venerdì 17 gennaio 2025

Si riparano macchine del tempo e altri racconti dal XXX Trofeo RiLL

E per il terzo anno consecutivo la programmazione del blog di gennaio, escludendo il rituale appuntamento con Traditi dalla Fretta, pubblicato la scorsa settimana, parte con il tradizionale appuntamento con i racconti del Trofeo RiLL, giunto ormai, udite udite, alla sua trentesima edizione. La formula, come già altre volte ho riferito, è sempre la stessa dal 1994, anno in cui venne bandito per la prima volta il concorso letterario omonimo per il miglior racconto fantastico, i cui primi cinque classificati finiscono dritti sull'
annuale antologia "Mondi incantati" curata dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare ed edita da Acheron Books.
Numeri ancora una volta importanti (anche se non da record) anche per l'edizione 2024, che ha visto all'opera oltre 300 autori e autrici per un totale di 412 racconti dati in pasto ai selezionatori. Ciò che ne è uscito è ancora una volta un prodotto di notevole qualità nel quale, anche con tutta la buona volontà, si fatica a trovare punti deboli.
L'antologia in questione prende il titolo dal racconto vincitore "Si riparano macchine del tempo" di Mauro Longo, autore messinese (ma croato di adozione) già piuttosto noto nella piccola cerchia del fantastico nostrano per una trentina di racconti e per i romanzi "Decameron dei morti" (Origami Edizioni), "Guiscardi senza gloria" (Acheron Books) e "Il fabbricante di spettri" (RW Edizioni). Nella carrellata odierna partirei quindi da questo. 

Ammetto di non aver mai letto nulla di Longo, nonostante il suo nome mi sia passato spesso sotto il naso girovagando sui social o curiosando tra le proposte degli editori che negli anni lo hanno pubblicato. Credo anche di aver sfogliato più volte "Guiscardi senza gloria" visitando lo stand Acheron nelle varie manifestazioni milanesi alle quali ho partecipato, ma la mia personale avversione per il dark fantasy mi ha impedito di scavare oltre la superficie. Ecco quindi che l'averlo trovato sul gradino più alto del podio in un concorso che seguo ormai assiduamente da anni non può per me che essere un'occasione per capirne qualcosa di più. A posteriori posso solo dire che l'impatto è stato decisamente positivo, e non solo perché il tema del viaggio del tempo è un sempreverde nella mia libreria, ma anche e soprattutto per l'approccio originale del suo Autore e per la capacità di chiudere nei tempi stretti di un racconto quanto avrebbe benissimo potuto occupare duecento pagine. 

L'incipit è uno di quelli che catturano subito l'attenzione del lettore, specialmente di quei lettori (che immagino siano una buona maggioranza) che hanno trascorso in gioventù intere estati a scervellarsi sui rompicapi de "La settimana enigmistica". Mi sono anche sorpreso a immaginare, visto che il racconto vincitore verrà tradotto in inglese e spagnolo, la difficoltà dello sventurato traduttore nel riuscire a rendere un concetto strettamente legato alla cultura pop italiana come il "Quesito con la Susi". Ma come arriviamo ai viaggi nel tempo da un settimanale di cruciverba? Semplice: il protagonista ne possiede intere annate, tutte fresche di stampa come se fossero state acquistate in edicola il giorno prima (cosa che infatti è). L'idea di per sé è già piuttosto stimolante: viaggiare nel tempo per acquistare pubblicazioni da edicola, oggi rare o introvabili, al tempo della loro uscita. Personalmente mi fionderei senza pensarci due volte nel 1952 per acquistare "Le sabbie di Marte", la mitica prima uscita di Urania a sole 150 lire, ma ognuno di noi sicuramente ha in mente cose altrettanto sfiziose. Il protagonista di "Si riparano macchine del tempo" ha anche lui progetti molto più ambiziosi di qualche capatina in edicola, e come spesso accade in questo genere di letteratura la logica del guadagno ha la sua predominanza. Curiosamente però non si tratta di vincere facile alla lotteria (cosa che forse io proverei anche a fare), ma di tentare di recuperare pezzi originali con i quali effettuare con successo riparazioni per altri ritenute impossibili. Inutile dire che il prezzo da pagare è molto alto.

