Carl Andersen: alzi la mano chi si ricorda questo nome. Dai, non dovrebbe esservi del tutto ignoto, visto che solo un paio di mesi fa abbiamo affrontato uno dei film più allucinanti mai recensiti su questo mio piccolo blog, ed era proprio un film diretto da Carl Andersen.
Se in quell'occasione avevamo definito il suo mediometraggio, senza troppi giri di parole, una coglionata, cosa mai si potrà dire oggi di "Vampiros Sexos", che di "Mondo Weirdo" rappresenta un po' la prova generale? Allacciate le cinture, quindi, perché c'è davvero il rischio di farsi male...
Prima di entrare nel vivo della questione, lasciatemi però chiudere un dibattito lasciato aperto la volta scorsa, vale a dire l'eventualità che i nomi delle attrici fossero verosimili. Possibile. ci chiedevamo, che Soledad Marceignac e Jessica Franco Manera siano nomi anagraficamente corretti? Possibile che non siano semplicemente stati scelti in omaggio al cinema di Jess Franco, tra l'altro menzionato come "ispiratore" nei crediti? Molti miei colleghi recensori giurerebbero di sì, rimarcando con orgoglio l'eventualità che la seconda sia niente meno che la figlia del quasi omonimo regista spagnolo. Quello che in realtà ho scoperto, andandomi a guardare bene i nomi di tutti i componenti del cast, è la presenza di ulteriori elementi sospetti. E se è vero che due indizi fanno una prova, allora cosa mai si potrebbe dire di tre, quattro o cinque indizi? Vediamo insieme di cosa si tratta.
Il terzo elemento è una certa Miranda Mariaux che, esattamente come la già citata Soledad Marceignac, avrebbe lavorato solo in questo film. Credo non ci sia bisogno di aggiungere nulla, no? Quarto elemento è Irina Von Karlstein, che qui viene spacciata come l’ennesima attrice debuttante ma che è curiosamente omonima di Irina Von Karlstein (1), personaggio principale di “Un caldo corpo di femmina” (aka La Comtesse Noire, aka Female Vampire), uno dei film più noti del regista spagnolo, e che ai tempi (era il 1974) fu interpretata da una giovanissima Lina Romay. Nel cast anche tale Frank Khunne e tale David Hollman, i cui nomi evocano un paio pseudonimi che Jesús Franco ebbe modo di utilizzare nel corso di cinquant'anni di onorata carriera.
Ma veniamo a noi, visto che quella che doveva essere una breve introduzione è finita per prendersi molto più spazio di quello che avevo in mente. Come ho brevemente accennato in apertura torniamo oggi ad occuparci di Carl Anderson, il bizzarro regista che ha avuto il "grande privilegio" di inaugurare su questo blog, qualche settimana fa, la rubrica Obsploitation Vomit.
Oggi il compianto regista austriaco, scomparso ahimè prematuramente qualche anno fa, raddoppia la sua presenza con il suo film d'esordio, Vampiros Sexos (noto anche come "I Was a Teenage Zabbadoing"), il cui titolo, neanche a dirlo, omaggia in maniera piuttosto esplicita il "Vampyros Lesbos" (1971) del solito Jess Franco.
Se vi state chiedendo cosa sia il "Teenage Zabbadoing" del titolo alternativo, beh, lasciate perdere, perché non è assolutamente rilevante. Chiedetevi piuttosto il significato dell'allucinante titolo completo, che non provo nemmeno a tradurre: "I Was A Teenage Zabbadoing And The Incredible Lusty Dust-Whip From Outer Space Conquers The Earth Versus The 3 Psychedelic Stooges Of Dr. Fun Helsing And Fighting Against Surf-Vampires And Sex-Nazis And Have Troubles With This Endless Titillation Title".
Siete riusciti a capirci qualcosa? No? Nemmeno io, ma il mio ruolo di recensore mi obbliga a tentare una spiegazione. In poche parole, oltre a sfottere coloro che testardamente hanno tentato di tradurlo, il titolo racconta per filo e per segno la trama del film, in un tripudio di spoling che nemmeno quel famoso titolo di Coscarelli (2) è riuscito a realizzare.
