A curse of one who dies with strong resentment accumulates in the place where the dead were while alive and turns into "Karma". He who comes in contact with the curse loses his life, and a new curse is born.
Secondo Ju-On, quando una persona muore in uno stato di profonda rabbia, nasce una maledizione. La maledizione si concentra nel luogo in cui tale persona è morta e lì si ripete senza tregua. Lo spirito del defunto infesta tale luogo, uccidendo con qualsiasi mezzo chiunque si avvicini ad esso, sia colui che lo fa fisicamente, sia colui che per caso entra in contatto con chi è già stato colpito dalla maledizione. In entrambi i casi la conseguenza è inevitabilmente la morte, e ogni nuova morte può far nascere una nuova maledizione e diffonderla in altri luoghi.
Nella sua semplicità, il concetto è incredibilmente geniale. Prendi un qualsiasi evento che potresti ascoltare al notiziario: un genitore diventa pazzo e uccide brutalmente la sua famiglia e se stesso; ora aggiungi l'idea che questo raccapricciante omicidio sia in grado di incarnare un’entità energetica che cerca di porre fine a qualsiasi vita con cui viene in contatto. Questo è in poche parole Ju-on, una serie di scene (racconti) sottilmente collegate, il cui tema rimane costante, ed è che se entri in contatto con lo spirito, muori.
Descritto così il tema di Ju-On potrebbe apparire banale e, se girata da un regista qualsiasi, l’opera non sarebbe certo stata degna di particolare attenzione, ma Takashi Shimizu ha avuto il genio di trasformare un concetto semplice in qualcosa di immortale, giocando prevalentemente sul senso di isolamento e paranoia e sul sapiente uso del suono (e della sua assenza), mettendo da parte trucchi economici ed effetti speciali.
Si noti, tra l’altro, che Shimizu non si è limitato, come fanno molti suoi colleghi, a sfruttare gli ambienti bui per trasmettere angoscia: la maggior parte delle scene sono girate in pieno giorno, ma spaventano a morte lo stesso.
Il risultato è che Ju-on The Curse è assolutamente il film più spaventoso mai realizzato.
E ve lo dice uno che guarda film horror da quarant’anni: nulla è paragonabile a Ju-On.
Come scrive Maurizio Encari su Everyeye.it, “il regista sfrutta nel migliore dei modi le ambientazioni per dar vita a un terrore strisciante che non molla mai la presa sul pubblico, tra armadi che nascondono macabri segreti e videocamere di sorveglianza che riprendono l'insondabile, generando poi apparizioni esteticamente affascinanti che, complici i lugubri vocalizzi, esprimono un crescente senso di paura.”
Qualche settimana fa, all’inizio di questo speciale, abbiamo visto come odio e aggressività hanno la loro origine in aree distinte del cervello; ciò ci aveva consentito di saltare alla conclusione che un risentimento avesse bisogno di una molla razionale per trasformarsi in un’azione tesa a nuocere all’oggetto del suo odio. Ero sulla strada corretta? Difficile dirlo, ma in quell’occasione avevo deciso di fare un piccolo gioco, ovvero l’analisi di alcuni casi emblematici derivati dall’universo cinematografico.
Avevo provato a identificare alcune diverse categorie (e/o sottocategorie) entro le quali avevo, come ricorderete, inserito alcuni esempi. È il momento adesso di trovare una categoria, tra quelle individuate allora ma non necessariamente, in cui inserirla.
Le due categorie più prossime sono quelle che avevamo scelto per Okiku e per Sadako rispettivamente, ovvero la categoria 6 (Episodio scatenante, Morte del soggetto, Rancore, Violenza vendicatrice) e la categoria 7 (Episodio scatenante, Rancore, Elemento razionale. Morte del soggetto, Cortocircuito, Violenza vendicatrice).
Sadako, la yurei di Ring, è un esempio di come nel trapasso l’anima del defunto sia rimasta intrappolata nella realtà a causa della sete di vendetta e del bisogno di rimediare a un torto subito (la violenza e l’omicidio a opera del padre). La novità di Ring consisteva nell’estensione a macchia d’olio della vendetta, che colpisce indistintamente chiunque si avvicini alla storia, anche per pura curiosità.
L’elemento razionale che avevo identificato nel caso di Sadako (per quanto possa esistere razionalità in questo tipo di cose) era dovuto al fatto che la protagonista, prima di morire, sopravvisse sette giorni in fondo al pozzo, accumulando rancore.
