LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI
Con le mie divagazioni e con la chiusa dello scorso post devo aver dato l’impressione che non ci sia più un granché da dire a proposito di “The Politics of Ecstasy”, ma in realtà non è così. Diciamo che pagina dopo pagina il libro diventa più scorrevole e dà l’occasione per fare qualche altra riflessione, il che richiederà il ricollegarsi (di nuovo) ad altri scritti di Leary. È il caso delle due interviste riportate nei capitoli 7 e 11, rilasciate nel 1966 a Playboy e al Realist e pubblicate nelle rispettive edizioni di settembre.
A mio parere sono entrambe interessanti ma la prima delle due, per due motivi, è anche molto controversa. Il primo motivo riguarda il punto dove Leary definisce l’LSD, oltre che una sorta di panacea per impotenza e frigidità, una cura per l’omosessualità, all’apparenza basandosi su quanto detto da Allen Ginsberg a proposito del fatto di aver cambiato orientamento sessuale dopo aver preso a fare sedute regolari di LSD. Un’affermazione che resta lì, come incisa sulla pietra, ma che ebbe modo di rimangiarsi qualche anno più tardi. Prendiamo ad esempio ciò che scrisse, nel 1988, in “Musings on Human Metamorphoses”: