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martedì 9 settembre 2025

Nero veneziano

Dodici mesi fa, in occasione della precedente edizione dell’iniziativa “Notte Horror”, mi trovai a giurare che mai più mi sarei impegnato con così largo anticipo a recensire un film che, al momento della decisione, non avevo ancora mai visto. Il rischio, è ovvio, era quello di trovarsi di fronte a qualcosa di non recensibile, vuoi perché privo di spunti da sviluppare, vuoi perché talmente brutto e noioso da rendermi impossibile sopportarne la visione. Eccomi invece qua con lo stesso problema. Ci sono ricascato con tutte e due le scarpe e adesso mi trovo nella condizione di dover scrivere un articolo lungo quanto basti per sembrare il post di un blog. 
Non che manchino gli spunti, quelli magari riesco anche a trovarli, ma “Nero veneziano”, film del 1978 diretto da Ugo Liberatore, è una di quelle esperienze che hanno messo a dura prova le mie palpebre, palpebre che hanno iniziato a cascare dopo pochi minuti, anche in una sera di piena estate, in vacanza, dove la stanchezza di una giornata di lavoro non poteva essere chiamata in causa. Se quindi state cercando una valida alternativa al valium, che magari non volete assumere perché non avete un buon rapporto con la chimica, eccovi servita la soluzione. 

venerdì 9 maggio 2025

Upa

Gianni, divorziato e senza soldi, si ritrova a dover convivere con un padre che non ama, proprio mentre quest’ultimo sta sviluppando i primi sintomi dell'Alzheimer. Quando il padre inizia a parlare di una figura invisibile che è entrata in casa sua con l’inganno, lo tormenta ogni notte, e gli pone domande sempre più atroci, tutti considerano le sue visioni come semplici allucinazioni dovute alla malattia. Ma con il passare dei giorni strane e inquietanti manifestazioni iniziano a verificarsi. Con l’emergere di ombre misteriose nella loro vita, Gianni è costretto ad affrontare un angosciante interrogativo: e se suo padre avesse ragione?

Il titolo è intrigante quanto basta: una sola parola di tre lettere che inizialmente non dice nulla, ma che potrebbe portare ovunque. Poi c'è la grafica di copertina che, seppur palesemente realizzata da un'intelligenza artificiale (sono tempi duri, questi, per gli illustratori in carne e ossa), fa davvero paura. E lo dico nel senso buono del termine: quegli occhi bianchi e quella bocca irragionevolmente spalancata trasmettono un orrore che, come promette il sottotitolo, dovrebbe essere interiore piuttosto che il contrario.

lunedì 4 marzo 2024

Dachra

Mi accingo alla visione di Dachra essenzialmente per un motivo: la sua provenienza. Mi intriga parecchio l’idea di accomodarmi sul divano, specialmente in una sera in cui, una volta tanto, non sono devastato dalla stanchezza, per assistere al primo horror tunisino della mia lunga carriera di appassionato del genere. Non ho alcuna idea di cosa mi attenda, anche se, in un angolo della mia testa, quell’assonanza con il titolo del celebre romanzo di Bram Stoker mi fa sospettare l’ennesimo adattamento della solita storia. Errore gravissimo, perché qui di vampiri non c’è alcuna traccia e quell’assonanza, scoprirò in seguito, è soltanto casuale. 
Meglio così, forse; anzi, sto per assistere a un horror che affonda le sue radici nel folclore più sconosciuto del paese nordafricano. Non sarebbe affatto male, rifletto, visto che ne so così poco di folclore che non sia europeo o, al limite, asiatico. 
Premo quindi il tasto play con tale grande speranza. È solo quella rapida scritta che appare sullo schermo dopo un minuto, e che mi consegna l’abusato slogan “basato su una storia vera”, che mi fa temere un secondo errore di valutazione. Due ore più tardi, mentre con un occhio già abbondantemente chiuso mi sollevo dal divano, mi sorprendo a ragionare su ciò a cui ho appena assistito. 

