domenica 23 ottobre 2016

Quel che ho capito di Stranimondi

Jacques prese la fiasca, e la consultò a lungo. Il suo padrone tirò fuori l’orologio e la tabacchiera, vide che ora era, prese la sua presa di tabacco, e Jacques disse: — Ora mi sembra di vedere il destino meno nero. Ditemi dove ero rimasto. (Jacques il fatalista e il suo padrone, Denis Diderot, 1773) 

Ho passato gran parte del mio tempo libero, nel corso dell'ultima settimana, a curiosare su blog e social i vari reportage su Stranimondi, la manifestazione che non serve che vi spieghi che cos'è. Ho visto foto, ho letto commenti, ho assistito qua e là a quelle piccole polemiche che sono ormai normalmente inevitabili, in questo come in qualsiasi altro piccolo avvenimento quotidiano. La maggior parte delle cose che ho visto e che ho letto mi sono sembrate espressione di grande attenzione e grande lucidità su un fenomeno letterario, quello di cui si fa portavoce Stranimondi, decisamente inconsueto, se paragonato alle tendenze mainstream da cui siamo circondati. 
In particolare porto come esempio le accurate analisi di Massimo Citi e di Andrea Viscusi che, con qualche piccola riserva, posso tranquillamente dire di condividere, ma faccio anche riferimento a interventi molto più "di pancia" come quello di Davide Mana o dell'inossidabile Nick Parisi
Ho deciso quindi di scrivere due righe anch'io sull'argomento, senza in realtà la presunzione di aver qualcosa di nuovo o di interessante da dire.
Il mio è il parere di uno di quelli che oggi si definiscono "lettori puri", un tizio che ogni tanto scribacchia cose sul blog, ma che non ha aspirazioni di alcun tipo se non quella di riuscire a leggere, rosicchiando quarti d'ora qua e là, i lavori dei suoi "piccoli idoli". 
Questa è stata la mia seconda esperienza da visitatore a Stranimondi. Un visitatore forse anomalo visto che, come lo scorso anno sono arrivato, ho salutato qualche amico, ho lasciato giù i miei cento euro in cambio di qualche libro, e me ne sono andato senza assistere a nessuna delle tante iniziative di contorno. Mi sarebbe piaciuto, lo ammetto, rimanere di più e partecipare a qualche incontro con gli autori ma, vuoi per il caldo soffocante, vuoi per la mia idiosincrasia nei confronti dei luoghi eccessivamente affollati, così non è stato. Probabilmente se fossi rimasto avrei speso anche di più di quello che ho speso, ma diciamo pure che questo è un fattore secondario, visto che nel corso dell'anno le occasioni per spendere non è che mi manchino. 
Sono state ad ogni modo un paio d'ore brevi ma intense, trascorse vagando da un espositore all'altro in compagnia della mia dolce metà, anche lei completamente incantata da questo mondo di favola. Non a caso la dedica di Ramsey Campbell sulla mia preziosa copia de "L'ultima rivelazione di Gla'aki" se la è accaparrata lei. Da parte mia rimpiango di non aver pensato di portarmi dietro quella mia edizione vintage de "La bambola che divorò sua madre" e farmi autografare quella (che poi tanto "mia" non è, visto che "La bambola" lo aveva comprato lei quando ancora non ci conoscevamo). 

Un paio d'ore intense, stavo dicendo, curiosando in giro pressoché in incognito. Non avendone necessità, infatti, non ho nemmeno valutato l'ipotesi di munirmi della classica collanina arancione (non che questo potesse servirmi a uscire dall'anonimato, visto che il mio nome non credo dica niente a nessuno), anche se non è escluso che un altr'anno me ne possa dotare. Anche perché, da parte mia, ho apprezzato molto l'opportunità di leggere tutti quei nomi appesi al collo degli addetti ai lavori, nomi che ho sentito pronunciare talmente tante volte, sui blog e sui social, dal poterli ormai considerare quasi persone di famiglia. 
Come certamente avrete capito dall'entusiasmo che, ne sono certo, sono riuscito a far trasparire dalle mie parole, l'esperienza del sottoscritto a Stranimondi è stata decisamente positiva. Ma questa positività non è solo una cosa mia: questa positività mi è stata trasmessa da tutti coloro che, al di qua e al di là dei banchetti, stavano condividendo con me quell'incredibile esperienza. 
Ho letto invece a posteriori che diversi dubbi sarebbero sorti sull'efficacia di questa manifestazione, dubbi sulla location, dubbi sulla comunicazione. Probabilmente molti di quei dubbi sono fondati, ma non sta a me mettere il becco in tecnicismi sui quali sicuramente altri hanno già sbattuto la testa. In fondo sono solo un tizio che guarda tutto da fuori, un tizio che ha assistito solo al lato piacevole della manifestazione, senza avere alcuna percezione di ciò che accade nel back office. Non sono a conoscenza di inciuci o di scazzi, se mai ce ne sono stati, così come non so quanto è costato (e a chi è costato) questo giochetto. 

