mercoledì 28 dicembre 2011

Go Go Second Time Virgin

Mio padre si suicidò con la sua amante. Mia madre si suicidò quando avevo nove anni. So che le persone si amano e si uccidono. Ma perché mia madre si impiccò? Lo capii a dodici anni. Mia madre era solo triste e sola. Ha detto che avrebbe ucciso se stessa per la rabbia che provava per papà. Sembrava che fosse un doppio suicidio.

Riuscire a descrivere il degrado morale della società in poco più di un’ora. Metterci dentro solitudine, rassegnazione, violenza, abusi, immoralità, ferocia, sesso e  morte. Lo ha fatto Kōji Wakamatsu (若松孝二) con il suo Go, Go, Second Time Virgin (ゆけゆけ二度目の処女 Yuke Yuke Nidome no Shojo), girato in soli quattro giorni nel 1969, con un budget ridottissimo, su un set ristretto quale può essere il tetto di un palazzo di sette piani, uguale a tanti altri, nella periferia di Tokyo.
E’  su questo tetto che viene trascinata e stuprata da un gruppo di teppisti la nostra protagonista, Poppo (interpretata da Mimi Kozakura). Ma non è lo strupro la vera violenza che subisce Poppo. Lo strupro è solo un passaggio obbligato che si ripete nel destino della giovane. “E’ la seconda volta che vengo stuprata. Anche mia madre fu stuprata da una gang, e da quello stupro nacqui io” dice Poppo ad un certo punto.

venerdì 9 dicembre 2011

La musica di Erich Zann

Ho consultato con la massima attenzione le mappe della città, ma non ho mai più ritrovato la Rue d'Auseil. Non mi sono limitato a esaminare le carte moderne: so bene che i nomi cambiano; ho riesumato anche i documenti più antichi, ed ho esplorato di persona tutte le strade che, indipendentemente dal nome, potevano corrispondere alla Rue d'Auseil. Malgrado tutti i miei sforzi, mi son dovuto confrontare con la mortificante conclusione che ero incapace di trovare la casa, la strada e neppure il quartiere dove, negli ultimi mesi della mia squallida esistenza alla Facoltà di Metafisica, avevo udito la musica di Erich Zann.

Per Lovecraft i suoi sogni rappresentavano lo spunto di partenza per scrivere una nuova opera. Uno dei suoi racconti più noti infatti, La musica di Erich Zann, nasce proprio da numerose esperienze oniriche, varie e frammentate, che sono state poi riunite in un insieme coerente e dotato di senso compiuto. Una di queste esperienze è quella che mi ha spinto a scrivere questo post. A quanti, come me, è capitato di sognare di muoversi in un ambiente (solo apparentemente) familiare ma che presenta alcune sostanziali differenze dalla realtà, al punto che si è perfettamente consapevoli che si sta vivendo in un sogno? Il protagonista del racconto, un giovane studente universitario, vaga per le strade di una città francese (probabilmente Parigi) alla ricerca della perduta Rue d'Auseil. Io nei miei sogni vago per la città dove sono cresciuto, che forse non sarà affascinante come Parigi, ma è decisamente intrigante per me.

martedì 6 dicembre 2011

Posthumous Silence

Heat grows cold, light becomes dark, and the dust returns to the earth as it was.

Una ragazza morta suicida. Un diario come unica testimonianza di una vita dura, piena di paure e di ostacoli impossibili da superare. Un diario, come unica testimonianza del dramma, lasciato al padre a giustificazione del gesto. Un padre sconvolto dal dolore che trova il diario e leggendolo, per la prima volta, si rende conto dei drammi che hanno portato la figlia alla scelta finale. Leggere le parole della propria piccola, ormai perduta, è qualcosa di devastante.
 
In the quietness of my silent walls where the shadows play the dance of you. All around me – where each part once told your life. Where the window still reflects your smile. Still I feel you, still I’m trapped within our time. Wondering vainly – why you left, my child. When my fingers start to open your bequest. Clutching tightly the lifeless book you left … for me.
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