Sono più o meno dieci anni che parlo di Yellow Mythos su questo blog e mai avrei creduto di
trovare qualcosa di così bizzarro. Sono stato a lungo anche piuttosto combattuto circa l’opportunità
di scrivere quest’articolo, ma visto che in passato ho scritto robe anche più inutili, mi sono detto
“perché no?”, e così ho fatto. Prima di entrare nel cuore della questione, è forse però opportuno un
piccolo riassunto. Dopo tante parole spese sull’argomento, sappiamo tutti ormai abbastanza bene,
anche se ci piace far finta che sia il contrario, che il mitologico “The King in Yellow” non è altro
che un’espediente trovato da Robert W. Chambers per rendere più efficace la sua omonima
antologia di racconti. Nulla di male, visto che molti altri Autori avrebbero seguito il suo esempio in
un periodo successivo, millantando l’esistenza dei più svariati pseudobiblium (*). Addirittura, la
pratica divenne talmente diffusa che a un certo punto uno di essi si rese conto di come fosse
necessario un pubblico chiarimento (**). Noi ci divertiamo lo stesso a indagare sul “Re in giallo”, nella vana (o forse sarebbe meglio dire
“incosciente”) speranza che esso sia qualcosa di più di una completa invenzione. I presupposti ci
sono, o meglio, li abbiamo intravisti, così come intravediamo i sempre più deboli raggi di sole in
queste prime giornate autunnali.
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lunedì 16 ottobre 2023
lunedì 17 aprile 2023
Un trittico in giallo
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Yellow Mythos
“O! My Jaunetic Muse! Bring me the words to describe Your majesty!” (Yellow Death, DS Davidson)
Dopo solo poche settimane dall’articolo in due parti dedicato a uno dei racconti più inquietanti del ciclo canonico chambersiano, ovvero “Nella corte del drago” (vedere qui e qui), ritorniamo a bomba sulla sibillina frase “È una cosa spaventosa cadere nelle mani del Dio vivente!" in esso riportata, che avevamo riconosciuto come una citazione del Nuovo Testamento, e più precisamente della “Lettera agli Ebrei” (versetto 10:31).
Ho dato subito per scontato che una frase di tale impatto sarebbe stata sicuramente rintracciabile anche negli scritti di altri autori, e così, senza perder troppo tempo, mi sono gettato alla ricerca di nuovo materiale. Non è stato facile, ma alla fine qualcosa è saltato fuori ed eccomi qui a relazionarvi.
Nell’ormai lontano 2007 fu presentata una pubblicazione indipendente, ormai abbondantemente esaurita e pertanto non più ordinabile, dal titolo “The King in Yellow: an anthology”, a cura di DJ Tyrer (che abbiamo già conosciuto qui). L’opera, dall’aspetto piuttosto casalingo e composta da una cinquantina di pagine in formato A4 tenute insieme da un semplice dorsino di plastica, includeva brevi racconti, poesie e illustrazioni ispirate ai miti di Hastur. Impreziosita da un racconto di Robert W. Chambers (“Il paradiso del profeta”, ndr) e da una poesia senza titolo di Lin Carter, l’antologia includeva opere provenienti da un vasto sottobosco di noti e meno noti scrittori del fantastico, tra cui un certo DS Davidson, l’autore sul quale ci concentriamo oggi.
lunedì 27 marzo 2023
Nella corte del drago (Pt.2)
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Riprendiamo oggi discorso interrotto la scorsa settimana. C'era un particolare significativo nel finale del racconto preso in esame che non poteva non attirare la nostra attenzione. Il riferimento è a una frase apparentemente molto semplice che sentiamo sussurrare dal Re in Giallo in persona: "È una cosa spaventosa cadere nelle mani del Dio vivente!". Si tratta di una frase dal significato piuttosto criptico, ma che i più attenti avranno forse riconosciuto come una citazione del Nuovo Testamento, rintracciabile, per chi volesse andare a verificare, nella “Lettera agli Ebrei” (versetto 10:31).