Un secondo posto che va decisamente stretto a "Gallina vecchia fa buon brodo" di Francesco Ceffa, un distopico che per certi versi strizza l'occhio a "La ballata di Narayama" di Shichirō Fukazawa, un racconto giapponese risalente agli anni ‘50 del quale abbiamo parlato giusto il mese scorso qui sul blog. Siamo qui in un futuristico 2048 dove ha preso piede l'usanza di utilizzare le persone anziane come ingrediente principale in alcuni ristoranti specializzati che pare ormai in città vadano per la maggiore. Un modo come un altro per liberarsi del peso sociale di chi, per mere ragioni anagrafiche, non è più produttivo. L'equivalente dei preparativi per "andare alla montagna", nel racconto di Francesco Ceffa lo ritroviamo nella messa all'ingrasso dei candidati, perché è fin troppo chiaro che da un vecchietto tutto pelle e ossa non ci si ricava poi molto. Ma c'e ovviamente chi cerca di ribellarsi a questa pratica discutibile.
"Il pianto d'argento degli ulivi" di Alessandro Izzi è una favoletta che va in scena all'epoca dell'emigrazione di massa degli italiani verso il nuovo mondo. Una famiglia di Gaeta è pronta a partire, ma Giuseppina, la madre del piccolo Aristide, con il quale la donna aveva un rapporto decisamente speciale, viene a mancare per via di un'imprevista febbre malarica. Il destino sembra aver deciso diversamente per la famiglia, ma a quel punto forse tanto vale partire lo stesso. Una storia di ricongiungimento familiare post-mortem che affonda le sue radici nelle vecchie leggende di paese.


Il reggiano Matt Briar propone "Tir Blu Klein", un horror kinghiano legato al mondo del trasporto pesante. Cosa fareste se vi incaricassero di guidare un autoarticolato su un percorso ad anello per otto ore di seguito senza mai fermarvi? E senza nemmeno scendere al di sotto dei 26 km orari? Certo, qualche breve sosta al semaforo dovrebbe essere inevitabile, così come dovrebbe essere naturale concedersi una pisciatina lato strada se proprio proprio uno non ne può fare a meno. Ma se si può evitare è sempre meglio farlo, anche perché rimanere un secondo di troppo sotto la velocità minima è estremamente pericoloso. Almeno così vi hanno detto, senza nemmeno spiegarvene il perché. Ma quel che è peggio è che non vi hanno nemmeno detto cosa è contenuto in quel container là dietro, non removibile e non apribile.
Giuliano Cannoletta, pisano, chiude la rassegna degli Autori premiati con "Per le vie di Bonzo-Khan", racconto dalle vaghe atmosfere "blade-runneriane" (così almeno me le sono immaginate io). Siamo ancora una volta dalle parti dei viaggi nel tempo, ma in misura diciamo così ridotta. Brevi viaggi all'indietro, anche di pochi minuti, indotti da una nuova droga che qualcuno ha iniziato a immettere sul mercato, tra bettole e locali equivoci nelle via di Bonzo-Khan. Ma sono veri viaggi nel tempo? E, se lo sono, quali vantaggi se ne possono trarre?

Una sezione dell’antologia è dedicata a SFIDA, il concorso che RiLL riserva agli autori/autrici giunti almeno una volta in finale al Trofeo. Con SFIDA, RiLL chiede ai partecipanti di scrivere un racconto fantastico che rispetti uno o più vincoli stabiliti di volta in volta. Il tema di SFIDA 2024 (e dei suoi racconti) è stato, come d'altra parte largamente prevedibile, il numero 30 (in onore del trentesimo compleanno del RiLL) e l'ambientazione notturna.
Cinque i testi selezionati, tra i quali "Il treno per le stelle" di Alessio Di Lallo è per distacco il mio preferito. Immaginate un treno in viaggio di notte tra Milano e Palermo. Immaginate che non sia il solito notturno che collega il nord e il sud, dove pochi fortunati dormono nelle cuccette e la maggioranza trascorre dodici ore di noia osservando le luci oltre il finestrino. Immaginate che non ci sia alcuna luce che interrompe l'oscurità del paesaggio, perché non c'è più alcun paesaggio oltre il finestrino. Tutto è andato distrutto. Restano solo macerie e palazzi sventrati. E questo a causa di un'intelligenza artificiale che ha avuto la geniale idea di giocare un brutto scherzo all'umanità. Ma da qualche parte in Sicilia dicono che si sia una possibilità; in tanti l'hanno già colta e si dice che sia ancora possibile coglierla, nonostante tutto.
L'intelligenza artificiale è anche il tema di "Interno notte: controcampo" di Alessandro Izzi, che per certi aspetti strizza l'occhio a "Le argentee teste d'uovo" di Fritz Leiber. In un futuro dove tutti, per diritto acquisito, possono scrivere in libro anche se ne sono incapaci, l'intelligenza artificiale viene in soccorso. Basta mettersi un'aggeggio in testa e andare a dormire: magicamente, il sogno si trasformerà in un sicuro best-seller. 