E devo dire che è anche grazie a quello spoling se il sottoscritto riesce forse a cavare qualcosa da questo mediometraggio amatoriale, presentato in un bianco e nero sudicio, con inquadrature tremolanti e totalmente casuali e una fotografia perennemente sovraesposta, tale da non permettere mai allo spettatore di capire cosa stia davvero succedendo. In poche parole, Vampiros Sexos ha a che fare con una vampira spaziale, Jasmine Strange, che viene spedita sulla Terra dal suo pianeta natale Arus per cercare di recuperare dell'olio di oliva avvelenato in grado di trasformare gli adolescenti in "zabbadoing", che sarebbero (e a questo punto posso anche rivelarlo) una specie di vampiri assetati di sesso. Nell'evitare che il fatale condimento cada nelle mani sbagliate, la nostra eroina dovrà fare i conti con il diabolico Dr. Fan Helsing...
Tutto qui. Davvero non c'è altro che valga la pena di raccontare se non che, a interrompere di continuo una trama già di per sé completamente vuota, c'è un vasto insistere sull'elemento sessuale. Per usare parole meno forbite, le scene in cui i personaggi scopano tra loro, solitamente in mucchio, rappresentano una netta maggioranza del minutaggio.
Certo, se dovessimo sforzarci di trovare un significato potremmo anche tirare in ballo gli archetipi dei vampiri al femminile, così sensuali e sessuali, ma sarebbe come cavare sangue da una rapa.
Diciamo piuttosto che in questa produzione, rigorosamente no-budget, le immagini rimangono uno dei più grandi punti di forza. Sono piuttosto fantasiose, come avrete certamente intuito, e forniscono un'enorme quantità di atmosfera. Possiamo azzardarci a definire Vampiros Sexos un perfetto esempio di cinema trasgressivo sulla falsariga dagli acclamati lavori di grandi maestri americani dell'underground come Kenneth Anger o Nick Zedd, se pure con le debite differenze. Senza dimenticare che qui stiamo parlando di un'opera prima, a cui farà seguito una lunga serie di medio e lungometraggi, decisamente più maturi, incentrati sul ruolo del sesso nella nostra società. È quindi importante considerare Vampiros Sexos all'interno del suo contesto culturale, fuori dal quale non è altro che un bizzarro film porno-horror dall'aspetto amatoriale che per lo più non ha senso. Ma torneremo sull'argomento un'altra volta, perché credo che tutto sommato valga la pena dilungarsi molto più di quanto non abbia fatto qui oggi.
(1) La scelta del nome Irina Von Karlstein, non fu affatto casuale: il regista spagnolo volle infatti omaggiare la famigerata (e quasi omonima) Contessa di Karnstein, protagonista del celebre racconto “Carmilla” (1872) di Sheridan Le Fanu. Al regista spagnolo si può tuttavia addebitare la confusione tra "Karnstein" e "Karlstein.
(2) Mi riferisco a “John Dies at the End”, un film del 2012 scritto e diretto da Don Coscarelli e basato sull'omonimo romanzo di David Wong.
Prima di entrare nel vivo della questione, lasciatemi però chiudere un dibattito lasciato aperto la volta scorsa, vale a dire l'eventualità che i nomi delle attrici fossero verosimili. Possibile. ci chiedevamo, che Soledad Marceignac e Jessica Franco Manera siano nomi anagraficamente corretti? Possibile che non siano semplicemente stati scelti in omaggio al cinema di Jess Franco, tra l'altro menzionato come "ispiratore" nei crediti? Molti miei colleghi recensori giurerebbero di sì, rimarcando con orgoglio l'eventualità che la seconda sia niente meno che la figlia del quasi omonimo regista spagnolo. Quello che in realtà ho scoperto, andandomi a guardare bene i nomi di tutti i componenti del cast, è la presenza di ulteriori elementi sospetti. E se è vero che due indizi fanno una prova, allora cosa mai si potrebbe dire di tre, quattro o cinque indizi? Vediamo insieme di cosa si tratta.
