venerdì 28 ottobre 2016

Il nido

Per il secondo anno di fila eccomi qui a parlare del festival del cinema di Locarno, sebbene la mia proverbiale reattività ha finito per fare uscire questo articolo con due mesi e mezzo di ritardo.
Sulla manifestazione in sé non ho nulla da dire, perché purtroppo ho visto ben poco: come l’anno scorso, potendomi fermare solo una notte la mia è stata una vera e propria toccata e fuga. E anche se da quanto ho letto è stata un’edizione sotto tono, vi confesso che un piccolo rimpianto ce l’ho, soprattutto perché dei due film che ho visto il primo è francamente da dimenticare. Non è però mia abitudine fare recensioni negative, quindi passerò direttamente a parlare del secondo, vale a dire “Il Nido” di Klaudia Reynicke, una coproduzione fra Svizzera e Italia, che è il vero oggetto di questo post.
Il film (girato in italiano) racconta la storia di Cora, neodiplomata che ritorna al paese natio (il borgo fittizio di Bucco, in Svizzera) per una sorta di “anno sabbatico” durante il quale darà una mano nell’attività di famiglia. Grazie all’incontro con Saverio, ritornato in paese dopo molti anni per vendere il rustico di famiglia e, forse, per cercare una tardiva vendetta, scoprirà un segreto che riguarda un crimine avvenuto in paese e rimasto occultato per ben quarant’anni. Questo film per me era francamente un punto interrogativo. Sulla carta la trama sembrava interessante, ma… un film coprodotto dalla Rai? Ce n’era abbastanza da farmi storcere il naso (lo so, sono prevenuto), ma per fortuna tutti i miei timori sono stati fugati a pochi minuti dall’inizio per merito di una storia interessante, di attori perfettamente in parte (alcuni, delle comparse, sono i veri abitanti del paese in cui è avvenuta la maggior parte delle riprese), di scenari allo stesso tempo meravigliosi e sinistri.

domenica 23 ottobre 2016

Quel che ho capito di Stranimondi

Jacques prese la fiasca, e la consultò a lungo. Il suo padrone tirò fuori l’orologio e la tabacchiera, vide che ora era, prese la sua presa di tabacco, e Jacques disse: — Ora mi sembra di vedere il destino meno nero. Ditemi dove ero rimasto. (Jacques il fatalista e il suo padrone, Denis Diderot, 1773) 

Ho passato gran parte del mio tempo libero, nel corso dell'ultima settimana, a curiosare su blog e social i vari reportage su Stranimondi, la manifestazione che non serve che vi spieghi che cos'è. Ho visto foto, ho letto commenti, ho assistito qua e là a quelle piccole polemiche che sono ormai normalmente inevitabili, in questo come in qualsiasi altro piccolo avvenimento quotidiano. La maggior parte delle cose che ho visto e che ho letto mi sono sembrate espressione di grande attenzione e grande lucidità su un fenomeno letterario, quello di cui si fa portavoce Stranimondi, decisamente inconsueto, se paragonato alle tendenze mainstream da cui siamo circondati. 
In particolare porto come esempio le accurate analisi di Massimo Citi e di Andrea Viscusi che, con qualche piccola riserva, posso tranquillamente dire di condividere, ma faccio anche riferimento a interventi molto più "di pancia" come quello di Davide Mana o dell'inossidabile Nick Parisi
Ho deciso quindi di scrivere due righe anch'io sull'argomento, senza in realtà la presunzione di aver qualcosa di nuovo o di interessante da dire.

