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martedì 23 novembre 2021

Da donna a strega: lacrime e sangue (Pt.7)

James Jacques Joseph Tissot, The Scapegoat
Illustration for 'The Life of Christ', c.1886-94
L'INTRODUZIONE SI TROVA QUI
LA 1' PARTE DI LACRIME E SANGUE QUI

Il significato forse più evidente dell’uccisione rituale è quello espiatorio, o quantomeno questa è la prima, logica riflessione che può venire alla mente in una società, come la nostra, in cui il sentimento religioso si esprime tramite lo svelamento (confessione) del peccato e la riparazione. Meno immediato viene chiedersi in che modo il sacrificio di un singolo possa espiare le colpe della collettività, ma se avete letto fino a qui la risposta è piuttosto scontata: davanti a una simile esigenza, l'umanità si rivolse alla magia per trovare una soluzione. Per la legge del contagio è possibile trasferire le proprie malattie o le proprie colpe a un oggetto, e di conseguenza al primo che lo toccherà o comunque che ne verrà in contatto. Quando c’era la necessità di una purificazione o espiazione collettiva, gli antichi sacrificavano un animale-totem, che assurgeva a ricettacolo di tutte le colpe e le disgrazie della comunità e, morendo, le portava via con sé, ma in un certo periodo della storia è probabile che la vittima fosse umana. Se il re doveva morire prima di essere corrotto dalla vecchiaia, scaricare sul suo capo il peso dei peccati della comunità che rappresentava aveva un suo senso. 

giovedì 11 novembre 2021

Da donna a strega: lacrime e sangue (Pt.6)

Prefiche su un frammento ceramico attico
535–525 a.C. circa
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LA 1' PARTE DI LACRIME E SANGUE QUI

Abbiamo visto in precedenza che i Greci adoravano Adone e le feste a lui dedicate si tenevano ogni anno, e anche se le cerimonie potevano variare da un luogo all’altro, le lamentazioni erano una costante. Le donne, in particolare, preparavano effigi del dio morto e al culmine delle celebrazioni le trasportavano fino al luogo della finta sepoltura tra sonori pianti e gemiti, e infine le gettavano in mare o in una sorgente. Talvolta il giorno dopo si celebrava il ritorno del dio alla vita, ma più spesso questo avvenimento era sottinteso. 
Nel culto trieterico dedicato a Dioniso ctonio il dio era assente dalla terra per dodici mesi, un tema che in origine non esisteva. In quel periodo gruppi di donne (o, in tempi più tardi, cantori e musicanti) lo celebravano con inni, poi gli dedicavano invocazioni e lamentazioni al suono delle trombe per sollecitare il suo aspetto vitale e risvegliarlo, dopodiché il dio era di nuovo presente fra loro, incarnato in un corpo umano. Ad Atene c’erano invece delle feste annuali a lui dedicate che prevedevano sacrifici animali. 

mercoledì 5 maggio 2021

Da donna a strega: lacrime e sangue (Pt.5)

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Le tracce più corpose di queste tradizioni (i sacrifici di costruzione, ndr, cfr. articolo precedente) si trovano nella produzione letteraria del sudest europeo. Ballate serbe, greche, romene, ungheresi, bulgare, estoni eccetera, narrano di edifici nelle cui fondamenta viene murata viva una donna (spesso la moglie del Mastro, talora una vergine), un bambino o due gemelli per rendere l’opera perenne o addirittura per poter terminare la costruzione (talora ciò che viene costruito durante il giorno crolla di notte). Ci sono varianti in cui la donna accetta il suo destino, altre in cui maledice il marito oppure il palazzo/monastero/ponte; in genere la vittima ha un figlio che, restando orfano, assume attributi divini, perché condivide il destino dell’orfano primordiale che nel mito viene allevato da un animale o da un essere soprannaturale. In altre varianti si racconta anche la sorte del Mastro, che si riunisce con sua moglie tramite una morte violenta, una forma del sacrificio che gli permette di trasportarsi nello stesso piano cosmico dove lei si trova. È il caso della famosissima Ballata di Mastro Manole: il ricongiungimento tra i due sposi è possibile perché la moglie sta prolungando la propria esistenza nella pietra dell’edificio che ospita le sue spoglie mortali, e quando lui muore cadendo da un’impalcatura, dal punto in cui è caduto sgorga una sorgente, le cui acque filtrano tra le pietre. Il monastero della leggenda è quello di Argeș, in Romania; anche la Fonte di Manole esiste ancora, ed è tappa obbligata per i turisti che si recano al monastero.

venerdì 23 aprile 2021

Da donna a strega: lacrime e sangue (Pt.4)

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Marduk: "Opus Nocturne" album art, 1994
Con il post di oggi devierò un altro po’ (ma neanche troppo) dal tema cardine di questa serie, ma ora della fine spero che il motivo di questa parentesi sarà chiaro. 
Finora abbiamo parlato di alcuni significati attribuiti all’atto del sacrificio, e di altri parleremo in seguito, ma credo che valga la pena guardare a questo fenomeno da un altro punto di vista. Le sue interpretazioni più diffuse, infatti, tendono a non tener conto del grande mutamento che la mentalità dell’uomo deve aver subito con il passare del tempo. Ovvero, poiché l’uomo arcaico ragionava in modo profondamente diverso da noi, anche i suoi riti dovevano avere un significato diverso da quello che hanno assunto col passare del tempo, in una fase successiva della storia umana. 
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