lunedì 5 febbraio 2024

The Locker (Shibuya Kaidan)

Quando, un paio d’anni fa, vergai una specie di recensione per un improbabile B-movie intitolato “Non aprite quell’armadio”, conclusi dicendo, tra il serio e il faceto, che non mi sarebbe dispiaciuto un giorno scrivere uno speciale sugli armadi “maledetti” nel cinema (e se non proprio maledetti, perlomeno con uno sconfinamento nel fantastico). Ciò di cui parleremo oggi potrebbe a buon titolo rientrare in quello speciale, visto che parliamo di armadietti, gli stessi che usiamo nelle scuole e nelle palestre e che talvolta troviamo, per riporvi oggetti metallici, all’ingresso delle banche. 
In Giappone sono evidentemente molto più diffusi che dalle nostre parti ed ecco quindi la necessità di realizzare una trama orrorifica incentrata proprio su quegli sgraziati contenitori metallici. Se fossero stati distribuiti sul mercato italico, quei film (parleremo oggi anche del sequel) si sarebbero ritrovati appiccicati addosso titoli assurdi come “Non aprite quell’armadietto” o “L’armadietto che uccide”, ma per fortuna la cosa non è accaduta e oggi possiamo goderci, seppure con le difficoltà della lingua, titoli più incisivi come “The Locker” o evocativi come l’originale “Shibuya Kaidan”. Si tratta di due film di durata contenuta (entrambi 71 minuti) lanciati sul mercato contemporaneamente il 7 febbraio 2004 e proiettati nelle sale con la formula “double-bill” (due film al prezzo di uno). 

martedì 7 novembre 2023

Atmosfere di una notte di Tregenda, tra Goethe e De Quincey

Sono passati ormai alcuni giorni dalla notte di Halloween, e mentre in giro per il web i contenuti horror, che hanno infestato l'intero mese di ottobre, sono ormai evaporati come neve al sole, qui su "The Obsidian Mirror" noi andiamo avanti. Non c'è tregua dall'horror per il viandante che bussa suo malgrado a questa porta, ma questo ormai lo sapete. Il blog è anche, o forse dovrei dire, soprattutto, questo. Dopo il piatto forte che vi è stato servito nella notte più spooky dell'anno, vale a dire l'ultimo corto di Luigi Parisi, è arrivata l'ora del dessert. E se il vostro equilibrio mentale è sopravvissuto a "Le cose perdute", qui non troverete alcuno scampo. Il tempo del relax non è ancora giunto. Arriverà, presto o tardi, ma non oggi, perché oggi è un giorno di tregenda. Anzi è il giorno di “TREGENDA”, dal titolo del cortometraggio horror che potrete gustarvi integralmente qualche riga più in basso. E lo faremo in compagnia del regista Giuseppe Coppola che, una volta terminata la visione, si fermerà qualche minuto a chiacchierare con noi.

martedì 31 ottobre 2023

Alla ricerca delle cose perdute, in compagnia di Luigi Parisi

"You only appreciate things when they're gone." (Kurt Cobain's suicide note).

Analizzando i saggi scritti da Sigmund Freud sul tema della morte, con particolare riferimento a “Lutto e melanconia” del 1915-1917, si evince che il lutto non è soltanto una reazione alla morte, ma è inteso come reazione alla perdita. Perdita della giovinezza, perdita di un amore, perdita di un’amicizia, di un affetto, perdita del senso di Patria, degli ideali, perdita di un lavoro, perdita del proprio status sociale. Perdita anche di un oggetto, quindi, un oggetto magari particolarmente prezioso legato a un passato dal quale non ci si vuole separare, un oggetto legato a una persona, anch’essa magari perduta, la cui essenza rivive in esso, unico baluardo che ci separa dall’oblio. 
Tutti noi abbiamo da qualche parte in fondo a un cassetto un oggetto del genere, una vecchia pagina di diario, magari una semplice cartolina, di cui non riusciamo e non vogliamo liberarci. Il classico “cassetto di ricordi e di indirizzi che ho perduto”, quello descritto da un celebre cantautore romano in una delle sue più belle canzoni, nel quale talvolta ci piace rituffarci per assaporare i bei tempi andati, ma soprattutto per cercare di resuscitare amicizie e amori persi ormai di vista. 