L'espressione "Dio vivente" o "Iddio vivente", per quanto possa sembrare bizzarra, ricorre spesso nella Bibbia e ha un significato che ben si desume dal contesto. Nella maggior parte dei casi essa esprime la superiorità del Dio di Israele (vivente, e quindi esistente) nei confronti degli idoli adorati dai pagani (morti, e quindi inesistenti), che sono “dèi di legno e di pietra, i quali non vedono, non odono, non mangiano, non annusano” (Deuteronomio, 4:28) e che, proprio per questo, sono irreali, inesistenti, in poche parole “non vivi”.
lunedì 20 marzo 2023
Nella corte del drago (Pt.1)
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Stendi le tenebre e viene la notte: in essa si aggirano tutte le bestie della foresta; ruggiscono i giovani leoni in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo. Sorge il sole: si ritirano e si accovacciano nelle loro tane. (Salmo 104: 20-22)
Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli. Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. Di quanto peggiore castigo pensate che sarà giudicato meritevole chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza, dal quale è stato santificato, e avrà disprezzato lo Spirito della grazia? Conosciamo infatti colui che ha detto: A me la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. È terribile cadere nelle mani del Dio vivente! (Ebrei 10: 26-31)
lunedì 30 gennaio 2023
Il ritorno di Hastur
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Torniamo da oggi a parlare di Yellow Mythos, con un articolo che cerca di essere il naturale prolungamento di quello, vecchio ormai più di un anno, che avevamo dedicato al racconto “Haïta the Shepherd” di Ambrose Bierce.
"Haïta il pastore", lo ricorderete, narrava le vicende di un ingenuo pastorello devoto al culto di Hastur, dio dei pastori. Quando l'ira di quest'ultimo, offeso dall'umanità, promise di affogare le città con grandi tempeste, egli lo minacciò di abbandonare la fede. Identificare Hastur con un essere (umano o divino che sia) non era affatto una novità: ce ne eravamo già accorti il giorno in cui affrontammo il racconto "The Demoiselle d'Ys", facente parte del canone chambersiano. Ci eravamo anche posti la questione di far convivere l'idea che Hastur potesse essere allo stesso tempo un individuo (nella fattispecie, una divinità) e un luogo (nel racconto “Il riparatore di reputazioni”). L'impresa si era rivelata subito complicata. Nell’articolo già menzionato, che dava preferenza alla soluzione divina, ci eravamo inoltre chiesti se Hastur, colui che non deve essere nominato, fosse un epiteto realistico o se al contrario si trattasse di un escamotage equiparabile a quello di Yahweh (o Yehovah a seconda delle culture) per far riferimento al famoso tetragramma con cui il Dio degli israeliti si rivelò a Mosè.
lunedì 27 settembre 2021
Haïta il pastore
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La sua vita trascorreva così, ogni giorno identico all'altro, tranne quando la tempesta dava sfogo all'ira di una divinità offesa. Allora Haïta si rifugiava nella sua grotta e, col viso tra le mani, pregava affinché solo lui venisse punito per i suoi peccati e il resto del mondo fosse risparmiato dalla distruzione. Talvolta, quando diluviava e il ruscello usciva dagli argini, costringendolo a spingere il gregge terrorizzato verso la alture, intercedeva presso gli dèi per gli abitanti delle città, che, come gli era stato detto, vivevano nella pianura, al di là delle due colline azzurre che costituivano l'ingresso della sua valle. «Ok Hastur», sei stato molto premuroso" invocava Haïta «nel porre le montagne così vicino alla mia grotta e al mio ovile, in modo tale che io e il mio gregge possiamo sfuggire alla collera dei torrenti; ma devi salvare anche il resto del mondo con mezzi a me ignoti, o altrimenti non ti adorerò più». (Ambrose Bierce, Haïta the Shepherd).
In questo lungo percorso che stiamo compiendo alla ricerca di una risposta sulla vera essenza del Re in Giallo e della perduta Carcosa, c'è un particolare a cui abbiamo accennato vagamente ma che mai abbiamo veramente approfondito, e di ciò mi sono ricordato scrivendo il precedente articolo. Oggi è quindi il caso di rimediare e fare un deciso passo indietro fino alle origini dei Mythos, ovvero fino ad uno dei primissimi racconti che, cronologicamente parlando, Ambrose Bierce consegnò a noi appassionati.
venerdì 4 giugno 2021
A Queen in Yellow: intervista con Ann K. Schwader
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| Ann K. Schwader (Tucson, Arizona) |
La poesia di Ann K. Schwader fonde precisione metrica e immaginazione orrorifica in un modo che non si vedeva dai tempi d'oro di Lovecraft e Clark Ashton Smith. Suggerisce molto di più di quanto afferma, e le sue implicazioni di una terrificante minaccia sono sottolineate da un pessimismo cosmico che eleva il suo lavoro molto al di sopra del semplice brivido.