Valentino Poppi
, autore RiLL pluripremiato, ci mette su un taxi e ci presenta "XXX", la storia di una creatura della notte che si lascia scarrozzare nella notte alla ricerca di una persona di cui vendicarsi. Ma le cose non vanno del tutto lisce e le ore trascorrono rapidamente. Il problema è che la creatura non sopporta la luce del giorno e occorre trovare al più presto una soluzione. Un "ritratto d'ombra" è al centro di "Pelerìn" di Michela Lazzaroni. Non il solito ritratto, e nemmeno una fotografia, bensì qualcosa in grado di immortalare molto di più di quanto l'occhio nudo possa percepire. L'anima? Forse. O forse qualcos'altro di molto più spaventoso. Ma per fortuna il ritratto, una volta completato, lo si può anche rifiutare. Chiude la serie "Eucantia" di Davide Emanuele, ovvero il resoconto dell'interminabile scontro tra umani e fate che, come avrete già immaginato, non sono affatto le creature innocue che per secoli ci hanno voluto dipingere. 

Infine, il più recente volume della collana "Mondi incantati" ospita i migliori racconti provenienti da concorsi letterari esteri con cui il Trofeo RiLL è gemellato. 
Tra questi spicca "Biografia non  autorizzata di una rivoluzione" di Jorge Santos (vincitore del Premio Ategina 2023, bandito dalla casa editrice portoghese Imaginauta). Siamo in un futuro non meglio identificato in cui, in giovane età, tutti gli esseri umani ricevono dal Governo precise disposizioni su come dovrà essere la loro vita. Si tratta, in pratica, di una biografia predeterminata nei minimi dettagli: dagli studi che si dovranno compiere alle persone che si dovranno sposare fino ai figli che si dovranno mettere al mondo, fino al giorno esatto in cui si dovrà lasciare questo mondo. Ma c'è qualcuno che comincia a mettere in discussione questa logica, se non per altro, anche solo per capire da dove arrivano queste disposizioni, visto che nessun governante si è mai palesato.

Potrei chiudere qui questa lunga carrellata, ma, come succede immancabilmente, anche quest'anno ci tengo a dedicare una piccola coda alla proposta parallela dell'editore, ovvero l'antologia personale che premia chi in passato si è particolarmente distinto all'interno del mondo RiLL. Quest'anno, gustosa come sempre, è il turno de "Gli occhi della notte" di Alessandro Izzi, quattordicesimo libro della collana “Memorie dal futuro”, anch'esso curato dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare in compagnia dell'onnipresente Acheron Books.

Alessandro Izzi lo avevamo già incontrato svariare volte, l'ultima lo scorso anno nel contesto di "SFIDA" con il racconto "Dove i morti viaggiano veloci" che, oggi un pochino me ne pento, liquidai frettolosamente come "un'avventura in un paesaggio popolato dalle anime dei morti". L'ossatura del racconto era indubbiamente quella, ma l'ampio respiro del testo avrebbe certamente meritato qualche parola in più. Senza contare che la sfida dello scorso anno richiedeva l'utilizzo di elementi visivi ai quali raramente un narratore fa affidamento, in parte per evidenti paletti imposti dal mondo dell'editoria, ma soprattutto perché la parola scritta è in grado di rendere mille molte meglio quanto possa fare un disegno (unica eccezione le planimetrie poste in testa o in coda ai romanzi gialli, unico metodo per illustrare al lettore ambientazioni particolarmente complesse). "Dove i morti viaggiano veloci" è la vicenda di una "guida turistica piuttosto particolare, una guida per un mondo popolato dalle anime dei morti che, prevedibilmente, servono rancore nei confronti dei vivi. Ma le regole non scritte chiedono a quelle stesse anime di facilitare il viaggio dei viandanti, attraverso una serie di messaggi che, a turno, i partecipanti ricevono in sogno. Ma cosa succede se il ricevente non è in grado di descrivere ai compagni di viaggio il messaggio ricevuto? L'idea è ottima e consente al racconto di virare bruscamente verso l'imprevedibile. Personalmente mi ricorda molto da vicino il colpo di scena finale di un thriller visto su Netflix qualche anno fa (mi riferisco a "Circle" di Aaron Hann e Mario Miscione, 2015), ma il contesto è evidentemente diversissimo.

