grandi tavolate della tradizione (Pt.1)

Come già chiarito in precedenza, un cibo può essere definito tradizionale perché preparato secondo criteri religiosi, significando l’adesione a un codice di comportamento, che possiamo definire morale, che esprime la fede nel proprio Dio. Oggi, tuttavia, quando si parla di cibo tradizionale si intende di solito che per prepararlo si sono utilizzati solo ingredienti provenienti dal territorio di origine, che danno un gusto e una consistenza ben definiti, unici. 
Da bambini, il momento dei pasti rappresenta il modo di cementare i rapporti familiari, cosicché il cibo resta poi per tutta la vita un legame tangibile con il nostro vissuto: non solo con la famiglia, ma anche con il luogo di nascita e la storia personale; da adulti, la cena a due, magari in un costoso ristorante di grido, è spesso il preludio a un convegno amoroso. Per tutte queste ragioni, il cibo consolida il senso di appartenenza a una comunità, ristretta o allargata che sia: è come una carta d’identità che ci dice chi siamo e da dove veniamo. 

venerdì 19 aprile 2024

Fuori speciale: tutto è iniziato tanto tempo fa con la guerra del fuoco

“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che uscirà invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o rimandata, a vostro piacimento. 

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Il pezzo di oggi è da considerarsi una piccola digressione su quanto scritto en passant nell’articolo pubblicato lunedì scorso. Accennando al lavoro dell’antropologo francese Claude Lévi-Strauss, scrissi che l’atto di cuocere il cibo, di provenienza animale o vegetale che fosse, aveva affrancato l’uomo dalla natura e che la cottura aveva creato il solco tra la società primitiva a quella moderna
Occorre però sottolineare che l’uomo moderno è andato ben oltre il semplice affrancamento dalle rigide leggi della natura: oggi è in grado di poter disporre a piacimento sia del cibo necessario al suo sostentamento sia di quello in grado di soddisfare un piacere decisamente effimero come quello della gola. Tutto ciò grazie a un sistema che di naturale ha evidentemente ben poco. 

lunedì 15 aprile 2024

La Grande Abbuffata: verso nuovi orizzonti del reale

Quando ne parlai io, nel lontano 2016,
una traduzione in italiano di questo libro
ancora non esisteva (dannazione!)
Quando e come, ci stavamo chiedendo la volta scorsa, una necessità biologica è entrata a far parte di quell’eterogeneo agglomerato chiamato cultura? Va innanzitutto rilevato che per gli antichi cucinare era ben più che adempiere a un compito necessario a nutrire il proprio corpo, ma era un vero e proprio atto religioso: gli antropologi sono in gran parte concordi che in molti gruppi sociali fosse previsto un sacrificio cruento agli dèi (chiamato ”olocausto”) a cui seguiva un banchetto durante il quale l’animale vittima del sacrificio veniva consumato dai fedeli; è il caso dei riti misterici, come quelli eleusini, la religione dionisiaca o i baccanali, le feste dedicate a Bacco. In qualche momento della storia umana vi furono perfino pasti cannibalici, poiché a essere ucciso era un essere umano. E vi fu perfino chi ipotizzò che la figura di Cristo, il dio sacrificato per eccellenza, sia stato creato per sublimare (e occultare) una o più piante sacre che in tempi remoti erano state venerate come divinità, perché aprivano l’uomo alla conoscenza soprasensibile (Allegro docet). 
Si tratta di speculazioni oziose, naturalmente; nulla che possa essere provato. È però oltremodo curioso (sebbene i funghi ad esempio non si coltivino, ma casomai si colgono) che la parola latina colere significhi sia coltivare che onorare, venerare, a testimonianza del fatto che nell’area mediterranea l’agricoltura avesse un posto preminente tra le attività umane anche perché consentiva all’uomo di elevarsi sopra la condizione animale, piegando la natura ai suoi bisogni e garantendosi di non dover soffrire mai più la fame; in termini economici, aveva permesso di passare da un’economia di sussistenza a un’economia fondata sul processo produttivo. 

venerdì 12 aprile 2024

Fuori speciale: uno sguardo all'America con Nando Mericoni

“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che usciranno invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o rimandata, a vostro piacimento. 