— ST Joshi
Nel corso di questi lunghi anni, ormai otto per la precisione, su questo blog abbiamo sviscerato la mitologia del Re in Giallo in tutte le sue possibili sfaccettature. Abbiamo affrontato i testi dei più svariati autori, viventi e vissuti, ciascuno dei quali ha contribuito con un piccolo tassello a questo enorme puzzle che si sta lentamente rivelando sotto ai nostri occhi. Spesso, bisogna ammetterlo, ci siamo trovati ad affrontare una certa dose di frustrazione, per via del fatto che alcuni scenari ne contraddicono altri, ma d'altra parte come non considerare tutto questo nostro lungo lavoro se non un gioco per mezzo del quale ci divertiamo a fare gli investigatori in un romanzo giallo nel quale non c'è alcun delitto.
lunedì 17 maggio 2021
Le strade di Alar
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CASSILDA: Nemmeno Hali può farlo, poiché Alar giace su Dehme, che è in pratica un altro lago.
UOHT: Un lago è come un altro: acqua e nebbia, nebbia e acqua. Se Hastur e Alar cambiassero di posto nel corso di una notte, nessuno lo noterebbe. Esse sono le due città poste nei luoghi peggiori del mondo.
CASSILDA: Necessariamente, visto che sono anche le uniche. Eccetto Carcosa. (More Light, James Blish)
Nei più recenti articoli dedicati alla rivelazione del famigerato testo "Il Re in Giallo", quello azzardato da James Blish e ripreso in seguito da Lin Carter, si fa accenno ad Alar, una seconda città (una terza, contando anche la perduta Carcosa) che a quanto pare sarebbe impegnata in una guerra eterna contro la città in cui sorge il palazzo della regina Cassilda. Letteralmente si fa riferimento a un semplice "assedio" di Alar nei confronti di Hastur, ma credo che questa sia una sottigliezza trascurabile. Prima di proseguire lungo la strada intrapresa, conviene quindi soffermarci un attimo e cercarne di sapere qualcosa di più su Alar, partendo come sempre dai miti canonici di Bierce e Chambers che, come altre volte è accaduto, hanno opinioni divergenti.
venerdì 19 marzo 2021
Carcosa svelata
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Ciò che distingue True Detective da grandissima parte delle serie televisive si può individuare nella sua caratteristica di basarsi più sul non detto che sul detto, di sfruttare più le atmosfere create e i simbolismi sapientemente velati che non ciò che accade effettivamente, a livello di azione, nei frangenti narrativi. Se questa sua peculiarità da una parte è lodevole, proprio per la sua capacità di calare lo spettatore in una dimensione quasi a-temporale, caratterizzata dall’onirismo più bizzarro e permeata dall’azione delle ineludibili forze del destino, dall’altra rende molto complicato decifrare i suoi significati più reconditi, cosa che noi in questa sede ci proponiamo di fare. Nondimeno, se sviscerare la serie nel suo complesso può sembrare un’operazione quasi impossibile, proprio per la sua caratteristica di non dire, nessuno vieta di provare a gettare luce su alcuni elementi chiave della storia, analizzabili per esempio con gli strumenti dell’antropologia del sacro e della storia delle religioni (Marco Maculotti)
Un tempo di lettura record quello registrato per “Carcosa svelata”. Non mi capitava ormai da anni di far fuori duecento pagine in soli due giorni senza, si badi bene, sottrarre nulla al lavoro quotidiano e senza rinunciare al cinemino in streaming serale. Al netto di tutto, l’ho iniziato e portato a termine in tre o quattro ore, con gli occhi arrossati che gridavano inutilmente un po’ di pietà.
domenica 21 giugno 2020
Il Re in Giallo rivelato (Pt.4)
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Now, the Black Lake on whose bleak shores the sage soon reared his hut or hovel was in no wise like unto the other lakes to be found upon this world of Carcosa in the Hyades; for the waters thereof were dark as death and cold as the bitter spaces between the stars, and naught that was composed of simple flesh lived or could live in the gloomy and fetid Deeps thereof. And it is said that a cold and clammy mist drifted ever above the bitter waters of the Black Lake, as a shroud clings to a moldering corpse. And this mist swayed to and fro with the wheeling of the black stars and the strange moons of Carcosa, and they in the Immemorial City knew this as the “cloud waves.”. (Lin Carter, Carcosa Story about Hali, Pnakotic Fragments,1989)
Avevamo già accennato tempo fa all'esistenza di alcuni frammenti legati agli Yellow Mythos che lo scrittore americano Lin Carter, padre di numerosi testi apocrifi ispirati all'universo heroic fantasy di Robert Ervin Howard, scrisse nell'arco di trent'anni.
