Ho consultato con la massima attenzione le mappe della città, ma non ho mai più ritrovato la Rue d'Auseil. Non mi sono limitato a esaminare le carte moderne: so bene che i nomi cambiano; ho riesumato anche i documenti più antichi, ed ho esplorato di persona tutte le strade che, indipendentemente dal nome, potevano corrispondere alla Rue d'Auseil. Malgrado tutti i miei sforzi, mi son dovuto confrontare con la mortificante conclusione che ero incapace di trovare la casa, la strada e neppure il quartiere dove, negli ultimi mesi della mia squallida esistenza alla Facoltà di Metafisica, avevo udito la musica di Erich Zann.
Con queste parole iniziava un mio articolo apparso su questo blog circa due anni fa, parole che, lo avrete certamente indovinato, provengono dalla penna di Howard Phillips Lovecraft, il quale le utilizzò come incipit per uno dei suoi racconti probabilmente più noti: “La musica di Erich Zann”.
Il racconto, per coloro che non lo conoscessero, narra la storia di un giovane studente universitario che prende in affitto un appartamento sito al piano sottostante quello di un anziano musicista. Erich Zann trascorre la maggior parte delle sue notti suonando freneticamente con un violino una bizzarra melodia che, si scoprirà alla fine, è l’unico ostacolo che si contrappone ad indicibili orrori in agguato oltre le finestre della sua stanza. Uno degli aspetti a mio parere più inquietanti del racconto di Lovecraft è l’ambientazione: una Parigi onirica, molto simile all’originale ma indubbiamente diversa, sia nei luoghi sia nelle atmosfere.