sabato 27 aprile 2019

Traditi dalla fretta #12

Sul finire del cammin di questo aprile, in cui il blog ha spento la sua ottava candelina, "Traditi dalla fretta" torna nuovamente a reclamare il suo spazio. Ancora una volta dovrebbero essere moltissime le news da proporre, ma vista l’occasione metterò un po' da parte le segnalazioni per lasciare il posto all'esposizione di qualche piccola idea che, seppure ancora a livello embrionale, potrebbe tramutarsi in qualcosa di concreto e divenire parte del palinsesto di questo blog. Nulla succederà domani, ovviamente, ma conto di iniziare a lavorarci sopra in un futuro abbastanza prossimo.
La questione dello “speciale di aprile” rimane ancora aperta. Sebbene quest’anno sia andata come sappiamo, numerosi sono stati gli incoraggiamenti a perseguire la formula originale. Ne consegue che arriveranno di sicuro altri speciali, ma dovranno essere loro ad adattarsi alle umane esigenze del blogger e non viceversa. Mi viene in mente per esempio la possibilità di abbandonare la tradizione del mese di aprile, originariamente pensata per celebrare in maniera simpatica il compleanno del blog. Ciò mi permetterebbe di lavorare con maggiore serenità e senza il patema di dover avere tutto pronto entro una data specifica. Mi viene anche in mente la possibilità di realizzare dei micro-speciali di tre o quattro post e che possano concludersi nel giro di una settimana. I recenti articoli dedicati al cinema di Carl Andersen, per esempio, se fossero stati pensati diversamente sin dall’inizio avrebbero benissimo potuto ricadere nella categoria degli “speciali”. La questione rimane comunque ancora aperta, come dicevo poco fa.

domenica 21 aprile 2019

Il barone

Oggi torniamo in Portogallo per parlare di un’opera che non è solo un classico del Novecento, ma è anche nota per la perfezione formale e per la maniera mirabile in cui testimonia la doppia natura, concreta e sentimentale, e profondamente nostalgica, di una nazione intera.
O Barão (Il Barone), del 1942, è l’opera omnia di António José Branquinho da Fonseca, personaggio di spicco del secondo Modernismo portoghese, e fu trasformata dal regista Edgar Pêra in un film incentrato su un vampiro, anche se invero molto particolare, in un’operazione che potrebbe apparire un po’ blasfema, ma che è innegabilmente affascinante: il suo O Barão (2011), lungometraggio di poco meno di due ore, mantiene però intatte le atmosfere rarefatte e sospese nel tempo del racconto, e almeno in questo la volontà di Branquinho da Fonseca può dirsi rispettata.
La novella è molto breve, e si può così riassumere: un ispettore scolastico viene inviato in uno sperduto villaggio di montagna e trova ospitalità nel palazzo del Barone, un personaggio che pare provenire dritto dal Medioevo ed è abituato a fare il bello e il cattivo tempo. Insieme, i due affrontano una serie di avventure notturne al limite del surreale, e dopo una serie di confidenze sempre più intime, favorite da una sorta di delirio nostalgico-alcolico, sembrano dar vita al germe di un’amicizia. Il mattino, però, si interromperà bruscamente l’idillio.

lunedì 15 aprile 2019

La monaca portoghese

"Sono riuscito, con molta cura e molti affanni, a recuperare una copia corretta della traduzione delle cinque Lettere portoghesi scritte a un nobile gentiluomo di stanza in Portogallo. Ho sentito tutti quelli che s'intendono di sentimenti lodarle o ricercarle con tanta sollecitudine, che ho creduto, dandole alle stampe, di far loro gran piacere. Non conosco il nome di colui al quale sono state scritte, né di colui che ne ha fatto la traduzione, ma mi è parso di capre che, rendendole note, non avrei recato loro un dispiacere. Difficilmente sarebbero state pubblicate senza errori di stampa, che le avrebbero sfigurate." (Claude Barbin, 1669.)
Fu non molto tempo fa che in una bancarella di libri usati trovai questo curioso, minuscolo quanto anonimo libretto nell'edizione Marsilio che vedete qui accanto. Non saprei dire perché mi rimase appiccicato alle dita così tenacemente da finire poi incastonato nella mia libreria. Forse il caso, forse una necessità improvvisa, forse qualcosa mi aveva inconsciamente colpito e ispirato... forse semplicemente il fatto che il libro era effettivamente anonimo, nel senso letterale che in copertina non era riportato il nome dell'autore.
Non avrei mai potuto immaginare che in quelle 30 pagine scarse, ampliate a 120 da una corposa pre(post)fazione, da numerose annotazioni e dal testo francese a fronte, si potesse trovare una così alta espressione di letteratura epistolare da far impallidire Goethe e tutti gli altri specialisti del genere.

domenica 7 aprile 2019

Vampiros Sexos

Carl Andersen: alzi la mano chi si ricorda  questo nome. Dai, non dovrebbe esservi del tutto ignoto, visto che solo un paio di mesi fa abbiamo affrontato uno dei film più allucinanti mai recensiti su questo mio piccolo blog, ed era proprio un film diretto da Carl Andersen. Se in quell'occasione avevamo definito il suo mediometraggio, senza troppi giri di parole, una coglionata, cosa mai si potrà dire oggi di "Vampiros Sexos", che di "Mondo Weirdo" rappresenta un po' la prova generale? Allacciate le cinture, quindi, perché c'è davvero il rischio di farsi male...
Prima di entrare nel vivo della questione, lasciatemi però chiudere un dibattito lasciato aperto la volta scorsa, vale a dire l'eventualità che i nomi delle attrici fossero verosimili. Possibile. ci chiedevamo, che Soledad Marceignac e Jessica Franco Manera siano nomi anagraficamente corretti? Possibile che non siano semplicemente stati scelti in omaggio al cinema di Jess Franco, tra l'altro menzionato come "ispiratore" nei crediti? Molti miei colleghi recensori giurerebbero di sì, rimarcando con orgoglio l'eventualità che la seconda sia niente meno che la figlia del quasi omonimo regista spagnolo. Quello che in realtà ho scoperto, andandomi a guardare bene i nomi di tutti i componenti del cast, è la presenza di ulteriori elementi sospetti. E se è vero che due indizi fanno una prova, allora cosa mai si potrebbe dire di tre, quattro o cinque indizi? Vediamo insieme di cosa si tratta.

lunedì 1 aprile 2019

A piccole dosi siamo speciali tutti

Primo giorno di aprile, giorno di pesci e, almeno in passato su questo blog, giorno di speciali. Mi chiedo in quanti là fuori siano venuti a farsi un giro su The Obsidian Mirror per capire se era per caso partito uno degli appuntamenti da queste parti più tradizionali. 
Lo speciale di aprile, lo dico subito a scanso di equivoci, quest'anno non si farà per tutta una serie di motivi. Potrei tirare in ballo la stanchezza, i molteplici impegni e il durissimo mese che si è appena concluso, durante il quale il sottoscritto è stato imbarcato su un aereo per ben otto volte (praticamente un record). Ma non è nemmeno quello. D'altra parte, uno speciale sul genere di quelli fatti in passato richiede molto più di un mese di impegno, e se avessi davvero voluto arrivare in orario all'appuntamento, come esperienza insegna avrei dovuto iniziare a scrivere già da ben prima di Natale. Così non è stato. E questo che avete davanti è l'inevitabile risultato.
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