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mercoledì 27 agosto 2025

Il deserto di Carcosa

«A Verulengo, tranquilla cittadina di provincia, il quattordicenne Stefano Luschi conduce una vita normale tra amicizie, primi amori e piccole avventure con il suo gruppo, i "B.R.A.V.I." Ma quando suo zio Giovanni, in coma dopo aver letto un misterioso volume intitolato "Il Re Giallo", dà segni di risveglio, Stefano inizia a sospettare che forze oscure siano sul punto di tornare. [...]" Il deserto di Carcosa" è un'avvincente storia di formazione che intreccia dark fantasy, horror e thriller soprannaturale, esplorando il confine sottile tra il mondo che conosciamo e gli abissi che si nascondono oltre le pagine di un libro maledetto.» 
L’ultima fatica di Fabrizio Valenza, selezionata dalla giuria di qualità del Salone Internazionale del Libro di Torino 2025, è un romanzo che sulla carta avrebbe dovuto piacermi molto: sebbene io non ami particolarmente il fantasy, dark fantasy incluso, amo la narrativa fantastica in generale e, come i frequentatori di lungo corso del blog sanno benissimo, ho una particolare predilezione per l’universo chambersiano del Re in Giallo, al quale ho dedicato una mole pressoché infinita di articoli e approfondimenti a partire dal 2013.

lunedì 18 agosto 2025

I delitti della casa decagonale

Chiunque sia appassionato di romanzi gialli conosce perfettamente, e certamente apprezza, i cosiddetti “delitti della camera chiusa”, ovvero quel particolare sottogenere in cui l'indagine ruota attorno a un delitto compiuto in circostanze apparentemente impossibili, generalmente una camera chiusa dall'interno. Il vero fulcro di questo sottogenere non è quello classico del poliziesco, cioè scoprire il responsabile, bensì scoprire come il crimine sia stato commesso, visto che la prima impressione degli investigatori e dei lettori è che il criminale, dopo aver compiuto il delitto, sia letteralmente svanito nel nulla. 
Uno dei primi esempi è probabilmente il racconto di Edgar Allan PoeI delitti della Rue Morgue”, ma sono certo molto più noti agli appassionati veri capisaldi del genere come “Il mistero della camera gialla” di Gaston Leroux e “Le tre bare” di John Dickson Carr
Quasi tutti i romanzieri più famosi, prima o poi, si sono cimentati con questa particolare tecnica, da S.S. Van Dine a Edgar Wallace a Ellery Queen, senza naturalmente dimenticare la regina del giallo, Agatha Christie, che con “Dieci piccoli indiani” e “Assassinio sull'Orient Express” ha ampliato l’area di indagine, trasferendola dalle quattro mura in cui era relegata alla vastità di un’isola o di un treno, rispettivamente, mantenendo però rigorosamente inalterato lo schema generale dell’ambiente delimitato e impenetrabile. 

sabato 26 luglio 2025

I segreti della casa di Rye Lane

“They thought they’d found their dream home. They were wrong.“ Susan Allott, The House on Rye Lane, 2024

La prima cosa che ho fatto appena terminato questo libro (anzi, forse l’ho fatto anche prima), è stata fiondarmi su Streetview per esplorare Rye Lane, la strada del quartiere londinese di Peckham dove è ambientato il romanzo di Susan Allot. L'ambientazione è piuttosto curiosa, visto che Rye Lane si affaccerebbe su un parco che non sempre è stato tale. Il Peckham (anzi, il Peck) un tempo era un fiume che serpeggiava attraverso un paesaggio rurale, poi trasformato in una fogna con i primi insediamenti, e infine interrato quando l'espansione urbana di Londra raggiunse Peckham e la inglobò definitivamente. Il paesaggio attuale, così come visibile su Streetview, per la sua modernità, è spiazzante, ma credo di aver identificato la location perfetta nella vicina Peckham Rye, che presenta abitazioni tipiche delle periferie inglesi, affacciate proprio su un parco (il Peckham Park), al cui interno è ancora visibile un ruscello (il Peckham River). Ho cercato anche la casa visibile sulla copertina del libro, scorrendo Peckham Rye per tutta la sua lunghezza, ma non sono rimasto sorpreso nel constatare che non esiste.