venerdì 27 ottobre 2023

Qualcosa di Halloween sta per accadere (non oggi, ma quasi)

Mancano pochi giorni ad Halloween. Anzi, si può dire che ormai, tolto il weekend che vola via in un attimo, mancano una manciata di ore. Chissà se là fuori qualcuno si starà chiedendo se, per puro caso, "The Obsidian Mirror" avrà intenzione di ribadire la sua fama di "somministratore di cose horror" in occasione della notte più spooky dell'anno? Se state leggendo questo articolo probabilmente la risposta ve la sarete già data, altrimenti non starete leggendo nulla. 
Ebbene sì, anche quest'anno il vostro amichevole Obsy di quartiere non mancherà di proporvi un bel menu, che farà a pezzi la vostra serenità costringendovi ad agghiaccianti e interminabili notti di terrore, nel corso delle quali resterete paralizzati da ogni piccolo rumore in soffitta, da ogni scricchiolio del legno, da ogni sussurro del vento fuori dalla finestra e, la cito per ultima ma è la più terribile, da ogni strana manovra del vostro gatto nella lettiera. Se poi sarete così incauti dal gustare i piatti che vi ho preparato dopo il calare delle tenebre, beh, il vostro equilibrio mentale non sarà più recuperabile. Ma tutto ciò non accadrà oggi, per cui rilassatevi che avete ancora qualche giorno di tempo. Oggi è solo il giorno in cui viene rivelato il menù di Halloween!  

lunedì 9 ottobre 2023

L’incubo dietro la porta

"E benché vi siano coloro" scriveva l'arabo pazzo "che hanno osato gettare un'occhiata oltre il Velo, accettandoLo come Guida, tuttavia sarebbero stati più prudenti a evitare ogni commercio con LUI: poiché nel Libro di Thoth sta scritto quanto è terribile il prezzo anche di un singolo sguardo.”
(Howard Phillips Lovecraft, “Through The Gates Of The Silver Key”, 1933) 

Mi accingevo a leggere questo nuovo romanzo di Fabrizio Valenza, autore conosciuto solo pochi mesi fa grazie alla lettura de “L’isola dei Morti” (e relativa intervista), e subito mi veniva da domandarmi quali altri meravigliosi spunti sarei riuscito a trarne. La speranza non è stata vana, come vedremo tra breve, anche se temo possa essermi stato complice un pizzico di follia interpretativa. Inizio subito col dire, come i lettori più assidui certamente sapranno, che provengo dalla recente visione de “La casa con la scala nel buio” di Lamberto Bava, per cui mi è stato impossibile non visualizzare il protagonista del libro di Valenza con il volto di Andrea Occhipinti, che nel film citato si aggirava tutto solo in una solitaria villa trasudante misteri, esattamente come il protagonista del romanzo di cui andremo tra breve a parlare. 

lunedì 15 maggio 2023

Red Eye (Death Train)

Kim Dong-bin è un regista coreano che in carriera non ha fatto moltissimo, praticamente quattro cose in croce a distanza di un lustro una dall’altra. Della sua opera d’esordio (Ring Virus, 1999), abbiamo casualmente già parlato in passato anche qui sul blog (era, per farla breve, quel superfluo remake sudcoreano di “Ring” di Hideo Nakata). L’ultimo suo lavoro, passato anche questo quasi inosservato, è stato invece "The Sleepless” (2012), uno dei tanti film in cui assistiamo a un piccolo gruppo di persone che si svegliano in una stanza chiusa senza alcun ricordo di come sono arrivate lì. 
Ma non è questo ciò di cui volevo parlare oggi, bensì del lungometraggio più noto di Kim Dong-bin, noto al punto che ho scoperto qualche giorno fa che è stato addirittura inserito nel nostro catalogo Prime Video, un luogo dove molto raramente film asiatici che non siano i soliti tre trovano terreno fertile.
Eppure questo titolo, tutto sommato nemmeno tra i migliori del vasto panorama horror coreano, è riuscito a farsi spazio con le unghie e con i denti, merito forse di un selezionatore attento a un certo tipo di cinema o, più ragionevolmente, merito dei bassi costi dei diritti d’autore legati a questo film.

