lunedì 25 dicembre 2023

Non molto da festeggiare

Il blog si prende comunque una pausa e tornerà, come d'abitudine, solo quando questa grande ipocrisia chiamata natale sarà ampiamente archiviata...

lunedì 18 dicembre 2023

Il mistero della stanza 1046 (Pt.4)

Negli stessi giorni, qualcuno si
prende la briga di inviare dei fiori...
LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Se le circostanze che circondano l'omicidio possono, così come le ho descritte finora, sembrare piuttosto ordinarie (non abbastanza bizzarre, voglio dire, per legittimare un articolo così lungo), quello che accade in seguito certamente giustifica lo sforzo, sia mio di scrivere, sia vostro di leggere. Siamo intanto arrivati a un punto morto. La polizia si rende conto che l’uomo della camera 1046 si è registrato al President sotto falso nome e ogni speranza di risalire rapidamente alla sua famiglia va subito in frantumi. 
Viene quindi interrogato il personale del Muehlebach Hotel, la struttura presso la quale il misterioso individuo aveva più volte accennato di aver alloggiato in precedenza. Non risulta nessun Roland T. Owen ma, quando venne fornita una descrizione dell’uomo, il personale la collega a un ospite registrato con il nome di Eugene K. Scott. Niente da fare: come avrete di sicuro immaginato, si tratta di un altro nome falso. Pista chiusa e tanti saluti. 
Per quasi due mesi il suo corpo viene conservato presso la Melody McGilley Funeral Home. Poiché nessuno era venuto a reclamarlo, era previsto che fosse sepolto nella fossa comune, dove trovavano posto i resti mortali di quelli così poveri da non potersi nemmeno permettere una sepoltura. 

lunedì 11 dicembre 2023

Il mistero della stanza 1046 (Pt.3)

Sopra: la scheda di registrazione di Owen al
President. - Sotto: alcuni curiosi oggetti
ritrovati nella stanza 1046
LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Questa è la storia dell'omicidio di Roland T. Owen, avvenuto nella stanza 1046 del President Hotel di Kansas City, Missouri, in una fredda mattina di gennaio del 1935. Roland T. Owen viene ritrovato gravemente ferito, ricoperto di sangue ma lucido. Quando il dottor Flanders del Kansas City General Hospital arriva, lo trova legato mani e piedi, con degli strani segni attorno al collo (*), chiaro indizio di un tentativo di strangolamento andato a vuoto, numerose ferite da arma da taglio al petto e una vasta ferita alla testa. Il dottor Flanders, accingendosi a liberare i polsi di Owen, gli chiede “Chi ti ha fatto questo?”. “Nessuno”, risponde Owen. Alla domanda, poi, sui motivi di tutto quel casino, Owen risponde di essersi ferito accidentalmente, cadendo in bagno e sbattendo la testa contro la vasca. L’uomo perde quindi conoscenza e viene trasferito in ospedale, dove muore poco dopo la mezzanotte del 5 gennaio. Perché Roland T. Owen, nei suoi ultimi istanti di lucidità, decide di negare l’evidenza, attribuendo tutto quel casino a uno sciocco incidente domestico? Chi, o cosa, cercava di proteggere? Di chi, o di cosa, aveva paura? 

lunedì 4 dicembre 2023

Il mistero della stanza 1046 (Pt.2)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Baltimore Avenue, Kansas City, Missouri, Stati Uniti. 1935. È il primo pomeriggio di mercoledì 2 gennaio 1935. Un uomo con un soprabito scuro dall’aspetto molto giovane fa il suo ingresso al President Hotel
Non ha con sé alcun bagaglio. Si avvicina alla reception e chiede una stanza, possibilmente a un piano alto e con vista sul cortile interno. Dice di chiamarsi Roland T. Owen. Si registra con un indirizzo di Los Angeles, paga una notte in anticipo e si vede assegnata la stanza 1046, decimo piano, unica stanza libera con le caratteristiche desiderate. L’uomo, preciserà in seguito il personale dell’albergo, ha i capelli castani e folti, una cicatrice ben visibile sulla tempia e un grave ematoma pericondrale. Per inciso, tale patologia, comunemente detta “orecchio a cavolfiore”, è una deformità dell’orecchio generalmente causata da un evento traumatico ed è molto comune in chi pratica sport di contatto come la boxe. 
Concluse le operazioni di check-in, un fattorino di nome Randolph Propst lo accompagna al decimo piano, fino alla porta della sua stanza, la 1046. Durante il tragitto, Owen dice di aver trascorso la notte precedente al vicino Muehlebach Hotel, ma di averlo trovato troppo costoso. I due entrano in camera e il fattorino vede Owen estrarre dalle proprie tasche e riporre sul lavandino del bagno pochi oggetti essenziali, un dentifricio, uno spazzolino e un pettine.

lunedì 27 novembre 2023

Il mistero della stanza 1046 (Pt.1)

È un fatto singolare, ma forse non più di tanto, che un numero spropositato di omicidi, il più delle volte irrisolti, siano andati in scena tra le mura impersonali di una camera d’albergo. Credo di non essere completamente fuori strada se dico che è l’ambiente stesso dell’hotel, così freddo, anonimo, distaccato, a essere ispiratore dei crimini più efferati. Il suo essere uno spettatore imparziale, testimone silenzioso di piccoli frammenti di esistenza che durano lo spazio di una notte e poi finiscono, per lasciare il posto ad altri frammenti, diversi ma uguali nella sostanza, lo rende uno scenario perfetto per irrompere nelle vite delle persone e farle a brandelli, spesso anche in maniera non figurata. 
Basti pensare al famigerato Cecil Hotel di Los Angeles, che nell’arco di un secolo ha ospitato un paio di serial killer e ha assistito a oltre quindici fra omicidi, suicidi e strani incidenti che hanno finito per appassionare migliaia di detective da tastiera e ispirare serie tivù come “American Horror Story” e, più recentemente, la docu-serie Netflix “Sulla scena del delitto”, incentrata sul caso di Elisa Lam

lunedì 20 novembre 2023

Country Zombie Apocalypse

Morti viventi al cinema ne ho visti tanti. Ne abbiamo visti tanti. Il mio percorso è iniziato ormai un milione di anni fa quando, nella piccola sala cinematografica del mio paese, che raggiungevo da ragazzino solo attraversando la strada, passavano i rassegna decine di horror a tema zombesco, dai capolavori indiscussi e indiscutibili del genere (*), a ottime vie di mezzo (**), a tutta una serie di nefandezze fulciane che avrebbero contribuito ad affossare il genere, relegando gli zombi da geniali elementi di critica sociale, così come li aveva immaginati Romero, a dozzinali mostriciattoli indistinguibili dai tanti antagonisti bestiali del cinema di quei tempi. Si sarebbe dovuto attendere il 2004 per resuscitare il genere, grazie soprattutto agli innovativi zombi corridori di Zack Snyder (***), ma da lì in avanti, e spiace dirlo, non si è fatto altro che mettere in scena, con titoli diversi, sempre lo stesso film. Un'immutabilità di cliché che, seppur riesca ancora a portare qualche spiccio al botteghino, spesso solo grazie alla presenza di volti noti (****), ha intorpidito il genere più di quanto abbia fatto il buon vecchio Fulci con i suoi zombi di cartapesta.