Su un paio di cose invece vorrei esprimere la mia opinione, e per farlo mi svesto dei panni dell'appassionato e indosso quelli del professionista che ha alle spalle, in trent'anni di carriera lavorativa, un centinaio di fiere vissute da espositore. Nulla a che vedere con la letteratura ma, come si dice, tutto il mondo è paese. 
1) Si dice che il pubblico al quale si abbevera questo tipo di narrativa sia un po' troppo in là con gli anni e che, prima o poi, per una questione puramente matematica, questo mercato scomparirà. Questa cosa la si diceva già negli anni Settanta/Ottanta, quando già si pensava con nostalgia alla cosiddetta "epoca d'oro della fantascienza", quella che nacque nella prima metà degli anni Cinquanta sulla scia dell'entusiasmo con cui si guardava alla conquista dello spazio e ai dischi volanti, ma in fondo potrebbe ancora essere solo una questione di prospettiva. O di proporzioni. 
Sono passati altri quarant'anni, ma la fantascienza è ancora materia di discussione. È vero che "Urania" oggi vende meno di quanto vendeva vent'anni fa coi soli abbonamenti, ma è anche vero che, nonostante tutto, lo zoccolo duro non è mai venuto a mancare. L'età del lettore non è, a mio parere, motivo di preoccupazione. Semplicemente è quello il target. Non significa che non si rinnoverà. 
Prendete il Salone del Camper di Parma o il Nautico di Genova: non troverete molti adolescenti. Il camperista è piuttosto avanti con gli anni e non serve che ve ne spieghi il motivo. Anche la Fiera della Caccia di Vicenza, tra tutte forse la manifestazione più estrema come età media del visitatore, continua a fare numeri da record. Eppure anche lì non si può certo dire che il futuro sia roseo, considerato che pare non vi sia ricambio generazionale. 
2) Si dice che i "lettori puri" non esistono più e che la narrativa fantastica si nutre solo di se stessa (addetti ai lavori che comprano libri di altri addetti ai lavori) con la prospettiva di auto-fagocitarsi e scomparire in un big-crunch leggendario. Questa analisi potrebbe essere corretta e lo proverebbe il fatto che, come me, erano molto pochi coloro che si aggiravano senza il famigerato badge arancione. In realtà, per poter confermare questa cosa, servirebbe conoscere nel dettaglio i numeri della manifestazione. Visitatori? A colpo d'occhio tutti sono concordi (io anche) che si è superato il record dell'edizione precedente, ma nella pratica non credo si possa confermare visto che il sottoscritto, che per esempio è entrato senza badgeare, non è rilevabile a fini statistici. 
La conferma può solo venire dagli espositori che potrebbero, per esempio, dirci come sono andate le vendite rispetto all'anno precedente. Ma non sarebbe ancora abbastanza. Sarebbe forse più interessante sapere come è andato il sell-out nel corso dell'anno e quanta di quella "ciccia" si può ricondurre a Stranimondi. Si potrebbe fare anche un confronto anno su anno e verificare se la tendenza è paragonabile al mercato editoriale preso in generale. Ovviamente, non essendo io qualificato per farlo, me ne astengo. Posso piuttosto dire che il fatto che vi siano tanti scrittori/editori che comprano opere di altri scrittori/editori non è affatto, a mio parere, un segnale negativo. 
In quanti altri settori accede la stessa cosa? Avete mai visto come si pongono l'una con l'altra le grandi aziende nel mercato Mobility o nel mercato ICT? Non credo che qualcuno possa partire dallo stand Nikon per andarsi a comprare una Canon. Sarò anche un ingenuo, ma per me vedere tanta gente, appassionati, scrittori, addetti ai lavori, pubblicare sui propri profili social le immagini dei propri bottini libreschi pare un gran bel segnale per il futuro.

29 commenti:

  1. In questi giorni mi sto spulciando i resoconti dei blogger su StraniMondi e ti ringrazio della tua "versione" e dei link che hai postato.
    Spero che l'evento smuova un po' le acque e faccia venire a galla un po' di lettori nuovi ;-)

