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martedì 22 gennaio 2013

Beatrice Cenci

Roma, 11 settembre 1599. Le prime luci dell’alba illuminavano i volti pieni di angoscia della folla radunatasi nella piazza di Ponte Sant’Angelo. Tra i presenti anche Caravaggio insieme con il pittore Orazio Gentileschi. Sul patibolo, montato in fretta e furia per l’occasione, sarebbe stata da lì a poco giustiziata per volere di Sua Santità Papa Clemente VIII una giovinetta di 22 anni, appartenente ad a una delle più potenti famiglie tardo-rinascimentali romane.
La ragazza, genuflessa in una cappella poco distante, era talmente assorta nella preghiera che non fece attenzione al rumore ed alle grida; soltanto si riscosse quando gli armigeri entrarono nella cappella per precederla al supplizio. Si alzò, guardò in volto i suoi aguzzini e domandò loro: — La mia signora madre è veramente morta? — Le fu risposto affermativamente, ed ella gettatasi ai piedi del Crocifisso pregò con fervore per l'anima di lei. Fu accompagnata ai piedi del palco, ricevette una rapida benedizione e, salita senza indugio la scala, offrì orgogliosamente il suo esile collo alla mannaia del boia pontificio. Rimase con la testa appoggiata al ceppo per alcuni interminabili minuti, poi il colpo vibrò e tutto finì. Il boia raccolse il capo mozzo e lo mostrò al pubblico attonito, mentre il corpo della giovane alle sue spalle ancora si agitava, scosso dai violenti tremiti causati dall’estrema violenza subita. In quel preciso istante era giunta al termine la breve vita terrena di Beatrice Cenci e, inevitabilmente, aveva inizio la leggenda che oggi, dopo oltre 400 anni, fa ancora discutere.

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