martedì 14 novembre 2023

Traditi dalla fretta #38

Ridendo e scherzando siamo già a metà novembre e quello che va in scena oggi è l'ultimo appuntamento dell'anno con l'inossidabile rubrica "Traditi dalla fretta", appuntamento bimestrale con tutto ciò che annoto sulla mia wish-list libraria, e non solo. Inossidabile direi anzi che è proprio la parola giusta, visto che in passato raramente, se non proprio mai, sono riuscito a portare avanti un'iniziativa in modo regolare come questa. Questo mese, nonostante la rubrica giunga con una settimana di ritardo a causa della lunga "coda" riservata ai corti di Halloween,  è come al solito ricca di contenuti che spero e mi auguro possiate apprezzare. Da parte mia, la wish-list libraria si sta allungando a dismisura e temo possa peggiorare anche di molto. 
Qualche mese fa, infatti, mi sono fatto un bell'esame di coscienza e ho rallentato parecchio le mie spese, anche in virtù del fatto che anni di acquisti compulsivi mi hanno messo in una condizione disperata di sovraffollamento cartaceo (di quello digitale non mi preoccupo) e di diradamento monetario. Ho deciso quindi di dare priorità a quello che ho già in casa, in modo da sfoltire la mia lista delle cose da leggere, prima di scatenare di nuovo il dilapidatore che c'è in me. 
Nel frattempo continuo a prendere nota delle cose che mi sembrano più interessanti (tra cui quelle riportate qui sotto) nell'ottica di poterle recuperare più agevolmente quando il borsellino tornerà ad aprirsi. 
Tra l'altro, la mia recente decisione di aprire un profilo Instagram non mi sta aiutando a frenare le mie voglie librarie, e ciò potrebbe diventare un problema, avendo di fatto il social in questione moltiplicato le tentazioni. Come va piuttosto la nuova avventura con Instagram? Credo abbastanza bene. Non che avessi grandi aspirazioni: è un progetto ancora molto giovane, che un giorno forse troverà il suo spazio e la sua ragione di esistere, ma che per il momento sta solo cercando di orientarsi e sopravvivere nel marasma di una rete che sembra anni luce avanti. Faremo meglio i conti più avanti. Ora è il momento di "Traditi dalla fretta".

martedì 7 novembre 2023

Atmosfere di una notte di Tregenda, tra Goethe e De Quincey

Sono passati ormai alcuni giorni dalla notte di Halloween, e mentre in giro per il web i contenuti horror, che hanno infestato l'intero mese di ottobre, sono ormai evaporati come neve al sole, qui su "The Obsidian Mirror" noi andiamo avanti. Non c'è tregua dall'horror per il viandante che bussa suo malgrado a questa porta, ma questo ormai lo sapete. Il blog è anche, o forse dovrei dire, soprattutto, questo. Dopo il piatto forte che vi è stato servito nella notte più spooky dell'anno, vale a dire l'ultimo corto di Luigi Parisi, è arrivata l'ora del dessert. E se il vostro equilibrio mentale è sopravvissuto a "Le cose perdute", qui non troverete alcuno scampo. Il tempo del relax non è ancora giunto. Arriverà, presto o tardi, ma non oggi, perché oggi è un giorno di tregenda. Anzi è il giorno di “TREGENDA”, dal titolo del cortometraggio horror che potrete gustarvi integralmente qualche riga più in basso. E lo faremo in compagnia del regista Giuseppe Coppola che, una volta terminata la visione, si fermerà qualche minuto a chiacchierare con noi.

martedì 31 ottobre 2023

Alla ricerca delle cose perdute, in compagnia di Luigi Parisi

"You only appreciate things when they're gone." (Kurt Cobain's suicide note).

Analizzando i saggi scritti da Sigmund Freud sul tema della morte, con particolare riferimento a “Lutto e melanconia” del 1915-1917, si evince che il lutto non è soltanto una reazione alla morte, ma è inteso come reazione alla perdita. Perdita della giovinezza, perdita di un amore, perdita di un’amicizia, di un affetto, perdita del senso di Patria, degli ideali, perdita di un lavoro, perdita del proprio status sociale. Perdita anche di un oggetto, quindi, un oggetto magari particolarmente prezioso legato a un passato dal quale non ci si vuole separare, un oggetto legato a una persona, anch’essa magari perduta, la cui essenza rivive in esso, unico baluardo che ci separa dall’oblio. 
Tutti noi abbiamo da qualche parte in fondo a un cassetto un oggetto del genere, una vecchia pagina di diario, magari una semplice cartolina, di cui non riusciamo e non vogliamo liberarci. Il classico “cassetto di ricordi e di indirizzi che ho perduto”, quello descritto da un celebre cantautore romano in una delle sue più belle canzoni, nel quale talvolta ci piace rituffarci per assaporare i bei tempi andati, ma soprattutto per cercare di resuscitare amicizie e amori persi ormai di vista. 

venerdì 27 ottobre 2023

Qualcosa di Halloween sta per accadere (non oggi, ma quasi)

Mancano pochi giorni ad Halloween. Anzi, si può dire che ormai, tolto il weekend che vola via in un attimo, mancano una manciata di ore. Chissà se là fuori qualcuno si starà chiedendo se, per puro caso, "The Obsidian Mirror" avrà intenzione di ribadire la sua fama di "somministratore di cose horror" in occasione della notte più spooky dell'anno? Se state leggendo questo articolo probabilmente la risposta ve la sarete già data, altrimenti non starete leggendo nulla. 
Ebbene sì, anche quest'anno il vostro amichevole Obsy di quartiere non mancherà di proporvi un bel menu, che farà a pezzi la vostra serenità costringendovi ad agghiaccianti e interminabili notti di terrore, nel corso delle quali resterete paralizzati da ogni piccolo rumore in soffitta, da ogni scricchiolio del legno, da ogni sussurro del vento fuori dalla finestra e, la cito per ultima ma è la più terribile, da ogni strana manovra del vostro gatto nella lettiera. Se poi sarete così incauti dal gustare i piatti che vi ho preparato dopo il calare delle tenebre, beh, il vostro equilibrio mentale non sarà più recuperabile. Ma tutto ciò non accadrà oggi, per cui rilassatevi che avete ancora qualche giorno di tempo. Oggi è solo il giorno in cui viene rivelato il menù di Halloween!  

lunedì 23 ottobre 2023

Enjoy the silence

L’opera di cui andremo a parlare oggi, il cui titolo strizza l’occhio ad una vecchia canzone synth pop, non è un romanzo, e forse nemmeno un racconto. Sono una cinquantina di pagine mal contate che potremmo intendere come una raccolta di appunti sparsi o forse, ancor meglio, come un piccolo tutorial, una specie di “manuale di istruzioni per principianti della vita”. Nulla di universale come ciò che fece
Georges Perec, che proprio su un manuale di istruzioni costruì la sua notorietà, ma un “manuale”, quello di Marta Dieffe, destinato prevalentemente a un target di giovanissimi, e non necessariamente femminile.
Cosa c’entro quindi io, vi starete chiedendo, che l’adolescenza l’ho vissuta in un secolo ormai terminato? Beh, diciamo che quella di tentare un articolo è una specie di sfida con me stesso. Una sfida nella quale un membro della cosiddetta Generazione X (uno tra i primi, tra l’altro, a potersi fregiare di questo, sempre più scomodo, titolo) cerca di rintracciare delle similitudini tra la sua esperienza personale e quella di chi è venuto al mondo giusto quella manciata di decenni più tardi. Avrei forse fatto prima a osservare i miei nipoti, con tutte le loro insicurezze e le loro piccole manie, ma certamente, mi sono detto, non avrei potuto aprire certe porte che, di regola, a uno zio sono giustamente precluse (non che ve ne fosse bisogno, visto che probabilmente sono le stesse porte che io stesso mi indaffaravo a tener sigillate). 