mercoledì 19 ottobre 2016

Tutto inizia da O

Tutto è iniziato in realtà all'inizio di marzo, almeno per quanto mi riguarda. Alcuni di voi forse si ricorderanno di quel post abbastanza anomalo per i miei standard con il quale annunciavo l'apertura delle iscrizioni per il XII Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico organizzato dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare
Oggi, praticamente sette mesi dopo tale segnalazione, e praticamente a pochi giorni dalla partenza del Lucca Comics, torno sull'argomento per chiudere virtualmente quel cerchio che avevo iniziato. 
Quella segnalazione, una delle poche se non credo l'unica apparsa in tanti anni di blogging, è stata una simpatica eccezione alla regola non scritta che vorrebbe che da queste parti non si parlasse di nulla a scatola chiusa. Tecnicamente le cose non andarono esattamente in quel modo: scorrendo infatti la lista dei vincitori delle edizioni precedenti, notai la presenza di nomi piuttosto interessanti nel panorama del fantastico italiano e, conoscendone tra essi diversi, decisi che valeva senz'altro la pena promuover un'iniziativa che poteva in qualche modo produrre dei risultati interessanti. È andata davvero così? Su questo punto potremo tornare solo in un secondo tempo. Oggi intanto possiamo iniziare a fare i primi nomi. 
Prima di tutto però cominciamo con lo svelare la copertina dell'antologia che ne è risultata, la cui grafica è firmata da Valeria De Caterini e il cui titolo prende il nome dal racconto vincitore del trofeo, Maurizio Ferrero. Una vittoria sicuramente non facile visto che quest'anno si sono messi in gioco qualcosa come quattrocento candidati.

domenica 16 ottobre 2016

...e Lillie sparì nella notte (Pt.3)

Image Credits: NY Nat'l Police Gazette 1887
LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

I motivi che portarono all’arresto di Dixon Cowie non furono però le voci che avevano ormai preso a circolare con sempre maggior decisione. Non fu nemmeno il particolare del suo repentino, per alcuni provvidenziale, trasferimento in un'altra città, comportamento che in molti ritennero equivalere a una fuga. Ciò che convinse gli inquirenti fu invece una clamorosa quanto inaspettata confessione.
Lo stesso giorno, comunque, la polizia procedette a un secondo arresto. Questa volta le manette scattarono ai polsi di Thomas B. McQuaid, studente di medicina all’università di New York, ex cittadino di Webster e rampollo di una delle famiglie più potenti della contea.
L’accusa era ovviamente una delle più infamanti: omicidio di primo grado nei confronti della diciannovenne Lillie Hoyle, con la quale McQuaid avrebbe avuto una relazione l’anno precedente.
Come erano giunti i detective alla clamorosa svolta? Alice Hoyle, che per tutti era la povera sorella inconsolabile, decisa a liberarsi dell’insopportabile peso del rimorso si era recata alla stazione di polizia con una nuova, incredibile versione dei fatti. Dimenticate quindi tutto ciò che vi ho raccontato finora: la verità, secondo la nuova versione dettata da Alice Hoyle, era molto diversa. Una verità secondo la quale Lillie Hoyle, la sera dei tragici fatti, non era affatto uscita dalla sua stanza per recarsi in bagno e poi sparire per sempre. Il 1 settembre 1887 è la data in cui un complotto pianificato da tempo ebbe il suo apice e quindi nulla, in base a quanto raccontò Alice Hoyle, accadde per caso (a parte forse il tragico epilogo).

giovedì 13 ottobre 2016

...e Lillie sparì nella notte (Pt.2)

Image Credits: New York National Police Gazette 1887
LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Col particolare che la giovane Lillie Hoyle potesse aver nascosto per oltre sette mesi una gravidanza, la stampa ovviamente andò a nozze.
Vennero immediatamente battute le piste più scomode, quelle che invadevano nel profondo l’intimità della ragazza. Nonostante tutti gli scossoni, la reputazione di Lillie sembrava tuttavia inossidabile: come molti ragazzi della sua età, la diciannovenne aveva molti amici e amiche, ma l’unica persona alla quale era davvero intimamente legata era la sorella Alice, al fianco della quale, nel suo tempo libero, non mancava mai di apparire. 
Evidentemente l’opinione pubblica gradiva molto di più razzolare nel torbido della vita della giovane vittima, e fu così che il dito indice finì inevitabilmente per essere sollevato contro Alice Hoyle, rea non solo di negare di essere stata perfettamente a conoscenza della gravidanza della sorella, ma anche di sapere molto più di quanto non avesse ammesso sino a quel momento. È davvero possibile che Alice Hoyle potesse essere a conoscenza di particolari riguardanti la vita sentimentale di Lillie e tacerli, pur sapendo che l’identità di un eventuale fidanzato segreto, a lei sola confidata, avrebbe potuto rapidamente instradare gli investigatori sulle tracce del killer? Oppure dietro il suo silenzio si celava qualcosa di più, magari qualcosa di mostruoso, difficile da accettare e da affrontare? Oppure ancora Alice intendeva, con il suo continuo negare, proteggere se stessa o qualcuno a lei caro?