In Ju-On tutto questo non avviene (l’elemento scatenante e la morte del soggetto sono due momenti molto ravvicinati), ma il testo che ho riportato all’inizio del post, e che fa capolino all’inizio di ogni film della saga, ci dà un’indicazione importante: «La maledizione è lanciata da chi muore in preda a un forte rancore. Si accresce nei luoghi frequentati dal defunto quando era in vita divenendone il karma. Coloro che vi entrano in contatto perdono la vita. Nasce così una nuova maledizione.»
Ecco, quindi, che per Kayako abbiamo bisogno di una nuova categoria, dove il rancore si inserisce in quel brevissimo lasso di tempo tra l’episodio della scoperta del diario da parte del marito e il delitto o, meglio ancora, guardando al caso di Oiwa descritto qui, si pone direttamente all’inizio della serie, come risultato di una vita trascorsa con un uomo violento e vigliacco. Ma non è tutto: se è vero che ogni volta che c’è una nuova vittima nasce una nuova maledizione, allora dovremo inserire una fase di rancore anche alla fine del nostro piccolo schema, il che rende il tutto una “esperienza circolare”.
Categoria 8: Rancore → Episodio scatenante / Morte del soggetto → Cortocircuito → Violenza vendicatrice → Altro rancore (in loop)
Takeo (Iemon) e Kayako (Oiwa) sono precipitati in una situazione economica disperata. Il capofamiglia è incapace di trovarsi un lavoro o forse non ne ha nemmeno voglia. Le difficoltà finiscono per corrodere alla base il rapporto tra i due e Takeo (Iemon: i samurai, si sa, sono orgogliosi), privato della sua dignità maschile, trova altrove uno sfogo alle sue frustrazioni. Kayako (Oiwa) inizia così a provare risentimento (fase 1: rancore) per quel marito che, nonostante le grandi promesse, l’ha condotta in quella situazione disastrata.
Un giorno poi avviene il dramma: Takeo (Iemon) trova una scusa per sterminare l’intera famiglia e liberarsi di quella che lui considera una catena (fase 2: Episodio scatenante / Morte del soggetto). Da quel preciso istante basta entrare in contatto con i luoghi un tempo percorsi dal defunto (fase 3: cortocircuito) per diventare vittime della sua furia (fase 4: violenza vendicatrice), una furia che per estensione si trasforma in una sorta di virus che contagia tutto ciò con cui entra in contatto (fase 5: altro rancore).
Termina qui questo lungo speciale dedicato al rancore (o al franchise Ju-On/The Grudge, se preferite), secondo per lunghezza solo al mastodontico, e più volte citato, Ghost in the Well. È stato un viaggio lungo e pieno di insidie, ma ce l’abbiamo fatta. Quasi non mi sembra vero.
Altre volte in passato ho affermato, mettendo la parola fine a iniziative particolarmente complesse, di aver superato i miei limiti umani, ma questa è stata la prima volta in cui ho temuto realmente di non potercela fare.
Ciò non tanto perché quest’ultimo lavoro sia stato più complesso di altri, quanto per un’effettiva carenza mentale, dovuta forse all’età, alla stanchezza, alla perdita di entusiasmo e, non ultimo, alle dure prove che la vita mi ha messo di fronte negli ultimi tempi.
Per la cronaca, ho iniziato questo speciale addirittura due anni fa (ma l'idea risale addirittura al 2016); ho scritto di getto le prime parti, mi sono riguardato la maggior parte dei film in programma con l’intenzione di scriverne, ma poi ho messo da parte il progetto in attesa di non so che cosa. Quando poi ho ritrovato la vena me li sono riguardati ancora una volta, e un’altra volta ancora dopo l’ennesima pausa.
Alla fin della fiera, ho gettato via decine di ore della mia vita di fronte a un televisore che continuava a ripropormi scene già viste, ma che non riuscivano a rimanermi in mente nemmeno lo stretto necessario per scriverci sopra due stupidate. È andata meglio verso la fine, ma solo perché, complice l’estate di ferie non godute, mi sono costretto a ritrovare la concentrazione. Non potevo mica buttare nel cesso decine di pagine di word sulle quali avevo sputato litri di sangue, non vi pare?
Il risultato, ne sono quasi certo, è forse una disomogeneità nella trattazione del tema. Quel che voglio dire è che ho la sensazione che si riesca a notare la differenza di scrittura tra i primissimi articoli e questi ultimi, partoriti solo pochi giorni fa. Troppa la distanza tra la stesura degli uni e degli altri, troppa l’acqua passata sotto i ponti e troppe le situazioni che mi hanno cambiato.
A questo punto temo che non ci sarà in futuro un altro speciale. L’idea da sola già mi spaventa. Magari tra qualche anno cambierò idea, o magari no. Se la cambierò sarete i primi a saperlo. Se non la cambierò, beh, spero che nessuno mi porti rancore.