venerdì 28 ottobre 2022

Manga, libri e altri Ju-On

Non è ancora tempo di far scendere i titoli di coda su questo speciale, scrissi in chiusura del post precedente. C’è in effetti ancora un po’ di materiale di cui vale la pena parlare, fermo restando che un’analisi esaustiva di tutto ciò che ruota attorno a un franchise iniziato ormai oltre vent’anni fa è praticamente impossibile. Oggi ci discostiamo un attimo dalle versioni in celluloide di Ju-On e volgiamo lo sguardo a media diversi che, in un business plurimiliardario come quello di cui stiamo parlando, non potevano certo mancare. 
Dopo aver dedicato qualche giorno fa un articolo al videogame Wii, rivolgiamo oggi lo sguardo alle “versioni cartacee” di Ju-On. Come forse alcuni di voi ricorderanno, i libri avevano giocato una parte fondamentale nell’universo di Ring: fu anzi proprio grazie alle opere di Kōji Suzuki che tutto ebbe inizio. 
La trilogia “Ring” (Ringu, 1991), “Spiral” (Rasen, 1995) e “Loop” (Rūpu, 1998) fu infatti la fonte che Hideo Nakata utilizzò per scrivere il soggetto dei suoi film (in seguito arrivò una seconda trilogia, di cui abbiamo però parlato ampiamente qui). Qui il discorso è diametralmente inverso: tutto nasce dall’ispirazione di Shimizu e solo in seguito arrivarono dei libri. In gergo tecnico l’operazione di chiama novelization, termine che identifica un romanzo che adatta la storia di un'opera creata per un altro mezzo, come un film, un fumetto o un videogioco.

venerdì 30 settembre 2022

The Grudge - 1, 2 & 3

Uscito il 22 ottobre 2004 in 3.348 sale americane, The Grudge ha generato solo nel primo fine settimana un incasso di oltre 39 milioni di dollari. Vi sembrano tanti? Vi sembreranno ancora di più se pensate che la Sony Pictures ne ha sborsati solo 10 per la produzione. Ma il bello arriva la settimana successiva, con un incasso al botteghino di altri 21 milioni, incasso che ha permesso a The Grudge di spazzare via il precedente record, relativo ai soli horror, di Halloween. 
Oggi quella particolare classifica la conduce, seppur di poco, “Saw 3D” (Kevin Greutert, 2010), ma secondo questo sito, al netto degli aggiustamenti calcolati sull’inflazione, il record di The Grudge resiste ancora oggi. 
Cosa ha permesso a un remake, e per giunta al remake di un film proveniente da un paese geograficamente e culturalmente agli antipodi, di realizzare negli Stati Uniti un risultato di tale rilievo? È quello che cercheremo di capire oggi. 

giovedì 22 settembre 2022

L’estetica di Kayako

Acconciatura tipica del periodo Heian
Impossibile introdurre colui che ha ideato e realizzato la saga di Ju-On senza prima un cappello iniziale sullo scenario che ha portato a quel fenomeno di massa di fine anni Novanta che conosciamo come “J-Horror”. In verità l’argomento lo avevo già affrontato marginalmente in passato e, sicuro, fu in occasione dello Speciale Ghost in the Well (se la memoria non m’inganna, forse anche da qualche altra parte), per cui una nuova introduzione dovrebbe tentare un approccio diverso, meno didascalico.
Anche perché nel corso di questi ultimi vent’anni il fenomeno è stato così tante volte analizzato e sviscerato in ogni suo aspetto che chiunque oggi, in Occidente, ha ormai imparato a riconoscerne le caratteristiche, amandolo o odiandolo. È tuttavia anche vero che, se provassi a fare delle domande in giro, otterrei per un buon 90% una definizione piuttosto vaga di “film con fantasma femminile, dedito alla vendetta, con veste bianca e lunghi capelli neri spettinati”. 

