LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI
Era il 2016 quando pubblicai il mio primo articolo su Timothy Leary. Gli approfondimenti su Terence McKenna
sono più recenti, ma comunque datati, il che ha fatto sì che io sia ancora qui oggi, dopo diversi anni, a ripartire
da queste due figure. Non dubito che questo possa diventare noioso, per qualcuno, eppure c’è ancora qualcosa da
dire, anche perché credo di dover ancora dare un riscontro alle giuste osservazioni che nel tempo sono state fatte
sotto forma di commento alle varie puntate di OdR.
Spero mi perdonerete se, dopo tutto questo tempo, riprendere il
filo del discorso sarà così difficile, per voi, tanto quanto per me lo sarà seguire un filo logico lineare e ineccepibile.
In breve, Leary e McKenna menzionarono sette stati di coscienza, avvalorando la tesi che l’esperienza mistica sia
causata da un funzionamento alterato del cervello; e poiché è risaputo che entrambi si siano ispirati alla mistica
orientale, va detto che anche la Meditazione Trascendentale (MT), tra le altre, opera questa suddivisione in sette
stati.
Non è il caso di insistere sul significato mistico del numero 7, dato che ne abbiamo già ampiamente parlato in
passato. La sua importanza è universale, e le grandi religioni del passato sembrano avere dei punti in comune, una
sorta di retroterra unico che grazie a tecniche spirituali diverse ha permesso la realizzazione interiore di un gran
numero di persone. Anche molti pensatori che comunemente sono considerati “laici” hanno riflettuto a lungo sul
problema dell’universo, della vita, della coscienza e della consapevolezza. Perfino alcune branche della scienza si
interrogano oggi in proposito, disvelando un terreno comune con la religione, a dispetto del fatto che una sorta di
materialismo scientifico sembri ammantare gran parte del pensiero moderno.
L’influenza di Jung su McKenna fu anche più preminente di quella delle filosofie orientali, e lo provano le sue
dissertazioni su Leibniz, perché accettare la sua teoria della Monade, che implica l’esistenza di tanti universi,
significa accettare che esistano tanti io separati quanti sono questi universi (o il contrario, se preferite). Ma secondo
le Upanishad, la mente è una e una sola (tesi abbracciata anche da Schrödinger) e casomai esistono, appunto,
diversi stati, che, come riconosciuto anche dalla scienza, possono essere distinti sulla base di precise caratteristiche
fisiologiche, cominciando dallo stato di veglia, il sogno e il sonno senza sogni, fino ad arrivare a un quarto stato,
separato da ognuno di questi. Per esempio, nello stato di sonno senza sogni il tasso metabolico aumenta rispetto alla
veglia, si verifica un’intensificazione del ritmo respiratorio, del battico cardiaco e della pressione sanguigna, cosa
che avviente con ritmo ancora più accelerato anche nello stato di sogno, o REM, quella fase in cui gli occhi si
muovono rapidamente. Il quarto stato, la trascendenza - quello che si ottiene con la MT, ma non solo - è una
condizione di estrema consapevolezza che si raggiunge attraversando le successive profondità della mente, dalla
superficie alle sue profondità, fino a toccare la più interiore base di tutto, il Sé: la consapevolezza senza le
componenti del corpo e della mente, ovvero la pura coscienza. La MT ha come effetto il raffinamento progressivo
del sistema nervoso tramite un alternarsi regolare di riposo profondo e attività, e la cosa interessante è che sembra
funzionare anche per le persone che non sono affiliate a nessuna religione e non credono in nessun particolare
dogma.
Nello yoga, a prescindere dalla tecnica utilizzata, è differente: se il pensiero è una versione più sottile della
percezione sensoriale, e si può trascendere anche usando uno solo dei sensi, tutto parte però dal controllo del flusso
del respiro e dall’arresto controllato della respirazione, da effettuarsi dopo un’adeguata preparazione psico-fisica (le
posizioni yoga sono preghiere - si prega col corpo – ma anche attivazioni fisiche). Pur essendo una realizzazione
spirituale, l’esperienza mistica non può che passare dal corpo, perché il corpo va disciplinato per poter poi
disciplinare la mente...