Nell'antologia di Izzi non poteva certo mancare "Il pianto d'argento degli ulivi" (descritto in questo stesso articolo) che fa il paio con "Cunto Oscuro", anch'esso, come il primo, posto cronologicamente negli anni dell'emigrazione di massa verso "La Merica". Storia decisamente più cruda della precedente, che si sviluppa tra neonati abbandonati, abusi di minori, uteri in affitto e orrori di vario genere. C'è spazio anche per la rivincita, anche se talvolta non ripaga mai abbastanza.
Terzo classificato al Premio Terni e Narni Horror 2021 è il racconto "Eitan", un agghiacciante avvertimento sui pericoli derivanti dall'abuso degli smartphone, un'abitudine che in diversa misura porta ciascuno di noi a un certo livello di alienazione dalla realtà. Addirittura c'è chi, come la giovane protagonista del racconto, finisce rinchiusa in un ospedale psichiatrico, e questa, detto tra noi, è una soluzione che potrei consigliare a molti. Ma cosa succede se tutta la tua vita scorre dietro quello schermo? Cosa succede se quello schermo te lo tolgono e il tuo fidanzato, rigorosamente virtuale, non può essere più raggiunto? E cosa succede se quel fidanzato non è esattamente quello che credi? E a proposito di amori virtuali, cosa succede se tuo figlio adolescente si prende una cotta assurda per un'attrice di teatro? Una sbandata talmente forte che tuo figlio inizia a spendere tutti i suoi soldi per guardarsi in loop tutte le repliche dello stesso spettacolo e infine a inviare all'ignara innamorata regali sempre più costosi. Ancora una volta la realtà non è quella che sembra e la vera identità di quell'attrice fatale verrà rivelata solo nelle ultime righe del racconto "Forse il sonno", che apre l'antologia.

Terzo classificato al XXV Trofeo RiLL nel 2019 è il racconto "Non io", tra i tanti forse il più crudo della corposa produzione dell'Autore. Seduto al tavolino di un bar un uomo si sente osservato da un ragazzo. Forse l'occasione buona per portarselo a casa e spassarsela con lui sotto le lenzuola. Una volta giunti nell'appartamento i ruoli si invertono, la preda diventa il predatore e viceversa. Ma c'è qualcosa di più in quel rapporto tra due perfetti sconosciuti che forse così tanto perfetti sconosciuti non sono; un passato oscuro sembra legarli, ma l'uomo pare non ricordare. Ed è normale che sia così.
Preda e predatore sono al centro anche di "La notte americana", dove un piccolo sognatore si mette nelle mani di un agente senza scrupoli che gli promette una parte rilevante in un horror hollywoodiano. Una storia di pedofilia che rapidamente deraglia in qualcosa di molto più terrificante.
"Sýmptõmata" è il racconto più complesso e per questo il più corposo. Siamo in un distopico, ma non più di tanto, 2042, dove le intelligenze artificiali hanno imposto all'umanità un nuovo disastro pandemico. La popolazione è decimata, i morti ignorati e lasciati marcire nelle loro case, e i sopravvissuti, abbandonati a se stessi, vivono in un interminabile lockdown nel quale l'isolamento è aggravato dal rilascio di un virus informatico che impedisce qualsiasi forma di comunicazione. L'unica tecnologia che pare funzionare è quella delle telecamere di sorveglianza. Ma in tutto questo c'è qualcosa decisamente che non torna.
Completano l'antologia "Ora che più vicina è la luna", un'avvincente storia di amicizia e licantropia nata da una leggenda popolare piuttosto diffusa, con minime variazioni, in tutta Italia, e "Se una sera d'inverno un lettore", un curioso esperimento narrativo che ruota attorno alle difficoltà di un selezionatore di racconti nel trovare qualcosa di decente nel mezzo a una montagna di spazzatura letteraria.

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