lunedì 16 ottobre 2023

The Memoirs of Dr. Carcosa Laveau

Sono più o meno dieci anni che parlo di Yellow Mythos su questo blog e mai avrei creduto di trovare qualcosa di così bizzarro. Sono stato a lungo anche piuttosto combattuto circa l’opportunità di scrivere quest’articolo, ma visto che in passato ho scritto robe anche più inutili, mi sono detto “perché no?”, e così ho fatto. Prima di entrare nel cuore della questione, è forse però opportuno un piccolo riassunto. Dopo tante parole spese sull’argomento, sappiamo tutti ormai abbastanza bene, anche se ci piace far finta che sia il contrario, che il mitologico “The King in Yellow” non è altro che un’espediente trovato da Robert W. Chambers per rendere più efficace la sua omonima antologia di racconti. Nulla di male, visto che molti altri Autori avrebbero seguito il suo esempio in un periodo successivo, millantando l’esistenza dei più svariati pseudobiblium (*). Addirittura, la pratica divenne talmente diffusa che a un certo punto uno di essi si rese conto di come fosse necessario un pubblico chiarimento (**). Noi ci divertiamo lo stesso a indagare sul “Re in giallo”, nella vana (o forse sarebbe meglio dire “incosciente”) speranza che esso sia qualcosa di più di una completa invenzione. I presupposti ci sono, o meglio, li abbiamo intravisti, così come intravediamo i sempre più deboli raggi di sole in queste prime giornate autunnali. 

lunedì 9 ottobre 2023

L’incubo dietro la porta

"E benché vi siano coloro" scriveva l'arabo pazzo "che hanno osato gettare un'occhiata oltre il Velo, accettandoLo come Guida, tuttavia sarebbero stati più prudenti a evitare ogni commercio con LUI: poiché nel Libro di Thoth sta scritto quanto è terribile il prezzo anche di un singolo sguardo.”
(Howard Phillips Lovecraft, “Through The Gates Of The Silver Key”, 1933) 

Mi accingevo a leggere questo nuovo romanzo di Fabrizio Valenza, autore conosciuto solo pochi mesi fa grazie alla lettura de “L’isola dei Morti” (e relativa intervista), e subito mi veniva da domandarmi quali altri meravigliosi spunti sarei riuscito a trarne. La speranza non è stata vana, come vedremo tra breve, anche se temo possa essermi stato complice un pizzico di follia interpretativa. Inizio subito col dire, come i lettori più assidui certamente sapranno, che provengo dalla recente visione de “La casa con la scala nel buio” di Lamberto Bava, per cui mi è stato impossibile non visualizzare il protagonista del libro di Valenza con il volto di Andrea Occhipinti, che nel film citato si aggirava tutto solo in una solitaria villa trasudante misteri, esattamente come il protagonista del romanzo di cui andremo tra breve a parlare. 

lunedì 2 ottobre 2023

Da donna a strega: piccolo intermezzo cinematografico (Pt.2)

L'INTRODUZIONE SI TROVA QUI

Rieccomi qui con l’attesa (?) seconda parte dell’intermezzo cinematografico pubblicato pochi giorni fa. Sono moltissimi anche i film che non sono proprio a tema “stregonesco”, ma che hanno comunque parecchio a che fare con gli argomenti trattati in questa mia serie di post, anche solo per come dipingono le figure femminili. Anche in questo caso ho dovuto fare una selezione e scegliere alcuni titoli a scapito di altri. Non sarà condivisibile da tutti, ma la mia scelta è questa. 
Parto da un film che da noi è poco conosciuto, forse a causa del fatto che non è mai stato doppiato in italiano: “Night tide” (Curtis Harrington, 1961). Tuttavia, questo film fantastico, il cui titolo deriva da un verso di "Annabel Lee" di Edgar Allan Poe, un poema che idealizza un amore più tenace della morte, in patria è un piccolo cult anche per la presenza di un giovanissimo Dennis Hopper nei panni di un introverso e inesperto marinaio, un ruolo molto diverso da quelli che interpreterà poi per la maggior parte della carriera. Un ruolo minore è invece affidato a quella Marjorie Cameron di cui ho parlato di straforo nei post dedicati a Kenneth Anger, cosa che ha contribuito alla nomea di film occultistico di una pellicola che però, più che dall’occulto, pesca a piene mani dal mito e dal folclore. 

lunedì 25 settembre 2023

Da donna a strega: piccolo intermezzo cinematografico (Pt.1)

L'INTRODUZIONE SI TROVA QUI

Questo articolo e quello successivo, ve lo anticipo fin d’ora, tratteranno di cinema. Prima però di entrare nel vivo dell’argomento, vorrei condividere una riflessione con voi. Di recente ho riesaminato la storia di questa serie di post e mi sono reso conto che la media di pubblicazione dei vari articoli che la compongono è imbarazzante: infatti, l’introduzione e il primo articolo risalgono a ben sei anni fa, cioè al lontano 2017, cui sono seguiti 3 post nel 2018, 2 nel 2019, 2 nel 2020, 4 nel 2021 e 2 nel 2022. Sono tutti articoli scritti molto prima del 2017, ma rimaneggiati molte volte prima della pubblicazione, eppure ciò non basta a spiegare il ruolo da “Cenerentola” cui, pur senza farlo apposta, li ho relegati. Forse la ragione è da ricercarsi nel fatto che questo blog tratta molti argomenti diversi, che alcuni di questi, per motivi “di calendario”, hanno sempre finito per avere la precedenza, e anche forse nella mia cronica disorganizzazione. Comunque, quel che mi resta per mandare avanti il progetto, da ora in avanti e con poche eccezioni, sono appunti sparsi slegati fra loro, nulla che possa essere proposto qui così com’è. 
Quindi, siamo al punto in cui questa serie di post potrebbe diramarsi in più direzioni, alcune impreviste, portandomi via molto tempo e lavoro e dilatandosi per chissà quanto altro tempo ancora, oppure cessare del tutto. Non so onestamente quale delle due soluzioni sia preferibile… Ma lasciamo la questione in sospeso e torniamo al cinema. 

lunedì 18 settembre 2023

Dieci anni di notti horror

In questo piovoso giorno di metà settembre il vostro Obsidian ha deciso di tentare di vincere la noia facendo una cosa a cui stava pensando già da un po’. L’occasione è il decimo anniversario delle notti horror, iniziativa multiblog che si è conclusa la scorsa settimana e che ha raggiunto, incredibile a dirsi, un traguardo importante e assolutamente inaspettato. Sono andato perciò a frugare nel passato e ho messo insieme nomi, titoli e date di tutte le 158 recensioni pubblicate dalla combriccola cinefila di cui faccio orgogliosamente parte, ho buttato tutto dentro un foglio excel e ne ho tirato fuori qualche grafico che vi mostrerò tra poco. 

lunedì 11 settembre 2023

Una rilettura di "Niente di nuovo sul fronte occidentale" di Remarque

Questo libro non vuol essere né un atto d'accusa né una confessione. Esso non è che il tentativo di raffigurare una generazione la quale - anche se sfuggì alle granate - venne distrutta dalla guerra.
(Erich Maria Remarque) 

