La scorsa settimana scrissi che la mia intenzione, dopo aver messo la parola fine allo Speciale Ju-On, era che mai più ci sarebbe stato qualcosa di simile su questo blog, perlomeno non qualcosa che richiedesse un impegno del genere. Ciò non significa che le idee, nel corso degli anni, mi siano mancate (da qualche parte ho anche un quaderno in cui ne ho annotate alcune), ma nessuna mi sembrava abbastanza buona da convincermi a partire. Un giorno poi è scattata una molla e da quel mucchio di idee accantonate una è saltata in cima alle altre e in men che non si dica (si fa per dire) si è concretizzata. Quella molla sono state due vicende di cui, purtroppo, si è molto
discusso in rete. La prima è la morte a 42 anni di Omar Palermo, un ragazzo calabrese fondatore del
canale YouTube “YouTubo Anche Io”, un canale con milioni di visualizzazioni, dove Omar (io ancora non lo sapevo) portava
avanti dal 2018 una sfida col cibo, le cosiddette “food challenge”, ingurgitando una quantità spropositata
di alimenti mentre nel privato, a quanto pare, lottava costantemente col peso. Omar è morto d’infarto, o
come riportano altre fonti per soffocamento, il 18 agosto 2021.
La seconda è la vicenda di Zhanna Samsonova, influencer di origine russa morta il 21 luglio 2023 per la
debilitazione fisica causata dal suo regime alimentare estremo, una dieta crudista a base di verdura e
frutta, per lo più durian e jackfruit, germogli e semi di girasole, completato da succhi vegetali al posto
dell’acqua. Zhanna potrebbe essere morta di un’infezione simile al colera complicata dal suo precario
stato di salute, come afferma sua madre, ma la causa ufficiale della morte ad oggi non è stata resa nota.
Queste vicende diverse ma speculari riguardano due persone appartenenti a una società che sembra
ossessionata dal cibo e che si sono involontariamente uccise, l’uno per sovralimentazione, l’altra per
malnutrizione. Due vicende che ci obbligano a confrontarci con noi stessi e col nostro ruolo di fruitori di
contenuti social. È indubbio che, almeno nel caso di Samsonova, alla base del disordine alimentare vi
fosse un problema psicologico: la sua condizione è stata definita dagli esperti “ortoressia”, cioè
un’ossessione patologica per l’alimentazione sana e naturale e la preparazione dei cibi. Sia Palermo che
Samsonova sono stati accusati di promuovere comportamenti sbagliati e di essere di cattivo esempio per i
giovani, ma potremmo anche facilmente ribaltare la questione. Mi domando infatti quanto in là queste due
persone si sarebbero spinte nei loro eccessi se non vi fosse stata una platea di individui sempre pronti a
premiarle con visualizzazioni e like (i follower di Palermo lo chiamavano “Maestro”, nientemeno).
Il cibo, sui social, è ostentato dal cosiddetto "content creator" che voglia sembrare felice a tutti i costi, è il manifesto del viveur
enogastronomico che fotografa il cappuccino, il calice di vino o qualunque pietanza gli mettano di fronte
prima ancora di assaggiarli, e poi spamma le foto sui suoi canali per guadagnarsi un’effimera visibilità. Eppure
mangiare è un atto naturale quanto bere, dormire e fare l’amore, e poiché letteratura e cinema ci
propongono insistentemente narrazioni incentrate sull’atto di preparare e consumare il cibo, non deve
forse sorprendere neppure il fatto che ci sia una vastità di narrazioni individuali di questa parte così
importante delle nostre vite. Qui però si è andati ben oltre.
La
follia altrui non andrebbe mai istigata, cosa che invece pare sia successa. Purtroppo i social raramente vengono fruiti in maniera del tutto etica, e ciò è sintomatico della rotta intrapresa dall’intera umanità, per ontologia
e per un influsso manipolatorio esterno di cui i deboli sono le prime vittime.
“Mentre le vecchie cause di malattia regrediscono, una nuova specie di malnutrizione sta diventando
l’epidemia moderna di più rapido sviluppo. Un terzo dell’umanità sopravvive a un livello di denutrizione
che una volta sarebbe stato letale, mentre una quantità crescente di gente ricca assorbe sempre maggiori
dosi di veleni e di mutageni nei propri alimenti.” (Ivan Illich, “Nemesi Medica. L’espropriazione della
salute”, Parte prima, capitolo I)
Lo storico e filosofo Ivan Illich aveva già osservato nel 1976 quanto ho scritto in precedenza, ovvero che
la società moderna sembra ossessionata dal cibo. Citando fonti come Marshall Sahlins, J.E. Davies e
W.F. Edmundson, Illich scrisse un saggio di rara lucidità su tutte le concause della malattia, condensando
in poche righe uno dei grandi mali del mondo moderno: accanto ai paesi in via di sviluppo, in cui il cibo è
spesso insufficiente per i fabbisogni della popolazione, c’è una parte del mondo in cui il cibo abbonda, ma
è sempre meno sano. In un certo senso l’ossessione del cibo è forse più evidente in quest’ultima, divisa
com’è tra le opposte fazioni di chi vorrebbe una tavola un po’ più etica, oppure teme gli effetti della
crescita demografica mondiale, e chi lamenta un attacco al cibo e, quindi, alla tradizione.
