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venerdì 4 aprile 2025

Traditi dalla fretta #45

Siamo già arrivati ad aprile, le giornate scorrono rapidamente come non mai e il freddo ha ormai lasciato spazio libero ai primi piacevoli tepori. Anni fa il mese di aprile era dedicato alla pubblicazione di uno speciale cinematografico per festeggiare in un modo originale il compleanno del blog, ma non sempre gli impegni della vita reale me ne hanno concesso l'opportunità e questo è appunto uno di quegli anni in cui non sono riuscito ad arrivare puntuale con l'appuntamento più importante dei "The Obsidian Mirror". Pazienza. Riuscirò magari a fare qualcosa di non troppo complicato più avanti, magari a giugno, più probabilmente a luglio o, se va male, il prossimo autunno. Per il momento continuiamo con una programmazione pressoché casuale, fatta di piccoli episodi che ricalcano le mie letture o le mie serate davanti a uno schermo. A proposito di compleanno: quest'anno siamo giunti a spegnere la quattordicesima candelina. Un'enormità se consideriamo che la vita media di un blog, anche negli anni in cui il blogging contava qualcosa, inizia la sua discesa verso l'abbandono dopo solo un paio di anni. Il prossimo anno saranno quindici e mi assumo sin d'ora l'impegno di festeggiare alla grande. All'orizzonte si intravede anche il post numero 1000 (altra ottima occasione per brindare), ma vista la frequenza di pubblicazione che sto mantenendo dovrei riuscire ad arrivarci, se tutto va come deve andare, attorno a Natale 2026. 
Ripartiamo oggi con un nuovo episodio di "Traditi dalla fretta", il quarantacinquesimo della serie, che arriva un pelino in ritardo rispetto alla sua normale cadenza. E chissà se un giorno avrò un centesimo episodio da festeggiare. Non sarebbe male, visto che ogni occasione per alzare un calice, per quanto mi riguarda, è sempre la benvenuta.

giovedì 29 aprile 2021

Traditi dalla fretta #24

Notte fonda. Sento uno strano peso sullo stomaco. Cerco di girarmi ma non riesco. Dev'essere il gatto che si è messo comodo, mi dico, ma un istante più tardi lo sento in lontananza trafficare con la lettiera. Apro gli occhi e vengo inondato da un abbacinante bagliore giallo che sta invadendo la stanza. Lei, al mio fianco, sembra non accorgersi di niente. Tento di allungare una mano di lato ma senza successo. La figura che lentamente si sta delineando è quella di un individuo enorme, vestito di stracci ma con una lucente corona calata sul capo. Ecco, mi dico, non avrei dovuto scrivere l'ennesimo post su Carcosa anche stasera. Soprattutto non avrei dovuto passare tutte quelle ore davanti allo schermo, perché lo so che tanto poi è sempre così che va a finire. Ma quella figura non ha nessuna intenzione di svanire. Sembra non volersi rassegnare al fatto che sto prendendo consapevolezza della sua irrealtà. Ma davvero è irreale? Certo, la mia immobilità non è affatto irreale. E allora forse non è irreale nemmeno tutto il resto. Il suo corpo, come il mio, è immobile ma il volto oscilla pensieroso, quasi come se volesse rompere il silenzio. E infatti lo rompe. Muovendo le labbra in maniera impercettibile, pronuncia una frase che non dimenticherò mai. Dice: “È una cosa terribile cadere nelle mani del Dio vivente!”. 
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