E così è passata anche l’Epifania che, come recita un vecchio detto popolare, tutte le feste si è portata via. Tra poche ore si tornerà alla cosiddetta normalità. Quella maledetta sveglia mi riporterà con i piedi per terra e darà il via ad un nuovo anno–routine di lavoro. Peccato, perché avevo cominciato a prenderci gusto, mi stavo quasi abituando a queste dolci giornate di pigritudine: la spola tra il letto e il divano, una soffice coperta sulle spalle, un gatto sulle ginocchia, il poter mangiare solo e soltanto quando la fame si fa sentire, i dolci, la frutta secca, i panettoni affogati nel tè, le interminabili partite di Risiko e di Monopoly con i familiari. È stato bello il Natale. Mi mancheranno queste atmosfere gioiose. Non dovrebbero permettere che finiscano. Del Natale apprezzo in particolar modo le luci e i festoni, le città illuminate giorno e notte da luci intermittenti. Mi chiedo perché, una volta passate le feste, la gente si prenda la briga di stare lì a smontare tutto: non sarebbe più bella la vita se vivessimo in un Natale perenne? Che male ci sarebbe se quelle luci intermittenti potessero rimanere lì tutto l’anno a riscaldare i nostri cuori?