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    1. La manifestazione è ancora giovane ma ha tutti i numeri per farlo. Il tempo sarà un buon giudice.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Io che ho vissuto in diretta, da lettore, il boom della fantascienza nell'Italia degli anni '70 posso dirti che i lettori di SF erano allora di tutte le età e moltissimi erano i giovani (lo ero uno di loro). Secondo me non è più così perché la scienza attuale offre più possibilità di sognare di quante ne offrisse la fantascienza allora. Lo stesso discorso vale per le prospettive di trasformazione sociale o politica. Quel futuro che allora sembrava così lontano ed estremo adesso appare solo a un passo da noi. Non a caso oggi è il fantasy a funzionare da "bene rifugio", con la sua assenza di progresso tecnologico, sociale e politico. Certo questo non vale per il famoso zoccolo duro, composto di quelli (sempre meno però) che con la fantascienza ci sono cresciuti.
      Oltre a quelle da te citate, altre categorie senza ricambio generazionale sono gli appassionati di ippica e i frequentatori dei circoli ARCI ;-)

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    2. Quello che dici è vero. Considera però che anche Jules Verne sembrava "lontano ed estremo" quando scriveva di sottomarini e di viaggi sulla luna. Negli anni di cui parli, con l'Apollo 11 ormai alle spalle, i confini della fantascienza si sono allargati. Mi piacerebbe poter pensare che sarà ancora così...

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    3. Oggi tutto è distopia, toni cupi e sfiga. Non è che il mondo circostante offra occasioni di grandissimo ottimismo. Spero sempre che salti fuori qualcosa che improvvisamente cambi le carte in tavola, purché non sia una catastrofe ;)

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    4. Piccole o grandi catastrofi ne abbiamo già abbastanza. Una in più non sarebbe poi una grande rivoluzione.

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  3. Quest'anno come Cliquot non abbiamo partecipato perché non avevamo titoli di genere nuovi. Mi sono letto il tuo resoconto e anche quello degli altri con attenzione. Sono contento che la manifestazione stia crescendo, c'è molto impegno dietro e si vede. Anche l'anno scorso, secondo me, c'erano un po' le stesse problematiche, solo che, è chiaro, più gente partecipa e più si notano.
    Per il prossimo anno contiamo di partecipare!
    Federico

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    1. Appena arrivato ho cercato subito il banchetto Cliquot per poterti conoscere finalmente di persona. Pazienza. Ci riproveremo l'anno prossimo. Immagino sia dipeso anche dal fatto che la "svolta cartacea" di Cliquot non si sia ancora del tutto compiuta, no?

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  4. Sai come la penso, non a caso ho scritto un commento di pancia. Riguardo alle impressioni a posteriori ritengo che ci saranno senpre voci a dissenso ma concordo sulle tue opinioni sulle altre manifestazioni e sull' età media dei partecipanti.

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    1. I commenti di pancia sono forse quelli che più di altri, in certe occasioni, fungono da cartina di tornasole. ^_^

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  5. Il mio intervento non voleva essere distruttivo, spero si sia compreso, ma soltanto carico di dubbi su un un futuro letterario tuttora in gioco. Stranimondi è una bella iniziativa, anche se ha grossi limiti di spazio e di luogo, e sono convinto che se condotta altrove avrebbe maggior successo, ma resta il dato di fatto dell'età media dei partecipanti, che ne fa una via di mezzo tra un a convention di protagonisti del settore e un incontro aperto a tutti. Inevitabile pensare, ricordando l'ultima esplosione di successo degli anni '70, che il vero problema sia il tipo di futuro che ci attende, sul quale pochi hanno voglia di riflettere.

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    1. Ho compreso benissimo il senso del tuo discorso e, in fin dei conti, è molto più probabile che sia la tua visione, tra le tante, quella corretta... In fondo tu questa cosa la vivi "da dentro".
      Tra l'altro l'immagine della gente in "licenza provvisoria da Zuckerberg" che hai suggerito è piuttosto azzeccata...

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  6. E forse è davvero questo quello che conta, no?
    Che la gente abbia trovato opere, abbia incontrato gente.
    Ogni manifestazione ha le sue problematiche, la ha Lucca Comics figurarsi eventi un po' più piccolini...
    Ma i problemi ci sono perché si fa qualcosa^^

    Moz-

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    1. Sì, è questo quello che conta. Perlomeno è quello che conta per me, che della narrativa fantastica ne usufruisco da consumatore.

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  7. Io non sono un appassionato di SF, però credo che la minor diffusione del genere rispetto al passato, quantunque palpabile, non sia mai stata così "minore" al punto da pregiudicarne l'esistenza.
    Ovviamente si tratta solo di una mia percezione personale non suffragata da dati e numeri.

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    1. Tra l'altro Stranimondi non è solo fantascienza. Stramimondi è anche fantasy, horror, weird... Ecco, forse il vero problema è nelle etichette....

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    2. Sicuramente. "Alien" è solo SF o anche horror? "Star wars" è solo SF o ha anche elementi del fantasy? E si potrebbe continuare...

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    3. Horror? Fantasy? Ma quali poi? Esistono mille sottogeneri anche per quelli. Ne sento nominare di nuovi ogni giorno….