venerdì 27 giugno 2025

Traditi dalla fretta #46

Siamo ormai quasi in luglio, quello che senza ombra di dubbio è il mio mese preferito, sia perché è in tale mese che cade il mio compleanno, sia perché è il mese dove il carico di lavoro in ufficio inizia a sembrare umano. Un altro motivo è che posso ridurre al minimo i giri del motore del blog senza per questo sentirmi in difetto. Ed è proprio ciò che farò. Nei prossimi due mesi la mia presenza online sarà limitata a pochi sporadici episodi, magari giusto per parlare di qualche leggera lettura estiva, se mai ne troverò una sufficientemente leggera da consentirmi di scriverne senza dovermi concentrare più di tanto. Di sicuro ci sarà tra qualche settimana il mio contributo al solito progetto estivo "Notte Horror", al quale faccio giusto un accenno più in basso, ma a parte queste piccole cose il mio obiettivo è quello di rilassarmi, trascorrere qualche serena giornata con la mia dolce metà, una passeggiata, una pizza, un gelato, un film, magari un paio di libri, ma niente di più. Non ci saranno vacanze nemmeno quest'anno, ma giusto qualche giorno lontano dall'ufficio per ricaricare un poco le batterie, giusto per non scendere troppo sotto la soglia minima. Vi lascio quindi con un nuovo episodio dell'abituale rassegna "Traditi dalla fretta", che include una selezione delle ultime uscite librarie finite dirette nella mia wishlist (ce ne sarebbero altre, ma lo spazio è limitato). Buone vacanze, se le fate. Altrimenti, buona Estate! 

venerdì 6 giugno 2025

Affinità e divergenze tra "Madre nostra" e "Il potere" (da Zona 42)

È giunto anche il momento di “Madre Nostra”, romanzo di Stefano Paparozzi del 2018 edito da Zona 42, un romanzo che stazionava da tempo sul mio tavolino delle letture (un ripiano della libreria, in realtà). La cosa singolare è che l’ho letto a poca distanza da “Il potere” di Alessandro Vietti, altro romanzo uscito lo stesso anno per Zona 42 con il quale ha diverse cose in comune, a partire dal fatto che entrambi narrano di persone speciali alle prese con un destino che non si sono scelte, e che affrontano tra successi e fallimenti dalle tragiche conseguenze. Mi è venuto naturale, quindi, accostare i due romanzi, anche se le differenze sono forse più delle similitudini. 
Se Alessandro, il protagonista di “Il potere”, è un supereroe dotato di una facoltà molto particolare, Miriam, la protagonista di “Madre Nostra”, è anche lei, a modo suo, una supereroina. La definizione per la verità non è mia, ma della stessa Miriam, che però la sconfesserà nel corso del romanzo. Ma non importa.

venerdì 23 maggio 2025

Viviane Élisabeth Fauville

In una stanza disperatamente vuota una donna culla su una sedia a dondolo una bambina di pochi mesi. Ha l’impressione di avere commesso qualcosa di terribile, ma non ne è certa, tutti i suoi ricordi sono sfocati. Contempla la piccola quasi si aspettasse da lei una risposta, una rivelazione. Poi, un bagliore: ha quarantadue anni, ha abbandonato il bel marito che l’ha lasciata per un’altra e si è rintanata lì, in un appartamento spoglio, in un quartiere dov’è una straniera. Il giorno prima ha ucciso a coltellate il suo analista, incapace di alleviare le crisi di terrore di cui soffre, in segreto, da tre anni. Di quel che è stata – ambiziosa direttrice della comunicazione, moglie e figlia devota – non le resta che un nome, Viviane Élisabeth Fauville, regale e fragile relitto di un’esistenza inappuntabile, della scrupolosa obbedienza alle leggi dell’abitudine e della necessità. Certa solo del delitto che ha commesso, e del colpo di grazia che non potrà tardare, Viviane esce dai binari che guidavano il suo destino, si addentra in una Parigi oscura e parallela, affonda in un gorgo di insostenibile angoscia – sino all’esplosivo epilogo.

venerdì 9 maggio 2025

Upa

Gianni, divorziato e senza soldi, si ritrova a dover convivere con un padre che non ama, proprio mentre quest’ultimo sta sviluppando i primi sintomi dell'Alzheimer. Quando il padre inizia a parlare di una figura invisibile che è entrata in casa sua con l’inganno, lo tormenta ogni notte, e gli pone domande sempre più atroci, tutti considerano le sue visioni come semplici allucinazioni dovute alla malattia. Ma con il passare dei giorni strane e inquietanti manifestazioni iniziano a verificarsi. Con l’emergere di ombre misteriose nella loro vita, Gianni è costretto ad affrontare un angosciante interrogativo: e se suo padre avesse ragione?

