venerdì 1 febbraio 2019

The Machine in Yellow

"A portly man in his early millions". Con queste parole James Blish, nel suo tentativo di materializzare il famigerato Re in Giallo, introdusse uno dei principali personaggi del dramma, suggerendo in tal modo che egli, come probabilmente altri sulla scena, viva la sua esistenza da un tempo che supera ogni concezione umana. Ho scritto "uno dei personaggi principali", anche se in realtà si tende a dimenticarlo. Il principe Uoht non è infatti quasi mai chiamato in causa quando si scorrono le pagine che centinaia di autori da tutto il mondo hanno scritto, contribuendo alla divulgazione della mitologia chambersiana. E ve lo dice uno che sta scrivendo su questo argomento da abbondanti cinque anni: nessuno mai si ricorda di un certo Uoht. 
Lo stesso Chambers, d'altra parte, lo nominò una sola volta, senza nemmeno spendere tempo in definizioni. Il che ha di fatto consentito a Blish, e dopo di lui a Lin Carter, di elevare quell'anonimo personaggio al rango di principe. 
Nella fattispecie Cassilda, che ormai abbiamo assodato essere una regina, lo chiama "My prince" (nella versione di Blish) e "My boy" (nella versione di Carter); le due cose messe insieme lo pongono nella veste di "principe ereditario" visto che mai, a mia sensazione, una regina potrebbe chiamare "boy" qualcuno che non sia un figlio, un nipote o tutt'al più un genero. Senza anticipare troppo i tempi, visto che abbiamo ancora molto da scrivere sulle opere dei due autori già citati, prendiamo una piccola deviazione e facciamo qualche indagine parallela su questo misterioso Uoht.
Come accennato poco fa, pochissimi sembrano essersi accorti della sua esistenza: mentre fiumi di inchiostro sono stati spesi per Cassilda e per Camilla, solo poche gocce sono state spese per il loro congiunto. Anzi, a meno di una mia imperdonabile svista, solo un Autore gli ha donato un ruolo centrale in uno dei suoi racconti, e quell'Autore è uno dei più importanti nomi della narrativa horror e fantascientifica brasiliana contemporanea.
Carlos Orsi Martinho, per inciso, è stato anche curatore, e questa è una cosa particolarmente interessante, di un'edizione annotata del King in Yellow di Robert W. Chambers (in portoghese, O Rei de Amarelo) pubblicata nel 2014 da Intrínseca, nella quale propone numerose teorie sui personaggi e sulla trama e azzarda dei collegamenti tra i racconti di Chambers e altre opere (che è un po' quello che stiamo facendo anche noi da queste parti, non vi pare?).

Ad ogni modo, il racconto oggetto dell'articolo odierno è datato 2006 ed è incluso in Rehearsals for Oblivion, un'antologia di cui abbiamo già avuto modo di parlare in passato. Ambientato negli anni della dittatura militare brasiliana (1964-1985), "The Machine in Yellow" narra le vicende di una specie di alter-ego di Carlos Orsi visto che, al pari dello stesso scrittore brasiliano, lo troviamo alle prese con una traduzione in portoghese del "King in Yellow" (sì, avete indovinato, sto parlando proprio di "quel" Re in Giallo).
Senza entrare troppo nel merito, mi sento di dover precisare sin da subito che siamo di fonte ad uno dei racconti più terrificanti che siano mai stati scritti su quest'argomento. Roba da togliere letteralmente il sonno.
Terrificante in parte per il contesto che, come detto, è quello degli anni del terrore seminato dal feroce generale Emílio Garrastazu Médici, terrificante anche e soprattutto perché ci viene rivelato ciò a cui va incontro chi tenta di mettere in scena il famigerato poemetto.
Il testo entra in scena sin dalle prime battute per mano di una giovane hippy per la quale il narratore perde maldestramente la testa. La ragazza, dal curioso nome di Camilla del Castaigne, spiega che il testo era apparso in quel di Parigi un centinaio di anni prima e che la copia del "Roi en Jaune" nelle sue mani, sbarcata in Brasile assieme al suo bisnonno, era forse l'ultima sopravvissuta di quella prima edizione che il governo francese fece di tutto per distruggere. Il contenuto del testo ci viene così descritto:
Il Roi en Jaune racconta di una grande città dominata da un sovrano che nessuno mai ha veduto. Nessuno sa dove sia e nemmeno che aspetto abbia. La sua presenza tuttavia pervade ogni cosa e la sua venuta, di cui si narra da secoli, galleggia sospesa nell'aria come un oscuro presagio. La profezia dice che quando egli giungerà la questione della successione reale, tema centrale dell'opera, sarà definitivamente risolta. Inoltre, con la sua venuta, preannunciata da un misterioso "segno giallo", la "verità" resterà uccisa e che "qualcosa", dal fondo del lago di Hali, verrà risvegliato.
L'aspetto più bizzarro è che il testo sembra modificarsi ad ogni nuova lettura, rendendone impossibile lo studio dei dettagli. La struttura non è dissimile da quella del teatro moderno o del cinema sperimentale, nel senso che non esiste una trama. Si può piuttosto parlare di emozioni che galleggiano tra le pagine come onde radio, che risponderebbero e prenderebbero forma dalla mente dei lettori, interagendo con loro, reagendo a loro e nutrendosi di loro, fino a quando... non sarà troppo tardi.
Il racconto di Carlos Orsi ci dice qualcosa anche in merito a un paio di personaggi del dramma: uno di questi viene definito il "messaggero", cioè colui che annuncerà la venuta del Re attraverso il segno giallo; da tale messaggero la principessa Camilla, sposa di Uoht, verrà sedotta. Vengono citati anche altri nomi (Cassilda, Cordelia, Hastur e Yhtill), senza tuttavia specificarne il ruolo, ma quello che ci premeva oggi era posizionare la pedina Uoht nella nostra scacchiera e, almeno questo, lo abbiamo fatto. Camilla e Uoht sono rispettivamente moglie e marito nel poemetto e, azzardando un'ipotesi, ciò potrebbe fare di Uoht il genero di Cassilda. Ma ne siamo certi? Non del tutto, visto che il nostro Carlos Orsi si diverte a mescolare le carte che credevamo di aver appena sistemato: Camilla del Castaigne, la giovane fiamma del narratore di "The Machine in Yellow", ci spiega che il suo nome deriva da un piccolo vezzo del nonno, fervente ammiratore del Re in Giallo, che anni addietro aveva dato il via a una tradizione secondo la quale tutti i suoi suoi discendenti avrebbero ricevuto il nome di uno dei personaggi del dramma. Nella vita "reale" del racconto troviamo quindi Camilla, troviamo Uoht, suo fratello, e troviamo Cassilda, la zia. 

