Se c'è un luogo dove la paura sta di casa, quello è quasi certamente un hotel. Ne sono la prova i numerosi film e romanzi ambientati nelle stanze di grandi alberghi pluristellati, nei lunghi e stranianti corridoi tutti uguali, nelle ampie hall che fungono da disimpegno tra il mondo reale e un mondo "asettico", pieno di comodità e servizi assolutamente inutili e buono solo per trascorrevi poche ore la notte, spesso quando si è talmente stanchi da non aver la forza di leggere nemmeno due pagine di un libro prima di spegnere la luce.
A causa del mio lavoro giro abbastanza spesso per quel tipo di alberghi. O almeno lo facevo prima che viaggiare diventasse, come lo è ultimamente, un problema. Non che mi stia lamentando, anzi: non ho mai amato più di tanto trascinare queste mie quattro vecchie ossa in giro per il mondo, specialmente da solo. Non mi piacciono le lunghe attese negli aeroporti, non mi piace essere costretto a correre per non perdere una coincidenza, e non mi piace dormire negli alberghi. Ammetto di non essermi mai trovato veramente a mio agio in quei luoghi, tutti così noiosamente identici a prescindere dal paese in cui ci si trova. Luoghi che paiono anticamere dell'Inferno, in cui regna indisturbata la solitudine.