“La proposta ai giovani di leggere oggi un libro di guerra può far nascere qualche perplessità”. Con queste parole ha inizio la prefazione che il curatore Giuseppe Rubiola vergò per l’edizione Mondadori 1974, da quasi cinquant’anni in mio possesso, del capolavoro di Erich Maria RemarqueNiente di nuovo sul fronte occidentale”. Un’edizione diversa da quelle oggi in commercio, proprio perché rivolta a un pubblico di giovanissimi, giovani come lo fui io, studente di scuola media, quando mi ritrovai a sfogliarne le pagine con quella naturale superficialità dovuta all’età. Oggi forse qualcuno la chiamerebbe, utilizzando un neologismo, “edizione annotata”, ovvero ricca di note esplicative o integrative apposte a piè di pagina. Dubito che cinquant’anni fa si utilizzasse la stessa terminologia, e trovo conforto in questa mia sensazione nella stessa copertina, sulla quale spicca l’aggettivo “scolastico”, certamente più consono. Anche perché le annotazioni che vi trovo vanno dalle più convenzionali, come le definizioni di parole come “gavetta” o “spoletta”, a quelle meno ovvie, come la definizione di “Cavallo di Frisia”, un arnese che suppongo sia completamente ignoto al di fuori del mondo militare. 

martedì 5 settembre 2023

Traditi dalla fretta #37

Ci sono anni in cui la fine dell'estate mi trova con le batterie completamente cariche, pronto ed entusiasta per l'inizio di qualcosa di nuovo, anche se il più delle volte si tratta di cose oggettivamente indecifrabili. Questa è invece una fine estate che mi mette più che altro tristezza, un po' per l'essermi lasciato alle spalle giorni sereni, un po' per l'incertezza del futuro. Ad ogni modo settembre è arrivato, il sottoscritto non gira più per casa in costume adamitico e anche la gatta, come ogni anno di questi tempi, sembra apprezzare parecchio quella manciata di gradi in meno sul termometro. Nel frattempo il blog ha già acceso il suo motore ed è pronto a rimettersi in carreggiata dopo una sosta terribilmente lunga. 
Una sosta solo apparente, in realtà, visto che ad agosto ho trovato le giuste condizioni di tempo e voglia per mettermi a produrre materiale che, a occhio e croce, dovrebbe garantire al blog una certa autonomia almeno fino tutto novembre.  
Più difficile è stata questa volta la caccia agli argomenti da inserire in questo nuovo episodio di "Traditi dalla fretta", appuntamento bimestrale con tutto ciò che annoto sulla mia wish-list libraria e non solo. Colpa mia perché, anche se è vero che in estate le case editrici rallentano la produzione, a questo giro ho dedicato davvero zero minuti del mio tempo al mondo social, con la sola eccezione di... Instagram.

martedì 29 agosto 2023

Gli occhi dentro

Secondo appuntamento con le notti horror ossidianiche di questa calda estate 2023 e seconda proposta cinematografica pescata nel marasma delle produzioni meno note del panorama giallo italiano. Dopo “La casa con la scala nel buio” di Lamberto Bava, presentato qui a metà luglio, passiamo oggi la fiaccola olimpica a un altro grande maestro del cinema horror a basso costo, ovvero il compianto Bruno Mattei, un nome che è tutto un programma. Basterebbe d’altra parte gettare uno sguardo alla sua filmografia per rendersi conto dell’abilità con la quale Bruno Mattei ha saputo sfruttare filoni cinematografici vincenti a suo esclusivo vantaggio: “Strike Commando” (1987), giusto per fare qualche esempio, è una pellicola che richiama il quasi omonimo film con Arnold Schwarzenegger (“Commando”, 1985) ma che ricalca clamorosamente “Rambo 2 La vendetta” (1985) di George Pan Cosmatos; il curioso “Terminator 2” (1989), che anticipa di quattro anni l’omonimo (e ufficiale) film di Cameron (1991), è una furbetta operazione commerciale, esplicitamente volta ad attirare i fan di Schwarzy più ingenui; “Zombi 3”, iniziato da Lucio Fulci (altro grande manipolatore), ma completato da Mattei, è un altro esemplare esercizio di sfruttamento di un filone vincente; e anche questo “Gli Occhi dentro” (1994), come vedremo tra breve, in tutto questo sudiciume non è da meno.

martedì 18 luglio 2023

La casa con la scala nel buio

Siamo infine arrivati al decimo anno di Notte Horror, il tradizionale appuntamento estivo che tiene incollati ai blog milioni di followers da tutta Italia. Sembra ieri che tutto questo ha avuto inizio, grazie all’iniziativa di un pugno eterogeneo di scribacchini del web con in comune la passione per il cinema horror fin de XX siècle, un tipo di cinema che non c’entra nulla con l’omonimo movimento culturale europeo (fra l’altro di un secolo antecedente), ma che si concentra più che altro sul suo opposto, ovvero l’ignoranza più becera in termini di creatività e di mise en place
Ho già raccontato numerose altre volte (almeno dieci, ma mi sa di più) che questa iniziativa venne alla luce con il proposito di omaggiare le omonime notti televisive della nostra fanciullezza, ma quello che forse non tutti sanno (o non si ricordano, o fingono di non ricordare) è che non fui io il creatore di tutto l’ambaradan. Oggi è facile pensarlo perché sono anni (giusto quei nove) che mi sono fatto carico di tutto lo sbatti dell’organizzazione, ma la vera origine va ricercata in due fanciulle da blog (una delle quali è ancora qua in giro) che ebbero la fatale intuizione mentre degustavano un gelato sul lungomare di Pietra Ligure in un lontano tardo pomeriggio d'estate. Ora, più prosaicamente si stavano solo scrivendo su una chat, ma l'immagine di Pietra Ligure al tramonto mi pareva più romantica. 

lunedì 10 luglio 2023

The Bastard Contadine

Giusto questa mattina stavo frugando nelle directory dei miei vecchi hard-disk per vedere se in qualcuno di essi poteva esserci rimasto un po’ di spazio (quando si è in vacanza di solito si scattano milioni di fotografie senza pensare che poi c’è il problema dell’archiviazione). Non avevo voglia di precipitarmi su Amazon per comprarmi un nuovo supporto di memoria, considerato che 1) occupa spazio, 2) costa e 3) tanto alla fine la roba buttata lì dentro finisce per essere dimenticata. 
Frugavo nei vecchi hard-disk, stavo dicendo, e in uno di essi, in mezzo ad una montagna di file di ogni genere, ho trovato un vecchio cortometraggio che avevo scaricato non so quando e non so da dove. Sicuramente la sua presenza risale alla preistoria di internet, tempi in cui l’accesso a certe multimedialità non era affatto scontato. Oggi le piattaforme di streaming si sono moltiplicate e, tutto sommato, anche la fibra fa il suo dannato giusto lavoro, ma molti anni fa tutto quello che avevo era una chiavetta internet super-lenta e tanta, ma tanta, pazienza. Quel cortometraggio, di cui ovviamente non avevo conservato alcuna memoria, è l’opera prima di tal Lucas Pavetto, giovane regista italiano (ma di origini argentine) oggi noto per lavori più che discreti come “The Perfect Husband” (2014) e “Alcoholist” (2016). 