lunedì 13 giugno 2022

The Shock Labyrinth

A poche settimane di distanza dal post su "Marebito", senza ombra di dubbio il punto più alto della carriera "extra-grudge" di Takashi Shimizu, torniamo con quello che a tutti gli effetti rappresenta l'espressione più bassa del suo cinema, ovvero quel "Shock Labyrinth" (2009) giunto in Italia due anni più tardi con l'opinabile titolo di "The Shock Labyrinth: Extreme 3D", forse a sottolineare il fatto che di estremo c'è il livello di noia che, mi viene da aggiungere, un imbarazzante 3D riesce ulteriormente ad amplificare. Sarà bastata sicuramente questa introduzione a convincere la maggior parte dei lettori del blog ad abbandonare la lettura; a quei pochi che sono rimasti, la mia promessa è di essere breve e di concentrarmi solo sugli aspetti più interessanti.
La trama ruota attorno a un gruppo di amici d'infanzia che condividono un tragico e oscuro segreto legato a un episodio del passato di cui pare abbiano perso tutti l'esatta memoria. L'antefatto vede il gruppo intrufolarsi in un edificio abbandonato, sito all'interno di un luna park, alla ricerca di brividi facili.

martedì 26 aprile 2022

Marebito

Si tratta forse di un particolare noto a pochi, ma in Giappone le fondamenta dell’estetica horror contemporaneo vennero gettate da Chiaki J. Konaka, scrittore e sceneggiatore giapponese noto per essere il creatore di Digimon Tamers e Ultraman Gaia, nonché per le sue opere ricche di elementi lovecraftiani (vedi anche il post del film recensito qualche tempo fa). Lo fece nel suo libro “Horā Eiga no miryoku: fondamentaru horā sengen” (The fascination of horror films: manifesto of fundamental horror), scritto con l'aiuto di Kiyoshi Kurosawa (il regista di "Kairo", 2001) e dell’animatore Akira Takahashi (padre degli anime City Hunter, Death Note, Inuyasha, ecc.). In quel testo, di cui parleremo in maniera più approfondita in un prossimo futuro, si sarebbe rivisto Takashi Shimizu, uno dei registi più iconici del cinema giapponese moderno. Cosa potrebbe saltare fuori da un incontro tra Shimizu e Konaka? E cosa potrebbe aggiungere a questo mix, già sufficientemente esplosivo, un nome leggendario come quello di Shin'ya Tsukamoto, padre del manifesto cyberpunk Tetsuo? La risposta ha otto lettere: Marebito.

sabato 11 dicembre 2021

Unholy women #3: The Inheritance

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Premetto che Kowai Onna l'ho visto tre volte, di cui l'ultima pochi giorni fa, prima di mettermi a scrivere questi post, ma questo terzo segmento, The Inheritance (うけつぐもの, Uketsugu Mono), per me era praticamente inedito, essendomi le volte precedenti clamorosamente addormentato solo pochi istanti dopo il suo inizio. Ciò fa di The Inheritance un episodio noioso? Non necessariamente, visto che il sottoscritto non si è mai distinto per la resistenza prolungata di fronte a uno schermo. Comunque, è ancora troppo presto per dirlo.
Ancora una volta si cambiano completamente le carte in tavola: dopo un canonico J-horror con un'antagonista inarrestabile e un bizzarro-movie degno del miglior Tsukamoto, eccoci servita niente meno che una storia di spettri degna della più classica tradizione giapponese, quella dei vecchi film in bianco e nero con samurai, per intenderci. Le aspettative sono a questo punto enormi, e la fiducia risiede nel fatto che, per una regola non scritta, i film in tre episodi sono montati in modo che il segmento più debole sia quello centrale; ciò affinché lo spettatore, quando lascerà la sala al termine della proiezione, porti con sé un buon ricordo complessivo. Considerato che Hagane era, a mio parere, un po' più debole di Rattle Rattle (anche se non di molto), il terzo segmento sarà come minimo da dieci. Veramente sarà così? Vedremo.