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Ve l’aspettavate o non ve lo aspettavate? Quel che intendo dire è che, probabilmente, dopo l’articolo di venerdì scorso su uno dei film più celebri del grande Totò, un piccolo sospetto che saremmo piombati anche su Alberto Sordi a qualcuno sarà pure venuto. È anche vero, tuttavia, che di film italiani, specie se commedie, su questo blog non se ne sono mai visti molti (praticamente nessuno, direi), per cui sentir parlare qui oggi di uno dei film più “caciaroni” della nostra tradizione può risultare una sorpresa per molti. 

lunedì 8 aprile 2024

La Grande Abbuffata: sulla genesi dello speciale e altre cose

La scorsa settimana scrissi che la mia intenzione, dopo aver messo la parola fine allo Speciale Ju-On, era che mai più ci sarebbe stato qualcosa di simile su questo blog, perlomeno non qualcosa che richiedesse un impegno del genere. Ciò non significa che le idee, nel corso degli anni, mi siano mancate (da qualche parte ho anche un quaderno in cui ne ho annotate alcune), ma nessuna mi sembrava abbastanza buona da convincermi a partire. Un giorno poi è scattata una molla e da quel mucchio di idee accantonate una è saltata in cima alle altre e in men che non si dica (si fa per dire) si è concretizzata. Quella molla sono state due vicende di cui, purtroppo, si è molto discusso in rete. La prima è la morte a 42 anni di Omar Palermo, un ragazzo calabrese fondatore del canale YouTube “YouTubo Anche Io”, un canale con milioni di visualizzazioni, dove Omar (io ancora non lo sapevo) portava avanti dal 2018 una sfida col cibo, le cosiddette “food challenge”, ingurgitando una quantità spropositata di alimenti mentre nel privato, a quanto pare, lottava costantemente col peso. Omar è morto d’infarto, o come riportano altre fonti per soffocamento, il 18 agosto 2021. La seconda è la vicenda di Zhanna Samsonova, influencer di origine russa morta il 21 luglio 2023 per la debilitazione fisica causata dal suo regime alimentare estremo, una dieta crudista a base di verdura e frutta, per lo più durian e jackfruit, germogli e semi di girasole, completato da succhi vegetali al posto dell’acqua. Zhanna potrebbe essere morta di un’infezione simile al colera complicata dal suo precario stato di salute, come afferma sua madre, ma la causa ufficiale della morte ad oggi non è stata resa nota.

venerdì 5 aprile 2024

Fuori speciale: il ruolo degli spaghetti tra miseria e nobiltà

“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che usciranno invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o rimandata, a vostro piacimento. 

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Mentre inizio a scrivere questo articolo, non posso fare a mano di chiedermi se per caso non stia sopravvalutando le mie forze. L’idea malsana di scrivere praticamente in diretta un articolo è qualcosa che nemmeno nei momenti di maggior produttività del blog avrei potuto sostenere. Purtroppo, quando mi metto in testa un’idea è difficile scacciala via, e così eccomi qui a inaugurare questa serie di articoli extra-speciale che, come scritto nell’introduzione, è un side-project che vive contemporaneamente a “La grande abbuffata” senza sovrapporsi a esso. Mi sono dato però un limite: un’ora di tempo davanti al computer e non un secondo di più. E venga come viene. Non posso permettermi certo di fare il perfezionista e andare a cercare termini ricercati per produrre materiale che per sua stessa definizione è materiale “di scarto”, ovvero scartato dallo Speciale in fase di redazione. 

lunedì 1 aprile 2024

Speciale Food Movies 2024: che la grande abbuffata abbia inizio!

Quando, nel novembre 2022, misi la parola fine allo “Speciale Rancore”, incentrato sul franchise giapponese “Ju-On”, scrissi che mai più mi sarei avventurato di nuovo in un lavoro complesso e a tratti disumano come quello (e come quelli che lo hanno preceduto). Ovviamente mentivo, altrimenti non si spiegherebbe questo mio odierno incipit. A mia parziale discolpa, posso ora dire che mentivo in buona fede. Ero davvero deciso a non buttare via ulteriori montagne di ore, per non parlare delle notti insonni, con gli occhi su uno schermo e la scrivania piena di appunti, scritti rapidamente su foglietti di carta volanti e non. Un giorno poi è successo che ho cambiato idea. Quello che mi serviva era probabilmente solo un’idea abbastanza buona da meritarsi di essere sviluppata. È stato in pratica come accendere un interruttore: l’idea è arrivata e le dita hanno cominciato a muoversi sulla tastiera di questo computer. Già, ma quale idea? 
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