Redux, dal latino "reducere", che significa più o meno richiamare alla memoria, riportare a galla, far risalire. È proprio questo infatti lo scopo del post di oggi: dare nuova luce ad un vecchio post dimenticato o, meglio, passato da queste parti oltre due anni fa e rimasto praticamente inosservato. D'altra parte quelli erano tempi di magra per The Obsidian Mirror: zero lettori fissi, zero commenti e pochi contatti, peraltro assolutamente casuali.
Naturalmente non voglio riscrivere qui ciò che è già stato scritto: tra le altre cose sarebbe anche inutile, visto che quel vecchio post rimane accessibile e facilmente rintracciabile. Voglio tuttavia segnalare che una nuova versione di "A Porta Inferi" esce oggi come Guest Post sul blog di Romina Tamerici, all'interno della rubrica "Lo dicono tutti".
Il termine "Redux", se vogliamo dirla tutta, è spesso adottato nel cinema per indicare una nuova interpretazione di un'opera già esistente, di solito con l'integrazione di scene tagliate dal montaggio originale (l'esempio più noto è senza dubbio Apocalypse Now Redux, il capolavoro che Francis Ford Coppola ripropose nel 2001 aggiungendo 49 minuti al cut originale del 1979). Ebbene anche "A porta inferi" rientra in questo caso: oltre ad un nuovo montaggio sono presenti alcuni nuovi spunti non inseriti nel post originale, una sorta di "Director's cut", per continuare ad usare termini cinematografici. Ma ora bando alle ciance: se volete saperne di più vi invito a passare sul blog di Romina Tamerici. Ci vediamo di là.