venerdì 30 giugno 2017

L'eredità di Lin Carter (Pt.3)

Ritorno oggi a occuparmi della montagna di citazioni pseudobibliche presenti nel breve racconto "The Winfield Heritance" di Lin Carter con la certezza che, ancora una volta, sarò costretto a rimandare la conclusione di questo articolo. Se vi siete persi l'inizio, vi raccomando di passare prima qui e poi qui. Volendo essere pignoli, ci sarebbero in realtà altri trenta post precedenti a questo, tutti catalogati sotto l'etichetta Yellow Mythos, che non sarebbe fuori luogo recuperare... ma capisco che l'eventuale impresa di un recupero totale sfiori ormai il titanico.
Eravamo comunque rimasti al punto in cui il nostro protagonista fa il suo ingresso nella biblioteca appena ereditata. A portata di sguardo ci sono numerosi volumi di autori classici e, sopra la porta d'ingresso, un dipinto il cui contenuto lascia già intuire la presenza, chissà dove, di testi ben più interessanti. Uno sguardo più attento porta infatti alla luce una seconda fila di libri nascosta dietro quella in primo piano. Niente di così misterioso, ci sarebbe da commentare. Trovatemi qualcuno che non si sia ridotto a sistemare i propri libri in doppia fila...
La seconda fila di libri del vecchio zio materno di Winfield è tuttavia cento volte più interessante di qualsiasi seconda fila noi possiamo avere nelle nostre case. Se noi siamo soliti nascondere alla vista i titoli più scrausi, quelli di cui più ci vergogniamo, i libri del vecchio Hiram Stokely erano al contrario i più rari e interessanti (fatto singolare per un collezionista, che si suppone debba tenere parecchio all'esibizione della sua raccolta).
I primi esemplari di un certo spessore portano la firma di un certo Edgar Henquist Gordon, autore ovviamente inesistente, come del resto lo sono i suoi libri. Salta subito all'occhio un romanzo intitolato "Night-Gaunts", pubblicato a Londra dalla casa editrice Charnel House. Un testo rarissimo, a detta del giovane Winfield, e di un certo valore nel mercato del collezionismo; si tratta, tra l'altro, dell'opera prima del suo autore, che a causa forse dell'eccessiva morbosità del suo contenuto rappresentò per chi lo scrisse un totale disastro in termini di pubblico e critica. 
Non sorprenderà nessuno il fatto che "Night-Gaunts" (letteralmente "magri notturni") sia un'ennesima citazione lovecraftiana. Si tratta nella fattispecie di un racconto lungo, piuttosto famoso, datato 1926, che vede come protagonista il più volte sfruttato Randolph Carter. Il racconto, The Dream-Quest of Unknown Kadath (Alla ricerca del misterioso Kadath), è una specie di diario del "Lovecraft sognatore", quello più rappresentativo della sua produzione, nel quale lo scrittore del New England va a riprendere e ad approfondire concetti e personaggi già intravisti nei suoi scritti giovanili (Celephaïs, Nyarlathotep).

In The Dream-Quest i "Night-Gaunts" sono delle creature magre, nere, senza volto, dai cervelli rudimentali, di forma vagamente umana e dotate di membrane alari, che si trovano a dover fare i conti con un personaggio di nostra conoscenza, quel Richard Upton Pickman, ex-pittore specializzato in quadri raccapriccianti, che qui ritroviamo trasformato in un ghoul, un non-morto divoratore di cadaveri (ovviamente, erano ghouls quei mostri ritratti nel dipinto "Holmes, Lowell and Longfellow Lie Buried in Mont Auburn" descritto la volta scorsa).
I "Night-Gaunts", per inciso, sono anche descritti in uno dei sonetti lovecraftiani raccolti sotto il nome di "Fungi from Yuggoth" (Gli orrori di Yuggoth, 1929-1930): "Fuori da quale cripta essi strisciano, non so dirlo / ma ogni notte vedo quegli esseri viscidi, / neri, cornuti, filiformi, con ali a membrana / e bifide code che terminano in uncini infernali".

Sempre a firma Edgar Henquist Gordon scopriamo "The Soul of Chaos", uno dei quatto testi pubblicati privatamente dal suo autore, e la rara copia di una vecchia e oscura rivista intitolata "Outré", contenente uno dei racconti più famosi di Gordon: "Gargoyle". Per saperne di più sul primo titolo dobbiamo bussare alla porta di Robert Bloch, autore di celebri pseudobiblia quali il De Vermis Mysteriis e il Cultes des Goules, che nel suo racconto "The Dark Demon" ne riporta un estratto: "Questo mondo è solo una placida isola in mezzo a neri mari d'infinito, e vi sono orrori che vorticano attorno a noi. Attorno a noi? Diciamo piuttosto "tra noi". Lo so, perché li ho visti nei miei sogni, e ci sono più cose in questo mondo di quante una mente sana può mai vedere."
La somiglianza con l'incipit del racconto "The Call of Cthulhu" (Il richiamo di Cthulhu, HPL, 1928) è raccapricciante: "Viviamo su una placida isola di ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito, e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano".
Il racconto di Robert Bloch già citato, in cui un narratore anonimo indaga sulla scomparsa di uno scrittore (guarda caso proprio quell'Edgar Henquist Gordon), ci porta a scoprire ulteriori collegamenti con i "Night-Gaunts" e con i "Gargoyles", dal che si evince che, ancora prima di HPL, è proprio l'autore di Psycho il destinatario dell'omaggio che Lin Carter ha voluto inserire in questa parte del racconto.

