lunedì 27 maggio 2019

Salvation Mountain

La prima volta che sentii parlare della Salvation Mountain era il 1995. I Kyuss, storico gruppo di stoner rock americano che si sarebbe sciolto due anni dopo, la ritrassero sul retro di copertina del loro disco di commiato “…and the circus leaves town”. In seguito avrei avuto modo, del tutto casualmente, di mettere le mani su un volume della Taschen che riporta alcune sue foto (Eccentric Style, 2002), e dopo ancora di vedere il film di Sean Penn (Into the Wild, 2007) in cui l’ideatore della Salvation Mountain, Leonard Knight, compariva in un cameo interpretando se stesso, ma all’epoca non possedevo un computer tutto mio, non avevo internet a disposizione e trovare informazioni su quell’installazione era abbastanza complicato. 
Per chi non la conoscesse, la Salvation Mountain è semplicemente uno dei più begli esempi di arte folk del mondo e si trova a Niland, appena fuori da Slab City, un piccolo villaggio composto principalmente di camper e roulotte - non troppo dissimile dal tipico agglomerato che si può trovare nel deserto, con le uniche asfittiche costruzioni in lamiera, che io stesso ho potuto vedere di persona quando ho visitato i dintorni nell’ormai lontano 2005. 

martedì 21 maggio 2019

Orizzonti del reale (Pt.21)

Ronald Stark
LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Mettiamola così: nessuna delle sostanze che smerciavano veniva considerata da Leary pericolosa per la salute. Tuttavia, l’illegalità richiama altra illegalità, perché il denaro proveniente da attività illecite dev’essere “ripulito” prima di poter essere speso, il che in seno al gruppo costituiva la principale occupazione di Bill Hitchcock. Hitchcock riciclò gran parte dei fondi trasferendoli prima nel paradiso fiscale delle Bahamas e poi in Svizzera e nel Liechtenstein, ma a partire dal 1969 alcuni gravi avvenimenti concorsero ad allontanarlo dal gruppo.
Innanzitutto, la dogana statunitense fermò un commesso viaggiatore che trasportava denaro riciclato dalla Svizzera e questi, in preda al panico, fece il nome di Hitchcock; in seguito, Hitchcock e lo stesso proprietario della banca persero molto denaro in operazioni finanziare dubbie, e a quel punto a Bill non restò che tornare a Millbrook e trovarsi un legale per difendersi dalle accuse di evasione fiscale, frode e illeciti vari.
Ma nel 1969 la Confraternita aveva già perso un altro dei suoi elementi principali, quel John Griggs che aveva invitato Leary e i suoi seguaci a Laguna beach e che li aveva poi seguiti a Idylwild. Quando Griggs morì, si disse che aveva sbagliato a calcolare la sua dose di pillole di psilocibina; Leary, invece, sostenne che Griggs avesse comprato quelle pillole sul mercato nero di Los Angeles e si disse certo che ci fossero agenti federali pagati per smerciare di nascosto droghe adulterate con veleno nell’ambiente della Controcultura e incolpare i suoi membri di queste attività.

mercoledì 15 maggio 2019

Invisibili: il raggio verde


È meglio vivere in solitudine sognando un ideale piuttosto che arrendersi ad una mediocre realtà (Marie Rivière, Delphine).
Ero più o meno adolescente quando in tarda sera, su una di quelle emittenti che ero solito snobbare (credo fosse RaiTre), incappai in un film che non si avvicinava nemmeno lontanamente al solito cinema a cui ero abituato. Non era un horror, tanto per citare un genere che già amavo alla follia, ma non era nemmeno uno di quei film che ci si aspetta possano piacere a un adolescente, quelli dove c'è gente che fa a pugni, guida macchine veloci e mostra signorine di niente vestite.
Oggi non saprei nemmeno dire perché, contro ogni previsione, non cambiai canale dopo cinque minuti: qualcosa evidentemente aveva catturato la mia attenzione, e quel qualcosa non poteva essere che uno dei temi a cui gli adolescenti dell'epoca (non so se sia così ancora adesso) erano più sensibili, ovvero la solitudine. Da quel giorno ne è passata di acqua sotto i ponti. E assieme all'acqua sono passati anche trent'anni. Nonostante ciò, la solitudine è sempre stato un tema che mi ha affascinato, vuoi perché a tratti ne ho sofferto in passato, vuoi forse perché, anche quando la solitudine ti lascia, ti rimane sempre appiccicato un pizzico di malinconia per quei giorni, masochisticamente parlando. "La solitudine è molto devastante, però riserva in te purezza", fa dire Eric Rohmer a Delphine, la sua protagonista, ed è la frase che meglio sintetizza quella strana voglia di scrivere di solitudine che ancora oggi non mi abbandona.