lunedì 3 luglio 2023

Traditi dalla fretta #36

Eccoci finalmente in luglio, senza ombra di dubbio il mio mese preferito, sia perché è in luglio che cade il mio compleanno, sia perché è il mese dove posso finalmente girare nudo per casa, sia perché è il mese in cui solitamente amo prendermi una vacanza dalla monotonia del lavoro e della vita quotidiana.
Infatti, mentre il mio corpo astrale sta scribacchiando questa introduzione ad un nuovo capitolo di "Traditi dalla fretta", il mio corpo fisico se ne sta comodamente sdraiato su una sdraio, con nel mirino solo cose essenziali come bagni di sole e di mare. La vacanza, nel momento in cui questo post si autopubblica, volge purtroppo già al termine, ma meglio non pensarci. E comunque, anche se breve, è la vacanza di cui il mio fisico aveva bisogno, dopo due interi anni di lavoro continuativo e senza sosta. Mi prenderò ancora qualche giorno ad agosto, pur senza muovermi da Milano, e mi dedicherò a cose fondamentali come il blog, la famiglia e il riposo, non necessariamente in quest'ordine.
Oggi vi lascio, come dicevo, con l'abituale rassegna "Traditi dalla fretta", nel quale non sono certo le novità a mancare: abbiamo, tra l'altro, la presentazione delle tradizionali Notti Horror blogghesche, che occuperanno larga parte del palinsento di questo e di altri blog (eccezionalmente quest'anno parteciperò con due post) e abbiamo anche la presentazione delle Notti Horror cartacee di Acheron Books, che vi invito a recuperare. Ma andiamo al sodo....

lunedì 26 giugno 2023

The book of love and pain

"Le mie foto non mi hanno portato da nessuna parte. Ciò che mi sembra più importante è l'arte come dialogo, il fatto di provocare una conversazione." (Slawomir Rumiak) 

Finalmente le nuvole di questo anomalo giugno milanese si squarciano e riescono a dare spazio al caldo infernale che piace a me. Ammetto di essere stato a lungo preoccupato, per via delle vacanze estive già prenotate per questo fine mese, ma con un po' di fortuna dovrei riuscire ad arrostirmi ferocemente al sole come previsto. 
Purtroppo il caldo non è il miglior ingrediente per la realizzazione di buoni post. Recupero quindi una delle mie decine di bozze di post iniziate e mai completate, e provo a vedere se riesco a farne saltare fuori qualcosa di buono. Ne trovo una che ha come protagonista un tizio di nome Slawomir Rumiak, un fotografo polacco i cui scatti, per i motivi che capirete a breve, avevano attirato la mia attenzione qualche tempo fa. 
Sławomir Rumiak è fotografo, videomaker e disegnatore. Nato nel 1972 a Bielsko-Biala, città situata nel sud della Polonia, precisamente in quella storica regione geografica dell'Europa Centrale nota come Slesia. Laureatosi nel 1999 presso l'Accademia di Belle Arti della vicina Katowice (che all'epoca faceva ancora parte dell'Accademia di Cracovia), Rumiak ottenne il riconoscimento internazionale molto presto, addirittura quando era ancora studente. 

lunedì 19 giugno 2023

Orizzonti del reale (Pt.38)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Chi tra di voi ha avuto modo di leggere l'articolo precedente, sa che conclusi dicendo che non sarebbe stato nelle mie intenzioni addentrarmi in considerazioni sui vari mezzi che l’uomo ha mai inventato per raggiungere la trascendenza. Affermai anche che la meditazione, non essendo un processo intellettuale, non può essere compresa con l’intelletto, ma si può soltanto farne esperienza. 
Per ricollegarmi a quanto detto, oggi apro con una piccola parentesi: Maharishi si distacca dalla tradizione buddhista e dai suoi Maestri perché non considera il desiderio come un ostacolo al progresso spirituale, bensì un mezzo essenziale per la sua completezza – il che gli valse l’accusa di voler incoraggiare l’edonismo e spiega, forse, la grande attrattiva generata da questo guru nei confronti dei Fab Four e di molte grosse celebrità degli anni ‘60 e ‘70. 

lunedì 12 giugno 2023

Les Garçons Sauvages

Pensando a quale film inserire nel secondo articolo della rubrica “Obsploitation Visions”, ho avuto una specie di folgorazione: quel film doveva essere “Les Garçons sauvages” (“The Wild boys”), il primo lungometraggio del regista francese Bertrand Mandico, un film svanito perlopiù nell’oblio dopo l’apparizione a Venezia nell’ambito della “Settimana Internazionale della Critica” nel 2017. Se infatti mi diceste che non lo avete mai neppure sentito nominare, non ne sarei poi troppo stupito. Credo che le ragioni siano essenzialmente due, anzi tre. 
Mandico è un personaggio non famosissimo in patria, ancor meno in Italia, nonostante il passaggio a Venezia e la partecipazione alla rassegna “Altre Visioni” di Torino nel dicembre dello stesso anno. In secondo luogo, “Les Garçons sauvages” appartiene al filone del fantastico pur non essendo cinema d’intrattenimento, pertanto non ha un suo pubblico di riferimento: se dovessi descriverlo, direi che somiglia a un’avventura marinaresca “à la Stevenson” e a un racconto di formazione senza rientrare pienamente in nessuna delle due categorie. Di certo non è un film per famiglie, e non è possibile, quindi, accostarlo a opere come quelle del franchise dei “Pirati dei Caraibi”: la violenza nel film di Mandico è più percepibile, secondo me, anche se l’atmosfera surreale in gran parte la camuffa, ma, soprattutto, anche se è dinamico e ricco d’azione, sa intrattenere ma non diverte (non se le vostre aspettative sono riposte in personaggi accattivanti e dalla battuta facile, che schivano pallottole o sciabolate facendo acrobazie degne di un circense).

lunedì 5 giugno 2023

Orizzonti del reale (Pt.37)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Era il 2016 quando pubblicai il mio primo articolo su Timothy Leary. Gli approfondimenti su Terence McKenna sono più recenti, ma comunque datati, il che ha fatto sì che io sia ancora qui oggi, dopo diversi anni, a ripartire da queste due figure. Non dubito che questo possa diventare noioso, per qualcuno, eppure c’è ancora qualcosa da dire, anche perché credo di dover ancora dare un riscontro alle giuste osservazioni che nel tempo sono state fatte sotto forma di commento alle varie puntate di OdR
Spero mi perdonerete se, dopo tutto questo tempo, riprendere il filo del discorso sarà così difficile, per voi, tanto quanto per me lo sarà seguire un filo logico lineare e ineccepibile. In breve, Leary e McKenna menzionarono sette stati di coscienza, avvalorando la tesi che l’esperienza mistica sia causata da un funzionamento alterato del cervello; e poiché è risaputo che entrambi si siano ispirati alla mistica orientale, va detto che anche la Meditazione Trascendentale (MT), tra le altre, opera questa suddivisione in sette stati. 

lunedì 29 maggio 2023

Confessioni di una maschera #11 (Manoscritto trovato tra le pagine di un libro di Seichō Matsumoto)

