“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello
speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato
ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di
piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in
uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che usciranno invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o
rimandata, a vostro piacimento.
***
Tra le perle che la cinematografia sul vicinato ci ha regalato (“neighborhood cinema”, come direbbero gli
anglofoni) c’è un misconosciuto film coreano del 1995 intitolato “301, 302” di Cheol-su Park, che narra
l’impossibile amicizia tra una donna che ama cucinare e un'altra che odia mangiare (301 e 302 sono i
numeri dei loro rispettivi appartamenti al terzo piano di uno stabile di Seul).
Spoilerarne ampiamente il finale è il prezzo da pagare per spiegare come mai mi è stato impossibile
incasellare questo film in una parte precisa dello Speciale: se da un lato parla in lungo e in largo del
rapporto disfunzionale con il cibo, dall’altra è innegabile che si tratti di base di un film cannibalico, e
neppure di uno di quelli dove la rivelazione arriva come un colpo di scena inaspettato. Tutt’altro. La
necessità di una tale conclusione s’insinua sottile sotto la pelle durante tutta la visione, una sorta di
sublimazione del rapporto d’amicizia tra le due protagoniste; in tal senso, non c’è una vittima e non c’è un
carnefice, ma (pare asettico definirlo così, ma così è) un semplice incontrarsi di domanda e offerta. Riparleremo di questo meccanismo nel corso dello Speciale, quando arriverà il turno di affrontare il
cinema cannibalico e di accennare a tutti quei casi di cronaca nera (clamoroso il caso Meiwes-Brandes)
che rendono spesso la nostra realtà più cruda (e incredibile) di quella mostrata dei film.
Tornando a “301, 302”, il regista riesce a creare inquietudine, tensione e genuina claustrofobia con
abbondanza di primi piani e con l’uso di colori molto saturi usati ovunque, nell'arredamento, nel cibo e
nei vestiti dei personaggi; insomma, tutto l’armamentario di certo cinema coreano, che ama esaltare i
contrasti (in questo caso quello tra la semplicità dell’immagine e i contenuti talvolta sgradevoli). La
recitazione è brillante, anche se il trucco utilizzato per mostrare i numerosi cambiamenti di peso di uno
dei personaggi è irrealistico e distrae. La sceneggiatura si regge sulle iperboli, come spesso accade nei
film orientali; tuttavia, è molto efficace e (per fortuna) non cede alla tentazione di far evolvere il rapporto
tra le due protagoniste in direzione saffica, come forse avverrebbe o sarebbe avvenuto in altri luoghi ed
epoche.
A prevalere è la dimensione drammatica, che si mescola spesso e volentieri al grottesco, in una narrazione
che scava nella psiche delle protagoniste Song-hee, cuoca lussuriosa e sensuale, e Yoon-hee, scrittrice
freelance anoressica e sessualmente repressa; due donne la cui vita apparentemente normale nasconde
segreti dolorosi e che si trovano invischiate in un rapporto morboso fatto di offerte da parte di Song-hee di
cibo preparato da lei che Yoon-hee non è in grado di mangiare (quest’ultima accetta le pietanze per
cortesia ma poi le getta nella spazzatura, incapace anche solo di sopportarne la vista o l’odore).
Nessuna
delle due ha evidentemente un rapporto sano con il cibo, su cui sembra abbiano operato una sorta di
transfert psicologico, proiettandovi le pulsioni inespresse legate al sesso e all’amore a loro negati. Il
motivo viene spiegato in lunghi flashback che ci mostrano il passato delle due donne. Song-hee è stata
sposata, ma il suo appassionato matrimonio è naufragato in un traumatico divorzio; la donna ama il sesso
e il cibo, ma è anche sguaiata e vanitosa, e alla lunga queste caratteristiche hanno esasperato il marito,
sfinito dalla sua ossessione per la cucina e dall’insistenza con cui sua moglie pretendeva riconoscimenti
per la sua bravura ai fornelli. Mentre l’uomo si era trovato un’amante, lei compensava la sua mancanza di
attenzioni cucinando, mangiando e mettendo su peso.
Tuttora la cucina è per lei un amplificatore del piacere: la sua quotidianità ruota attorno alla ricerca di
nuove ricette e nuovi ingredienti per i suoi piatti.
Al contrario, Yoon-hee è algida e silenziosa, legge e
scrive e sembra vivere di acqua e d’aria; scopriremo che ha subito abusi sessuali da parte del patrigno, un
macellaio, nell’indifferenza della madre, interessata unicamente agli affari. Inoltre, la giovane Yoon-hee
rimase traumatizzata dalla morte di una bambina che aveva innocentemente invitato a giocare a
nascondino per togliersela di torno, e che si era tragicamente nascosta nella cella frigorifera della
macelleria.
Non è forse un caso che Song-hee avesse desiderato far ingrassare la sua
vicina di casa e sia finita invece per dimagrire e tagliarsi i capelli, assomigliando proprio a colei che ha
accolto e assimilato dentro di sé...
“301/302” non è solo un film deliziosamente avvincente, ma esamina anche indirettamente la natura
elementare del cibo, il suo simbolismo e il profondo effetto che esso ha sulla psicologia femminile. Senza
un accenno di autoindulgenza, il film solleva e risponde alle difficili domande sulla complessa questione
della donna contro il cibo, del rapporto tra cibo e sesso, e sulla possibilità che un trauma o una
frustrazione sessuale portino a disturbi alimentari o a comportamenti ossessivi.
Nulla di così originale,
direte voi, a ragione, ma è la speciale caratterizzazione di questi due bizzarri ma al tempo stesso credibili
personaggi femminili a rendere “301/302” una visione decisamente consigliata, se non altro per il piacere
perverso di vederle tormentarsi a vicenda.
Una sola raccomandazione: anche se di primo acchito la vista del cibo gourmet potrebbe indurre alcuni
spettatori a considerare il cibo come il piacere più importante della vita, pensateci due volte prima di
guardare “301/302” subito dopo mangiato. “301/302” è pieno di immagini anche piuttosto disgustose
della preparazione del cibo e del suo consumo, e pur non essendo affatto questo un film moralista, nel
vederlo la maggior parte degli spettatori potrebbe essere portata a cambiare la propria prospettiva generale
sull’alimentazione.
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