lunedì 27 giugno 2022

Il libro di Monelle

Incontrai Monelle mentre vagavo nella pianura, e lei mi prese per mano. Non aver timore, disse, sono io e non sono io; ci ritroveremo di nuovo e ci perderemo; e un’altra volta ancora verrò in mezzo a voi. Pochi infatti mi hanno vista e nessuno mi ha capita. E tu ti dimenticherai di me e poi mi riconoscerai e ancora mi dimenticherai. E Monelle disse ancora: ti voglio parlare delle piccole prostitute e tu conoscerai il principio delle cose. (Marcel Schwob, il libro di Monelle).

Secondo la scarna pagina che gli dedica la Wikipedia italiana, Marcel Schwob fu uno "scrittore di stile innovativo" il cui nome "è ricordato fra i grandi della letteratura francese come Stéphane Mallarmé, Octave Mirbeau e André Gide". Può essere che il redattore di quella pagina abbia ritenuto conveniente sintetizzare la questione con parole abbastanza ovvie (nel senso che sono parole che potrebbero ben adattarsi a qualsiasi scrittore francese), ma la realtà è che Marcel Schwob oggi non è affatto ricordato al pari di tali autori; anzi, direi piuttosto che, perlomeno al di fuori del suo paese, non è ricordato affatto. E ciò nonostante sia ormai assodato che due grandi autori della letteratura moderna abbiano preso molto più di una semplice ispirazione da un paio di libri di Schwob: in "Mentre morivo" (1930) di William Faulkner e in "Storia universale dell'infamia" (1935) di Jorge Luis Borges è facile ritrovare i temi affrontato rispettivamente ne "La crociata dei bambini" (1896) e in "Vite immaginarie (1896)". Non solo: anche "Il libro di Monelle" (1894), argomento del post di oggi, sarebbe stato ampiamente saccheggiato da André Gide per "I nutrimenti terrestri" (1897), episodio che fece particolarmente infuriare il nostro eroe. 

lunedì 20 giugno 2022

Aspettando le cose perdute

Mentre là fuori il caldo si fa ormai soffocante e la voglia di mettersi a scrivere sul blog comincia a scemare, c'è qualcuno dalle parti di Roma che sta pensando a noi e, tra una bibita ghiacciata e una doccia gelata, nel momento esatto in cui io mi sto lamentando delle temperature sta lavorando senza sosta per realizzare una nuova interessante opera horror. 
Sto parlando ovviamente di Luigi Parisi, un ospite ormai fisso di questo blog, capace di allietare e allo stesso tempo terrorizzare innumerevoli notti di Halloween. 
Luigi Parisi, per quei pochi marziani che ancora non lo sapessero, è un regista con esperienza pluridecennale con lavori realizzati e distribuiti attraverso i principali network-broadcaster italiani ed esteri. È il regista della saga “L’Onore e il Rispetto”, venduta in oltre settanta paesi nel mondo, delle serie “Il Bello delle Donne”, premiata con il Telegatto, delle serie “Il Peccato e la Vergogna” menzionata al Roma Fiction Festival di Roma e di “Caterina e le sue Figlie”, acquistato come format in Francia. Luigi Parisi è però anche un grande appassionato di horror e, tra un successo commerciale e l'altro, si diletta, attraverso la casa di produzione Darkside Entertainment (istituita ah hoc per supportare questa sua passione), a realizzare brevi ma intensi cortometraggi in grado di competere con i grandi maestri del genere. È un grande privilegio che Parisi, da qualche anno a questa parte, abbia scelto questo piccolo blog di provincia per presentare in anteprima i suoi lavori e, se siamo qui oggi a parlarne, il motivo è esattamente quello che state immaginando: qualcosa di nuovo sta per arrivare.

lunedì 13 giugno 2022

The Shock Labyrinth

A poche settimane di distanza dal post su "Marebito", senza ombra di dubbio il punto più alto della carriera "extra-grudge" di Takashi Shimizu, torniamo con quello che a tutti gli effetti rappresenta l'espressione più bassa del suo cinema, ovvero quel "Shock Labyrinth" (2009) giunto in Italia due anni più tardi con l'opinabile titolo di "The Shock Labyrinth: Extreme 3D", forse a sottolineare il fatto che di estremo c'è il livello di noia che, mi viene da aggiungere, un imbarazzante 3D riesce ulteriormente ad amplificare. Sarà bastata sicuramente questa introduzione a convincere la maggior parte dei lettori del blog ad abbandonare la lettura; a quei pochi che sono rimasti, la mia promessa è di essere breve e di concentrarmi solo sugli aspetti più interessanti.
La trama ruota attorno a un gruppo di amici d'infanzia che condividono un tragico e oscuro segreto legato a un episodio del passato di cui pare abbiano perso tutti l'esatta memoria. L'antefatto vede il gruppo intrufolarsi in un edificio abbandonato, sito all'interno di un luna park, alla ricerca di brividi facili.

lunedì 6 giugno 2022

Da donna a strega: madre o strega

L'INTRODUZIONE SI TROVA QUI

Lascia ch’io pianga la mia cruda sorte. (Rinaldo, Georg Friedrich Händel) 

Antichrist” di Lars von Trier (2009) è uno dei miei film preferiti. I movimenti di macchina, il colore, il sonoro sottolineano benissimo i mutamenti di umore – e l’orrore – che variano e raggiungono via via nuovi livelli d’intensità, Charlotte Gainsbourg e Willem Dafoe ci regalano un'interpretazione magistrale, e si esplorano territori a me congeniali con coraggio e grande libertà. Soprattutto, questo non è solo un film ampiamente sottovalutato ma anche, secondo me, frainteso dai più. 
Antichrist” parla del dolore e del senso di colpa, certo, ma anche di qualcos’altro. Qualcosa che ha parecchio a che fare con il tema di questa serie di post, e non a caso ho deciso di affrontarlo proprio ora che, con l’articolo precedente, siamo finalmente giunti a quello che considero il nodo cruciale del discorso, ovvero l’identificazione della donna con la madre e lo squilibrio che segue la rottura di questa inevitabile equazione. Non prendete quindi questo post come una recensione del film, ma solo come una serie di pensieri sparsi che finalmente trovano uno spazio nel blog.
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