giovedì 28 maggio 2020

Orizzonti del reale (Pt.22)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Nel primo capitolo di “The Politics of Ecstasy”, “The Seven Tongues of God”, Leary afferma che fu la sua prima esperienza a Cuernavaca a fargli comprendere fino in fondo le infinite potenzialità del cervello umano, che i funghi sacri attivano a livello cellulare: la descrive come l’esperienza religiosa più profonda della sua vita, che gli permise di raggiungere vette mistiche paragonabili a quelle riportate dai santi e dai mistici, dagli sciamani e dai guaritori. Lui però, sebbene in molti l’abbiano definito un guru, non era un mistico né un santo, perciò affermò che aveva deciso di parlarne con il suo linguaggio e la sua esperienza da scienziato (vedremo poi, nel prossimo articolo, come questa premessa non si sia mai realizzata appieno, né in questa né in altre sue opere).
Non c’è alcuna contraddizione in questo. Se il ritratto delle religioni istituzionalizzate che esce dal libro non è dei migliori, la Psicanalisi e la Psichiatria non ne vengono fuori molto meglio; ma anche se, parole sue, religione e scienza si basano sulla paura e l’ignoranza dei “fedeli”, cui offrono con risposte parziali e spesso fallaci solo “distrazione, protezione illusoria, conforto narcotico”, entrambe in fondo non fanno altro che cercare di dare una risposta ai grandi quesiti esistenziali che l’uomo si pone dalla notte dei tempi; la religione con le sue diverse confessioni, e la scienza con le sue numerose branche che si propongono di sondare l’infinitamente grande, l’infinitamente piccolo e… l’Insondabile: Astronomia, Fisica, Cosmologia, Paleontologia, Biochimica, Genetica, Anatomia, Fisiologia, Neurologia, Epistemologia, Sociologia, Psicologia, Psichiatria, eccetera.

venerdì 22 maggio 2020

Vampiri!

Dopo nemmeno due mesi dall'ultima volta, torniamo a parlare di Luigi Parisi, l'uomo che ha reso possibile "Mirror Midnight", il cortometraggio horror uscito in anteprima qui sul blog lo scorso Halloween.
Torniamo a parlare di lui perché, da buon appassionato di genere, il buon Parisi non se l'è sentita di lasciare il suo pubblico a bocca asciutta in un periodo dove nessuno sa più distinguere la realtà a cui eravamo abituati dall'orrore in cui siamo piombati nemmeno tre mesi fa.
Ho quindi ancora una volta il privilegio di presentare, non dico in anteprima ma quasi, il suo nuovo lavoro, completato qualche giorno prima del lockdown e distribuito sui suoi canali social nelle scorse settimane.
Il soggetto è tra i più classici del cinema, forse uno dei pochi soggetti davvero intramontabili dal tempo in cui Murnau tracciò il solco ormai quasi un secolo fa e che, a ondate, ritorna ricorrente a terrorizzare le nostre serate svaccati davanti alla tivù o affondati nella poltrona di un cinematografo. Considerato che il cinema per un po' ce lo possiamo scordare e che la tivù non è l'ideale per un cortometraggio di cinque minuti, l'invito alla visione in questo caso avviene attraverso il blog, il che, tutto sommato, non è nemmeno così male.

sabato 16 maggio 2020

Traditi dalla fretta #18

Tantissime cose sono successe dall'ultima volta che questa piccola rubrica è apparsa sul blog. Viceversa nulla è cambiato in termini di lockdown: ero carcerato in casa allora e sono carcerato in casa adesso, seppure con il beneficio di qualche ora d'aria nel tardo pomeriggio, dopo il lavoro agile, per tenere calde le suole delle scarpe.
Non sto facendo i salti di gioia, ve lo assicuro, al pensiero che lunedì andrò in ufficio per la prima volta dal 9 marzo a questa parte, ma un piccolo respiro di "normalità" non può che farmi bene, sebbene la prospettiva di indossare una dannata mascherina dalla mattina alla sera non sia la maniera migliore per farlo.
Nel frattempo ci sono state le votazioni per il Premio Italia e lo zio Nick, come accade ormai abitualmente da cinque anni a questa parte, è meritatamente entrato a far parte della ristretta rosa dei cinque finalisti. Niente di nuovo sotto il sole, direi, visto che il nostro mitico vicino di blog ci ha ormai da tempo abituati a simili performance. Resta a questo punto solo da incrociare le dita e stare a vedere cosa succederà il prossimo 13 giugno, giorno in cui verranno rivelati i vincitori delle 19 diverse categorie.
In tale competizione "The Obsidian Mirror" ha raggiunto, nel frattempo, il suo miglior risultato di sempre, grazie a quei 22 voti che lo hanno scaraventato all'ottavo posto in classifica generale nella categoria "Pubblicazione amatoriale". Si naviga ancora ai margini del sistema stellare, ma questo blog, dalle forme volutamente ibride, non potrebbe davvero chiedere di più.

