venerdì 25 aprile 2025

Io? Ho un nome che non è il mio nome; un destino che non appartiene a me, ma a un altro...

La punteggiatura di "Io?" presenta caratteristiche uniche. Si è cercato, in questa edizione italiana, di renderla più fedelmente possibile (salvo alcune inevitabili licenze). 

Ecco, se avessi letto questa nota prima di recarmi in cassa, probabilmente questo Adelphi sarebbe rimasto sullo scaffale da dove l'avevo preso. Invece, mannaggia a quei furbacchioni dell'editore che fu di Roberto Calasso, il libro è finito tra le quattro pareti di casa mia e di quella nota, scritta in carattere minuscolo là dove non mi sarei mai sognato di andare a leggere, mi sono accorto solo mentre ero comodamente stravaccato sul divano. 
Non ho nulla, per carità, contro un certo tipo di scrittura sperimentale (chiamiamola così), ma chi ha letto per esempio qualcosa di José Saramago sa bene quanto possa essere difficile, e spesso sconfortante, intraprendere un percorso che con il piacere della lettura un po' fa a cazzotti. "La punteggiatura è come la segnaletica stradale, troppa distrae dalla strada su cui si viaggia." disse l'autore portoghese in un'intervista rilasciata al The Economist. E infatti la sua caratteristica più peculiare era proprio quella di infrangere tutte le regole della punteggiatura, e ciò che a una persona normale potrebbe causare qualche problema di comunicazione a lui portò un Premio Nobel. 

venerdì 18 aprile 2025

Libro Vs. Film: The Shout

Sono appena riemerso dalla lettura di “L’urlo” (The Shout) (sono almeno alla quinta o sesta in una decina d’anni: è un testo molto breve) come si riaffiora dopo un’immersione prolungata, o come una foglia che ripiombi a terra dopo essere stata a lungo in balia del vento. E già le mie dita cercano la tastiera, perché voglio fissare le mie impressioni prima che svaniscano, frastornato da quello che forse è poco più che un gioco letterario e tuttavia è pieno di suggestioni, e che mescola il sogno e l’inconscio, ma anche immagini, oggetti e parole ricorrenti. L’Autore di questo racconto, Robert Graves (ovvero Robert von Ranke Graves, 1895 – 1985), professore e poeta inglese, fu anche un apprezzato saggista e un romanziere. Alla sua attività di saggista ho già accennato in passato (per esempio, qui e qui), e certo ne avrei parlato ancora, se una certa serie di post non si fosse arenata nelle sabbie mobili della mia mancanza di tempo e d’ispirazione; stavolta mi dedico invece a una sua opera di narrativa (che è anche l’unica incursione nel fantastico di una carriera in prosa che conta quasi solo romanzi storici), e alla trasposizione per il cinema che ne è stata tratta. 

venerdì 11 aprile 2025

Eat the Schoolgirl

Torna dopo una lunghissima assenza un nuovo appuntamento con la famigerata rubrica Obsploitation Extreme, un agghiacciante spazio dedicato a recensioni di film destinati ai soli titolari di stomaci d’acciaio. Da non confondere con la rubrica quasi gemella “Obsploitation Vomit”, che ne è la variante più malsana, “Obsploitation Extreme” ha ospitato in passato cosettine leggere come "A serbian film" (per citare uno dei titoli più famosi) e varie forme di marciume ero- guru. 
È proprio verso quel tipo di marciume che ci dirigiamo oggi, con l’intento di capire se c’è un limite al peggio oppure se il peggio deve ancora arrivare. Ma partiamo dal regista. Il regista è nientemeno che Naoyuki Tomomatsu, autore di quel “Rape Zombie: Lust of the Dead” che abbiamo recensito a fine marzo proprio qui sul blog
Avevo accennato, in quell’articolo, al fatto che mi sarebbe piaciuto parlare un giorno anche dei suoi titoli più famosi, per cui mi sono detto “perché non farlo subito?” Mi sono quindi messo a spulciare nella sua filmografia alla ricerca di qualcosa su cui provare a imbastire un articolo decente, quando l’occhio mi è caduto malignamente su uno dei primissimi titoli della sua produzione. E quella è stata la mossa che ha svoltato, almeno per oggi, il destino del blog.

venerdì 4 aprile 2025

Traditi dalla fretta #45

Siamo già arrivati ad aprile, le giornate scorrono rapidamente come non mai e il freddo ha ormai lasciato spazio libero ai primi piacevoli tepori. Anni fa il mese di aprile era dedicato alla pubblicazione di uno speciale cinematografico per festeggiare in un modo originale il compleanno del blog, ma non sempre gli impegni della vita reale me ne hanno concesso l'opportunità e questo è appunto uno di quegli anni in cui non sono riuscito ad arrivare puntuale con l'appuntamento più importante dei "The Obsidian Mirror". Pazienza. Riuscirò magari a fare qualcosa di non troppo complicato più avanti, magari a giugno, più probabilmente a luglio o, se va male, il prossimo autunno. Per il momento continuiamo con una programmazione pressoché casuale, fatta di piccoli episodi che ricalcano le mie letture o le mie serate davanti a uno schermo. A proposito di compleanno: quest'anno siamo giunti a spegnere la quattordicesima candelina. Un'enormità se consideriamo che la vita media di un blog, anche negli anni in cui il blogging contava qualcosa, inizia la sua discesa verso l'abbandono dopo solo un paio di anni. Il prossimo anno saranno quindici e mi assumo sin d'ora l'impegno di festeggiare alla grande. All'orizzonte si intravede anche il post numero 1000 (altra ottima occasione per brindare), ma vista la frequenza di pubblicazione che sto mantenendo dovrei riuscire ad arrivarci, se tutto va come deve andare, attorno a Natale 2026. 
Ripartiamo oggi con un nuovo episodio di "Traditi dalla fretta", il quarantacinquesimo della serie, che arriva un pelino in ritardo rispetto alla sua normale cadenza. E chissà se un giorno avrò un centesimo episodio da festeggiare. Non sarebbe male, visto che ogni occasione per alzare un calice, per quanto mi riguarda, è sempre la benvenuta.
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