Insomma, laddove lo yoga usa delle tecniche per indurre degli stati fisiologici anormali, permettendo di ottenere
naturalmente ciò che è altrimenti possibile ottenere “artificialmente” con la privazione sensoriale, l’ipnosi o l’uso
delle droghe, la MT non costringe e non controlla il corpo, lasciandolo libero di seguire la sua direzione naturale, e
tuttavia provoca anch’essa dei cambiamenti fisiologici misurabili e del tutto particolari (così come la Meditazione
Zen, pare). Una volta raggiunto lo stato di trascendenza, che dà accesso agli aspetti più sottili dell’esistenza, con la
pratica e quindi il ripetersi dell’esperienza la Coscienza cosmica che si guadagna è completa e permanente, cioè la
si mantiene spontaneamente durante le fasi di veglia, di sonno senza sogni e di sogno, e questo proprio a causa
delle modifiche fisiologiche del sistema nervoso indotte dalla meditazione stessa: il fondatore della MT Maharishi
Mahesh Yogi (1918-2008) la chiama la “quieta vigilanza”, un passaggio dallo stato grossolano del pensiero allo
stato del pensiero sempre più quieto.
In questo video, dopo aver paragonato il pensiero nelle profondità
della coscienza, il cosiddetto subconscio, a una bolla d’aria che si origina sul fondo di un lago, Maharishi descrive
così il processo con il quale si sprofonda nella pura coscienza:
“Nella Meditazione Trascendentale cominciamo con lo sperimentare un pensiero a livello comune della mente pensante, a livello superficiale della mente, a livello della mente cosciente, e ne apprezziamo gli stati più sottili sino a quando la mente cosciente non raggiunge la sorgente del pensiero, e in questo modo la mente cosciente si espande, e nello sperimentare la sorgente del pensiero da parte della mente cosciente si esplora anche l’intera profondità della mente subconscia. Niente rimane subconscio, l’intero subconscio viene incorporato dalla mente cosciente e questa viene chiamata l’espansione della mente cosciente. Questa è la maniera di usare il proprio pieno potenziale mentale.”
Una volta raggiunto lo stato di trascendenza, che porta con sé una vera e propria integrazione cerebrale che si
mantiene e si sviluppa nel tempo, è possibile accedere a degli stati descritti come Coscienza cosmica, Coscienza di
Dio, e Unità o Brahman – o con un frasario del tutto simile.
So bene che molti considerano la MT la solita fuffa new age, così come lo yoga (io stesso l’ho fatto, a fasi alterne
della vita), ma non mi interessa parlare di questo, onestamente, perché allora dovrei anche addentrarmi in
considerazioni sulla reale valenza dell’autorealizzazione ricercata tramite la psicoterapia, o l’ipnosi regressiva o
qualcun altro dei mezzi che l’uomo abbia mai inventato per toccare il suo centro e, in teoria, andare oltre. Mi limito
a considerare che la meditazione non è, mai, un processo intellettuale, pertanto non può essere compresa con
l’intelletto, ma si può soltanto farne esperienza.
Maharishi Mahesh Yogi (1918-2008) |
Credo che la meditazione (più in generale, le discipline esoteriche per trovare il proprio centro) non siano né la panacea ma neppure fuffa, sono semplicemente una possibilità che però non ha su tutti lo stesso risultato.
RispondiEliminaFacendo un esempio molto stupido, mi viene in mente il film degli Who "Tommy" e il suo tentativo finale di condividere con gli altri la "serenità" che gli deriva dal giocare a flipper pur essendo cieco, muto e sordo. Per gli altri l'effetto è diverso, non è ciò di cui avevano bisogno ed ecco che si rivoltano contro di lui perché si sentono "imbrogliati". Purtroppo questo è un ambito in cui di imbroglioni veri ce ne sono molti, però, per dire, un corso di yoga in genere costa come frequentare una qualunque palestra e nessuno ti chiede di intestare a lui il tuo conto corrente. A qualcuno dona serenità e benessere, a qualcun altro non fa alcun effetto, ma non si può dire che uno dei due si stia sbagliando.
L'esempio non è stupido affatto. Capovolgendo il ragionamento, però, io credo che ciò che molti trovano respingente sia il modo di porsi di alcuni di questi maestri, il loro proporre la propria come unica "verità universale", suggerendo o instillando l'idea che se non si ottengono risultati si è in qualche modo "sbagliati" - questo modo di fare non fa altro che allontanare le persone dalle questioni spirituali. Ma questo è soltanto il mio parere, ovviamente.
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