Il terzo elemento è una certa Miranda Mariaux che, esattamente come la già citata Soledad Marceignac, avrebbe lavorato solo in questo film. Credo non ci sia bisogno di aggiungere nulla, no? Quarto elemento è Irina Von Karlstein, che qui viene spacciata come l’ennesima attrice debuttante ma che è curiosamente omonima di Irina Von Karlstein (1), personaggio principale di “Un caldo corpo di femmina” (aka La Comtesse Noire, aka Female Vampire), uno dei film più noti del regista spagnolo, e che ai tempi (era il 1974) fu interpretata da una giovanissima Lina Romay. Nel cast anche tale Frank Khunne e tale David Hollman, i cui nomi evocano un paio pseudonimi che Jesús Franco ebbe modo di utilizzare nel corso di cinquant'anni di onorata carriera.
Ma veniamo a noi, visto che quella che doveva essere una breve introduzione è finita per prendersi molto più spazio di quello che avevo in mente. Come ho brevemente accennato in apertura torniamo oggi ad occuparci di Carl Anderson, il bizzarro regista che ha avuto il "grande privilegio" di inaugurare su questo blog, qualche settimana fa, la rubrica Obsploitation Vomit.
Se vi state chiedendo cosa sia il "Teenage Zabbadoing" del titolo alternativo, beh, lasciate perdere, perché non è assolutamente rilevante. Chiedetevi piuttosto il significato dell'allucinante titolo completo, che non provo nemmeno a tradurre: "I Was A Teenage Zabbadoing And The Incredible Lusty Dust-Whip From Outer Space Conquers The Earth Versus The 3 Psychedelic Stooges Of Dr. Fun Helsing And Fighting Against Surf-Vampires And Sex-Nazis And Have Troubles With This Endless Titillation Title".
Siete riusciti a capirci qualcosa? No? Nemmeno io, ma il mio ruolo di recensore mi obbliga a tentare una spiegazione. In poche parole, oltre a sfottere coloro che testardamente hanno tentato di tradurlo, il titolo racconta per filo e per segno la trama del film, in un tripudio di spoling che nemmeno quel famoso titolo di Coscarelli (2) è riuscito a realizzare.
E devo dire che è anche grazie a quello spoling se il sottoscritto riesce forse a cavare qualcosa da questo mediometraggio amatoriale, presentato in un bianco e nero sudicio, con inquadrature tremolanti e totalmente casuali e una fotografia perennemente sovraesposta, tale da non permettere mai allo spettatore di capire cosa stia davvero succedendo. In poche parole, Vampiros Sexos ha a che fare con una vampira spaziale, Jasmine Strange, che viene spedita sulla Terra dal suo pianeta natale Arus per cercare di recuperare dell'olio di oliva avvelenato in grado di trasformare gli adolescenti in "zabbadoing", che sarebbero (e a questo punto posso anche rivelarlo) una specie di vampiri assetati di sesso. Nell'evitare che il fatale condimento cada nelle mani sbagliate, la nostra eroina dovrà fare i conti con il diabolico Dr. Fan Helsing...
Certo, se dovessimo sforzarci di trovare un significato potremmo anche tirare in ballo gli archetipi dei vampiri al femminile, così sensuali e sessuali, ma sarebbe come cavare sangue da una rapa.
Diciamo piuttosto che in questa produzione, rigorosamente no-budget, le immagini rimangono uno dei più grandi punti di forza. Sono piuttosto fantasiose, come avrete certamente intuito, e forniscono un'enorme quantità di atmosfera. Possiamo azzardarci a definire Vampiros Sexos un perfetto esempio di cinema trasgressivo sulla falsariga dagli acclamati lavori di grandi maestri americani dell'underground come Kenneth Anger o Nick Zedd, se pure con le debite differenze. Senza dimenticare che qui stiamo parlando di un'opera prima, a cui farà seguito una lunga serie di medio e lungometraggi, decisamente più maturi, incentrati sul ruolo del sesso nella nostra società. È quindi importante considerare Vampiros Sexos all'interno del suo contesto culturale, fuori dal quale non è altro che un bizzarro film porno-horror dall'aspetto amatoriale che per lo più non ha senso. Ma torneremo sull'argomento un'altra volta, perché credo che tutto sommato valga la pena dilungarsi molto più di quanto non abbia fatto qui oggi.
