Tra tutti, forse il film più evocativo del passato e della tradizione resta “Ratatouille” di Brad Bird,
premio Oscar 2008 come miglior film di animazione. In Francia, nel 1970, Rémy è un topolino di
campagna dotato di un gusto e un olfatto sopraffini che, ispirato da Auguste Gusteau, uno chef il cui
motto è "chiunque può cucinare", sogna di diventare un cuoco. Un giorno Rémy si ritrova per un caso
fortuito proprio nel ristorante stellato di Gusteau, che dal momento della sua morte viene gestito da
Skinner, un affarista senza scrupoli, e con la complicità di Alfredo Linguini, il timido adetto alle pulizie,
crea una zuppa che riceve una recensione positiva da una rubrica gastronomica, risollevando le sorti del
locale. Tutti credono che il cuoco sia proprio Linguini, perché nessuno consumerebbe un pasto preparato
da un topo.
La morale del racconto è che non bisogna accontentarsi, ma perseguire sempre le proprie
inclinazioni e i propri sogni a dispetto delle difficoltà, ma il contesto, imprescindibile, è il legame tra il
cibo e la memoria, che viene alla ribalta soprattutto nel mitico finale proustiano che ha per protagonista il
cinico critico gastronomico venuto nel ristorante di Rémy col proposito di stroncarlo, e che finisce invece
per commuoversi mangiando un semplice un piatto di ratatouille preparato dal piccolo roditore, che gli
rammenta la sua infanzia perduta.