domenica 5 dicembre 2021

Unholy women #2: Hagane

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

La triste esistenza del timido meccanico Sekiguchi Mikio cambia improvvisamente quando il suo capo gli propone di uscire con la sua attraente sorella Hagane. E si vede offrire anche in prestito l'automobile sportiva di un cliente, per scarrozzarla in giro e non sfigurare. Che la ragazza sia attraente non ci sono dubbi, almeno a giudicare dalla fotografia che il suo capo è stato lesto a mostrargli per dissipare qualunque dubbio, ma, come spesso capita negli appuntamenti al buio, non sempre la realtà è quello che sembra. Spesso l'apparenza inganna, e neanche un dritto come Bruce Willis ne uscì indenne quando si ritrovò in una situazione del genere con una tipetta nient'affatto male come Kim Basinger (Blind Date, 1987)... ma questa è ovviamente un'altra storia. 
Qui siamo in Giappone, e in Giappone anche le cose apparentemente più semplici, o le cose che in Occidente ormai quasi tutti fanno a occhi chiusi senza nemmeno pensarci, possono trasformarsi in esperienze bizzarre. 

lunedì 29 novembre 2021

Unholy women #1: Rattle Rattle

Erano anni che giravo intorno alla questione se parlare o meno, sul blog, di Kowai Onna (コワイ女), un interessante esempio di moderno horror giapponese il cui titolo si potrebbe tradurre, a beneficio di chi ama la precisione, come "Donne terrificanti". Nella realtà la traduzione scelta per il mercato internazionale, che al momento, se non mi è sfuggito qualcosa, si limita a una sola apparizione in DVD per il mercato tedesco, è decisamente meno banale. Mi viene anzi da dire che "Unholy Women" (donne infelici) sia in grado di centrare meglio il punto in quanto, come credo di aver ripetuto mille altre volte parlando di horror giapponesi, all'origine del perturbante c'è sempre il dolore. Kayako e Sadako, le iconiche protagoniste di Ju-On e Ring rispettivamente, sono forse l'esempio più facile da individuare nella sterminata produzione giapponese (e non parlo solo di cinema). Abbiamo avuto modo di conoscere assieme, qualche anno fa, la leggenda da cui ebbe origine la seconda delle due e non credo serva dilungarsi ancora oggi sull'argomento, sebbene la "creatura" (non so davvero come altro chiamarla) del primo episodio di "Unholy Women" esteticamente richiami proprio quel genere di J-horror.

venerdì 5 novembre 2021

Making of... La casa blu

Due anni fa, quando uscì il tanto celebrato "Mirror Midnight", ci misi ben tre mesi a pubblicare il "making of" del cortometraggio. Le vicende della vita, forse lo ricorderete, mi costrinsero a mettere in pausa il blog solo poche ore dopo Halloween, con tutte le conseguenze e i ritardi del caso. Quest'anno sorprese non dovrebbero essercene, almeno nell'immediato, e il blog procede il suo naturale cammino fregandosene di ogni superstizione e propone oggi stesso la seconda parte dell'intervista con il regista Luigi Parisi.
L'argomento è ovviamente "La casa blu", il nuovo horror uscito in anteprima, come da tradizione, proprio nella notte di Halloween. Se lo avete perso è questo il momento giusto per recuperarlo (viceversa sarete a rischio spoiler), per cui vi rimando senza indugio alla sua visione. Se invece lo avete già visto ad Halloween sarete senz'altro curiosi di saperne di più, per cui questo è decisamente il posto giusto per dare un'occhiata dietro le quinte della produzione de "La casa blu". 
Da parte mia posso solo dire che, a parte "Mirror Midnight", per il quale ho un evidente conflitto di interessi, ho trovato "La casa blu" il punto più alto della produzione horror di Luigi Parisi, un lavoro che, in estrema sintesi, forse anche grazie a un minutaggio di più ampio respiro, offre allo spettatore quanto di meglio Luigi sia stato capace di realizzare nei suoi lavori precedenti. 

