martedì 30 aprile 2013

La cura Mesmer (Pt.2)

Magnetoterapia o mesmerismo è l’impiego terapeutico del “magnetismo animale”: si basa sul presupposto che ci siano "fluidi universali", o " magnetici", che abbracciano e penetrano ogni organismo vivente in un delicato equilibrio, dal movimento ritmico e perpetuo simile a quello del flusso e reflusso delle onde del mare. Quando questo equilibrio si altera l’organismo si ammala, e per farlo guarire il terapeuta deve utilizzare il magnetismo per concentrare e dirigere questo "fluido", il tutto con particolari movimenti delle mani detti "passi magnetici", toccando direttamente la persona o soffiandole sul viso.
Franz Anton Mesmer (1734-1815), laureatosi in Filosofia e Teologia a Ingolstadt e poi in Medicina a Vienna, fu famoso  per aver sostenuto proprio l'attività terapeutica del magnetismo, che fu l’oggetto della sua tesi di dottorato, completato presso l'Università di Vienna nel 1766: influenzato dal lavoro di Isaac Newton e dalla sua teoria della gravità, egli teorizzò appunto che l’influenza dei pianeti agisse come una marea sul corpo umano attraverso una forza universale, che chiamò "magnetismo animale".
Ispirandosi probabilmente al gesuita francese Père Hell, al secolo Maximillian Hell, un gesuita professore di Astrologia che curava vari tipi di malattie ponendo, con un particolare rituale, delle calamite sulle parti malate delle persone, egli propose un modus operandi piuttosto originale che, indubbiamente, lo fece identificare più come uno sciamano o un santone piuttosto che come un  medico con tutti i crismi.

venerdì 26 aprile 2013

La cura Mesmer (Pt.1)

“Cure” (Kyua, 1997), misconosciuta opera del giapponese Kiyoshi Kurosawa, mi offre l'opportunità di parlare di un gran bel film, e allo stesso tempo di accennare ad un argomento che mi ha sempre affascinato molto, quello dell'ipnotismo.
Innanzitutto, Kiyoshi Kurosawa non ha alcuna parentela con il ben più famoso Akira, ma nel 2012 si è fatto conoscere per aver curato la regia di “Shokuzai”, serie tv in cinque episodi dalle atmosfere in bilico tra horror, dramma, thriller e tanto altro ancora.
“Cure” è un thriller con elementi horror, ma non particolarmente cruento, certamente in grado di evocare sentimenti di angoscia, e forse paura, ma più per le idee che esprime che per come queste vengono mostrate sullo schermo. Più che una crime story è un viaggio nella psiche umana e un affresco dell’umano senso della morale: di come la percezione del bene e del male, del giusto e dello sbagliato si poggino su labili fondamenta e possano quindi cambiare a seconda del punto di vista, e del potere che segretamente tutti desiderano esercitare sugli altri. E inoltre di quello che noi chiamiamo ipnosi/mesmerismo, e che in Giappone veniva definito "soul conjuring" prima di essere soppresso dal governo nell’epoca Meiji, sopravvivendo solo nel corso di cerimonie segrete ad opera di medium/sciamane dette miko e arukimiko.
Basato su un romanzo e una sceneggiatura dello stesso regista, “Cure” verte su un'anomala ondata di macabri omicidi che sconvolge Tokyo, i quali hanno in comune il fatto che sul corpo delle vittime, e precisamente sul collo, viene costantemente rinvenuta una X incisa nella carne: la firma dell’assassino, o piuttosto del mandante?

