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martedì 23 settembre 2014

L'anima nera del Totoro (Pt.3)

Image by http://sachsen.deviantart.com/
Per una maggiore comprensione della serie di articoli "L'anima nera del Totoro", che è iniziata qualche giorjno fa qui sul blog, consigliamo di leggere prima i due post dal titolo "L'incidente di Sayama". Se non li avete ancora letti, cliccate qui

Prima di tirare definitivamente le somme, occorre però tentare un serio parallelismo tra l'anime e il caso Sayama. Analizziamo qui di seguito nell'ordine, i luoghi, il periodo storico, i personaggi e il simbolismo che lega tutto assieme.

L'ambientazione è molto simile: la località di Sayama, dove si svolse il delitto della povera Yoshie Nakata, non è lontata da Tokyo e l'anime si svolge nella campagna attorno a Tokyo. Ma forse la spiegazione più semplice è che Miyazaki è originario di quella stessa zona... Che nel film ci sia molto di autobiografico è cosa risaputa: quando Miyazaki era piccolo, sua madre si ammalò di tubercolosi spinale e suo padre si trasferì con lui in campagna. Sembra che all'epoca l'ospedale di Hachikokuyama fosse un centro molto famoso per la cura di questa malattia. Nel film questo non viene mai specificato, ma è generalmente accettato che anche la madre di Mei e Satsuki sia malata di tubercolosi: Hachikokuyama, quindi, sarebbe il modello su cui è stato costruito l'ospedale, fittizio, di  Shichikokuyama, collocato suppergiù nella stessa area geografica.

venerdì 19 settembre 2014

L'anima nera del Totoro (Pt.2)

Per una maggiore comprensione della serie di articoli "L'anima nera del Totoro", che è iniziata qualche giorjno fa qui sul blog, consigliamo di leggere prima i due post dal titolo "L'incidente di Sayama". Se non li avete ancora letti, cliccate qui

In seguito si arriva all’altro nodo importante del film, ovvero la sparizione di Mei. Ormai è diverso tempo che la mamma è assente da casa e c’è grande felicità e attesa per il suo rientro, previsto per quel fine settimana, prima della sua dimissione definitiva. Purtroppo, un giorno prima arriva un telegramma: la donna non sta bene e non può muoversi dall’ospedale. Mei accoglie malissimo la notizia, lei e Satsuki finiscono per litigare e poco dopo la piccola scompare da casa. Satsuki, che è un po’ più grande e intuisce che la situazione della madre potrebbe essere più grave di quanto immagina, non sa come gestire la situazione, con il padre assente per lavoro e la sorella che scalpita e pesta i piedi. Quando si accorge che Mei è sparita, si sente in colpa e realizza che probabilmente la sua sorellina ha cercato di raggiungere da sola l’ospedale, ma si è persa. Gli abitanti del villaggio cominciano a cercarla ovunque; poco dopo un sandalo rosa viene trovato nel fiume, ma per fortuna non è di Mei. Le ore passano veloci, e quando ormai è quasi l’ora del tramonto Satsuki fa l’unica cosa che le viene in mente: chiede l’aiuto di Totoro.

lunedì 15 settembre 2014

L'anima nera del Totoro (Pt.1)

Per una maggiore comprensione della serie di articoli "L'anima nera del Totoro", che inizia oggi sul blog, consigliamo di leggere prima i due post dal titolo "L'incidente di Sayama". Se non li avete ancora letti, cliccate qui

In Giappone gli dei della morte sono detti Shinigami (da shi, morte, e kami, dio/dei) e vengono citati spesso e volentieri nella cultura popolare. Se però l’accostamento con il manga “Death note” (tanto per fare un esempio abbastanza recente) è lampante, quello con un’opera “per famiglie” come “Tonari no Totoro”, di primo acchito, non è affatto evidente. Insomma, sto dicendo che secondo voci insistenti (ma non confermate) il simpatico personaggio creato da Hayao Miyazaki, in realtà, non sarebbe altro che uno Shinigami...!
Basta fare una breve ricerca in rete per accorgersi che sono moltissimi i siti e i blog, anche in lingua inglese, che da tempo sostengono questa tesi e la cosa, com’era prevedibile, ha scatenato le ire dei fan più accaniti, che si sentono defraudati di un mito. Io ho scoperto Totoro solo da adulto, quindi non ho corso il rischio di rovinare un tenero ricordo della mia infanzia, ma posso capirli. Anche voi, naturalmente, siete liberi di pensare che siano tutte bufale, che questa non sia altro che una leggenda metropolitana che, sulla falsariga delle teorie cospirazioniste che ormai spopolano ovunque, cerca di trovare significati nascosti anche ove non ve ne sono. D’altra parte, è vero che quando si vuole trovare a tutti i costi qualcosa la si trova, mentre è impossibile vedere ciò che non si vuole vedere.
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