Il titolo è intrigante quanto basta: una sola parola di tre lettere che inizialmente non dice nulla, ma che potrebbe portare ovunque. Poi c'è la grafica di copertina che, seppur palesemente realizzata da un'intelligenza artificiale (sono tempi duri, questi, per gli illustratori in carne e ossa), fa davvero paura. E lo dico nel senso buono del termine: quegli occhi bianchi e quella bocca irragionevolmente spalancata trasmettono un orrore che, come promette il sottotitolo, dovrebbe essere interiore piuttosto che il contrario.

venerdì 25 aprile 2025

Io? Ho un nome che non è il mio nome; un destino che non appartiene a me, ma a un altro...

La punteggiatura di "Io?" presenta caratteristiche uniche. Si è cercato, in questa edizione italiana, di renderla più fedelmente possibile (salvo alcune inevitabili licenze). 

Ecco, se avessi letto questa nota prima di recarmi in cassa, probabilmente questo Adelphi sarebbe rimasto sullo scaffale da dove l'avevo preso. Invece, mannaggia a quei furbacchioni dell'editore che fu di Roberto Calasso, il libro è finito tra le quattro pareti di casa mia e di quella nota, scritta in carattere minuscolo là dove non mi sarei mai sognato di andare a leggere, mi sono accorto solo mentre ero comodamente stravaccato sul divano. 
Non ho nulla, per carità, contro un certo tipo di scrittura sperimentale (chiamiamola così), ma chi ha letto per esempio qualcosa di José Saramago sa bene quanto possa essere difficile, e spesso sconfortante, intraprendere un percorso che con il piacere della lettura un po' fa a cazzotti. "La punteggiatura è come la segnaletica stradale, troppa distrae dalla strada su cui si viaggia." disse l'autore portoghese in un'intervista rilasciata al The Economist. E infatti la sua caratteristica più peculiare era proprio quella di infrangere tutte le regole della punteggiatura, e ciò che a una persona normale potrebbe causare qualche problema di comunicazione a lui portò un Premio Nobel. 

venerdì 18 aprile 2025

Libro Vs. Film: The Shout

Sono appena riemerso dalla lettura di “L’urlo” (The Shout) (sono almeno alla quinta o sesta in una decina d’anni: è un testo molto breve) come si riaffiora dopo un’immersione prolungata, o come una foglia che ripiombi a terra dopo essere stata a lungo in balia del vento. E già le mie dita cercano la tastiera, perché voglio fissare le mie impressioni prima che svaniscano, frastornato da quello che forse è poco più che un gioco letterario e tuttavia è pieno di suggestioni, e che mescola il sogno e l’inconscio, ma anche immagini, oggetti e parole ricorrenti. L’Autore di questo racconto, Robert Graves (ovvero Robert von Ranke Graves, 1895 – 1985), professore e poeta inglese, fu anche un apprezzato saggista e un romanziere. Alla sua attività di saggista ho già accennato in passato (per esempio, qui e qui), e certo ne avrei parlato ancora, se una certa serie di post non si fosse arenata nelle sabbie mobili della mia mancanza di tempo e d’ispirazione; stavolta mi dedico invece a una sua opera di narrativa (che è anche l’unica incursione nel fantastico di una carriera in prosa che conta quasi solo romanzi storici), e alla trasposizione per il cinema che ne è stata tratta. 