Uno di questi frammenti, "The King In Yellow: A Tragedy in Verse", rielabora parte del testo di Blish in una forma in versi differente, rendendola al tempo stesso più poetica ed elegante. Il contenuto è in gran parte identico a quello proposto qui sul blog ma, per dovere di completezza, occorre riportarlo. Ricordo che le traduzioni sono mie e, per tale motivo, la metrica potrebbe non risultare perfetta.
Avevamo già accennato tempo fa all'esistenza di alcuni frammenti legati agli Yellow Mythos che lo scrittore americano Lin Carter, padre di numerosi testi apocrifi ispirati all'universo heroic fantasy di Robert Ervin Howard, scrisse nell'arco di trent'anni.
Uno di questi frammenti, "The King In Yellow: A Tragedy in Verse", rielabora parte del testo di Blish in una forma in versi differente, rendendola al tempo stesso più poetica ed elegante. Il contenuto è in gran parte identico a quello proposto qui sul blog ma, per dovere di completezza, occorre riportarlo. Ricordo che le traduzioni sono mie e, per tale motivo, la metrica potrebbe non risultare perfetta.
lunedì 15 giugno 2020
Nuove riflessioni sulla Dinastia
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Robert W. Chambers,
Yellow Mythos
«Hai letto The King in Yellow?». «L’ho letto tutto ad alta voce alla signora, e più di una volta. È il suo preferito». «È immorale, ed è peggio che immorale impregnare una simile decadenza con un fascino così irresistibile. Non riesco a capire come si sia potuto permettere che fosse pubblicato. L’autore doveva essere pazzo per mettere per iscritto questi pensieri.» «Eppure tu l’hai letto». Cassilda le fece posto sull’orlo del letto. «Il suo fascino è una tentazione troppo grande per resistervi. Volevo leggere ancora un po’ dopo che la signora Castaigne mi ha dato la buona notte». «Era il libro di Constance». Camilla si appoggiò ai cuscini vicinissima a lei. «Forse è per questo che Madame lo ama tanto». […]«Non è strano?» osservò. «Qui in questo dramma decadente leggiamo di Cassilda e Camilla». «Mi chiedo quanto noi due somigliamo a loro», rise Camilla. (Karl Edward Wagner, The River of Night's Dreaming, 1981) Si aprono indiscutibilmente nuovi scenari, a seguito della lettura del breve estratto da "More Light" di James Blish riportato la volta scorsa. Un nuovo personaggio è entrato in scena (due, se contiamo la fugace apparizione di Camilla), e ciò ci permette di fare alcune nuove considerazioni su quella mia vecchia teoria secondo la quale esistono due livelli di esistenza nell'enigmatico universo del Re in Giallo.
mercoledì 3 giugno 2020
Il Re in Giallo rivelato (Pt.3)
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"Non ha senso parlare di originale. Quando troviamo diverse varianti della stessa storia, non c'è modo di sceglierne una e dichiararla come la vera, l'unica e la definitiva. Ogni racconto è l'anello in una catena, parte di un ciclo in evoluzione. Ogni nuova rappresentazione del mito è un nuovo originale. Allo stesso modo, mi sembra molto fuorviante prendere le storie di Lovecraft e i miti ad esso collegati e definirli originali, relegando Chambers a un semplice ispiratore e Derleth a un semplice imitatore. Ognuno ha la propria integrità, la propria priorità. Lovecraft, in buona sostanza, ebbe il suo momento sul palco, ma in seguito fu sostituito da nuovi attori altrettanto capaci." (Robert M. Price)
Ripartiamo da dove ci eravamo lasciati circa un anno fa, mese più, mese meno, quando il presente "saggio" sulla mitologia "in yellow", se mi passate il termine, si interruppe bruscamente. Ancora una volta mi vedo quindi costretto a fare un breve riassunto della situazione, ricordando, a beneficio del viandante occasionale, che questo lungo viaggio nei territori inesplorati del mito chambersiano ebbe inizio già nel lontano 2013, e che a quel primo post ne seguirono decine di altri. Non pretendo che il viandante si prenda la briga di andarsi a rileggere tutto, ma, per un minimo di infarinatura, sarebbe auspicabile almeno la lettura del mega-riassuntone che ho inserito in questa pagina statica.
