giovedì 31 ottobre 2019

On Halloween... Mirror Midnight!

"Malocchio e gatti neri, malefici misteri / il grido di un bambino bruciato nel camino / nell'occhio di una strega, il diavolo s'annega / e spunta fuori l'ombra: l'ombra della strega! (Anonimo)

Giunto finalmente è il momento in cui là fuori, nel mondo, milioni di persone si apprestano a festeggiare una delle ricorrenze più spassose (e spaventose) che mai mente umana abbia concepito. 
Un esercito di bambini, opportunamente travestiti, in questo preciso istante stanno coraggiosamente bussando alle porte del proprio burbero vicino, tutti ben determinati a rimediare qualche sfizioso dolciume. 
Quando ero piccolo io queste cose, a ben pensarci, non esistevano, ma negli ultimi dieci anni, da adulto, sono sempre stato ben lieto di ricevere alla porta sciami di giovani creature, con quel sorriso ottimista tipico della loro età. Ho sempre ritenuto infatti Halloween un'ottima occasione per svuotare la dispensa delle merendine scadute e, devo ammettere, non esiste nel corso dell'anno un'occasione più ghiotta per farlo.

lunedì 28 ottobre 2019

5.000 minuti a mezzanotte

Più o meno cinquemila, diciamo piuttosto. Non è che sono stato a contare con certosina precisione i minuti che ci separano dallo scoccare della mezzanotte di Halloween. Anche perché da queste parti la mezzanotte arriverà forse un paio d'ore prima con la tanto attesa presentazione pubblica di MIRROR MIDNIGHT, il cortometraggio horror che Luigi Parisi ha realizzato adattando un mio vecchio racconto. Vi ho già ampiamente illustrato i meccanismi che hanno trasformato la semplice idea di un piccolo blogger in un film capace di attraversare l'Atlantico e strappare consensi a un pubblico esigente come quello americano e non starò certo qui a ripeterli. Al massimo inserisco in calce qualche link a beneficio di chi giunge in ritardo o di chi senta l'impellente bisogno di un rapido ripasso.
Ci sarebbero ancora molte cose da raccontare, in realtà, ma certi aspetti (come per esempio il "making of") rivelerebbero troppo e preferisco lasciarvi il piacere di gustare appieno il cortometraggio e rimandare eventuali ulteriori considerazioni a un momento successivo. Posso invece raccontarvi di come il sottoscritto ha realizzato la versione inglese dello script, necessario per poter diffondere "Mirror Midnight" oltre i confini del nostro paese...

martedì 22 ottobre 2019

Da donna a strega: lacrime e sangue (Pt.1)

The Lovers of Ishtar: paintings by Paul Batou
L'INTRODUZIONE SI TROVA QUI

Al suo svanire intona ella un lamento, “Oh, figlio mio!”. Al suo svanire intona ella un lamento. “Mio Damu!”; al suo svanire intona ella un lamento, “Mio incantatore e sacerdote!”. [...] Il suo lamento è il pianto per l’erba che non cresce nel suo campo, il suo lamento è il pianto per il grano che non rigonfia la spiga. [...] Il suo lamento è per i campi, dove più non verdeggiano piante. Il suo lamento è per la sontuosa dimora dove più non c’è vita. Lamento dei flauti per Tammuz (antico inno babilonese)

Secondo la tradizione, Tammuz, sposo o amante della grande Dea Madre dei babilonesi, Ishtar, ogni anno moriva in circostanze vaghe (le fonti sono diverse e discordanti). Ishtar andava alla sua ricerca nell’oltretomba: in sua assenza, animali e piante dimenticavano di riprodursi, e la terra era consegnata alla momentanea sterilità. Per riavere Tammuz, Ishtar doveva lottare con Allatu, regina degli Inferi. 
Sarebbe forse riduttivo considerare Tammuz, come gli altri dèi a cui accenneremo, solo come la personificazione della vita vegetale che ogni anno si rinnovava, ma è evidente che il tema della fertilità nell’immaginario a lui legato era predominante; la prova è che i babilonesi collocavano la morte del dio al solstizio d’estate, momento dopo il quale le giornate cominciano ad accorciarsi, nel mese che da lui prendeva il nome, e osservavano un lutto di sei giorni durante i quali elevavano in suo onore inni che (come quello citato in apertura) paragonavano la sua dipartita alle piante che prendono ad appassire.

