Ecco che è giunto il momento di affrontare una delle parti se vogliamo più spinose dell’intero speciale. E quando dico “spinose” intendo affermare che non sentivo davvero un gran bisogno di scriverlo, questo post. Se sono qui a farlo è solo perché uno speciale così lungo e approfondito non poteva dirsi completo se non citando, seppure brevemente, tutto ciò che è successo immediatamente dopo il travolgente successo del Ring di Hideo Nakata.
Immediatamente? Beh, non proprio, visto che ci vollero ben quattro anni affinché le case di produzione hollywoodiane si accorgessero del fenomeno Ring e se ne appropriassero.
Naturalmente, come accade sovente in questi casi, per Ring fu la consacrazione definitiva e il successo divenne planetario. Tra l’altro, è bene sottolineare che l’horror occidentale aveva trovato con Ring un nuovo canale dal quale attingere e con il quale potersi lasciare finalmente alle spalle i vecchi cliché del genere, quelli che da anni ormai avevano annoiato a morte anche i più irriducibili appassionati. Diciamocelo chiaramente: per quanto apprezzabili, se non in alcuni casi addirittura pregevoli, i numerosi tentativi di fare horror negli anni di fine millennio andavano poco più in là della riproposizione di situazioni viste e riviste un milione di volte, sfociando spesso in una sorta di horror-pop imbarazzante. Mi dispiacerebbe dover sminuire in poche righe il duro lavoro di centinaia di attori, registi e produttori, ma sarete certamente d’accordo con me quando dico che dodici film della serie “Venerdì 13”, dieci “Halloween”, nove “Hellraiser”, nove “Nightmare” e otto “Amityville” sono stati molto più che abbastanza.
Immediatamente? Beh, non proprio, visto che ci vollero ben quattro anni affinché le case di produzione hollywoodiane si accorgessero del fenomeno Ring e se ne appropriassero.
Naturalmente, come accade sovente in questi casi, per Ring fu la consacrazione definitiva e il successo divenne planetario. Tra l’altro, è bene sottolineare che l’horror occidentale aveva trovato con Ring un nuovo canale dal quale attingere e con il quale potersi lasciare finalmente alle spalle i vecchi cliché del genere, quelli che da anni ormai avevano annoiato a morte anche i più irriducibili appassionati. Diciamocelo chiaramente: per quanto apprezzabili, se non in alcuni casi addirittura pregevoli, i numerosi tentativi di fare horror negli anni di fine millennio andavano poco più in là della riproposizione di situazioni viste e riviste un milione di volte, sfociando spesso in una sorta di horror-pop imbarazzante. Mi dispiacerebbe dover sminuire in poche righe il duro lavoro di centinaia di attori, registi e produttori, ma sarete certamente d’accordo con me quando dico che dodici film della serie “Venerdì 13”, dieci “Halloween”, nove “Hellraiser”, nove “Nightmare” e otto “Amityville” sono stati molto più che abbastanza.