Morti viventi al cinema ne ho visti tanti. Ne abbiamo visti tanti. Il mio percorso è iniziato ormai un milione di anni fa quando, nella piccola sala cinematografica del mio paese, che raggiungevo da ragazzino solo attraversando la strada, passavano i rassegna decine di horror a tema zombesco, dai capolavori indiscussi e indiscutibili del genere (*), a ottime vie di mezzo (**), a tutta una serie di nefandezze fulciane che avrebbero contribuito ad affossare il genere, relegando gli zombi da geniali elementi di critica sociale, così come li aveva immaginati Romero, a dozzinali mostriciattoli indistinguibili dai tanti antagonisti bestiali del cinema di quei tempi. Si sarebbe dovuto attendere il 2004 per resuscitare il genere, grazie soprattutto agli innovativi zombi corridori di Zack Snyder (***), ma da lì in avanti, e spiace dirlo, non si è fatto altro che mettere in scena, con titoli diversi, sempre lo stesso film. Un'immutabilità di cliché che, seppur riesca ancora a portare qualche spiccio al botteghino, spesso solo grazie alla presenza di volti noti (****), ha intorpidito il genere più di quanto abbia fatto il buon vecchio Fulci con i suoi zombi di cartapesta.
Ecco quindi che i cacciatori di novità hanno iniziato a rivolgere lo sguardo alle "zombie comedies", in grado, se non di portare una ventata d'aria fresca, perlomeno di tenere svegli gli spettatori. Tranne poche rare eccezioni (*****), la parte del leone in ambito "zombie comedy" oggi la stanno facendo gli orientali (******). Niente di sorprendente, visto che per la cultura orientale gli zombie sono esseri surreali e poco credibili (a differenza dei fantasmi, che sono invece presi molto sul serio).
Ma perché vi sto parlando di questo? Lo vediamo tra un attimo. Lasciatemi prima spendere due parole sullo zombi in letteratura, anche perché qui il fenomeno è diametralmente opposto. Nel senso che non mi pare vi sia una solida tradizione nel genere. Se provo a sforzarmi, mi viene in mente giusto "I am legend" di Matheson, ma quelli erano indiscutibilmente vampiri, e non zombi come quel famoso film con Will Smith ha cercato di farci credere. Eh no, libri a tema zombi in senso stretto proprio non me ne vengono in mente, a parte qualche sciocco manuale di sopravvivenza o giusto quei pochi racconti (ancor più raramente romanzi) che hanno iniziato ad apparire qua e là negli ultimissimi anni; se penso a un libro come "Orgoglio e pregiudizio e zombie" di Seth Grahame-Smith (da cui l'omonimo film del 2016), che personalmente considero un piccolo gioiello dell'ucronia, devo però ammettere che si tratta di un caso più unico che raro. Perché tutto questo? Provo a pensarci e mi rispondo che evidentemente non è così facile e la colpa di ciò, in questo, non è tanto nell'inabilità degli Autori, quanto nel massiccio immaginario cinematografico che ha permesso agli zombi di nascere, crescere e diventare ciò che sono, senza concorrenza alcuna. Difficile scrivere una storia di zombi con la presunzione di guidare altrove le immagini che si formano nella mente del lettore: esse andranno sempre e sistematicamente a visualizzare scene di film visti in precedenza. È in pratica un monopolio mediatico senza eguali.
Tra chiamate d’emergenza, cascine infestate di morti viventi e teste che saltano come tappi a Capodanno, le sanguinose avventure di Alessandro e suo nonno Igino alle prese con l’Apocalisse zombie più spassosa che sia mai stata raccontata. Quindicenne, patito di cinema e letteratura dell’orrore, Alessandro ha imparato tutto sui ritornanti da film e serie tv, e proprio da lì, quando se ne presenta l'occasione, non perde tempo e decide di formare la sua personale squadra anti zombie. Come braccio destro sceglie l’unico aiutante a disposizione: suo nonno Igino. Ottantenne col vizio dell’alcol. E al centralino piazza nonna Clotilde. È proprio lei, durante una giornata in cui la canicola grava come un cappotto sui colli umbri, a rispondere alla chiamata d’emergenza che segnerà per sempre il loro destino.