mercoledì 16 ottobre 2019

L'orsa col nodo sulla coda

Questa storia inizia una ventina di anni fa, ma con quell'inizio l'oggetto del post ha ben poco a che vedere. Erano gli anni in cui avevo ormai messo da parte le letture di fantascienza che avevano monopolizzato il mio interesse nella mia prima giovinezza per passare a qualcosa di più, se così si può dire, "mainstream". Sul finire degli anni Novanta (ma forse erano già i Duemila) mi ero intestardito a leggere i romanzi di Dean Koontz, che al tempo trovavo piacevoli (anche se maledettamente superflui, col senno di poi) e non mi facevo mai scappare un suo titolo quando e se me ne saltava uno all'occhio frugando nelle bancarelle dell'usato. Non era difficile visto che i Koontz, allora come ora, te li tirano dietro un tanto al chilo. Oggi quasi tutti quei romanzi di Koontz sono tornati a vivere nel loro ambiente naturale (la bancarella): tutti tranne, forse, "Ladri di tempo" (Time Thieves, 1972), scampato al suo destino solo perché uscito nell'inviolabile collana "Urania". Non mi è rimasto nulla di "Time Thieves" (e questo la dice lunga), ma ricordo perfettamente quel "sense of wonder" che mi lasciò quel breve racconto-extra posto in appendice di quel numero di Urania datato 1973.

giovedì 10 ottobre 2019

The Capsule

On the first part of the journey I was looking at all the life There were plants and birds and rocks and things There was sand and hills and rings […] 

La rubrica Obsploitation può anche essere molto diversa da come l'ho presentata sino a ora. Se sulla sua superficie si possono scorgere strutture spesso elementari, talvolta rudimentali nella loro consistenza, altre volte l'occhio allenato può scorgere elementi inespressi, proiezioni della mente che riescono ad intaccare appena la sua superficie, senza tuttavia mai comprometterla. Non intendo, con questo, mettermi a parlare di filosofia: non è quella la mia materia di studio. Nemmeno intendo dispensare saggezza: non sono ancora abbastanza vecchio per aver imparato la grande lezione della vita. Ciò che faccio è osservare, riflettere e farneticare su un blog, di fronte ad un pubblico che, mano al telefono, si chiede se sia il caso di chiamare un terapeuta. Ho usato il termine "osservare" non per caso, visto che oggi siamo qui a inaugurare "Obsploitation Visions".
In "Visions" è principalmente il cinema, con le sue immagini, il seme da cui si origina quella babele di pensieri che, senza indugio, già da oggi mi ritrovo a mettere su carta. Immagini, nient'altro che immagini. Chiare, distinte, ma anche fortemente simboliche. Ed è da un lavoro enigmatico, esoterico e iniziatico come “The Capsule” (2012), della regista greca Athina Rachel Tsangari, un arthouse di soli 35 minuti, che  ho deciso di partire.

venerdì 4 ottobre 2019

Traditi dalla fretta #15

Siamo ad ottobre ed è ormai giunto il tempo per un nuovo appuntamento con Traditi dalla fretta, periodica rubrica di segnalazioni letterarie e di acrobazie mentali di un blogger problematico.
Sono stato piuttosto distratto ultimamente, lo ammetto. Anzi, è proprio il caso di dire che sono stato tradito dalla fretta, visto che ho impegnato la maggior parte del mio tempo a correre di qua e di là trascurando colpevolmente il blog mio e quelli a me confinanti. Avevo grandi progetti per i mesi estivi: chiudere il blog avrebbe dovuto servirmi in parte per riposare, ma in parte anche per prepararmi alla nuova stagione, prendendo appunti, abbozzando bozze, raccogliendo idee...
La realtà è che, a parte ciò che avete letto nel corso del mese di settembre, la mia mente è rimasta occupata altrove, con il risultato che mi trovo a iniziare un nuovo mese in totale affanno, con l'orizzonte completamente sgombro. Nulla di preoccupante. Altre volte mi sono ritrovato nella situazione di dover accelerare i ritmi in momenti che parevano essere disperati, e grazie a qualche santo in paradiso che non si lascia eccessivamente turbare delle mie imprecazioni, sono sempre riuscito a farcela.
Traditi dalla fretta cade a fagiolo in momenti come questo: come immagino sia intuibile, è un esercizio che richiede uno sforzo minimo e garantisce un buon rendimento. Le segnalazioni non sono moltissime ma, come sempre, tra le più prelibate che vi potessi offrire.
Prima di procedere lasciatemi però cogliere l'occasione per ringraziare Gioacchino Di Maio del blog "Duecento pagine" per essere uscito con un bell'articolo su "I poteri delle tenebre" (Il Dracula islandese ritrovato) negli stessi giorni in cui qui si cercava di ricostruire la vicenda del Dracula turco. Nel caso vi fosse sfuggito, vi raccomando di recuperarlo: è un tassello che ancora mancava a questo puzzle che pare sia ancora ben lontano dalla sua conclusione.
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