Ripartiamo da dove ci eravamo lasciati circa un anno fa, mese più, mese meno, quando il presente "saggio" sulla mitologia "in yellow", se mi passate il termine, si interruppe bruscamente. Ancora una volta mi vedo quindi costretto a fare un breve riassunto della situazione, ricordando, a beneficio del viandante occasionale, che questo lungo viaggio nei territori inesplorati del mito chambersiano ebbe inizio già nel lontano 2013, e che a quel primo post ne seguirono decine di altri. Non pretendo che il viandante si prenda la briga di andarsi a rileggere tutto, ma, per un minimo di infarinatura, sarebbe auspicabile almeno la lettura del mega-riassuntone che ho inserito in questa pagina statica.
martedì 12 maggio 2020
Joseph S. Pulver, Sr. (1955-2020)
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Joseph S. Pulver Sr,
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Yellow Mythos
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| image (c) Yves Tourigny |
Lo scorso 25 aprile la giornata è iniziata con una notizia di quelle che non ti lasciano indifferenti: Joe Pulver se n'era andato. Era successo nel primo pomeriggio del giorno precedente, nella città di Berlino che lo aveva adottato una decina di anni fa.
Avevo in mente di riprendere in maniera diversa la serie di articoli dedicati alla mitologia del Re in Giallo, ma il destino ha insistito perché mettessi da parte il materiale già programmato per far posto a questo breve e laconico post.
Temo che a molti di voi il nome di questo simpatico personaggio dirà poco, ma è abbastanza normale che sia così se non siete "incagliati" come me nel suo lavoro. Per dirla in breve, Joe Pulver è stato, fino a poche settimane fa, il maggior esperto vivente del "Re in Giallo" e dintorni, avendo dedicato gran parte della sua carriera di narratore e curatore ai "Mythos".
venerdì 1 febbraio 2019
The Machine in Yellow
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Carlos Orsi Martinho,
Yellow Mythos
"A portly man in his early millions". Con queste parole James Blish, nel suo tentativo di materializzare il famigerato Re in Giallo, introdusse uno dei principali personaggi del dramma, suggerendo in tal modo che egli, come probabilmente altri sulla scena, viva la sua esistenza da un tempo che supera ogni concezione umana. Ho scritto "uno dei personaggi principali", anche se in realtà si tende a dimenticarlo. Il principe Uoht non è infatti quasi mai chiamato in causa quando si scorrono le pagine che centinaia di autori da tutto il mondo hanno scritto, contribuendo alla divulgazione della mitologia chambersiana. E ve lo dice uno che sta scrivendo su questo argomento da abbondanti cinque anni: nessuno mai si ricorda di un certo Uoht.
Lo stesso Chambers, d'altra parte, lo nominò una sola volta, senza nemmeno spendere tempo in definizioni. Il che ha di fatto consentito a Blish, e dopo di lui a Lin Carter, di elevare quell'anonimo personaggio al rango di principe.
Nella fattispecie Cassilda, che ormai abbiamo assodato essere una regina, lo chiama "My prince" (nella versione di Blish) e "My boy" (nella versione di Carter); le due cose messe insieme lo pongono nella veste di "principe ereditario" visto che mai, a mia sensazione, una regina potrebbe chiamare "boy" qualcuno che non sia un figlio, un nipote o tutt'al più un genero. Senza anticipare troppo i tempi, visto che abbiamo ancora molto da scrivere sulle opere dei due autori già citati, prendiamo una piccola deviazione e facciamo qualche indagine parallela su questo misterioso Uoht.
venerdì 2 novembre 2018
Il Re in Giallo rivelato (Pt.2)
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"...il torvo Byakhee, dalle ali di pipistrello, venne dalle rive nuvolose del lago Hali, il pelo nero, il becco di ferro e gli occhi dell'inferno. Quando gli montammo a cavallo, la bestia spiegò le sue ali enormi e possenti. Attraverso mari oscuri e sconfinati abbiamo volato. Oltre le Iadi abbiamo raggiunto quel luogo mitico e desolato, proibito agli uomini e aborrito dagli dei: Carcosa, dove il grande Hastur è il Signore." (Lin Carter, Litany to Hastur).
