Come “301, 302”, anche “La vegetariana” (Lim Woo-Seong, 2009), tratto dall'omonimo libro di Han
Kang, narra di una donna che rifiuta il cibo e (sarà un caso) anche questo film arriva dalla Corea. Ne
avevo già parlato in passato,
anticipando per forza di cose anche gran parte della trama, ma soltanto la lettura del romanzo avvenuta a posteriori mi ha
permesso una visuale completa della storia così come la sua autrice l’aveva concepita in origine.
La vita
di Yeong-Hye, stravolta da un sogno, è l’odissea di una persona il cui rifiuto del cibo simboleggia quello
delle costrizioni sociali, della famiglia e infine di se stessa in quanto essere umano, fatto di carne e
sangue, così lontana dalla purezza placida e indifferente del mondo vegetale: Yeong-Hye finirà per essere
rifiutata a sua volta, riuscendo a mantenere un flebile legame umano solo col cognato, un legame che però
è al limite dell’abuso. Anche in questo caso non può esserci un lieto fine, non come noi ce l’immaginiamo
(“e vissero felici e contenti...”).