Confessioni di una Maschera”, piccola collezione di ricordi sparsi buttati lì senza un filo logico, è una rubrica che avevo iniziato ormai quasi cinque anni fa con lo scopo di esorcizzare la temuta ricorrenza del mio cinquantesimo compleanno. Non è stata, lo ammetto, una rubrica alla quale ho dedicato una quantità esagerata del mio tempo (una media di due post all'anno è infatti piuttosto ridicola), ma talvolta mi è capitato di utilizzarla nei momenti di assenza di particolare ispirazione oppure, in pochi altri casi, per pura coincidenza, dopo aver recuperato qualcosa che ritenevo fosse andato perduto, come ad esempio quella frase ritrovata scritta in una mia vecchia agenda che (lo avevo dimenticato) si era poi rivelata essere un estratto da una vecchia canzone di Robert Smith e soci.

lunedì 22 maggio 2023

Tokyo Express

Tre sono le cose che, a mio parere, caratterizzano i migliori noir. Primo: il rigore nella cura dei dettagli, meravigliosamente assemblati come tessere di un mosaico cretese. Secondo:  la capacità introspettiva. Terzo: l’ambientazione, fosse pure la Bassa padana, deve catturare l’attenzione; se, per il lettore, non è esotica, deve perlomeno sembrarlo, perché, inutile dirlo, c’è un intrinseco legame tra i personaggi (e i loro gesti, moventi, sospetti) e l’ambiente.
Seichō Matsumoto, il “Simenon giapponese”, sa certo destreggiarsi molto bene fra questi tre aspetti ma, quanto al secondo punto, direi che in generale gli autori giapponesi, a prescindere dal genere, sono maestri nell’introspezione psicologica. 
Nei giorni scorsi ho terminato il suo “Ten to Sen” a tempi di record come non mi capitava da tempo, e oggi sono già qui a parlarne. In Italia, la prima edizione Mondadori si intitolava “La morte è in orario”, mentre quella Adelphi del 2018 è stata rinominata “Tokyo Express”, gergo militare (così i marines statunitensi definivano la stupefacente precisione della marina militare giapponese durate la Seconda Guerra Mondiale) che allude all’ingranaggio criminale così ben oliato che nel libro rende le indagini lunghe e farraginose. Io per abitudine avrei definito una tale perfezione un funzionamento da orologio svizzero (e vedrete poi proseguendo nella lettura quanto il paragone sia azzeccato), ma, sì sa, i giapponesi sono un po’ gli svizzeri d’Oriente, quindi va bene lo stesso. 

lunedì 15 maggio 2023

Red Eye (Death Train)

Kim Dong-bin è un regista coreano che in carriera non ha fatto moltissimo, praticamente quattro cose in croce a distanza di un lustro una dall’altra. Della sua opera d’esordio (Ring Virus, 1999), abbiamo casualmente già parlato in passato anche qui sul blog (era, per farla breve, quel superfluo remake sudcoreano di “Ring” di Hideo Nakata). L’ultimo suo lavoro, passato anche questo quasi inosservato, è stato invece "The Sleepless” (2012), uno dei tanti film in cui assistiamo a un piccolo gruppo di persone che si svegliano in una stanza chiusa senza alcun ricordo di come sono arrivate lì. 
Ma non è questo ciò di cui volevo parlare oggi, bensì del lungometraggio più noto di Kim Dong-bin, noto al punto che ho scoperto qualche giorno fa che è stato addirittura inserito nel nostro catalogo Prime Video, un luogo dove molto raramente film asiatici che non siano i soliti tre trovano terreno fertile.
Eppure questo titolo, tutto sommato nemmeno tra i migliori del vasto panorama horror coreano, è riuscito a farsi spazio con le unghie e con i denti, merito forse di un selezionatore attento a un certo tipo di cinema o, più ragionevolmente, merito dei bassi costi dei diritti d’autore legati a questo film.

lunedì 8 maggio 2023

Il morbo di Haggard

Erano i capei d’oro a l’aura sparsi che ’n mille dolci nodi gli avolgea, e ’l vago lume oltra misura ardea di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi; e ’l viso di pietosi color’ farsi, non so se vero o falso, mi parea: i’ che l’esca amorosa al petto avea, qual meraviglia se di sùbito arsi? (Francesco Petrarca, Il canzoniere) 

Erano anni ormai che intendevo cimentarmi con la lettura di Patrick McGrath, autore britannico che conoscevo per una manciata di racconti, uno dei quali recensito con entusiasmo anche qui sul blog secoli addietro. 
L’impresa di recuperare McGrath non era tra le più difficili, visto che nella mia polverosa libreria sono già presenti quasi tutti suoi titoli, già letti a apprezzati da mia moglie nel corso degli anni. 
Volendo iniziare ad affrontarne la corposa bibliografia, mi è quindi bastato chiedere consiglio alla mia preziosa "dolce metà". 
Da dove iniziare? La risposta, arrivata di getto nel giro di tre secondi, è stata “Dr. Haggard's Disease”, ovvero “Il morbo di Haggard” come è stato tradotto da Adelphi nel 1999, pochi anni dopo la sua prima pubblicazione inglese. 
Di Adelphi, per la cronaca, ne ho contate almeno sei diverse edizioni, chiaro sintomo dell’enorme successo di vendite che quest’opera ha raccolto in questi ultimi vent’anni.

lunedì 1 maggio 2023

Traditi dalla fretta #35

Anche maggio è arrivato e, mentre le giornate si fanno finalmente più calde e riaffiora in me una sensazione di positività dopo le pene invernali, giunge puntuale come il treno di una linea metropolitana giapponese una nuova puntata di "Traditi dalla fretta", appuntamento ormai imprescindibile con le novità in ambito prevalentemente (se non esclusivamente) letterario. 
L'esperimento di pubblicare sul blog solo una volta la settimana, di lunedì, sta in parte funzionando: se da un lato ne ricavo po' più di respiro, dall'altro lato non ho potuto fare a meno di notare un sensibile crollo delle visualizzazioni del blog che, se fino a dicembre poteva, nel suo piccolo, vantare una media quasi sempre superiore alle 500 visualizzazioni al giorno, a partire da gennaio tale numero, con poche rare eccezioni, non ha mai superato quota 100. Potrebbero esserci mille altri modi per spiegare questo fenomeno (come per esempio la mia assenza dai social), ma la coincidenza temporale mi lascia credere che una buona parte della colpa sia dovuta proprio alla riduzione della mia attività. Servirebbe a questo punto una controprova, ma la farò magari più avanti in autunno. La nuova frequenza di pubblicazione andrà avanti così sicuramente fino ad allora, nell'attesa di trovare nuovi stimoli che mi consentano di ragionare su nuovi progetti e, chissà, magari anche di rispolverare progetti esistenti lasciati in sospeso. Ci sarà il solito periodo di chiusura estiva, che quest'anno ho deciso di anticipare a cause delle vacanze programmate nelle due settimane a cavallo tra giugno e luglio, ma di questo non voglio parlare adesso per scaramanzia. Meglio concentrarsi su "Traditi dalla fretta".

lunedì 24 aprile 2023

Under the Silver Lake

"Gli antichi egizi si limitavano a seppellire i morti nelle loro piramidi. Noi ci abitiamo". (Thibaut De Castries) 