giovedì 9 maggio 2019

Orizzonti del reale (Pt.20)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Lo scorso articolo si è chiuso con Leary e Alpert felicemente trapiantati nella tenuta di Millbrook, la Mecca della Psichedelia. Tutto questo era però destinato a finire entro il 1966. Molti dei “pellegrini” in visita a Millbrook erano disposti a pagare bene per il loro trip e facevano molta pubblicità all’attività del gruppo, esponendolo alle ritorsioni della Buoncostume. E difatti, l’FBI effettuava numerose incursioni e arresti, spesso con accuse pretestuose, finché tutta questa attenzione indesiderata non spinse i capifamiglia degli Hitchcock a sfrattare i loro famosi inquilini.
Leary ne fu in qualche modo sollevato, perché la vita a Millbrook non era tutta rose e fiori, caratterizzata com’era da liti e contrasti tra le varie fazioni che nel tempo si erano formate al suo interno. Persino lui e Alpert finirono per separarsi per via della loro visione contrastante della questione spirituale: se quest’ultimo asseriva che il cambiamento interiore cominciasse e finisse all’interno, Leary lo vedeva invece come il primo passo di un’evoluzione che doveva riguardare la società intera. Il significato del motto Accenditi. Sintonizzati. Lasciati andare [Distaccati] (“Turn on, Tune in, Drop out” [1]) e del concetto di Politica dell’Estasi (“Politics of Ecstasy”), che avrebbero dato il nome a due sue famose opere, sta proprio in questo. Leary si cimentò dapprima in un inconcludente dibattito sull’LSD promosso da una Commissione Parlamentare guidata dal senatore Ed Kennedy, per poi concludere, ispirato dal guru dei media Marshall McLuhan, che era forse meglio divulgare le basi del suo pensiero direttamente alle masse con quelli che oggi chiameremmo senza mezzi termini dei veri e propri slogan pubblicitari. Erano molto lontani i tempi in cui Leary avrebbe affidato le sue speranze ai computer e alla cybercultura, ma bisogna dire che oggi ciò che si ricorda maggiormente di lui, spesso senza averli compresi a pieno, sono proprio i suoi “mantra” e le sue frasi a effetto.

venerdì 3 maggio 2019

Bambi contro Godzilla

Poster realizzato da CMYK46 per Pxleyes.com
Cosa avrò mai da raccontare di un cortometraggio animato che dura solo 90 secondi? Beh, chi mi segue da tanti anni sa benissimo che sono stato talvolta in grado di elaborare lunghi discorsi filosofici partendo praticamente dal nulla cosmico. Nient’altro che esercizi di scrittura, starete pensando. Ecco, in un certo qual modo questo potete prenderlo proprio come uno di quegli stessi esercizi, ma con la sostanziale differenza che “Bambi Vs Godzilla” offre numerosi spunti degni di essere approfonditi, non ultimo il fatto che per quasi mezzo secolo lo si è ritenuto una pura leggenda, una leggenda sulla quale andava raccontato quel tanto che bastava per tenere viva l’attenzione su di essa senza tuttavia mai scendere troppo nei dettagli.
È la stessa logica delle leggende metropolitane: qualcuno che conosciamo avrebbe sentito dire (da qualcun’altro che conosce solo lui, e che a sua volta conosce qualcuno che è parente, zio, cugino dell’anziana signora che abitava dirimpetto al salumiere del paese dove stava prima di sposarsi) dell’esistenza di una strana pellicola in cui si scontrerebbero senza esclusione di colpi il simpatico cerbiatto di Walt Disney e il lucertolone atomico di Ishirô Honda. Una pura leggenda metropolitana oppure una realtà di cui si è sempre saputo poco e nulla?
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