“They thought they’d found their dream home. They were wrong.“ Susan Allott, The House on Rye Lane, 2024
La prima cosa che ho fatto appena terminato questo libro (anzi, forse l’ho fatto anche prima), è stata fiondarmi su Streetview per esplorare Rye Lane, la strada del quartiere londinese di Peckham dove è ambientato il romanzo di Susan Allot. L'ambientazione è piuttosto curiosa, visto che Rye Lane si affaccerebbe su un parco che non sempre è stato tale. Il Peckham (anzi, il Peck) un tempo era un fiume che serpeggiava attraverso un paesaggio rurale, poi trasformato in una fogna con i primi insediamenti, e infine interrato quando l'espansione urbana di Londra raggiunse Peckham e la inglobò definitivamente. Il paesaggio attuale, così come visibile su Streetview, per la sua modernità, è spiazzante, ma credo di aver identificato la location perfetta nella vicina Peckham Rye, che presenta abitazioni tipiche delle periferie inglesi, affacciate proprio su un parco (il Peckham Park), al cui interno è ancora visibile un ruscello (il Peckham River). Ho cercato anche la casa visibile sulla copertina del libro, scorrendo Peckham Rye per tutta la sua lunghezza, ma non sono rimasto sorpreso nel constatare che non esiste.
“I segreti della casa di Rye Lane”, opera seconda della scrittrice britannica Susan Allot, pubblicata un po’ dappertutto a partire dall’inizio dello scorso anno (in Italia a luglio, per i tipi della divisione italiana di Harper Collins), ci racconta le vicende delle persone che nel corso di un paio di secoli si sono avvicendate nella casa citata nel titolo del romanzo, e lo fa alternando tre diversi piani temporali.
Nel 1843 la casa è di proprietà di Horatio Lloyd, l'uomo che l'aveva originariamente fatta costruire. Sua moglie è morta di recente e si vocifera che Lloyd ne sia responsabile. Quest’ultimo, tuttavia, sostiene che sia stata uccisa dai miasmi che fuoriescono dal Peck, in cui vengono scaricate le acque reflue di tutte le nuove case. Il suocero, naturalmente, non è d’accordo.
Nel 1994 la casa è di proprietà di Diana Lloyd, discendente di Horatio. L’anziana signorina Lloyd non può permettersi da sola la manutenzione di una casa di quelle dimensioni, così mette in affitto il sottotetto a una famiglia di pensionanti: i Delaney, una coppia con figlio che tira a campare sommersa dai problemi finanziari, in gran parte dovuti al vizio del gioco del capofamiglia. Il romanzo si apre con la descrizione della morte della signorina Lloyd che, spinta da una mano omicida, ruzzola giù dalle scale. I capitoli di questa linea temporale rivelano gradualmente gli avvenimenti che hanno condotto al fattaccio, rivelando, ma solo alla fine, il nome del colpevole e il suo movente.
Nel 2008 la casa è abitata da una giovane coppia, Maxine e Seb, che se la poterono permettere grazie a due impieghi ben pagati. Peccato che il lavoro di Seb fosse presso Lehman Brothers, che proprio in quell’anno era andata gambe all’aria; oggi, quindi, l'uomo è disoccupato e alla disperata ricerca di un lavoro che, nel settore bancario, è tutto fuorché facile da trovare. E mentre la casa avrebbe davvero bisogno di importanti lavori di ristrutturazione già avviati, il loro rapporto di coppia si fa sempre più teso. E col passare dei giorni la situazione si aggrava pure: sono le preoccupazioni ora a tener sveglio Seb la notte, oppure sono quegli strani rumori…
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Uno scorcio di Peckham Rye, accidentalmente simile alla location descritta nel romanzo |
Per inciso, questa è proprio una tipica lettura estiva, di quelle che prediligo nei miei giorni di ferie, quando la mia mente è alla ricerca di qualcosa che richieda il giusto grado di impegno, né troppo come mettersi a leggere Proust, né troppo poco, come mettersi a leggere la gazzetta dello sport. Avevo accennato, tra l’altro, a un paio di recensioni “leggere” in questi mesi di “semi-chiusura” del blog, e questa, evidentemente, è la prima di quelle. Fine dell’inciso.
Scorre via liscio, stavo dicendo, il romanzo di Susan Allot, nonostante i salti temporali. Piacevoli o meno, quelle continue interruzioni, specie d’estate, sono comunque delle ottime scuse per chiudere il libro e fare una pausa ristoratrice dalle parti del frigorifero. Se letto d’inverno necessità di quel tipo saranno meno impellenti e tutto sarà decisamente più semplice, anche perché, se da un lato all’inizio di ogni capitolo occorre “resettare il cervello” (non ho trovato un termine di paragone migliore), dall’altro lato il desiderio di andare oltre è irrefrenabile.
Innanzitutto, si procede per cercare di capire quale delle tre linee temporali sia la più importante, visto che deve essercene per forza una che prevarrà sulle altre alla fine del libro. Scartando la prima, quella del 1843 (chiaramente messa lì solo per preparare il terreno agli eventi successivi), restano la seconda, dove avviene il tragico “incidente” descritto poc’anzi, e la terza, dove si presume che vengano rilevati elementi tali da far luce sull’intera storia della casa di Rye Lane, forse unica sincera protagonista del romanzo.
Si desidera andare oltre soprattutto perché Allott è brava a concedere piccole rivelazioni pagina dopo pagina, creando quella sorta di cliffhanger che rende il libro avvincente. Meno abile, forse, quando si tratta di scoprire l’ultima carta, ovvero la grande rivelazione conclusiva, ma lì è forse perché i personaggi in scena non sono abbastanza numerosi per poter arrivare, come faceva Agatha Christie, a ribaltare tutto nell’ultima pagina.
A proposito di personaggi, Allott è stata bravissima a caratterizzarli: alcuni li troverete simpatici ma non del tutto, altri li troverete odiosi ma non abbastanza; tutti, indistintamente, hanno qualche scheletro nell’armadio, ed è piacevole scoprine i lati più nascosti. Indistintamente si finisce per affezionarsi a tutti, anche a quelli che non ti aspetteresti di riuscire ad amare. La casa stessa è paragonabile a un personaggio, con le sue stanze talvolta inaccessibili, i drammi che essa accoglie, e il “segreto” del titolo che sembra celare. Un’ottima lettura estiva che consiglio e che sono lieto di aver incontrato sulla mia strada.
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All'interno del Packham Park scorre un ruscello, presuntuosamente chiamato Peckham River. |
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