venerdì 21 marzo 2025

Il vampiro di A.K. Tolstoj

A costo di risultare monotono, confesso che anche la lettura che vi presento oggi è stata resa possibile da una trasferta di lavoro. Non che a casa io non legga, ma è innegabile che quando sono solo, senza distrazioni, è il momento ideale per prendere in mano un libro. E così, in un tardo pomeriggio di febbraio, in una giornata di lavoro finita presto, per essere un giorno di fiera, rientro nel solito albergo di Verona che mi ospita tutti gli anni nello stesso periodo, apro questa piccola antologia e porto subito a termine il primo dei quattro racconti, poi getto uno sguardo all'orologio e decido che è il momento di telefonare a mia moglie. Non so a voi, ma a me dà conforto quella chiamata quando sono lontano da casa, anche se breve, anche se solo per parlare del tempo. Avere qualcuno da chiamare, quando si è via per lavoro, mi ripaga della giornata trascorsa e mi permette di darle un senso. Viceversa sarebbe solo schiavitù. Chiamo mia moglie, che quel libro lo ha già letto la settimana scorsa, e tra le tante cose che ho da dirle le annuncio di aver completato il primo racconto, che mi è piaciuto, e che ho ancora abbastanza tempo per passare al secondo, una volta terminata la telefonata. 
Lei si guarda bene dall'anticiparmi che il secondo racconto ha alcuni simpatici punti di contatto con il primo, e di questo piccolo riguardo le sono grato. Un piccolo riguardo che, mi scuserete, io non ho avuto con voi che ormai, a questo punto, già ne siete al corrente. Ma non preoccupatevi: i dettagli, almeno quelli, ve li risparmierò, perché vale davvero la pena di scoprirli da soli.

venerdì 14 febbraio 2025

Libro Vs. Film: Rosaura alle dieci

Mi accingo alla lettura di questo Sellerio, colto di passaggio sullo scaffale di una libreria lo scorso autunno, mentre attendo l'apertura del gate dal quale partirò a breve. Il volo che mi attende sarà uno di quelli lunghi e un libro dal titolo accattivante sarà, almeno così penso, il miglior compagno di viaggio possibile. Certo, avrei potuto mettere in valigia uno qualunque dei titoli già in mio possesso, magari uno di genere fantastico, di quelli che sono solito divorare uno dopo l'altro in rapida sequenza, ma stavolta ho optato per una casa editrice "generalista", giusto per non perdere l'abitudine. 
Sì, lo so che questo incipit lo avete già letto (infatti è uguale a quello che un paio di settimane fa ha aperto la recensione di "Attraverso la notte" di William Sloane), ma questo di cui sto parlando è il viaggio di ritorno. Stessa modalità di lettura, quindi, e stesse ore da riempire davanti a me, interrotto solo da qualche hostess incaricata di versare qualche caffè o vendere profumi che non interessano a nessuno.
In realtà non sono venuto in possesso di questo titolo in maniera casuale come nel caso di "Attraverso la notte", ma come frutto di una precisa ricerca, facilitata dal fatto che l'editore ha recentemente immesso sul mercato una nuova edizione di un romanzo storico del suo catalogo che era ormai da anni classificato come esaurito. Sto parlando, se non lo si fosse capito, di "Rosaura alle dieci", romanzo d'esordio di Marco Denevi, un'opera che ha portato all'autore argentino un successo immediato e ha gettato le basi per la sua carriera letteraria.

venerdì 31 gennaio 2025

Attraverso la notte

Mi accingo alla lettura di questo Adelphi, colto di passaggio sullo scaffale di una libreria lo scorso autunno, mentre attendo l'apertura del gate dal quale partirò a breve. Il volo che mi attende sarà uno di quelli lunghi e un libro dal titolo accattivante sarà, almeno così penso, il miglior compagno di viaggio possibile. Certo, avrei potuto mettere in valigia uno qualunque dei titoli già in mio possesso, magari uno di genere fantastico, di quelli che sono solito divorare uno dopo l'altro in rapida sequenza, ma stavolta ho optato per una casa editrice "generalista", giusto per non perdere l'abitudine.
Mi ritrovo invece di fronte a un titolo atipico per la casa editrice milanese, un titolo a metà strada tra fantascienza e giallo poliziesco e con una nota di horror che non guasta, ma che non prende mai il sopravvento anche se ne avrebbe tutte le potenzialità. Detto in un altro modo, le mie dita avevano calamitato sullo scaffale di quella libreria un libro che non era poi troppo diverso da quelli che acquisto consapevolmente. 
Devo però ammetterlo: l'incontro con "Attraverso la notte" non è stato affatto casuale e lo stesso risvolto di copertina di questa nuova edizione Adelphi non lascia molto spazio a fraintendimenti (c'è anche il solito commento entusiasta di Stephen King, che però ormai vale quel che vale), per cui, no, non è stata affatto una sorpresa. La vera sorpresa è stata semmai quella di aver trovato in "Attraverso la notte" una delle migliori letture del 2024 appena concluso.

venerdì 24 gennaio 2025

Libro Vs. Film: The Cremator (l'uomo che bruciava i cadaveri)