Altre copie della rivista "Outré" vengono alla luce, e con esse altre riviste intitolate "Whispers", nelle quali sono contenute storie di un giovane quanto geniale autore, tale Michael Hayward. Un autore realmente esistito? Macché! Se ne trova traccia solo all'interno di un racconto di Henry Kuttner (The Invaders, 1939) di chiara ispirazione lovecraftiana. In esso Hayward viene così descritto: "Michael Hayward era uno scrittore, unico nel suo genere. Pochi scrittori sono mai stati in grado come lui di ricreare quella strana atmosfera di orrore con la quale Hayward è riuscito a permeare le sue storie fantastiche. Aveva grandi imitatori – tutti i grandi scrittori li hanno – ma nessuno mai ne raggiunse l’estremo terrore che egli seppe raccontare, andando molto oltre i limiti umani. Gli elementali di Blackwood, i ripugnanti spettri di M.R. James – anche il nero orrore de “La Horlà” di Maupassant e de “La Cosa Maledetta” di Bierce - impallidiscono al confronto."
Le due riviste? Se inizialmente si poteva supporre che Outrè fosse un richiamo all'omonimo Pulp Magazine edito da Filmfax, dopo aver notato che la data di nascita di tale rivista è di oltre dieci anni posteriore alla stesura del racconto "The Winfield Heritance" ci si deve ricredere. Più probabilmente, Outrè è invece una citazione dell'omonima fanzine di Joseph Vernon Shea (1912-1981), uno scrittore horror che ebbe un lungo rapporto epistolare con H.P. Lovecraft e che collaborò con la piccola casa editrice amatoriale Esoteric Order of Dagon (da non confondere con l'omonimo ordine esoterico di cui abbiamo parlato qui qualche anno fa).
E che dire di "Whispers"? Qui siamo invece di fronte a una testata immaginaria il cui nome si può ricondurre, come sempre, a un racconto di Lovecraft (The Unnamable, 1923). "Whispers" vuole essere una sorta di versione immaginaria di Weird Tales, sulla quale scrivevano autori altrettanto immaginari: come il solito Randolph Carter, autore, secondo "The Unnamable", della pseudo-novelette più celebre dell'universo lovecraftiano: "The Attic Window" (apparsa, come precisa il narratore, nel numero di gennaio 1922). Una pseudo-rivista che è restata tale per mezzo secolo, ovvero fino al giorno in cui, grazie all'editore Stuart David Schiff, "Whispers" ha trovato un suo spazio nel mondo reale. La versione "palpabile" di "Whispers" intendeva raccogliere l'eredità della leggendaria Weird Tales e, per lo meno parzialmente, possiamo dire che ci sia riuscita grazie al contributo di Autori quali Fritz Leiber, Robert Bloch, Robert AickmanRoger Zelazny, Frank Belknap Long, Tanith LeeRamsey Campbell e Karl Edward Wagner. La rivista vinse il World Fantasy Award nella categoria riservata alle pubblicazioni "non professionali" (sebbene avesse tutta l'impressione di esserlo). Nel 1978, infine, a "Whispers" si affiancò un omonimo volume antologico ed entrambi proseguirono la loro avventura fino al 1987, finché non seguì, nel 1994, un corposo canto del cigno con l'aspetto di un corposo "Best of".


12 commenti:

  1. Come hanno già detto in un commento precedente, bel gesto quando gli autori si citano o si "evocano" come segno di rispetto. Per fortuna non è una pratica del passato, c'è ancora chi lo fa.

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    1. ...e se non ci fossero loro, io non avrei post come questo da scrivere!

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  2. Questo viaggio comincia a "fare effetto": giurerei che c'è scritto "fungi" sulla copertina che apre il post... aspetta, chi è quel blogger che ha fatto un'immane ricerca sul culto fungino? :-P
    Davvero complimenti: da queste ricerche si avverte la sensazione di oscuro infinito che emana dall'opera di un gruppo di autori ispirati.

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    1. Ahahah! Aspetta che trovo un collegamento tra questo e l'altro culto fungino e ci costruisco sopra un caso!

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    2. Per autocitarmi, sappi che sono disposto ad attendere a lungo, e nell'attesa... mi fingo fungo :-D

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    3. Mettiti pure comodo. Da queste parti le attese sono micidiali.

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  3. All'epoca Alla Ricerca Del Misterioso Kadath ( che mi pare fu ispirato alle storie di Lord Dunsany) fu uno dei pochi racconti lunghi di H.P. che trovai noioso tanto che nelle assolate giornate estive in cui lo lessi mi faceva andare quasi in catalessi. :-P

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    1. I racconti onirici di HPL sono effettivamente più difficili da seguire, rispetto ad altri dove c'è una trama che ci accompagna. Forse l'errore è quello leggerli sotto il sole estivo, che fa a pugni con l'atmosfera cupa che si respira nel testo.

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  4. Urka, che valanga di nomi! Rischiamo di dover chiamare il soccorso alp-ino ;D
    Poi, visto che nel post scorso siamo entrati in tema di collezionismo lovecraftiano... a me risulta che l'unica raccolta delle poesie di Lovecraft in italiano sia "Il vento delle stelle". Risulta lo stesso anche a te o mi sono perso qualcosa?

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    1. Esiste anche una uscita italiana del 2007 dal titolo "Gli orrori di Yuggoth", realizzata da Barbera Editore. Entrambe le raccolte contengono la traduzione integrale di "Fungi", ma il titolo che citi tu mi pare essere molto più ricco...

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  5. Combinazione, ho giusto oggi finito di rileggere L'abitatore del buio.

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    1. ...che è un perfetto esempio di questo bel gioco di citazioni!

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