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James Jacques Joseph Tissot, The Scapegoat Illustration for 'The Life of Christ', c.1886-94 |
LA 1' PARTE DI LACRIME E SANGUE QUI
Il significato forse più evidente dell’uccisione rituale è quello espiatorio, o quantomeno questa è la prima, logica riflessione che può venire alla mente in una
società, come la nostra, in cui il sentimento religioso si esprime tramite lo svelamento (confessione) del peccato e la riparazione. Meno immediato viene chiedersi in che modo il sacrificio di un singolo possa espiare le colpe della collettività, ma se avete letto fino a qui la risposta è piuttosto scontata: davanti a una simile esigenza, l'umanità si rivolse alla magia per trovare una soluzione. Per la legge del contagio è possibile trasferire le proprie malattie o le proprie colpe a un oggetto, e di conseguenza al primo che lo toccherà o comunque che ne verrà in contatto. Quando c’era la necessità di una purificazione o espiazione collettiva, gli antichi sacrificavano un animale-totem, che assurgeva a ricettacolo di tutte le colpe e le disgrazie della comunità e, morendo, le portava via con sé, ma in un certo periodo della storia è probabile che la vittima fosse umana. Se il re doveva morire prima di essere corrotto dalla vecchiaia, scaricare sul suo capo il peso dei peccati della comunità che rappresentava aveva un suo senso.