Ci sono dei momenti nella vita in cui si avrebbe voglia di leggere un’opera di finzione che sia allo stesso tempo aderente ai corsi e ricorsi storici, che ci aiuti a ricordare la storia perché la storia non si ripeta, che parli di scelte e di responsabilità, che sia profonda e commovente, ma sentiamo di non trovarci nello stato d’animo adatto per sopportare il fardello emotivo che una tale lettura comporterebbe. 
Ecco, è proprio in uno di quei momenti che un romanzo come “Spalovač mrtvol” dello scrittore praghese Ladislav Fuks (1923-1994) potrebbe aiutare a superare il blocco del lettore, perché pur trattando un tema spinoso come i prodromi dell’Olocausto è ricco di una buona dose di humor nero grazie al quale l’Autore ha saputo rendere le vicende narrate più grottesche e stranianti che orrorifiche. 
Il finale aperto, poi, può scompaginare un po’ le carte e quella percezione a senso unico dell’epilogo dell’opera che ci si insinua nella mente durante la lettura. 
Il romanzo, del 1967, fu portato in Italia da Einaudi nel ‘72 con il titolo “Il bruciacadaveri”, titolo ripreso anche dall’edizione Miraggi Editore del 2019. Viste le premesse, si tratta con evidenza di un’opera che indaga l’oscurità della mente umana e lo fa tramite la figura del protagonista Karel Kopfrkingl, direttore di un crematorio nella Praga degli anni Trenta del Novecento. Di inusuale Karel non ha tanto il lavoro (dopotutto la cremazione ha una sua utilità e come tutti i lavori sgradevoli, qualcuno li deve pur fare), quanto la passione con la quale lo svolge e le attenzioni al limite del malsano che riserva ai cadaveri, specialmente se di donne giovani e graziose. 

venerdì 17 gennaio 2025

Si riparano macchine del tempo e altri racconti dal XXX Trofeo RiLL

E per il terzo anno consecutivo la programmazione del blog di gennaio, escludendo il rituale appuntamento con Traditi dalla Fretta, pubblicato la scorsa settimana, parte con il tradizionale appuntamento con i racconti del Trofeo RiLL, giunto ormai, udite udite, alla sua trentesima edizione. La formula, come già altre volte ho riferito, è sempre la stessa dal 1994, anno in cui venne bandito per la prima volta il concorso letterario omonimo per il miglior racconto fantastico, i cui primi cinque classificati finiscono dritti sull'
annuale antologia "Mondi incantati" curata dall’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare ed edita da Acheron Books.
Numeri ancora una volta importanti (anche se non da record) anche per l'edizione 2024, che ha visto all'opera oltre 300 autori e autrici per un totale di 412 racconti dati in pasto ai selezionatori. Ciò che ne è uscito è ancora una volta un prodotto di notevole qualità nel quale, anche con tutta la buona volontà, si fatica a trovare punti deboli.
L'antologia in questione prende il titolo dal racconto vincitore "Si riparano macchine del tempo" di Mauro Longo, autore messinese (ma croato di adozione) già piuttosto noto nella piccola cerchia del fantastico nostrano per una trentina di racconti e per i romanzi "Decameron dei morti" (Origami Edizioni), "Guiscardi senza gloria" (Acheron Books) e "Il fabbricante di spettri" (RW Edizioni). Nella carrellata odierna partirei quindi da questo. 

lunedì 25 novembre 2024

Il viccolo di Madama Lucrezia

Credo di non andare molto lontano dalla verità se mi azzardo a dire che nella maggior parte delle librerie “casalinghe”, o perlomeno in quelle degne di questo nome, è presente una raccolta di racconti di Prosper Mérimée. Magari la vostra è una vecchia edizione da edicola, o magari qualcosa di recuperato su una bancarella dell’usato, una di quelle bancarelle dove i libri si comprano un tanto al chilo e non si fa nemmeno mai troppo caso ai titoli, perché in certe occasioni conta più la quantità che la qualità. Nella mia libreria giace per esempio, impolverata dagli anni, un’edizione piuttosto povera targata “L’unità / Einaudi” della novella “Carmen”, alla quale lo scrittore francese, con la complicità della celebre trasposizione musicale di Bizet, deve senza ombra di dubbio la sua fama universale. Quella mia vecchia edizione, ristampa parziale della mitologica collana “Centopagine” curata nel 1971 da Italo Calvino, include, oltre al racconto messo in evidenza dal titolo, anche “Il vaso etrusco”, “Le anime del purgatorio” e l’immancabile “La venere d’Ille”, probabilmente uno dei titoli più abusati della sua vasta produzione. Intendiamoci, io amo profondamente la “Vénus”, la cui lettura ancor’oggi mi fa venire la pelle d’oca, ma ho visto in giro troppe antologie spudoratamente intitolate “La venere d’Ille e altri racconti” per non provare ormai un vago senso di fastidio.

