Esistono innumerevoli ragioni perché un romanzo si debba o non si debba leggere. Ne esistono altrettante perché si debba rimandarne il più possibile la lettura, che è poi quello che ho fatto io con “Il giovane Holden”. La ragione principale, tuttavia, è che si tratta di un libro che hanno letto in tanti, in troppi, e ciò può generare un impulso di attrazione o di repulsione, a seconda che ci si senta più o meno portati a uniformarsi. Oltre a ciò, esiste un livello di curiosità che in questo caso è ai massimi livelli. Abbiamo fra le mani la nostra edizione de “Il giovane Holden” e ciò che vediamo non è altro che una copertina bianca, con su scritto solamente il nome dell’autore e il titolo del romanzo. Non una parola in quarta di copertina, ancora meno nei risvolti interni (quando ci sono). Si dice che fu lo stesso Salinger a pretendere che il suo libro avesse una copertina completamente vuota perché, spiegava, voleva che i lettori non fossero guidati da un’immagine nella scelta del libro e che lo scegliessero solo per la curiosità di scoprirne i contenuti. Oggi questa cosa la chiameremo “originalata di marketing”, ma ai tempi di Salinger forse l’idea era in qualche modo sincera.