venerdì 31 gennaio 2020

Da donna a strega: lacrime e sangue (Pt.2)

L'INTRODUZIONE SI TROVA QUI
LA 1' PARTE DI LACRIME E SANGUE QUI

Dioniso
Il mito orfico di Dioniso, il più antico, lo vuole figlio di Zeus e Persefone: il primo Dioniso è Zagreo, ovvero “colui che prende la preda viva”. Ma Zagreo è anche “il lacerato” e difatti, secondo il mito, Dioniso viene ucciso, in forma di toro, dai Titani, che lo smembrano e lo divorano; e una versione del mito dice che l’unica parte del suo corpo a non essere divorata fu il fallo, e che Zeus lo affidò alla dea Ipta, che se lo pose in capo a mo’ di corona.
Si potrebbe continuare a lungo su questa falsariga, ma ancora più interessante sarebbe l’analisi di quegli dèi o personaggi del mito la cui virilità viene persa o sacrificata: Attis, Osiride e Dioniso e indietro fino a Urano, evirato dal figlio Crono su istigazione della madre Gea.

sabato 25 gennaio 2020

Confessioni di una maschera #4

Non era previsto oggi un nuovo episodio di  “Confessioni di una Maschera”, ma le circostanze hanno deciso diversamente. Parleremo di ospedali, oggi, e di come fu che alla veneranda età di 52 ani e 9 mesi il sottoscritto fece il suo ingresso in uno di quei luoghi di sofferenza per la prima volta in assoluto, e per regalare un po' di compagnia a qualcuno nell'ora di visita. Due settimane fa, senza alcun presagio, mi sono lasciato convincere a recarmi al pronto soccorso per un dolore di incerta origine che non mi aveva lasciato dormire la notte, e che ancora non se ne andava. Dopo una serie infinita di esami, e senza darmi modo di elaborare ciò che mi stava accadendo, la dottoressa di turno sintetizzò il tutto con una frase che non mi dimenticherò tanto facilmente: "La ricoveriamo!"

domenica 19 gennaio 2020

Queho: l'uomo nero dell'ovest

Lo dichiaro sin da subito: ho sempre avuto un rapporto conflittuale con il genere western. Da un lato, ancora bambino mi sono lasciato affascinare dalle grandi saghe western con protagonisti gli eroi bonelliani, al punto dal poter oggi ancora vantare una discreta collezione di albi a fumetti che, non senza fatica, è scampata al tempo e alla polvere. Dall'altro lato, ho sempre mal sopportato quei vecchi film che mio papà mi imponeva una sera sì e l'altra pure alla televisione (in questa "mal sopportazione" ci metto dentro anche i capolavori di Sergio Leone, che sarà anche un essere mitologico, non lo nego, ma andrebbe gustato a dosi più controllate).
Sembra illogica la questione, detta così, ma c'era un motivo ben preciso che rendeva gli scenari calpestati da Tex, Zagor e Kit Teller (il piccolo ranger, ndr) per me così affascinanti, ovvero le frequenti contaminazioni con l'horror.
Ecco perché mi ha incuriosito immediatamente questo progetto editoriale indipendente presentato pochi mesi fa da Christian Sartirana, che tra l'altro è una vecchia conoscenza di questo blog. L'altro elemento catalizzante è stato il personaggio stesso che presta il suo nome al titolo all'opera: Queho, un nativo americano che insanguinò il Navada nei primi anni del secolo scorso e che finì per guadagnarsi il titolo di primo serial killer mezzosangue della frontiera (se non il primo in assoluto, certamente il primo a creare attorno a sé un alone di leggenda).

venerdì 10 gennaio 2020

Traditi dalla fretta #16

Siamo già nel 2020, il che significa che sono già trascorsi vent'anni dall'inizio del secolo, da quel capodanno del 2000 che, quand'ero bambino, sembrava essere un traguardo pressoché inarrivabile in un futuro remoto. Tra l'altro, ricordo che pensavo al 2000 come all'anno in cui avrei compiuto 33 anni (gli anni di Cristo, secondo alcune discutibili teorie), e già allora mi vedevo vecchio e decrepito, cosa che fortunatamente non sono ancora del tutto. Perlomeno, non decrepito.
Inevitabilmente però mi sorprendo a pensare agli anni che passano; a pensare a come il 2020 si trasformerà quasi senza preavviso in 2030; e a pensare a come quel 2030 mi troverà, a come sarò, a chi sarò. E se tra dieci anni mi ricorderò di oggi, seduto su uno sgabello a scrivere queste righe. Quel che è certo è che oggi non  ricordo per nulla il Capodanno di dieci anni fa, ma quello fu certamente un momento più anonimo di questo, per i motivi che ormai ben sapete. E poi, nel 2010 il blog (inteso come web-log, equivalente digitale di un diario) non esisteva ancora; non ho nemmeno la possibilità di andarmi a rileggere quello che scrivevo e a fare, di conseguenza, due collegamenti con quella che era la mia vita a quel tempo.
Siamo a gennaio ed è giunto il tempo, ora più che mai, per un nuovo appuntamento con Traditi dalla fretta, la periodica rubrica solitamente dedicata a ciò che mi sono lasciato indietro.
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