lunedì 18 novembre 2024

Jans deve morire

Come forse già saprete, alcuni fanno risalire l’etimologia della parola amore ad a-mors, dove la a privativa nega la parola che segue: amore, quindi, vorrebbe dire “senza morte”. Non importa ora stabilire quanto questa interpretazione sia corretta o verosimile, ma bisogna ammettere che è convincente, perfino invitante, perché ognuno di noi sa, intuitivamente, che l’amore può sconfiggere la morte, che dove c’è amore non c’è morte e viceversa. 
Purtroppo, come nel libro di cui vi parlo oggi, l’equazione funziona anche al contrario: l’amore negato porta la morte nel cuore e, spesso, anche nel corpo. “Jans deve morire” (Jans muß sterben), è il titolo di un racconto del 1925 di Anna Seghers (1900-1983) ed è anche la frase che una madre, Marie, mormora quando suo figlio Jans si ammala di una malattia che sembra lasciargli poche possibilità di guarigione. 
A quelle fatidiche parole (fatidiche in senso letterale: premonitrici, profetiche), il padre, Martin Jansen, s’indigna, ma è un sentimento fuggevole che lascia presto il posto a una prematura rassegnazione. Sarebbe forse comprensibile (ma anche no) se solo Jans non avesse appena sette anni e non fosse stato, fino al giorno prima, un bimbo sano e robusto impegnato in cose da bambini, tra la scuola e i giochi nei pressi del ponte sul fiume attiguo; ora è invece uno spettro che vegeta prima nel suo letto, poi su una poltrona accanto alla finestra, raggrinzito e rattrappito come un vecchio.

venerdì 23 agosto 2024

Cronache della macelleria

"Chi ha detto che la carne è triste? La carne non è triste, è sinistra. Sta alla sinistra della nostra anima, ci cattura quando meno ce lo aspettiamo, ci trasporta su mari densi, ci affonda e ci salva; la carne è la nostra guida, la nostra luce nera e spessa, il pozzo d'attrazione in cui la nostra vita scivola a spirale, risucchiata fino alla vertigine...
E il macellaio che mi parlava di sesso per tutto il giorno era fatto della stessa carne, ma calda, e di volta in volta molle e dura; il macellaio aveva i suoi pezzi di prima e di seconda scelta, esigenti, avidi di bruciare la loro vita, di trasformarsi in polpa.
E lo stesso era delle mie carni, di me che sentivo il fuoco tra le gambe alle parole del macellaio".

Vagavo, poco prima di ferragosto, in uno di quei luoghi dove si vendono un tanto al chilo libri usati. Senza ombra di dubbio la mia attività estiva preferita, specie se costretto a trascorrere in città giornate in cui le persone normali si crogiolano spaparanzate sotto il sole. Il caldo ovviamente era soffocante, ma procedevo impavido nella mia ricerca di piccoli tesori, sollevando e spostando una montagna di libracci senza valore e impolverati dal tempo dalla bancarella sulla quale avevo posato gli occhi. Mia moglie a pochi passi di distanza stava facendo la stessa cosa, ma mentre io continuavo la mia ricerca in tutta comodità, i libri già nelle sue mani le rendevano difficoltosa la ricerca.