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  8. Se non fossi un'artista disoccupata, ci avrei pensato io a mandare avanti l'economia del settore :D

    Da persona "non addetta ai lavori" che c'è stata, posso dire che avete ragione sul luogo (troppo piccolo e affollato) ma per il resto è stato interessante. Mi piace la fantascienza, ma ho letto solo libri molto vecchi (comprati dai miei quando erano giovani) e non so nulla delle novità, a parte quei libri di cui parlate voi blogger che leggo.
    Mi sono sentita anche un po' "fuori posto", ma forse quello dipendeva dall'essere insieme a gente che conosceva tutto e tutti... Devo trovare degli accompagnatori ignoranti come me, per l'anno prossimo ;)

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    1. Beh, dai, non è necessario conoscere tutto e tutti per godere di queste giornate, specialmente se quello che hai visto ti è parso anche vagamente interessante. E poi ci siamo rivisti, un piccolo particolare da non sottovalutare… ^_^

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    2. Mi avete rivista non ammalata, particolare da non sottovalutare per niente, perché la volta precedente ero più morta che viva ^^"

      Non è necessario conoscere tutto e tutti, infatti io ero venuta per scoprire qualcosa di nuovo, cosa che infatti è accaduta. La vostra vicinanza mi ha fatto sentire un pochetto ignorante, ma prendetelo come un complimento: vuol dire che siete dei fini conoscitori del genere :)

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    3. Accettiamo il complimento ma non lo meritiamo. L'unico vero esperto del nostro gruppo era il BVZN !

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  9. Anche io ho letto molto su questa manifestazione, non sono un grande appassionato del genere, soltanto e semplicemente un lettore occasionale. Posso però dire che tutto ciò lo trovo commovente, è bello vedere quanto cuore c'è in tutto ciò. Per me la letteratura è letteratura, i generi contano poco. Mi sento vicino a tutti voi.

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    1. Le passioni finiscono per farci fare le cose più strane: uno si va a infilare in un posto stretto, caldo e affollato e poi racconta anche in giro che è stata una figata. Bisognerebbe passare questi nostri articoli attraverso uno scolino…

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  10. La mia impressione, dietro lettura dei post dedicati a Stranimondi, è che sia andata piuttosto bene.
    Ci sono molte osservazioni che si possono fare circa numeri e fruitori del genere... intanto che sarebbe bene piantarla con i generi (o etichette) stessi. E valutare che i lettori oggi si dividono in varie specie :D Alcune troppo poco curiose e legate al prodotto-libro (vedi mode del momento sia in quanto a generi assurdi, sia in quanto a possibili versioni cinematografiche che fanno da traino e molto altro). Altre tipologie, come quelle del lettore puro e dell'uber-lettore, non è che non leggano fantasy, weird,ecc., semplicemente leggono anche i classici o la saggistica, per dire. Non si può pensare all'esclusività, non bisognerebbe che ci fossero tanti muri ad ogni livello (lettore, scrittore, editore, canali pubblicitari) per ciò che riguarda la lettura.
    Sono discorsi puramente teorici, lo so bene. Ma il rischio è quello che suggerisce Elisa Elena poco sopra: sentirsi "fuori posto". Bisogna che nessuno si possa sentire così, sempre che interessi veramente evitare l'autoreferenzialità. Perché se io leggo un romanzo sci-fi, senza avere il background forte su questo genere, non potrò certamente aver competenze e autorevolezza di chi di quel settore si nutre. Bisognerebbe puntare sull'arricchimento reciproco e non su chiusure (ero iscritta a un gruppo Fb sulla sci-fi: sono scappata :O Ma anche da tutti gli altri gruppi mono-tematici eh XD).
    Per finire, come ho già scritto dall'amico Citi, speriamo che ciascun lettore sappia scegliere che cosa leggere, costruendo da sé un proprio percorso.

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    1. Trovare la quadra è sempre difficile. Da una parte i gruppi tematici sono auto-referenziali, spesso in maniera anche molto talebana, dall’altra parte i gruppi generalisti tendono a oscurare ciò che non sviluppa i feedback richiesti. Il discorso non è limitato alla letteratura: esistono talebani dappertutto, nella politica, nello sport, nel lavoro. Il problema è che oggi tutti parlano ma nessuno ascolta, ed è proprio su questa tendenza che si basano i cosiddetti social, che di social, lasciami dire, in realtà non hanno proprio niente.

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  11. Rimango fuori dal discorso più serio per dirti che mi sarebbe molto piaciuto incrociarvi! Purtroppo sono potuta passare soltanto domenica. Sarà per la prossima :)

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    1. Sì, ci saranno di sicuro altre occasioni! Non sapevo nemmeno che er riuscita ad andarci, almeno finché non ti ho vista nel video di Gerundio Presente... by the way: mi è piaciuto molto come hai argomentato la scelta di Desolation Road... ^_^

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