Ecco un altro film scoperto abbastanza per caso lo scorso weekend, mentre cercavamo, io e la mia signora, qualcosa di diverso dai soliti generi che vanno per la maggiore qui a casa nostra. In realtà non sono sicuro che sia stata una scelta totalmente casuale, visto che quella sera, quando ho finito di fare le mie cose e mi sono buttato sul divano, stavano già scorrendo i titoli di testa. C’è sempre, voglio dire, la possibilità che la scelta di mia moglie sia stata molto più consapevole di quanto io creda, ma si tratta una sottigliezza sulla quale non ho perso tempo a indagare.
Complice, come dicevo, il weekend, mi stavo così accingendo ad affrontare un minutaggio non convenzionale (139 minuti) e, devo essere sincero, avevo già in prospettiva una ronfata epocale. Non è andata così, perché mi sono trovato ad assistere a un film tra i più incredibili di questa prima metà dell'anno. Ma meglio partire dall’inizio. 

lunedì 17 aprile 2023

Un trittico in giallo

“O! My Jaunetic Muse! Bring me the words to describe Your majesty!” (Yellow Death, DS Davidson) 

Dopo solo poche settimane dall’articolo in due parti dedicato a uno dei racconti più inquietanti del ciclo canonico chambersiano, ovvero “Nella corte del drago” (vedere qui e qui), ritorniamo a bomba sulla sibillina frase “È una cosa spaventosa cadere nelle mani del Dio vivente!" in esso riportata, che avevamo riconosciuto come una citazione del Nuovo Testamento, e più precisamente della “Lettera agli Ebrei” (versetto 10:31).
Ho dato subito per scontato che una frase di tale impatto sarebbe stata sicuramente rintracciabile anche negli scritti di altri autori, e così, senza perder troppo tempo, mi sono gettato alla ricerca di nuovo materiale. Non è stato facile, ma alla fine qualcosa è saltato fuori ed eccomi qui a relazionarvi.
Nell’ormai lontano 2007 fu presentata una pubblicazione indipendente, ormai abbondantemente esaurita e pertanto non più ordinabile, dal titolo “The King in Yellow: an anthology”, a cura di DJ Tyrer (che abbiamo già conosciuto qui). L’opera, dall’aspetto piuttosto casalingo e composta da una cinquantina di pagine in formato A4 tenute insieme da un semplice dorsino di plastica, includeva brevi racconti, poesie e illustrazioni ispirate ai miti di Hastur. Impreziosita da un racconto di Robert W. Chambers (“Il paradiso del profeta”, ndr) e da una poesia senza titolo di Lin Carter, l’antologia includeva opere provenienti da un vasto sottobosco di noti e meno noti scrittori del fantastico, tra cui un certo DS Davidson, l’autore sul quale ci concentriamo oggi.

lunedì 10 aprile 2023

Un giorno questo dolore ti sarà utile

“Volevo solo un posto dove stare solo. Per me è un bisogno primario, come l’acqua e il cibo, ma ho capito che non lo è per tutti. […] Io mi sento me stesso solamente quando sono solo. Il rapporto con gli altri non mi viene naturale, mi richiede uno sforzo.” (Peter Cameron, Someday This Pain Will Be Useful to You)

Ritorniamo a parlare di Peter Cameron a solo pochi mesi dalla recensione, qui sul blog, di “Cose che succedono la notte”, romanzo del 2020 che avevo letto più che altro, e non faccio fatica ad ammetterlo, perché ipnotizzato dal titolo.
Sapevo benissimo, mentre lo leggevo con rara avidità, che il mio destino di lettore si sarebbe presto incrociato con quello che universalmente è acclamato come il suo capolavoro. Sto parlando di “Someday This Pain Will Be Useful to You”, che Adelphi ha tradotto, in maniera indiscutibilmente letterale, come “Un giorno questo dolore ti sarà utile”.
Molti autori, inclusi i contemporanei, si sono posti il problema di confrontarsi con protagonisti alienati. L'alienazione totale è sempre difficile da descrivere, anche se Beckett ci era andato piuttosto vicino, e il giovane James Sveck, protagonista di questo classico di Cameron, non fa eccezione.

lunedì 3 aprile 2023

Si torna a parlare di riti, magie nere e segrete orge nel Trecento

ARTICOLO PUBBLICATO SU
IL 12 LUGLIO 2015

Anche oggi, come era successo altre volte in passato, mi è venuta voglia di rituffarmi in  quel passato glorioso che vedeva il sottoscritto fare la spola tra due blog, questo e il mitologico Obspolitation, creatura dalla vita breve ma in grado di regalarmi parecchie soddisfazioni. L'ipotesi di gestire due blog oggi è lontana millenni luce e davvero non riesco a capacitarmi di cosa mi avesse spinto allora in quella coraggiosa direzione. 
Frugando tra le pagine virtuali di Obsploitation ho ripescato una mia vecchia recensione di un film pazzesco, talmente pazzesco, brutto, mal girato e mal recitato da farmi quasi venir voglia di riguardarmelo, per puro spirito masochistico.
Certo, direte voi, su questo blog non sono mai mancate recensioni di film assurdi, ma in quasi tutti quei casi era sempre la noia a farla da padrona. Al contrario, questo “Riti, magie nere e segrete orge nel Trecento”, il cui titolo nulla a che fare con il suo contenuto, se guardato con lo spirito giusto, può diventare quasi divertente. Divertente perché stupido in ogni suo fotogramma, come leggerete tra breve qui di seguito o, ancora meglio, come leggerete (e ve lo consiglio) nella brillante analisi che di questo film fece anni fa la buona Erica de Il Bollalmanacco di cinema, che con grande entusiasmo colse il mio suggerimento, si avventurò nella visione e dedicò al film una delle sue più taglienti recensioni.

lunedì 27 marzo 2023

Nella corte del drago (Pt.2)

Riprendiamo oggi discorso interrotto la scorsa settimana. C'era un particolare significativo nel finale del racconto preso in esame che non poteva non attirare la nostra attenzione. Il riferimento è a una frase apparentemente molto semplice che sentiamo sussurrare dal Re in Giallo in persona: "È una cosa spaventosa cadere nelle mani del Dio vivente!". Si tratta di una frase dal significato piuttosto criptico, ma che i più attenti avranno forse riconosciuto come una citazione del Nuovo Testamento, rintracciabile, per chi volesse andare a verificare, nella “Lettera agli Ebrei” (versetto 10:31). 
L'espressione "Dio vivente" o "Iddio vivente", per quanto possa sembrare bizzarra, ricorre spesso nella Bibbia e ha un significato che ben si desume dal contesto. Nella maggior parte dei casi essa esprime la superiorità del Dio di Israele (vivente, e quindi esistente) nei confronti degli idoli adorati dai pagani (morti, e quindi inesistenti), che sono “dèi di legno e di pietra, i quali non vedono, non odono, non mangiano, non annusano” (Deuteronomio, 4:28) e che, proprio per questo, sono irreali, inesistenti, in poche parole “non vivi”.

lunedì 20 marzo 2023

Nella corte del drago (Pt.1)

Stendi le tenebre e viene la notte: in essa si aggirano tutte le bestie della foresta; ruggiscono i giovani leoni in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo. Sorge il sole: si ritirano e si accovacciano nelle loro tane. (Salmo 104: 20-22)

Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli. Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. Di quanto peggiore castigo pensate che sarà giudicato meritevole chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza, dal quale è stato santificato, e avrà disprezzato lo Spirito della grazia? Conosciamo infatti colui che ha detto: A me la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. È terribile cadere nelle mani del Dio vivente! (Ebrei 10: 26-31) 

lunedì 13 marzo 2023

L'isola dei morti e la filosofia mistica della conoscenza. Intervista con Fabrizio Valenza