venerdì 26 luglio 2024

Codice infranto

"Rocco Costanzo, Angelo Tiraboschi e Gustavo Nicolis sono insegnanti e colleghi presso una scuola di Verona. Nascondono un segreto tremendo: tutti e tre hanno commesso tremendi delitti proteggendosi con un codice di comportamento creato appositamente. Ma quando una domenica pomeriggio Angelo Tiraboschi infrange le regole per soddisfare i propri istinti, uccidendo un ragazzo che si prostituiva, il trio piomba nell'orrore. Angelo Tiraboschi è il primo a morire in modo violento e impressionante. La maledizione che l'ultimo giovane assassinato gli ha lanciato prima di spegnersi inizia a mostrare il suo alone di minaccia. E Rocco Costanzo, il leader del gruppo, comincia ad avere degli incubi, nei quali le loro vittime tornano a visitarlo."
Quella che avete appena letto qui sopra è la sinossi dell’ultima fatica di Fabrizio Valenza, autore veronese già apparso un paio di altre volte da queste parti. Parlare di “ultima fatica” in realtà non è del tutto corretto, in quanto una prima versione di questo testo era già stata mandata alle stampe una decina di anni fa dai tipi di Dunwich Edizioni. Questa nuova uscita, riveduta, corretta e rinnovata dal punto di vista grafico (sono state anche aggiunte alcune illustrazioni interne, ma solo nella versione cartacea), è quindi un re-launch che Valenza ha inserito nella sua collana autoprodotta con l’etichetta “Albero del mistero”, attraverso la quale l’Autore, ormai da qualche anno, sta mettendo ordine in tutti i suoi lavori. Una nuova edizione che, a differenza della prima, è passata sotto i miei radar e che ha fatto crescere in me, memore delle esperienze precedenti, la voglia di accaparrarmela. 

venerdì 12 luglio 2024

La giungla di Upton Sinclair

Mentre mi accingo a scrivere so già che non ce la farò ad essere sintetico, talmente affollati sono i miei pensieri dopo la lettura di questo libro. Tra l'altro l'idea originale era quella di trattare questo argomento come "fuori speciale" ne "La grande Abbuffata", ma poi mi sono ricordato che nel post introduttivo mi ero ripromesso di non parlare di libri, per cui ho optato per la soluzione che vedete oggi, completamente slegata dal progetto che ha monopolizzato il blog per tre mesi. L'argomento, lo avrete intuito leggendo il titolo, è “La giungla” di Upton Sinclair (The jungle, 1906), autore che una ventina di anni dopo pubblicherà “Petrolio!” (Oil!, 1927), da cui nel 2007 sarà tratto il film “Il petroliere” (There Will Be Blood) di Paul Thomas Anderson, con Daniel Day-Lewis nel ruolo principale. Mi sono avvicinato a questo testo, lo confesso, perché avevo letto da qualche parte che fosse uno dei romanzi preferiti di Bukowski, ma anche per via della sinossi italiana, che afferma, e non è lontana dal vero, che il libro “è sufficiente per convincere a diventare vegetariani”. 
La pagina wikipedia dedicata all’autore è avara di notizie e definisce “La giungla” come un saggio denuncia sull'industria delle carni e insaccati, ma ciò è del tutto inesatto, perché benché la situazione dell'industria del confezionamento della carne di Chicago, il cosiddetto Trust della Carne, sia descritta in modo veritiero, a seguito di un’indagine effettuata personalmente dallo stesso autore, i personaggi sono fittizi e si tratta quindi tutti gli effetti di un romanzo; potremmo definirlo, al massimo, un romanzo-inchiesta. 

lunedì 11 marzo 2024

Rapporto sulla cecità (Pt.4)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Altra opera letteraria imprescindibile quando si affronta l’argomento cecità è “L'uomo della sabbia” (“Der Sandmann”) di E.T.A. Hoffmann, del 1815. Si tratta di un racconto così angosciante che Sigmund Freud ne fece materia di studio, citandolo nel suo saggio del 1919 “Il perturbante” (“Das Unheimliche”). Vi si narra della follia che s’impadronisce del giovane Nathanael a seguito di alcune vicende che ruotano attorno a Coppelius, un avvocato amico di suo padre. Nathanael conserva il ricordo di uno spauracchio che la madre evocava per convincerlo ad andare a dormire: quello dell'uomo della sabbia (o mago Sabbiolino), che strappava gli occhi ai bambini che restavano svegli e li dava da mangiare ai suoi figli, delle specie di gufi antropomorfi. Avendo Coppelius minacciato il bambino di bruciargli gli occhi con delle braci incandescenti, lui si era convinto che fosse l'incarnazione dell’uomo della sabbia. 
Dopo questo episodio Coppelius scompare all’improvviso e sembra ricomparire anni dopo, quando Nathanael è ormai adulto, sotto l’identità dell’ottico piemontese Giuseppe Coppola. Un giorno, Nathanael vede una donna con i bulbi oculari estirpati (in realtà si tratta di un automa meccanico, ma lui lo scopre solo più tardi) e l’orrore lo sommerge. La trama è molto complicata da spiegare nel dettaglio e sarebbe anche un peccato farlo, ma, in breve, Nathanael impazzisce quando i suoi incubi infantili sembrano prendere forma. 
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