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venerdì 12 luglio 2024

La giungla di Upton Sinclair

Mentre mi accingo a scrivere so già che non ce la farò ad essere sintetico, talmente affollati sono i miei pensieri dopo la lettura di questo libro. Tra l'altro l'idea originale era quella di trattare questo argomento come "fuori speciale" ne "La grande Abbuffata", ma poi mi sono ricordato che nel post introduttivo mi ero ripromesso di non parlare di libri, per cui ho optato per la soluzione che vedete oggi, completamente slegata dal progetto che ha monopolizzato il blog per tre mesi. L'argomento, lo avrete intuito leggendo il titolo, è “La giungla” di Upton Sinclair (The jungle, 1906), autore che una ventina di anni dopo pubblicherà “Petrolio!” (Oil!, 1927), da cui nel 2007 sarà tratto il film “Il petroliere” (There Will Be Blood) di Paul Thomas Anderson, con Daniel Day-Lewis nel ruolo principale. Mi sono avvicinato a questo testo, lo confesso, perché avevo letto da qualche parte che fosse uno dei romanzi preferiti di Bukowski, ma anche per via della sinossi italiana, che afferma, e non è lontana dal vero, che il libro “è sufficiente per convincere a diventare vegetariani”. 
La pagina wikipedia dedicata all’autore è avara di notizie e definisce “La giungla” come un saggio denuncia sull'industria delle carni e insaccati, ma ciò è del tutto inesatto, perché benché la situazione dell'industria del confezionamento della carne di Chicago, il cosiddetto Trust della Carne, sia descritta in modo veritiero, a seguito di un’indagine effettuata personalmente dallo stesso autore, i personaggi sono fittizi e si tratta quindi tutti gli effetti di un romanzo; potremmo definirlo, al massimo, un romanzo-inchiesta. 

lunedì 24 giugno 2024

La Grande Abbuffata: il lato oscuro della ristorazione (Pt.3)

"Fast Food nation”, ispirato all'omonimo romanzo di Eric Schlosser, racconta le vicende di una catena di fast food immaginaria, la Mickey's (ogni riferimento a McDonald's è comunque piuttosto evidente): a seguito di alcune inchieste secondo le quali la carne non è igienicamente a norma, il direttore marketing californiano si reca ad indagare presso lo stabilimento di macellazione. L’uomo verifica che le norme igieniche per fortuna vengono rispettate, ma anche che alla produzione di hamburger vengono riservate le parti di scarto degli animali. Si rende anche conto che gran parte dei lavoratori sono immigrati illegali dal Messico, che lavorano in condizioni precarie, soggetti a rischi fisici e abusi. Suppongo che avvenga lo stesso, trasversalmente, un po’ in tutti i settori. 
È noto che le industrie alimentari del fast food utilizzano carne proveniente da allevamenti intensivi, vale a dire di animali che vivono in condizioni di stress e che, per evitare che si ammalino, vengono imbottiti di antibiotici, antinfiammatori e cortisonici, e costretti a una dieta, per loro innaturale, a base di cereali. I polli vengono cresciuti a dismisura grazie agli ormoni anabolizzanti. Inoltre, gli hamburger (come le crocchette di pollo, polpette, wurstel, cordon bleu e cotolette) vengono prodotti con carne separata meccanicamente e ricavata da scarti industriali che includono anche ossa e cartilagini, il tutto tritato assieme per renderlo lavorabile nella forma preferita.

lunedì 17 giugno 2024

La Grande Abbuffata: il lato oscuro della ristorazione (Pt.2)

In “The Menu”, la final girl chiede allo chef di prepararle due cheeseburger. I cheeseburger vengono quindi presentati come un cibo semplice, tradizionale, da contrapporre a quello ricercato e moderno in cui lo chef si è specializzato. Naturalmente, l’hamburger (di cui il cheeseburger è una variante) non è l’unico cibo che si presta a essere cucinato e consumato velocemente, benché sia di certo il più famoso. 
Ciò che ci interessa capire oggi, però, è se questa percezione dell’hamburger, o cheeseburger che dir si voglia, è coerente con quanto proposto oggi dai ristoranti fast food diffusi nel mondo. Sarà forse il caso che iniziamo con qualche cenno storico. 
Sebbene l’hamburger sia ormai diventato simbolo di americanità, le sue vere origini sono ancora dibattute. Bisogna però distinguere tra l’hamburger propriamente detto, cioè la fetta di carne tra due fette di pane, e la carne macinata servita da sola, o tra le foglie di insalata. 
Si dice che la prima forma di hamburger sia nata presso gli antichi egizi, e che fosse una sorta di polpetta. Altre ipotesi ne ascrivono le origini ai romani, che in effetti realizzavano numerose ricette a base di carne macinata, come testimonia il “De re coquinaria” (ovvero “L’arte culinaria”), il più antico ricettario a noi pervenuto, opera in dieci volumi attribuita a Marco Gavio Apicio. Il secondo volume si intitola “Sarcoptes”, che significa “carne tritata”, ma è evidente che si tratta di ricette ricercate, destinate ai patrizi e non certo ai comuni cittadini. 

venerdì 14 giugno 2024

Fuori speciale: storia di uno chef e di ciò che gli ribolliva nelle vene

“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che usciranno invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o rimandata, a vostro piacimento. 