Solo qualche giorno fa ci siamo posti la questione di come poter definire originale un'opera che si ispira esplicitamente a un'altra. Nel tempo, all'interno di questo lungo speciale dedicato ai "miti in giallo" ci siamo imbattuti in una lunghissima serie di "originali", che si sono mantenuti tali fino a che non abbiamo scoperto qualcosa di ancora più "originale".
Ricordate il giorno in cui abbiamo scovato una citazione del "King in Yellow" nelle pagine di uno dei più famosi romanzi di Oscar Wilde (Il ritratto di Dorian Gray, 1890), di cinque anni antecedente l'omonima antologia di Chambers? Già a quei tempi avevamo iniziato a comprendere che quello che tutti ritenevamo essere l'originale... beh, non lo era affatto. E avevamo compreso che anche il tanto idolatrato Necronomicon di Lovecraft, testo fittizio ricalcato dal Re in Giallo, era tutt'altro che originale.
Ricordate il giorno in cui abbiamo scovato una citazione del "King in Yellow" nelle pagine di uno dei più famosi romanzi di Oscar Wilde (Il ritratto di Dorian Gray, 1890), di cinque anni antecedente l'omonima antologia di Chambers? Già a quei tempi avevamo iniziato a comprendere che quello che tutti ritenevamo essere l'originale... beh, non lo era affatto. E avevamo compreso che anche il tanto idolatrato Necronomicon di Lovecraft, testo fittizio ricalcato dal Re in Giallo, era tutt'altro che originale.
lunedì 29 ottobre 2018
Il Re in Giallo rivelato (Pt.1)
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"...illustrò più dettagliatamente il manoscritto, ricorrendo a parecchie opere di araldica per convalidare il risultato delle sue ricerche. Citò l'origine della dinastia a Carcosa, i laghi che univano Hastur, Aldebaran e il mistero delle Iadi; parlò anche di Cassilda e Camilla e descrisse le nebulose profondità di Demhe e il lago di Hali. «Gli stracci dentellati del Re in Giallo devono occultare Yhtill per sempre», mormorò, ma non credo che Vance lo sentisse. Poi, passo dopo passo, guidò Vance lungo le ramificazioni della Famiglia Imperiale, fino a Uhot e Tale, da Naotalba e lo Spettro della Verità fino ad Aldones. Infine, messo da parte il manoscritto, cominciò a narrare la meravigliosa storia dell'ultimo Re". (Robert W. Chambers, Il riparatore di reputazioni).
Con l'arrivo dei primi freddi, e dopo tanti guest post, torniamo a bomba sull'argomento che, per via della sua "anzianità di servizio", ormai rappresenta la vera colonna portante del blog che state leggendo. A beneficio del pellegrino che si fosse affacciato solo di recente in questo remoto angolo del web posso infatti dire che questo lungo viaggio nei territori inesplorati del mito chambersiano ebbe inizio oltre cinque anni fa, ben prima del giorno in cui, grazie ad una serie televisiva di successo, termini come "Carcosa" e "Il segno giallo" entrarono a far parte della cultura di massa.
Non pretendo che il suddetto pellegrino si prenda la briga di andarsi a rileggere tutti e trenta (e passa) articoli che hanno preceduto questo ma, per un minimo di infarinatura, sarebbe auspicabile la lettura del mega-riassuntone che ho inserito in questa pagina statica.
venerdì 22 giugno 2018
The peace that will not come
| Istanbul o Carcosa? |
"Benvenuti a Carcosa, Gallipoli, o entrambe." (The peace that will not come, Peter A. Worthy.)
Lo so, avete ragione, non era questo l'articolo che mi ero ripromesso di scrivere, ma potete davvero biasimarmi se alla fine non ho resistito alla tentazione di andare a verificare eventuali collegamenti tra Carcosa e Costantinopoli? Nell'articolo di pochi giorni fa mi ero ripromesso di procedere come da copione, tralasciando ogni ulteriore digressione; l'idea è sempre la stessa, non vi preoccupate, diciamo che è soltanto rimandata di un pochino.