Concludo ringraziando chi mi ha seguito per averlo fatto con pazienza fino alla fine e ci ritroviamo, quanto prima, con la programmazione normale del blog.
Il presente articolo è parte di un vasto progetto che ho voluto chiamare Hyakumonogatari Kaidankai (A Gathering of One Hundred Supernatural Tales) in onore di un vecchio gioco popolare risalente al Giappone del periodo Edo (1603-1868) e, di tale progetto, esso rappresenta la parte 56 in un totale di 100.
Se volete saperne di più vi invito innanzitutto a leggere l'articolo introduttivo e a visitare la pagina statica dedicata, nella quale potrete trovare l'elenco completo degli articoli sinora pubblicati. L'articolo è inoltre parte del progetto "Ju-On, speciale rancore" che è iniziato qui lo scorso 7 settembre. Buona lettura! P.S.: Possiamo spegnere la 56° candela...
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Bibliografia
AAVV - Ghost Movies in Southeast Asia and Beyond
Braid, Andrew - As (Re)-Told by Hollywood: The Shifting Status of the American Remake
Choi, Jinhee - Wada-Marciano, Mitsuyo - Horror to the Extreme: Changing Boundaries in Asian Cinema
Colet, Cristina - Yurei, Jiangshi: la via orientale alla non morte
Klein, Christina - American Horror Film: The Genre at the Turn of the Millennium
Konaka, Chiaki J. - The fascination of horror films: manifesto of fundamental horror.
Marak, Katarzyna - Japanese and American Horror: A Comparative Study of Film, Fiction, Graphic Novels and Video Games
Marak, Katarzyna – "That’s Cruel, Lord Iemon!”: the Ambiguity of Evil and Disgrace in the Traditional
Japanese Ghost Story Tōkaidō Yotsuya Kaidan
Martellozzo, Nicola - Mizuko kuyō, o il transito della presenza
Miyake, Toshio - Mostri del Giappone: narrative, figure, egemonie della dislocazione identitaria
Mukae, Shunsuke - J-Horror: Its Birth and the Theory behind It
Phillips, Alastair – Stringer, Julian – Japanese Cinema: text and contexts
Saitō, Takashi - O-Iwa’s Curse: Apparitions and their After-Effects in the Yotsuya kaidan
Scherer, Elisabeth - Haunting Gaps: gender, modernity, film, and the Ghosts of Yotsuya Kaidan
Sovilla, Selene– Il Giappone dell’orrore; un’analisi del macabro e del soprannaturale nelle arti giapponesi dall’epoca premoderna
Zanetta, Marianna - Bambini d'acqua. I rituali Mizuko Kuyō nel Giappone contemporaneo
Sitografia
https://archive.4plebs.org/x/thread/21092263/
https://cinema.everyeye.it/articoli/speciale-the-grudge-origini-film-horror-giappone-usa-47428.html
https://dustygriffin.com/?p=1127
https://www.eiganokai.com/event/filmfes2010_e/nippon.html
https://www.famitsu.com/game/news/1223519_1124.html
https://www.giappominkia.com/yurei-spiriti-e-fantasmi-giapponesi/
https://iki-toki.jp/5148/
https://ju-on-the-grudge.fandom.com/wiki/Ju-on_Wiki
http://www.kabuki21.com/ebizo5_p.php
http://www.kabuki21.com/yotsuya_kaidan.php
https://manuelpezzali.me/2018/01/09/aokigahara/
https://realdgame.jp/noroi_kagami/
https://www.reddit.com/r/J_Horror/comments/u9hh62/short_reviews_of_bunshinsaba_vs_sadako_1_2_3/
https://yokai.com/oiwa/
https://vitaminevaganti.com/2022/02/12/la-donna-nellantico-giappone-capelli-e-pettinature/
Beh, dopo un lavoro particolarmente lungo e certamente impegnativo sotto molti aspetti, pensare una cosa tipo "Ah, basta, non farò più una cosa tanto complessa" è una reazione più che normale.
RispondiEliminaQuindi suppongo che potresti anche cambiare idea e creare nuovi special, deve solo scattare la scintilla giusta.
Un giorno, è vero, potrei anche cambiare idea. Anzi, conoscendomi è molto probabile che andrà proprio così. Nel frattempo mi godo la parola fine posta in calce a questa ennesima maratona.
EliminaDando un'occhiata ai commenti non sono poi così pochi coloro che sono passati a leggermi. Ringrazio ovviamente tutti ma soprattutto ringrazio te che hai avuto la costanza di lasciare un segno del tuo passaggio su ogni singolo post!