In un'epoca in cui tutti, giustamente, prendiamo la vita dannatamente sul serio, è impossibile non apprezzare il bizzarro equipaggio di questa storia che, armato solo delle proprie stramberie, si erge in difesa di ciò che è rimasto di quel piccolo mondo adagiato sulle colline, un mondo distante, e non solo da un punto di vista geografico, dal resto della civiltà, una civiltà che non ci è nemmeno dato sapere se sia ancora tale (e comunque non è nemmeno importante).
Il primo dei due testi, pubblicato all'inizio dello scorso anno, descrive anche con chiarezza le cause che avevano dato inizio all'apocalisse-zombi, dettaglio quest'ultimo ormai definitivamente accantonato dal mezzo cinematografico: c'era stata un'emergenza sanitaria e la stragrande maggioranza della popolazione, terrorizzata, era corsa a farsi inoculare un siero salvifico. Quest'ultimo, accidentalmente, aveva rivelato possedere un orribile effetto collaterale: gli inoculati morirono così uno dopo l'altro per poi risorgere dalle loro tombe, affamati della carne e del sangue dei sopravvissuti.
In estrema sintesi, Filippo Santaniello, in una sessantina di pagine ricche di trovate esilaranti, caratterizzate da un'ironia e un cinismo insieme rozzi e sofisticati, è riuscito a realizzare un'opera dissacrante che affronta temi di attualità attraverso il filtro dell'ironia.
Giusto il mese scorso, infine, l'Autore esce a sorpresa con il sequel delle avventure della nostra banda di matti. Pur essendo anch'esso graffiante e provocatorio come il suo antesignano, il secondo capitolo aggiunge una buona dose di malinconia e di incertezza verso tutte le cose, con una scrittura che fa breccia senza sconti, riuscendo ad osare ciò che pochi autori horror, anche i più sanguinari, riescono a osare. Perché se c'è una regola non scritta da rispettare, almeno per noi che viviamo di pane e horror, è che al cinema (in questo caso in letteratura) i protagonisti possono morire tutti, buoni e cattivi, anche nei modi più cruenti, ma che nessuno tocchi il cane.
Entrambi i volumi sono acquistabili, in formato rigorosamente digitale, sulla solita Amazon oppure sul Delos Store.
Filippo L. Santaniello è autore e sceneggiatore. Nato nel 1983, vive e lavora a Roma. Ha pubblicato storie per Nero Press, Delos Digital, Playboy, Cut-Up Publishing, Dunwich, ecc. Da sue sceneggiature sono nati cortometraggi di successo come Sarcophaga (8 milioni di visualizzazioni su YouTube) e lungometraggi thriller/horror distribuiti al cinema e home video come The Slider, con cui ha ottenuto una menzione d’onore ai California Film Awards, e Fade out, disponibile su Amazon Prime Video.
(*) Mi riferisco ovviamente alla classica trilogia "of the dead" di George A. Romero
(**) Mi viene in mente l'ottimo "Non si deve profanare il sonno dei morti" (Italia/Spagna, 1974) di Jorge Grau (uscito nelle sale con il pessimo quanto ingannevole titolo di "Da dove Vieni? Zombi 3")
(***) L'alba dei morti viventi (Dawn of Dead, USA, 2004)
(****) Vedi il superfluo "World War Z" di Marc Forster (USA, 2013) con Brad Pitt
(*****) Vedi il geniale "Cockneys vs Zombies", Regno Unito, 2012
(******) Giusto per fare qualche esempio, "Zombie Ass, toilet of the dead" (Giappone, 2011), "One Cut of the Dead" (Giappone, 2017), "Trip Ubusan" (2017, Filippine), sfacciata parodia del pluripremiato "Train to Busan" coreano (2016) o il recentissimo "Zombie 100 - Cento cose da fare prima di non-morire" (Giappone, 2023), credo ancora disponibile su Netflix
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