La definizione stessa di cibo è semplice solo all’apparenza. In sintesi si tratta una sostanza chimica
necessaria a un organismo per espletare le sue normali funzioni (quindi minerali, vitamine, proteine ecc.),
con differenti qualità nutrizionali e caratteristiche sensoriali (odore, sapore, colore, solubilità, consistenza,
masticabilità, ecc.). L’enciclopedia è molto più precisa in proposito, ma a noi basta sapere che al giorno
d’oggi oltre al cibo “naturale” esistono alimenti non convenzionali e simulati, simulati sintetici e
semisintetici, e così via. Ma è davvero tutto qui?
Non si può trascurare la componente tradizionale ed emozionale del cibo; inoltre, la sua disponibilità è
anche una questione di equità sociale, un modo per garantire e distribuire risorse.
La prima domanda da porsi è quando e come una necessità biologica sia entrata a far parte di
quell’eterogeneo agglomerato chiamato cultura. Cercheremo di trovare una risposta nell'articolo di settimana prossima
Avevo sentito parlare degli eventi ai quali accenni, ne è capitato qualcuno anche in estremo oriente. In quei casi, più che ossessione alimentare, parlerei anche di ossessione per la visibilità sul web, altra piaga dei nostri tempi.
RispondiEliminaCredo che sia necessaria consapevolezza. Io leggo sempre cosa contengono i cibi che mangio, ma se un certo prodotto proprio mi piace, pure che c'è dentro olio di cocco e grassi saturi in eccesso dico "Oh, corro il rischio", tipo fumatore consapevole.
Riguardo le quantità, bisogna sapersi fermare. Io una volta a una classica cena da amici abruzzesi (non aggiungo altro) sono stato spinto a mangiare (come è tradizione) più di quello che ero in grado di contenere e poi sono stato malissimo, da quella volta ho adottato una politica del tipo: mangio sino a qui e poi basta, se continui a insistere che devo assaggiare pure questo, devo assaggiare pure quest'altro, se non provo questo ti offendi, beh, offenditi pure e chi se ne frega, almeno la prossima volta non mi inviti a questi pranzi-abbuffate.
In parte ricerca di visibilità sul web, in parte anche ossessione alimentare. Se fosse solo una questione di visibilità sono disponibili un milione di modi per ottenerla in rete senza farsi male. Il problema vero è chi guarda questi "fenomeni" trova divertente incitarli a fare sempre di più e sempre peggio, per poi sparire nel nulla quando le cose si mettono male. Quindi c'era senza dubbio un serio problema psicologico, che qualcuno avrebbe dovuto evidenziare quando era il momento, anche semplicemente smettendo di guardare.
EliminaRiguardo la consapevolezza (sarà anche perché invecchiando ci si fa più attenzione) uno sguardo agli ingredienti non manco mai di gettarlo, quando faccio la spesa: c'è anche una pratica app (si chiama "Yuka") che fa il grosso del lavoro semplicemente "pistolando" il codice a barre dei prodotti con la telecamera del telefono...
Argomento molto interessante, sono curioso di leggere i post successivi! Io all'alimentazione faccio caso da sempre, sono vegetariano da 25 anni (quasi vegano da subito, 100% vegano da una decina d'anni).
RispondiEliminaL'ossessione per il cibo della nostra società è tremenda, e i fenomeni da baraccone che infestano social e TV parlando solo di cibo sono effettivamente degni di studio...
Purtroppo quei fenomeni da baraccone in Italia hanno trovato terreno fertile. Eppure l'atto del mangiare non è molto diverso da ogni altra necessità biologica ed è assurdo il modo come si sia creato un culto attorno ad esso.
EliminaNon sempre riesco a commentare perché da furbofono mi dà problemi e in ufficio abbiamo i PC blindati, ma ti seguo con molto interesse ^_^
RispondiEliminaNon preoccuparti, capisco benissimo. Anch'io leggo molti post da cellulare, sul momento non riesco a commentare e poi me ne scordo. E' uno dei problemi dei tempi moderni, temo.
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