lunedì 22 aprile 2013

La vergine di cera

Il tenente Andrè Duvalier (Jack Nicholson), accidentalmente separatosi dal suo reggimento, sta vagando lungo la costa quando si imbatte in una giovane e bella donna (Sandra Knight) alla quale chiede aiuto. La donna non risponde e neppure sembra vederlo: si incammina silenziosa verso il mare e scompare tra le onde. Nel tentativo di seguirla per salvarla Andrè perde conoscenza e al suo risveglio, ospite di un’anziana donna accorsa in suo aiuto, inizia a chiedere informazioni circa la bella sconosciuta, ma lei sembra non essere mai esistita. Andrè arriverà a capire che per saperne di più sulla strana ragazza dovrà recarsi al castello del sinistro barone Von Leppe (Boris Karloff), sito in cima alla scogliera. Qui Andrè riconoscerà la sconosciuta nel ritratto della moglie del barone, la quale però dovrebbe essere morta da molti anni, assassinata dallo stesso padrone di casa. 
Che belli che erano quei vecchi film gothic-horror che venivano prodotti negli anni Sessanta! Dite un po’ quello che volete, dite che erano fatti male, che erano ingenui, dite che erano ridicoli, noiosi, privi di pathos e di qualsivoglia logica nella sceneggiatura: non posso che darvi ragione. Ma il fascino, accidenti, di quello ne avevano da vendere. E tra le migliaia di film una menzione d’onore non può che andare a questo “La vergine di cera” (The Terror), film del 1963 diretto da Roger Corman, che andrebbe ricordato soprattutto per la presenza di quella vecchia volpe di Jack Nicholson, qui alla sua prima esperienza assoluta da protagonista.

mercoledì 17 aprile 2013

Jesús Franco (1930-2013)

C’è una ragione che non mi spiego circa la mia decisione di dedicare qualche minuto del mio tempo alla memoria di Jesús “Jess” Franco Manera, il cineasta spagnolo che solo pochi giorni fa, all’età di 82 anni, si è spento in una clinica di Malaga dove era stato ricoverato per un ictus. Non me ne spiego la ragione per via del fatto che egli non era uno di quei registi per i quali farei carte false per accaparrarmi un posto in prima fila nelle sale dove i suoi film vengono proiettati. E infatti, della sua vasta filmografia (oltre 200 lungometraggi girati in carriera) credo di aver visto solo un paio di titoli, probabilmente due film che egli stesso avrebbe definito “minori”, durante i quali non faccio fatica ad ammettere di essermi annoiato a morte. Eppure Jess Franco è universalmente riconosciuto come il maggior esponente dell’exploitation, il più rappresentativo autore di un certo tipo di horror che oggi ormai non esiste più, quello visionario, quello saturo di atmosfere gotiche e pennellato di erotismo. Un cinema realizzato con budget ridicoli, attori raccolti per strada e spesso con soluzioni che definire “alla viva il parroco” non è fuori luogo. Un cinema che, seppur perennemente criticato e condannato, seppur relegato nelle sale di periferia (spesso addirittura a quelle a luci rosse), aveva il suo stuolo di appassionati.

venerdì 12 aprile 2013

Suicide Mouse

Topolino. Chi di noi da bambino non ha mai sfogliato un albo di Topolino? Tutti, vero? Sono pronto a scommettere che ognuno di noi ha imparato a leggere iniziando proprio dalle coloratissime vignette con le avventure dei personaggi di Walt Disney. Che belli! E che ricordi! Ancora oggi conservo gelosamente alcuni di quei giornalini, quelli che mi erano piaciuti di più, quelli che mi hanno accompagnato negli anni della crescita e che non potrei mai dimenticare. Non ho idea di come sia Topolino oggi, ma per chi come me era un bambino negli anni Settanta del secolo scorso, Topolino era qualcosa di ineguagliabile. Ricordo le sue avventure su altri mondi, le sue indagini a supporto del maldestro commissario Basettoni, la terrificante minaccia di Macchia Nera e quella, tutt’altro che terrificante, dei poveri Bassotti. E poi c’erano Pippo, Pluto, Minnie e mille altri. Ricordo anche che mi divertivo a ritagliare le immagini dei personaggi di Walt Disney e, stringendo a me il mio tubetto di colla preferito (il mitico Vinavil), mi aggiravo per casa appiccicando figurine dappertutto, sui mobili, sul frigorifero, il tutto con buona pace di mia madre, da tempo rassegnata alle mie scorribande creative. E poi c’erano i punti del Club di Topolino, che non ho mai capito a cosa servissero ma li ritagliavo e li conservavo in una busta da lettere. Armato di forbici e colla ho fatto a pezzi decine di giornalini e, ripensandoci adesso, è un vero peccato. Ho perduto per sempre chissà quante meraviglie.

lunedì 8 aprile 2013

James Herbert (1943-2013)