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Nel corso di uno speciale dove l’attenzione è praticamente sempre rivolta a gente seduta a tavola, non poteva mancare uno sguardo all’altro lato della medaglia, al dietro le quinte, ovvero a quella gente che della ristorazione ne ha fatto un mestiere. Non so quanti tra i miei lettori abbiano mai fatto, nel corso della loro vita, i cuochi, i pizzaioli o i camerieri. Il sottoscritto non è tra questi, anche se non nego che per un giorno, ma solo per un giorno, non mi dispiacerebbe provare.

lunedì 20 maggio 2024

La Grande Abbuffata: sul cibo e sui canoni di bellezza moderni

Qualche volta il rifiuto del cibo non è sintomo del male di vivere, ma una conseguenza del cercare di adeguarsi a tutti i costi a dei canoni di bellezza che qualcun altro ha deciso per noi. Imporre dei modelli estetici spesso irraggiungibili è uno dei modi tramite i quali non il singolo, stavolta, ma la società intera esercita il controllo. Una società surrettiziamente impersonata da un apparato economico che crea i nostri bisogni e ci indica la maniera per soddisfarli, passando sempre e comunque per il corpo della donna: anche il mondo maschile ha i suoi canoni di bellezza, ma sono un po’ meno stringenti. Non sto dicendo che per un uomo brutto la vita sia tutta rose e fiori, ma credo di essere obiettivo se affermo che alcuni traguardi che per la donna dipendono in primis dalla sua avvenenza sono più facilmente abbordabili da un uomo a prescindere dal suo aspetto fisico (per esempio in ambito lavorativo). 
Le protagoniste di “H2Odio” (2006) di Alex Infascelli sono donne e sono convinto che la stessa storia incentrata su degli uomini non avrebbe funzionato altrettanto bene, anzi non avrebbe funzionato affatto, mancando delle premesse psicologiche per rendere tutto plausibile. Perché una cosa va detta: pur con i suoi numerosi difetti, il film riesce a mio parere a suscitare un reale senso di disagio, e se anche non intendeva trasmettere chissà quale messaggio o insegnamento, questo ci arriva ugualmente. 

venerdì 10 maggio 2024

Fuori speciale: cronache del pianerottolo

“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che usciranno invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o rimandata, a vostro piacimento. 

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Tra le perle che la cinematografia sul vicinato ci ha regalato (“neighborhood cinema”, come direbbero gli anglofoni) c’è un misconosciuto film coreano del 1995 intitolato “301, 302” di Cheol-su Park, che narra l’impossibile amicizia tra una donna che ama cucinare e un'altra che odia mangiare (301 e 302 sono i numeri dei loro rispettivi appartamenti al terzo piano di uno stabile di Seul). Spoilerarne ampiamente il finale è il prezzo da pagare per spiegare come mai mi è stato impossibile incasellare questo film in una parte precisa dello Speciale: se da un lato parla in lungo e in largo del rapporto disfunzionale con il cibo, dall’altra è innegabile che si tratti di base di un film cannibalico, e neppure di uno di quelli dove la rivelazione arriva come un colpo di scena inaspettato.

venerdì 19 aprile 2024

Fuori speciale: tutto è iniziato tanto tempo fa con la guerra del fuoco

“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che uscirà invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o rimandata, a vostro piacimento. 

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Il pezzo di oggi è da considerarsi una piccola digressione su quanto scritto en passant nell’articolo pubblicato lunedì scorso. Accennando al lavoro dell’antropologo francese Claude Lévi-Strauss, scrissi che l’atto di cuocere il cibo, di provenienza animale o vegetale che fosse, aveva affrancato l’uomo dalla natura e che la cottura aveva creato il solco tra la società primitiva a quella moderna
Occorre però sottolineare che l’uomo moderno è andato ben oltre il semplice affrancamento dalle rigide leggi della natura: oggi è in grado di poter disporre a piacimento sia del cibo necessario al suo sostentamento sia di quello in grado di soddisfare un piacere decisamente effimero come quello della gola. Tutto ciò grazie a un sistema che di naturale ha evidentemente ben poco. 

