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lunedì 16 dicembre 2024

Karma, colpa e fine vita (Pt.3): Plan 75 e riflessioni finali

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Per riallacciarci alla prima parte di questo post, abbiamo appurato che la relazione del Giappone con la morte volontaria non riguarda solo la famosa pratica del seppuku, il suicidio rituale dei samurai, o le missioni suicide degli aviatori giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale; è una pratica se possibile ancor più antica, il cui ricordo permane nell’immaginario collettivo della nazione e di tanto in tanto ritorna in auge, se pur camuffato da narrazione distopica. Un esempio recente è il film del 2022 "Plan 75" di Chie Hayakawa, ambientato in un futuro in cui il Paese del Sol Levante inaugura un programma di suicidio assistito gratuito per gli anziani ultra settantacinquenni. Prima che la narrazione prosegua concentrandosi su pochi personaggi, vediamo come la proposta susciti l’attenzione degli anziani per i motivi più disparati: c’è chi ha perso il lavoro, si sente inutile e sente di pesare sulle casse dello stato, chi vuole uscire di scena quando ancora è autosufficiente per non creare problemi ai parenti, chi è allettato dalla somma messa a disposizione dallo stato agli anziani per soddisfare i loro ultimi desideri o pensa di lasciarla in eredità a figli e nipoti, chi semplicemente è solo e non ha nulla e nessuno per cui continuare a vivere. A partire dall’incipit, in cui viene mostrato un attentato contro una casa di cura per attirare l'attenzione sul problema dell’invecchiamento della popolazione (“il crescente numero di anziani sta distruggendo l'economia del nostro paese”, dice l'attentatore prima di togliersi la vita), il film è un crescendo di angoscia e di profonda commozione mostrati col tipico minimalismo giapponese. 

lunedì 8 aprile 2024

La Grande Abbuffata: sulla genesi dello speciale e altre cose

La scorsa settimana scrissi che la mia intenzione, dopo aver messo la parola fine allo Speciale Ju-On, era che mai più ci sarebbe stato qualcosa di simile su questo blog, perlomeno non qualcosa che richiedesse un impegno del genere. Ciò non significa che le idee, nel corso degli anni, mi siano mancate (da qualche parte ho anche un quaderno in cui ne ho annotate alcune), ma nessuna mi sembrava abbastanza buona da convincermi a partire. Un giorno poi è scattata una molla e da quel mucchio di idee accantonate una è saltata in cima alle altre e in men che non si dica (si fa per dire) si è concretizzata. Quella molla sono state due vicende di cui, purtroppo, si è molto discusso in rete. La prima è la morte a 42 anni di Omar Palermo, un ragazzo calabrese fondatore del canale YouTube “YouTubo Anche Io”, un canale con milioni di visualizzazioni, dove Omar (io ancora non lo sapevo) portava avanti dal 2018 una sfida col cibo, le cosiddette “food challenge”, ingurgitando una quantità spropositata di alimenti mentre nel privato, a quanto pare, lottava costantemente col peso. Omar è morto d’infarto, o come riportano altre fonti per soffocamento, il 18 agosto 2021. La seconda è la vicenda di Zhanna Samsonova, influencer di origine russa morta il 21 luglio 2023 per la debilitazione fisica causata dal suo regime alimentare estremo, una dieta crudista a base di verdura e frutta, per lo più durian e jackfruit, germogli e semi di girasole, completato da succhi vegetali al posto dell’acqua. Zhanna potrebbe essere morta di un’infezione simile al colera complicata dal suo precario stato di salute, come afferma sua madre, ma la causa ufficiale della morte ad oggi non è stata resa nota.

martedì 24 marzo 2020

Ikigami, annunci di morte

Viviamo in un periodo strano, uno di quei periodi che mai avremmo immaginato potessero realizzarsi. Costretti agli arresti domiciliari da un nemico invisibile, passiamo le nostre giornate a interrogarci se quanto sta accadendo là fuori sia davvero reale o se, al contrario, sia frutto della nostra immaginazione, o peggio il risultato di un qualche complotto ordito ai nostri danni da improbabili burattinai di regime. Qualunque sia la verità, per la prima volta nel corso della nostra esistenza siamo costretti in massa a fare qualcosa che non vogliamo fare. Tutto ciò non è nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che i nostri nonni vissero ottant'anni fa, quando fuori dalle porte di casa fioccavano le bombe, anziché dei semplici starnuti, ma il clima di incertezza è probabilmente identico. Finirà? Non finirà? Quel che è certo è che ce ne stiamo chiusi in casa e, tra un'attività e l'altra, abbiamo la possibilità di recuperare letture che probabilmente sarebbero rimaste per chissà quanto tempo ad accumular polvere sugli scaffali. Molti di noi lavorano da casa, questo è vero, e la maggior parte del tempo i soliti impegni continuano a essere prioritari, ma l'innegabile vantaggio è che siamo riusciti a tagliare i tempi morti dei trasferimenti, che nel mio caso incidono parecchio.  
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