Torna dopo una lunghissima assenza un nuovo appuntamento con la famigerata
rubrica Obsploitation Extreme, un agghiacciante spazio dedicato a recensioni di film destinati ai
soli titolari di stomaci d’acciaio. Da non confondere con la rubrica quasi gemella “Obsploitation
Vomit”, che ne è la variante più malsana, “Obsploitation Extreme” ha ospitato in passato cosettine
leggere come "A serbian film" (per citare uno dei titoli più famosi) e varie forme di marciume ero-
guru.
È proprio verso quel tipo di marciume che ci dirigiamo oggi, con l’intento di capire se c’è un
limite al peggio oppure se il peggio deve ancora arrivare. Ma partiamo dal regista.
Il regista è nientemeno che Naoyuki Tomomatsu, autore di quel “Rape Zombie: Lust of the Dead”
che abbiamo recensito a fine marzo proprio qui sul blog.
Avevo accennato, in quell’articolo, al fatto
che mi sarebbe piaciuto parlare un giorno anche dei suoi titoli più famosi, per cui mi sono detto
“perché non farlo subito?” Mi sono quindi messo a spulciare nella sua filmografia alla ricerca di
qualcosa su cui provare a imbastire un articolo decente, quando l’occhio mi è caduto
malignamente su uno dei primissimi titoli della sua produzione. E quella è stata la mossa che ha
svoltato, almeno per oggi, il destino del blog.