(1) La scelta del nome Irina Von Karlstein, non fu affatto casuale: il regista spagnolo volle infatti omaggiare la famigerata (e quasi omonima) Contessa di Karnstein, protagonista del celebre racconto “Carmilla” (1872) di Sheridan Le Fanu. Al regista spagnolo si può tuttavia addebitare la confusione tra "Karnstein" e "Karlstein.
(2) Mi riferisco a “John Dies at the End”, un film del 2012 scritto e diretto da Don Coscarelli e basato sull'omonimo romanzo di David Wong.
Beh, che dire? l'exploitation nasconde tante informazioni che,nel loro piccolo, contribuiscono a rendere più affascinante la storia del Cinema.
RispondiEliminaDi film come questo mi diverte parlarne ma, in tutta sincerità, è un genere di visione di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno...
EliminaRispetto a Mondo Weirdo, mi sembra un film "exploitation" più nelle mie corde.
RispondiEliminaSarà che la trama fantascientifica bizzarra lo ammorbidisce un po'...
Domanda fuori tema, di Violent Shit ne hai parlato? :D
Dammi retta, l'unica differenza tra Vampiros Sexos e Mondo Weirdo è che il secondo è girato un pelino meglio. Vale la pena guardarseli solo per farsi una piccola cultura sul cinema trasgressivo e magari per scriverci due righe su una rubrica demente come questa.
EliminaViolent Shit? No, quello mi manca. Il titolo comunque mi sembra promettente...
noooo non conosci Violent Shit? Ohibò :D
EliminaOK, colmerò al più presto questa lacuna...
EliminaChe segnalazione per stomaci forti! Non so se riuscirei a resistere ad una visione, chissà che un giorno ci provi...
RispondiEliminaDiciamo che è la tipica pellicola la cui realizzazione - dalle scene, alla fotografia, al cast - è soggetta a rigorosi limiti di budget, che non può oltrepassare i 500 euro o giù di lì...
RispondiEliminaCinquecento euro? Secondo me gliene sono bastati cinquanta....
EliminaMa non ho capito bene..perché poi doveva andare a recuperare il famigerato olio di oliva avvelenato? Non poteva lasciarlo dove stava?
RispondiEliminaÈ quello che fanno tutti i vampiri: tenere sotto controllo la diffusione del virus.
EliminaMi sono goduto da matti l'introduzione... Tra l'altro, da fan inossidabile di Tio Jess, posso dire che “Un caldo corpo di femmina” (aka La Comtesse Noire, aka Female Vampire) fa ca**re. Ma, che dire, sarò offuscato nel mio giudizio dalla mia solita prevenzione nei confronti di Lina Romay. "Vampyros Lesbos" invece, sempre a mio giudizio, merita.
RispondiEliminaComunque sia, a me molti dettagli che hai riportano di questo film ricordano molto il film "Spermula" (1976), con Dayle Haddon nei panni della vampira sessuale spaziale.
...con la differenza che "Spermula", per quanto fosse una boiata, aveva perlomeno l'aria di essere un film. Credo che la soliglianza sia solo un caso, però. Carl Anderson ha dichiarato di aver preso lo spunto dal titolo di un quotidiano di Vienna, nel quale si segnalava la presenza di olio di oliva andato a male nei supermercati. Da quello spunto si era poi chiesto cosa mai sarebbe potuto succedere agli sventurati consumatori di quell'olio e la risposta fu "trasformazione in vampiri". Tutto qui.
EliminaTra l'altro, a livello di costumi, non c'è alcuna differenza tra vampiri spaziali o vampiri classici... sono praticamente sempre tutti nudi.
Non posso dare giudizi definitivi su "Spermula". C'è l'ho solo in francese e per di più con un audio tremendo.
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