Il ratto - una femmina - era rimasto intrappolato nello scantinato per più di cinque giorni. Sentendo vicino il momento del parto, si era trascinata in un angolo buio dietro una fila di scaffali, e quando aveva cercato di seguire il richiamo - quel suono ossessionante che le ronzava nella testa - aveva trovato la strada sbarrata da una pesante porta di ferro. Il suono era continuato per cinque lunghi giorni, facendo quasi impazzire la madre e i piccoli, con quella sua modulazione monotona, incessante. Ma nello scantinato avevano trovato cibo in abbondanza. I proprietari avevano pensato bene di ignorare l'avvertimento governativo di lasciare tutte le porte aperte, perché ogni edificio potesse essere disinfestato; sapevano che il cibo sarebbe stato scarso nei primi giorni, dopo che la popolazione della città sarebbe rientrata dal suo breve esilio, e che il loro negozio di generi alimentari avrebbe potuto profittare di quella scarsità. La madre e la sua nidiata si rimpinzarono di cibo, perché i piccoli sembrarono contentarsi del latte materno solo per i primi tre giorni, e cercarono ben presto un più sostanzioso nutrimento nell'abbondanza che li circondava. Crebbero rapidamente, diventando ogni giorno più grossi e robusti, mentre un pelame marrone scuro, quasi nero, cominciava già a ricoprirli. Tutti, a eccezione di uno. Sul suo corpo bianco-rosaceo erano spuntati solo pochi peli bianchi. Sembrava dominare i fratelli, che gli portavano da mangiare e lo scaldavano coi loro corpi. Una strana protuberanza cominciava a crescergli sulla larga spalla sbilenca, accanto alla testa.

giovedì 4 aprile 2013

The Versatile Blogger Award

Ebbene sì, l’avrete già capito dal titolo. Il qui presente blog, che da due anni esatti (giorno più, giorno meno) imperversa in rete con il bizzarro nome di “The Obsidian Mirror” ha ricevuto un premio: il ricercatissimo “Versatile Blogger Award”! Fermi tutti! Cosa fate? Lo so benissimo cosa sta elaborando il vostro cervello in questo momento! State pensando di correre subito in fondo al post a controllare se il nome del vostro blog non sia stato maleficamente coinvolto in questa faccenda? E magari avete pure incrociato le dita? Dite di no? Infingardi! Mentite sapendo di mentire! (Nota: non offendetevi se vi ho chiamati infingardi… il fatto è che questa mi è sembrata un’occasione unica per utilizzare la parola del mese di Romina, ehehe).
Stavo dicendo? Ah già, il Versatile Blogger Award. Sono stato insignito di questo premio qualche giorno fa dai colleghi dei blog “Filmania” e "Onironauta Idiosincratico", che ringrazio davvero di cuore per aver pensato a me in quest’occasione. Sono davvero commosso. Sono commosso e… scisso. 
Scisso perché una piccola parte di me rabbrividisce osservando la virulenza con la quale queste iniziative proliferano… scisso perché un’altra parte di me, quella pensante, si crogiola nella gioia di aver ricevuto un premio, che altro non è che un piccolo ma significativo riconoscimento del proprio lavoro. Tanto più se arriva da un blog che, ahimè con mia imperdonabile colpa, conosco e frequento poco (ma rimedierò). 

martedì 2 aprile 2013

In trasferta su Midnight Corner

Il vostro Obsidian Mirror oggi è in trasferta, ospite di Paolo Ungheri (alias  Narratore) sul blog Midnight Corner. Mi trovate perciò lì, dove ho tentato di parlare di blogging, di editoria e di tecnologia. Il risultato forse non è esattamente quello che avevo in mente all’inizio: ne è venuta però fuori un’ampia riflessione sul concetto di qualità, con un finale tutto sommato pessimistico che lascio a voi il piacere di valutare, condividere, criticare e, se volete, commentare nel blog. A chi importa ancora della qualità? Siamo alla fine del gioco? Siamo tutti destinati ad emigrare altrove? Finiremo anche noi a vagare come zombi in un mondo di “Mi Piace” o di “Più Uno”? A questa e ad altre domande troverete (forse) una risposta oggi su Midnight Corner. Oggi, cari followers, ci vediamo di là... ma mi raccomando, da domani vi voglio di nuovo tutti indietro. ^_^
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