lunedì 10 ottobre 2016

...e Lillie sparì nella notte (Pt.1)

Image Credits: New York National Police Gazette 1887
Avrebbe potuto rimanere avvolta nel tepore delle sue coperte e trattenere la pipì fino alla mattina, ma Lillie Hoyle, in quella tragica notte del 1 settembre 1887, decise di affrontare i primi pungenti freddi di fine estate per recarsi al bagno che, come era tipico nelle abitazioni dell’epoca, era situato all’esterno dell’edificio principale. La sorella Alice decise di non attenderla e, lasciandosi vincere dalla stanchezza accumulata nel corso della giornata precedente, si voltò nel letto e cadde rapidamente in un sonno profondo. Non l’avrebbe mai più rivista. La mattina seguente Alice si alzò e si preparò in fretta per la giornata che l’attendeva senza fare granché caso all’assenza della sorella. Valutando frettolosamente che Lillie si fosse alzata prima di lei, Alice uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle. Solo in tarda serata, una volta rientrata, Alice ebbe chiara l’inaccettabile verità: Lillie non aveva affatto dormito nel suo letto e quelli che erano i suoi effetti personali, l’orologio e i pochi gioielli, erano ancora sul comodino là dove li aveva posati la sera prima. Cosa successe a Lillie Hoyle in quella sera di inizio settembre a pochi passi dalla sua abitazione di Webster, nel Massachusetts? Alice Hoyle attese la risposta per tutta la vita, ma inutilmente. Oggi, quasi 130 anni dopo, i fatti di quella notte restano ancora avvolti nel mistero. 

martedì 4 ottobre 2016

Above your head lays a...

Che strana sensazione è quella di riprendere a ottobre il filo del discorso che avevo lasciato interrotto prima dell'estate. Il lungo speciale appena terminato, che ha interamente occupato il mese di settembre, è stato in un certo senso un prolungamento della lieta stagione di "fancazzismo blogghesco" (visto che tutti i contenuti erano stati preparati con buon anticipo) e temo che non sarà così facile riprendere gli abituali ritmi di programmazione. Dovrò trovare comunque il modo di uscire dal dolce torpore in cui mi sono immerso, anche se non so ancora in che modo. L'arrivo dell'autunno non mi sarà certo d'aiuto, considerato che noi plantigradi amiamo il letargo e che la prospettiva del grande freddo mi azzera letteralmente la riserva di energie. Il post che mi accingo a scrivere oggi, che lascia forse un po' trasparire una sensazione di scazzo, mi serve per dare una prima fiammata alla caldaia, sperando che poi tenga autonomamente per tutta la durata dell'inverno.
Qualcosa è cambiato nel blog, come avrete senz'altro notato: è cambiata la grafica là in cima, il cosiddetto header è ora nuovo di zecca e, credeteci o no, ci ho lavorato sopra per ore nelle scorse settimane. Lo avrei fatto comunque, visto che erano almeno tre anni che non rinfrescavo le pareti del blog. Il motivo che mi ha spinto a farlo proprio adesso è stato l'aver notato che il vecchio header era stato saccheggiato da ignoti e utilizzato altrove (ve ne avevo già accennato a fine agosto, come certo ricorderete). Non potendo far nulla se non masticare amaro, ho deciso di recidere rapidamente e definitivamente ogni collegamento con la vecchia grafica e voltare pagina.
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