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venerdì 18 ottobre 2024

Fuori Speciale: vampiri psichici

“Fuori speciale” è una serie di articoli che vengono scritti di getto nel periodo di pubblicazione dello speciale “La grande abbuffata”. Pur non essendone parte integrante, ciò che viene qui trattato ruota intorno all’argomento principale senza spezzarne il filo logico. Si tratta, in estrema sintesi, di piccoli approfondimenti che non hanno trovato posto nella struttura principale. “Fuori speciale”, in uscita tutti i venerdì, non è una lettura necessaria alla comprensione degli articoli de “La grande abbuffata” (che usciranno invece il lunedì), è viceversa una lettura che può essere ignorata o rimandata, a vostro piacimento. 

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Forse l’avrò già detto in passato, ma per quanto mi riguarda la figura del vampiro, al cinema o in letteratura, è certamente una delle più affascinanti. Se da una parte zombi, cannibali, killer mascherati e lucertoloni giganti trasmettono solo ansia, e tra le righe mettono in guardia dai prodotti più negativi della nostra civiltà (le guerre, le carestie), il vampiro è l’essere che non muore, la cui esistenza è legata agli eterni tempi di vita e di morte e, di conseguenza, rappresenta per il lettore o per lo spettatore un continuo stimolo filosofico.

venerdì 22 marzo 2013

Riflessioni (Pt.1)

“C’era una volta un re, seduto sul sofà, che chiese alla sua serva: “Raccontami una storia”, e la serva incominciò: “C’era una volta un re, seduto sul sofà, che chiese alla sua serva: “Raccontami una storia”, e la serva incominciò...”
Questa storiella è stata un vero e proprio tormentone della mia infanzia. La conoscete? Sono certo che ne esistono molte varianti, ma la solfa è la medesima. Tutte le volte che la sera, prima di dormire, chiedevo a mia madre di raccontarmi una fiaba e lei non ne aveva voglia, intonava questa litania con il preciso intento di farmi annoiare in meno di due minuti. Ora che sono adulto capisco che non era cattiveria, la sua, che forse quelle volte era solo troppo stanca per dedicarmi più di quei due minuti, e ci rido su, ma all'epoca mi arrabbiavo molto. Anzi, mi infuriavo proprio! E lei a sua volta fingeva di mettere il muso, dicendomi che la storia prevista quella sera era quella e se non mi andava bene non me ne avrebbe raccontata nessun’altra, e poi ne approfittava per spegnere la luce e defilarsi, lasciandomi da solo nel mio letto a smaltire il nervoso.
Alla storiella della serva e del re non pensavo ormai da moltissimi anni, e quando l’ho fatto mi ha colto, improvvisamente, la consapevolezza che la sua struttura a scatole cinesi si fonda su una serie di rimandi che si autoalimentano virtualmente all’infinito, come in un gioco di specchi. Una versione meno colta, e semplificata, dei racconti de “Le mille e una notte”…

domenica 6 gennaio 2013

Silent Night

E così è passata anche l’Epifania che, come recita un vecchio detto popolare, tutte le feste si è portata via. Tra poche ore si tornerà alla cosiddetta normalità. Quella maledetta sveglia mi riporterà con i piedi per terra e darà il via ad un nuovo anno–routine di lavoro. Peccato, perché avevo cominciato a prenderci gusto, mi stavo quasi abituando a queste dolci giornate di pigritudine: la spola tra il letto e il divano, una soffice coperta sulle spalle, un gatto sulle ginocchia, il poter mangiare solo e soltanto quando la fame si fa sentire, i dolci, la frutta secca, i panettoni affogati nel tè, le interminabili partite di Risiko e di Monopoly con i familiari. È stato bello il Natale. Mi mancheranno queste atmosfere gioiose. Non dovrebbero permettere che finiscano. Del Natale apprezzo in particolar modo le luci e i festoni, le città illuminate giorno e notte da luci intermittenti. Mi chiedo perché, una volta passate le feste, la gente si prenda la briga di stare lì a smontare tutto: non sarebbe più bella la vita se vivessimo in un Natale perenne? Che male ci sarebbe se quelle luci intermittenti potessero rimanere lì tutto l’anno a riscaldare i nostri cuori?
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