Solo qualche settimana fa avevamo pubblicato qui sul blog una recensione al romanzo "L'isola dei morti" di Fabrizio Valenza, titolo che, come avevamo sottolineato, rimanda al poema sinfonico che Sergej Rachmaninov compose fra il 1907 e il 1908, e  a sua volta ispirato alla serie di dipinti che Arnold Böcklin, realizzò tra il 1880 e il 1886. 
In tale occasione non esitai a definire il romanzo come "il compimento di un viaggio iniziatico" di 
personaggi sospesi fra il piano naturale e quello soprannaturale, ovvero fra il regno dei vivi e quello dei morti. L'aspetto forse più curioso della questione è che, cosa per me piuttosto atipica, il mio interesse per quel romanzo non è andato scemando dopo la pubblicazione dell'articolo. Anzi, nonostante molti passaggi fossero piuttosto chiari, e nonostante fossi riuscito casualmente a cogliere alcuni elementi, volutamente celati dall'Autore nel testo, che ne tradiscono la genesi, molte sono rimaste le questioni aperte, le domande alle quali non ho saputo rispondere o, molto più banalmente, le curiosità che non ho soddisfatto.
La soluzione che ho trovato a questo piccolo grande problema è la più semplice: andare direttamente alla fonte. Ho scritto quindi a Fabrizio Valenza, il quale si è dimostrato ben disposto a svelare tutte le sue carte. Quello che segue è il testo integrale della mia intervista a Fabrizio che, come vedrete, non è assolutamente priva di sorprese. Buona lettura!

lunedì 6 marzo 2023

Traditi dalla fretta #34

Siamo già a marzo ed è tempo di una nuova puntata di "Traditi dalla fretta" , appuntamento bimestrale con le ultime novità letterarie (non solo letterarie, nell'idea che mi ero fatto all'inizio, ma nella pratica siamo finiti per parlare solo di quelle).
Il blog, come avete notato, continua per la sua strada e la soluzione di pubblicare un solo post alla settimana, il lunedì mattina, mi consente di respirare un po' di più. Tornare a frequenze più alte, come d'altra parte accadeva in un passato non troppo remoto, oggi mi sembra un'ipotesi delirante e non penso di cambiare idea, almeno fino al giorno in cui andrò in pensione, evento che, salute permettendo, mi permetterebbe di tornare a pigiare con forza sull'acceleratore. Purtroppo (o per fortuna) la pensione è ancora piuttosto lontana e, inter nos, non è nemmeno così certa, perlomeno dal punto di vista economico. Ci stavo pensando proprio nei giorni scorsi, quando ho realizzato che tra poco, esattamente a metà aprile, avrò completato il mio trentacinquesimo anno di lavoro dipendente "a libri". Un traguardo che, quando iniziai, mi sembrava irraggiungibile e che, anzi, immaginavo rappresentare la conclusione definitiva delle mie fatiche. Ovviamente le cose sono andate diversamente e i vari governi che si sono succeduti in questi 35 anni, un poco alla volta, hanno spostato il traguardo sempre più in là. Oggi la simulazione che, malauguratamente, ho fatto sul sito dell'INPS mi avverte che devo "impazzire" per altri tredici anni (qualcosa in meno se, come è probabile, deciderò di farmi andar bene l'anticipata) e ciò non mi rende affatto allegro, anche perché da qui al 2036 può succedere ancora di tutto. Meglio non pensarci, o forse è addirittura meglio fare finta che non esista un traguardo da raggiungere. Ancora meglio evitare di illudersi che una vita di contributi possano un giorno generare qualcosa di vagamente simile a un assegno mensile, perché quella è proprio fantascienza pura. 

lunedì 27 febbraio 2023

The Goat Man: la storia di un film perduto o forse mai esistito

Questo che oggi sto scrivendo è un post strano. Strano, ma non nel senso di anomalo, visto che altre volte mi sono trovato a indagare su faccende strane e misteriose; questo post è strano nel senso che tutto ciò che vi ruota attorno è strano, a partire dalla sua genesi. Oggi parliamo di un film, o per meglio dire di un film che dovrebbe essere tale ma che forse nemmeno lo è. Confusi? Anch'io, ed è per questo che ho bisogno di scriverne: magari riesco anch'io a chiarirmi le idee.

lunedì 20 febbraio 2023

Aroused

Capita alle volte di scovare quasi per caso piccoli film. Si tratta di film a cui a un’occhiata superficiale daresti poco e niente, ma per qualche strano motivo decidi offrire loro una chance, magari per via della locandina accattivante, dell’attore protagonista o magari, molto più semplicemente, per via del minutaggio ridotto, che richiede un impegno limitato e che ti consente quindi di sbatterti a letto a un’ora decente in vista della levataccia del giorno successivo. 
In mezzo a tutti questi esperimenti di visione capita talvolta, ahimè piuttosto raramente, che salti fuori qualcosa in grado di smentirti e che ti faccia venire addirittura voglia di scriverci un articolo per il blog. 
È il caso di “Aroused”, film del 1966 scritto e diretto da Anton Holden, un tizio che dietro la macchina da presa ha trascorso in realtà pochissimo tempo, da giovane, preferendo poi dedicarsi alla scrittura con risultati non sempre fortunati (come racconta sul suo sito, il suo primo libro, "Prince Valium", un saggio audace sulla dipendenza dalla droga e sulla guerra dei sessi, si tirò subito addosso l’odio feroce delle femministe americane). 

lunedì 13 febbraio 2023

Astonishing Fantasy Tales #1
(con un'intervista a Fabio Larcher)

E fu così che una sera di inizio febbraio mi ritrovai a vagare svogliatamente nel social network più noto di tutti i tempi, croce e delizia di qualche miliardo di utenti sulla faccia della terra. Sono perfettamente conscio che quella malefica piattaforma altro non è che un crogiolo di tutte le peggiori meschinità umane, ma ciò non trova riscontro (o perlomeno raramente lo trova) nei pochi gruppi di letteratura "strana" a cui sono iscritto, gruppi in un solitamente trovo spunti di lettura, curiosità che mi permettono in un secondo momento di popolare la rubrica "Traditi dalla fretta" o, non di rado,  nomi o realtà di vario genere che ritengo possa valere la pena seguire. Uno di questi nomi è Fabio Larcher.
Non esattamente uno sconosciuto, visto che frequentare con assiduità un numero ristretto di gruppi consente di guadagnare una reciproca familiarità con buona parte degli iscritti, ma Fabio non era nemmeno uno con cui mi si sono mai intrattenuto più di tanto. Almeno fino a poco tempo fa.
La molla che mi ha spinto a inviargli un messaggio privato è stata la presentazione del primo numero di "Astonishing Fantasy Tales", una nuova rivista la cui copertina potete ammirare qui accanto. Da vecchio amante di letteratura fantastica, quella che per intenderci ha avuto origine un secolo fa in quei vecchi periodici da edicola, non potevo che spalancare gli occhi come in un'estasi mistica e cercare il più in fretta possibile di saperne di più. Indizi ce n'erano pochi, visto che fino a qualche giorno fa questo nuovo progetto era ancora in attesa del varo (oggi invece è disponibile, e lo trovate su Amazon), così mi sono permesso di andare direttamente alla fonte. Ciò che ne è venuto fuori è stato un gustoso scambio di messaggi in chat, dai quali è scaturita l'intervista che vi offro qui di seguito. Buona lettura!
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