Un nuovo rapporto di parentela che pare scombinare tutto e che, se me lo permettete, vorrei far finta di non conoscere, a meno di nuovi elementi che in futuro possano avvalorare questa seconda, bizzarra, ipotesi. In sostanza è la stessa cosa che sto facendo con l'ipotesi, suggerita da Ann K. Schwader tempo fa, che Camilla e Cassilda fossero sorelle. Nel frattempo, la maniera più semplice per capire da che parte conviene dirigerci è quella di proseguire nell'analisi dei testi di Blish e Carter, cosa che mi ero già prefissato di fare prima della parentesi brasiliana che avete letto oggi.
La tentazione di raccontare molto di più su "The Machine in Yellow" è fortissima, ma credo che, mai come stavolta, valga la pena di soprassedere e lasciare a chi è curioso la facoltà di recuperare e leggere il racconto che, come ho già accennato, è davvero notevole. Naturalmente, scordatevi pure di trovarlo nella nostra lingua, visto che quasi nulla di ciò che uso come fonte per questo speciale è stato mai tradotto in italiano. Potete comunque recuperarlo in inglese nell'antologia già citata, oppure ottenere il racconto singolarmente, in formato digitale ma nella lingua madre dell'Autore, qui.
Meno ti dico riguardo il testo, meglio è. Ma tu vuoi fartene lo stesso un'idea, vero? Come posso fare a trasmettertela? Vediamo... potresti pensare a un Nelson Rodriguez o a un Shakespeare, oppure... no, è più qualcosa come Platone; un dialogo così bello e, allo stesso tempo, insidioso... una bellezza che canalizza idee, argomenti, concetti. Ma è con la logica del Roi en Jaune che potrei farti rabbrividire. Perché? Semplice. Non ce n'è una. Nichilismo perfetto.

12 commenti:

  1. Splendido ritorno della giallosità d'ossidiana! ^_^

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  2. Per me è roba fresca e succosa, avendo letto Il Re In Giallo giusto quest'anno ( anche se mi aspettavo più racconti incentrati sulla sua figura, ed invece dopo i primi, la raccolta andava per conto suo ).
    Bentornato!

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    1. Chambers, come hai appunto notato, offre in realtà solo un assaggio dell'universo del King in Yellow: una manciata di racconti nei quali l'argomento è spesso addirittura marginale. La cosa interessante, ed è ciò che mi ha spinto ad affrontare questo tema, è l'essermi reso conto di quante volte quei piccoli spunti vengono a ripresentarsi negli scritti di altri autori.

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  3. Oh, mi stai facendo venire la curiosità di leggere almeno il "capostipite" di Robert Chambers :-D

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    1. ...che poi, se vogliamo dirla tutta, nemmeno lui è il vero capostipite

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  4. Non so se leggerò questo racconto ma l'idea di una città governata da un personaggio sconosciuto mi sembra affascinante, e molto riciclabile anche in contesti differenti. Questo personaggio dev'essere certamente temuto, se nessuno sa che volto abbia...

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    1. Vero, potrebbe essere un ottimo sfondo per un romanzo di fantascienza ucronica, ma potrebbe anche adattarsi al nostro mondo reale se diamo per buone certe teorie complottiste sugli illuminati e compagnia bella.

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  5. Sei tornato alla grande con i tuoi "grandi classici giallobsidianici"! :D

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    1. Il giallo è un porto sicuro dove amo rifugiarmi nei momenti difficili. Non so spiegarmelo, ma quando sono in crisi creativa il Re in Giallo mi aiuta sempre a venirne fuori.

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  6. E ora che abbiamo scoperto che anche il vestito di Alice in origine era giallo, ecco che si aprono altri imprevisti scenari... Scherzi a parte, felice di ritrovarti con un articolo sul Re in giallo, che considero una delle due colonne portanti del tuo blog. L'altra è, naturalmente, Orizzonti del Reale.

    P.S. Ghiotti per me anche alcuni dei film citati nel riepilogo delle visioni del 2018.

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    1. Vestito giallo? A questo punto potrei davvero mettermi d'impegno e costruirci sopra quindici post...

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