Come Wilmarth prima di loro, dicevamo la volta scorsa, Engels e Mugnell si ritrovano, nel finale, intrappolati in un paesaggio onirico, strettamente legato al Re In Giallo, materializzato dalla mente del colonnello Thomas Atheling, che fu ospite dell'istituto psichiatrico ai tempi della battaglia di Passchendaele. Vediamo cosa possiamo ricavare da queste informazioni analizzando i dettagli di quel paesaggio.
lunedì 18 giugno 2018
Un tentativo di datazione
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Peter A. Worthy,
Yellow Mythos
Quando il governo francese ne aveva sequestrato le copie appena giunte a Parigi, Londra ovviamente aveva cominciato a bramarne la lettura: com'è noto, il libro si diffuse come una malattia infettiva, di città in città, di continente in continente, proibito qui, sequestrato là, condannato dalla stampa e dal pulpito, censurato persino dai più moderni fra i letterati anarchici. Eppure quelle pagine stregate non violavano alcun principio del vivere civile, nessuna dottrina conosciuta: nessuna ideologia vi veniva offesa. Semplicemente non poteva essere giudicato secondo i modelli abituali. (Robert W. Chambers, Il riparatore di reputazioni.)Sono trascorsi diversi mesi da che il blog si è affacciato l'ultima volta sull'affascinante mondo del Re in Giallo. Senza quasi farlo apposta è passato di nuovo quasi un anno, tra vacanze, traslochi e impegni di varia natura; e addirittura cinque anni dal giorno in cui abbiamo iniziato assieme questo lungo percorso, nella finora vana ricerca di una chiave per decifrare il mistero che si cela dietro la mitologia rivelata da Bierce e Chambers.
Ci eravamo addirittura lasciati con una promessa, quella di "materializzare" il famigerato "King in Yellow" attraverso gli scritti di due celebri autori americani di fantasy e fantascienza.
Ebbene, il momento di fare il nostro trionfale ingresso a Carcosa è quasi arrivato, ma prima occorre fare un passo indietro e fare il punto su tutto ciò che sappiamo a proposito del famigerato testo.
martedì 4 luglio 2017
L'eredità di Lin Carter (Pt.4)
Andiamo oggi a concludere questo lungo percorso tra le pagine di quel singolare racconto di Lin Carter intitolato "The Winfield Heritage", un racconto che a quanto pare è talmente ricco di citazioni da rendere quasi impossibile, seppur prestando la massima attenzione a ogni singola parola, non lasciarsene sfuggire qualcuna. È invece possibile, al contrario, lasciarsi prendere la mano dall'euforia, e trovare citazioni anche laddove non ce ne sono, o dove sono solo involontarie. Lo stesso titolo del racconto potrebbe infatti richiamare il nome di battesimo del padre di HPL, che, come sappiamo, era proprio Winfield (Scott Lovecraft), scomparso prematuramente quando il nostro aveva solo otto anni. Ci sono però ancora delle importanti citazioni pseudobibliche che vale la pena menzionare; e queste non sono certamente da attribuire al caso.
venerdì 30 giugno 2017
L'eredità di Lin Carter (Pt.3)
Eravamo comunque rimasti al punto in cui il nostro protagonista fa il suo ingresso nella biblioteca appena ereditata. A portata di sguardo ci sono numerosi volumi di autori classici e, sopra la porta d'ingresso, un dipinto il cui contenuto lascia già intuire la presenza, chissà dove, di testi ben più interessanti. Uno sguardo più attento porta infatti alla luce una seconda fila di libri nascosta dietro quella in primo piano. Niente di così misterioso, ci sarebbe da commentare. Trovatemi qualcuno che non si sia ridotto a sistemare i propri libri in doppia fila...
La seconda fila di libri del vecchio zio materno di Winfield è tuttavia cento volte più interessante di qualsiasi seconda fila noi possiamo avere nelle nostre case. Se noi siamo soliti nascondere alla vista i titoli più scrausi, quelli di cui più ci vergogniamo, i libri del vecchio Hiram Stokely erano al contrario i più rari e interessanti (fatto singolare per un collezionista, che si suppone debba tenere parecchio all'esibizione della sua raccolta).
La seconda fila di libri del vecchio zio materno di Winfield è tuttavia cento volte più interessante di qualsiasi seconda fila noi possiamo avere nelle nostre case. Se noi siamo soliti nascondere alla vista i titoli più scrausi, quelli di cui più ci vergogniamo, i libri del vecchio Hiram Stokely erano al contrario i più rari e interessanti (fatto singolare per un collezionista, che si suppone debba tenere parecchio all'esibizione della sua raccolta).
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