domenica 31 ottobre 2021

Halloween 2021: La casa blu

"Malocchio e gatti neri, malefici misteri / il grido di un bambino bruciato nel camino / nell'occhio di una strega, il diavolo s'annega / e spunta fuori l'ombra: l'ombra della strega! (Anonimo) 

Fu con questo stesso incipit, un'anonima filastrocca che per qualche motivo dovrebbe far crescere in voi atavici terrori, che due anni esatti fa si alzava il sipario su "Mirror Midnight", cortometraggio horror che il mitologico Luigi Parisi realizzò sulla base di un acerbo racconto da me scritto e pubblicato sul blog ere geologiche addietro. Il successo di quel lavoro, e porto a testimonianza i vostri commenti entusiasti, superò ampiamente tutte le mie aspettative
Oggi non c'è un mio nuovo racconto (per quello dovrete aspettare una delle prossime ere geologiche) ma c'è fortunatamente un nuovo cortometraggio che esce in esclusiva su questo piccolo blog, in questa tanto attesa vigilia d'Ognissanti.
So bene che molti di voi in questo momento staranno infilando la giacca per correre al cinema dove andrà in scena l'ennesimo capitolo delle mirabolanti avventure di Michael Myers (il dodicesimo, mi pare, no?), ma se la sala non è troppo lontana, allora non vi costerà nulla rilassarvi giusto quei dieci minuti in più e godervi l'aperitivo gentilmente offerto a tutti voi da Luigi Parisi. 

mercoledì 20 ottobre 2021

La casa blu: torna sul blog il grande horror di Luigi Parisi

Ci eravamo lasciati con Luigi Parisi lo scorso Natale, in occasione della presentazione di "Happy Birthday", il suo (ai tempi) più recente cortometraggio incentrato sull'apertura di pacchi, pacchetti e pacchettini. Luigi, vecchia conoscenza di questo blog che sicuramente non avete dimenticato, non è rimasto ovviamente con le mani in mano, ed è pronto, quando ormai manca pochissimo alla ricorrenza di Halloween, a presentarci il suo nuovo lavoro.
Iniziamo subito col dire che "La casa blu" non è solo il titolo dell'opera, ma è anche un fatiscente edificio in stile Liberty, dall'intonaco di un tenue color acquamarina, che si può notare transitando lungo la Statale 106 tra i comuni di Bocale e Pellaro, appena fuori Reggio Calabria (sulla Street View di Google la potete vedere cliccando qui). La casa in questione è divenuta parte dell’immaginario collettivo della zona: c’è chi parla della presenza di fantasmi legati alla guerra e addirittura ai garibaldini. Scrive su Reggio Today la proprietaria: "La storia di questa casa è quella di qualsiasi vecchia casa. La mia famiglia l’ha acquistata circa 70 anni fa e veniva qui per passare brevi periodi dell’anno, era la classica casa di campagna. Da circa 30 anni non era più frequentata da nessuno. Il suo stato di abbandono e il colore particolare hanno contribuito a incrementare l’alone di mistero che la avvolge. Quando sono diventata la proprietaria della casa dagli abitanti del luogo sono venuta a conoscenza delle tante storie di cui si alimenta. La più conosciuta è quella secondo cui qui sarebbe stata avvistata la figura di una donna vestita di bianco che si affaccia dal balcone e guarda l’Etna. Io non l’ho mai vista ma ci credo. Voglio pensare che sia la custode della casa”. 
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