lunedì 29 maggio 2023

Confessioni di una maschera #11 (Manoscritto trovato tra le pagine di un libro di Seichō Matsumoto)

Confessioni di una Maschera”, piccola collezione di ricordi sparsi buttati lì senza un filo logico, è una rubrica che avevo iniziato ormai quasi cinque anni fa con lo scopo di esorcizzare la temuta ricorrenza del mio cinquantesimo compleanno. Non è stata, lo ammetto, una rubrica alla quale ho dedicato una quantità esagerata del mio tempo (una media di due post all'anno è infatti piuttosto ridicola), ma talvolta mi è capitato di utilizzarla nei momenti di assenza di particolare ispirazione oppure, in pochi altri casi, per pura coincidenza, dopo aver recuperato qualcosa che ritenevo fosse andato perduto, come ad esempio quella frase ritrovata scritta in una mia vecchia agenda che (lo avevo dimenticato) si era poi rivelata essere un estratto da una vecchia canzone di Robert Smith e soci.

lunedì 22 maggio 2023

Tokyo Express

Tre sono le cose che, a mio parere, caratterizzano i migliori noir. Primo: il rigore nella cura dei dettagli, meravigliosamente assemblati come tessere di un mosaico cretese. Secondo:  la capacità introspettiva. Terzo: l’ambientazione, fosse pure la Bassa padana, deve catturare l’attenzione; se, per il lettore, non è esotica, deve perlomeno sembrarlo, perché, inutile dirlo, c’è un intrinseco legame tra i personaggi (e i loro gesti, moventi, sospetti) e l’ambiente.
Seichō Matsumoto, il “Simenon giapponese”, sa certo destreggiarsi molto bene fra questi tre aspetti ma, quanto al secondo punto, direi che in generale gli autori giapponesi, a prescindere dal genere, sono maestri nell’introspezione psicologica. 
Nei giorni scorsi ho terminato il suo “Ten to Sen” a tempi di record come non mi capitava da tempo, e oggi sono già qui a parlarne. In Italia, la prima edizione Mondadori si intitolava “La morte è in orario”, mentre quella Adelphi del 2018 è stata rinominata “Tokyo Express”, gergo militare (così i marines statunitensi definivano la stupefacente precisione della marina militare giapponese durate la Seconda Guerra Mondiale) che allude all’ingranaggio criminale così ben oliato che nel libro rende le indagini lunghe e farraginose. Io per abitudine avrei definito una tale perfezione un funzionamento da orologio svizzero (e vedrete poi proseguendo nella lettura quanto il paragone sia azzeccato), ma, sì sa, i giapponesi sono un po’ gli svizzeri d’Oriente, quindi va bene lo stesso. 

lunedì 15 maggio 2023

Red Eye (Death Train)

Kim Dong-bin è un regista coreano che in carriera non ha fatto moltissimo, praticamente quattro cose in croce a distanza di un lustro una dall’altra. Della sua opera d’esordio (Ring Virus, 1999), abbiamo casualmente già parlato in passato anche qui sul blog (era, per farla breve, quel superfluo remake sudcoreano di “Ring” di Hideo Nakata). L’ultimo suo lavoro, passato anche questo quasi inosservato, è stato invece "The Sleepless” (2012), uno dei tanti film in cui assistiamo a un piccolo gruppo di persone che si svegliano in una stanza chiusa senza alcun ricordo di come sono arrivate lì. 
Ma non è questo ciò di cui volevo parlare oggi, bensì del lungometraggio più noto di Kim Dong-bin, noto al punto che ho scoperto qualche giorno fa che è stato addirittura inserito nel nostro catalogo Prime Video, un luogo dove molto raramente film asiatici che non siano i soliti tre trovano terreno fertile.
Eppure questo titolo, tutto sommato nemmeno tra i migliori del vasto panorama horror coreano, è riuscito a farsi spazio con le unghie e con i denti, merito forse di un selezionatore attento a un certo tipo di cinema o, più ragionevolmente, merito dei bassi costi dei diritti d’autore legati a questo film.

lunedì 8 maggio 2023

Il morbo di Haggard

Erano i capei d’oro a l’aura sparsi che ’n mille dolci nodi gli avolgea, e ’l vago lume oltra misura ardea di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi; e ’l viso di pietosi color’ farsi, non so se vero o falso, mi parea: i’ che l’esca amorosa al petto avea, qual meraviglia se di sùbito arsi? (Francesco Petrarca, Il canzoniere) 

Erano anni ormai che intendevo cimentarmi con la lettura di Patrick McGrath, autore britannico che conoscevo per una manciata di racconti, uno dei quali recensito con entusiasmo anche qui sul blog secoli addietro. 
L’impresa di recuperare McGrath non era tra le più difficili, visto che nella mia polverosa libreria sono già presenti quasi tutti suoi titoli, già letti a apprezzati da mia moglie nel corso degli anni. 
Volendo iniziare ad affrontarne la corposa bibliografia, mi è quindi bastato chiedere consiglio alla mia preziosa "dolce metà". 
Da dove iniziare? La risposta, arrivata di getto nel giro di tre secondi, è stata “Dr. Haggard's Disease”, ovvero “Il morbo di Haggard” come è stato tradotto da Adelphi nel 1999, pochi anni dopo la sua prima pubblicazione inglese. 
Di Adelphi, per la cronaca, ne ho contate almeno sei diverse edizioni, chiaro sintomo dell’enorme successo di vendite che quest’opera ha raccolto in questi ultimi vent’anni.

lunedì 1 maggio 2023

Traditi dalla fretta #35

Anche maggio è arrivato e, mentre le giornate si fanno finalmente più calde e riaffiora in me una sensazione di positività dopo le pene invernali, giunge puntuale come il treno di una linea metropolitana giapponese una nuova puntata di "Traditi dalla fretta", appuntamento ormai imprescindibile con le novità in ambito prevalentemente (se non esclusivamente) letterario. 
L'esperimento di pubblicare sul blog solo una volta la settimana, di lunedì, sta in parte funzionando: se da un lato ne ricavo po' più di respiro, dall'altro lato non ho potuto fare a meno di notare un sensibile crollo delle visualizzazioni del blog che, se fino a dicembre poteva, nel suo piccolo, vantare una media quasi sempre superiore alle 500 visualizzazioni al giorno, a partire da gennaio tale numero, con poche rare eccezioni, non ha mai superato quota 100. Potrebbero esserci mille altri modi per spiegare questo fenomeno (come per esempio la mia assenza dai social), ma la coincidenza temporale mi lascia credere che una buona parte della colpa sia dovuta proprio alla riduzione della mia attività. Servirebbe a questo punto una controprova, ma la farò magari più avanti in autunno. La nuova frequenza di pubblicazione andrà avanti così sicuramente fino ad allora, nell'attesa di trovare nuovi stimoli che mi consentano di ragionare su nuovi progetti e, chissà, magari anche di rispolverare progetti esistenti lasciati in sospeso. Ci sarà il solito periodo di chiusura estiva, che quest'anno ho deciso di anticipare a cause delle vacanze programmate nelle due settimane a cavallo tra giugno e luglio, ma di questo non voglio parlare adesso per scaramanzia. Meglio concentrarsi su "Traditi dalla fretta".
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