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domenica 24 agosto 2014

L'uomo che restò solo sulla terra

Avete notato che dei romanzi si riporta sempre l'incipit, molto spesso degli estratti e quasi mai la fine? Certamente questo ha a che fare col fatto che, in qualche maniera, riportare il finale di un libro rischia di rovinare la sorpresa a chi dopo di noi volesse cimentarsi con la sua lettura; se sono molte le storie che non riservano un colpo di scena proprio all'ultima pagina, che magari hanno già svelato le proprie carte strada facendo, che addirittura cominciano dalla conclusione per poi raccontarne l'antefatto, è vero però che le ultime parole di uno scritto spesso, anche sottilmente, ne contengono il senso più profondo. Non una rivelazione, no, ma un pensiero che aiuta a quadrare il cerchio, che offre una chiave di lettura a volte inedita, che tradisce i sentimenti dell'autore o ne è la summa. Il mio dilemma, dunque, nel parlare di “L'uomo che restò solo sulla terra” era profondo: citare o non citare le parole che chiudono il racconto, e che costituiscono il vero testamento morale del personaggio di Sam Magruder? Ho scelto una via di mezzo: ne citerò solo una parte, lasciandovi il piacere, se lo desiderate, di recuperare il romanzo e leggere il resto da voi.
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