lunedì 15 aprile 2024

La Grande Abbuffata: verso nuovi orizzonti del reale

Quando ne parlai io, nel lontano 2016,
una traduzione in italiano di questo libro
ancora non esisteva (dannazione!)
Quando e come, ci stavamo chiedendo la volta scorsa, una necessità biologica è entrata a far parte di quell’eterogeneo agglomerato chiamato cultura? Va innanzitutto rilevato che per gli antichi cucinare era ben più che adempiere a un compito necessario a nutrire il proprio corpo, ma era un vero e proprio atto religioso: gli antropologi sono in gran parte concordi che in molti gruppi sociali fosse previsto un sacrificio cruento agli dèi (chiamato ”olocausto”) a cui seguiva un banchetto durante il quale l’animale vittima del sacrificio veniva consumato dai fedeli; è il caso dei riti misterici, come quelli eleusini, la religione dionisiaca o i baccanali, le feste dedicate a Bacco. In qualche momento della storia umana vi furono perfino pasti cannibalici, poiché a essere ucciso era un essere umano. E vi fu perfino chi ipotizzò che la figura di Cristo, il dio sacrificato per eccellenza, sia stato creato per sublimare (e occultare) una o più piante sacre che in tempi remoti erano state venerate come divinità, perché aprivano l’uomo alla conoscenza soprasensibile (Allegro docet). 
Si tratta di speculazioni oziose, naturalmente; nulla che possa essere provato. È però oltremodo curioso (sebbene i funghi ad esempio non si coltivino, ma casomai si colgono) che la parola latina colere significhi sia coltivare che onorare, venerare, a testimonianza del fatto che nell’area mediterranea l’agricoltura avesse un posto preminente tra le attività umane anche perché consentiva all’uomo di elevarsi sopra la condizione animale, piegando la natura ai suoi bisogni e garantendosi di non dover soffrire mai più la fame; in termini economici, aveva permesso di passare da un’economia di sussistenza a un’economia fondata sul processo produttivo. 

venerdì 12 aprile 2024

Fuori speciale: uno sguardo all'America con Nando Mericoni

“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che usciranno invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o rimandata, a vostro piacimento. 

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Ve l’aspettavate o non ve lo aspettavate? Quel che intendo dire è che, probabilmente, dopo l’articolo di venerdì scorso su uno dei film più celebri del grande Totò, un piccolo sospetto che saremmo piombati anche su Alberto Sordi a qualcuno sarà pure venuto. È anche vero, tuttavia, che di film italiani, specie se commedie, su questo blog non se ne sono mai visti molti (praticamente nessuno, direi), per cui sentir parlare qui oggi di uno dei film più “caciaroni” della nostra tradizione può risultare una sorpresa per molti. 

lunedì 8 aprile 2024

La Grande Abbuffata: sulla genesi dello speciale e altre cose

La scorsa settimana scrissi che la mia intenzione, dopo aver messo la parola fine allo Speciale Ju-On, era che mai più ci sarebbe stato qualcosa di simile su questo blog, perlomeno non qualcosa che richiedesse un impegno del genere. Ciò non significa che le idee, nel corso degli anni, mi siano mancate (da qualche parte ho anche un quaderno in cui ne ho annotate alcune), ma nessuna mi sembrava abbastanza buona da convincermi a partire. Un giorno poi è scattata una molla e da quel mucchio di idee accantonate una è saltata in cima alle altre e in men che non si dica (si fa per dire) si è concretizzata. Quella molla sono state due vicende di cui, purtroppo, si è molto discusso in rete. La prima è la morte a 42 anni di Omar Palermo, un ragazzo calabrese fondatore del canale YouTube “YouTubo Anche Io”, un canale con milioni di visualizzazioni, dove Omar (io ancora non lo sapevo) portava avanti dal 2018 una sfida col cibo, le cosiddette “food challenge”, ingurgitando una quantità spropositata di alimenti mentre nel privato, a quanto pare, lottava costantemente col peso. Omar è morto d’infarto, o come riportano altre fonti per soffocamento, il 18 agosto 2021. La seconda è la vicenda di Zhanna Samsonova, influencer di origine russa morta il 21 luglio 2023 per la debilitazione fisica causata dal suo regime alimentare estremo, una dieta crudista a base di verdura e frutta, per lo più durian e jackfruit, germogli e semi di girasole, completato da succhi vegetali al posto dell’acqua. Zhanna potrebbe essere morta di un’infezione simile al colera complicata dal suo precario stato di salute, come afferma sua madre, ma la causa ufficiale della morte ad oggi non è stata resa nota.

venerdì 5 aprile 2024

Fuori speciale: il ruolo degli spaghetti tra miseria e nobiltà

“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che usciranno invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o rimandata, a vostro piacimento. 

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Mentre inizio a scrivere questo articolo, non posso fare a mano di chiedermi se per caso non stia sopravvalutando le mie forze. L’idea malsana di scrivere praticamente in diretta un articolo è qualcosa che nemmeno nei momenti di maggior produttività del blog avrei potuto sostenere. Purtroppo, quando mi metto in testa un’idea è difficile scacciala via, e così eccomi qui a inaugurare questa serie di articoli extra-speciale che, come scritto nell’introduzione, è un side-project che vive contemporaneamente a “La grande abbuffata” senza sovrapporsi a esso. Mi sono dato però un limite: un’ora di tempo davanti al computer e non un secondo di più. E venga come viene. Non posso permettermi certo di fare il perfezionista e andare a cercare termini ricercati per produrre materiale che per sua stessa definizione è materiale “di scarto”, ovvero scartato dallo Speciale in fase di redazione. 
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