martedì 12 maggio 2020

Joseph S. Pulver, Sr. (1955-2020)

image (c) Yves Tourigny
Succede che apri gli occhi una mattina, butti l'occhio al tuo smartphone e ti accorgi che è arrivata la solita newsletter di Lovecraft eZine. Apri il messaggio mentre ti sei già infilato le ciabatte e stai affrontando il solito corridoio che ti conduce nella zona giorno e...
Lo scorso 25 aprile la giornata è iniziata con una notizia di quelle che non ti lasciano indifferenti: Joe Pulver se n'era andato. Era successo nel primo pomeriggio del giorno precedente, nella città di Berlino che lo aveva adottato una decina di anni fa. 
Avevo in mente di riprendere in maniera diversa la serie di articoli dedicati alla mitologia del Re in Giallo, ma il destino ha insistito perché mettessi da parte il materiale già programmato per far posto a questo breve e laconico post.
Temo che a molti di voi il nome di questo simpatico  personaggio dirà poco, ma è abbastanza normale che sia così se non siete "incagliati" come me nel suo lavoro. Per dirla in breve, Joe Pulver è stato, fino a poche settimane fa, il maggior esperto vivente del "Re in Giallo" e dintorni, avendo dedicato gran parte della sua carriera  di narratore e curatore ai "Mythos".

giovedì 7 maggio 2020

The Flu

No, tranquilli, non userò il termine "profezia" in questo post: primo perché ne ho abbastanza di tutti questi novelli Nostradamus che cercano lustro in questa apocalisse, e, secondo, perché di profetico in questo film coreano del 2013 c'è in realtà ben poco, a parte le mascherine sul naso. Ad ogni modo, se state cercando un film a tema pandemico con il quale trastullarvi sul divano, e avete già esaurito la visione degli ovvi "Incubo sulla città contaminata" e "La città verrà distrutta all'alba", non vi resta che rivolgere il vostro sguardo a Oriente, culla di ogni sana pandemia del nuovo millennio.
Certo, stavo riflettendo poco fa, di coreano in questo film c'è ben poco, al di là della location: se non fosse per un cast dai tratti somatici inequivocabilmente asiatici, "The Flu" avrebbe potuto benissimo essere scambiato per un prodotto della nuova Hollywood, talmente esagerati sono i suoi livelli adrenalinici. Ciò a dimostrazione del fatto che il cinema coreano, ma anche quello di altri paesi, può facilmente eguagliare Hollywood, o addirittura superarla, quando i mezzi e le idee lo permettono.

venerdì 1 maggio 2020

Confessioni di una maschera #5

Oggi è un giorno particolare, uno di quei giorni che capitano una sola volta nella vita e che, come immagino tutti voi, mi sarei augurato di trascorrere in maniera diversa. Ma non è del lockdown che voglio parlare, quanto del fatto che oggi è il primo maggio 2020 e, se mio padre fosse ancora vivo, oggi avrebbe festeggiato con la sua famiglia il suo 100° compleanno. Se ci penso mi vengono quasi le vertigini: un secolo intero!

Un  nuovo episodio di  “Confessioni di una Maschera”, qui sul blog, oggi era praticamente scontato. Non mi sono mai illuso che avrei potuto trascorrere con lui questo giorno; anzi, mio padre ha mancato questo appuntamento di molto: non è riuscito nemmeno ad assistere al passaggio dal vecchio all'attuale millennio, a voler essere precisi. Neanche mia mamma ce l'ha fatta, seppure per un pelo, ad arrivare a questo giorno. Peccato, avremmo potuto perlomeno lasciarci andare ai ricordi, io e lei. E magari sarebbe stata l'occasione per venire a conoscenza di momenti della vita di mio padre che oggi, me ne rendo conto, ancora non conosco. Mio padre non parlava mai molto di sé, preferiva tenersi dentro le cose anziché condividerle e quel poco che so di lui deriva da racconti di terze parti o da quei (rarissimi) momenti in cui, sfiancato dalle mie continue insistenze, allentava un po' la corda.
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