mercoledì 30 dicembre 2020

The Year The World Died

Avrebbero potuto analizzare e mettere su carta, nei minimi particolari, tutto quello che s’era fatto, s’era detto e s’era pensato; ma l’intimità del cuore, il cui lavorio è in gran parte un mistero anche per chi lo possiede, restava imprendibile. (George Orwell)

Ultimo post dell'anno e piccola occasione per tirare le somme e scambiarci gli auguri. Potrei stare qua per ore ad annoiarvi sproloquiando su come questo 2020 sia stato un anno particolare, a causa di tutto ciò che sappiamo, ma la realtà è che ce lo diciamo tutti gli anni e questa volta non è poi così diverso. Nell'ultimo post del 2019, tanto per citarne uno che ho ancora bene in mente, ringraziai tutti i santi (e i demoni, per par condicio) di questo mondo per aver messo fine a un anno che fu per me disgraziato. Mai avrei potuto immaginare di finire catapultato, dodici mesi più tardi, in quel folle futuro distopico che oggi è il nostro presente. Adesso dovrei forse maledire il 2020 e salutare con rinnovata speranza all'arrivo del 2021? Non avrebbe senso, visto che ormai dovrebbe essere chiaro a tutti  (ed è inutile pigliarci per il culo) che ciò che ci stiamo lasciando alle spalle è solo il primo anno di una nuova era per l'umanità.

giovedì 24 dicembre 2020

Non aprite quel regalo

Jennifer è felice: è a casa e si sta godendo tutti i regali che i suoi amici le hanno fatto per il suo compleanno. Per puro caso però scopre un pacchetto non ancora scartato. Quando lo aprirà, qualcosa nella notte le riserverà una sorpresa inattesa, tutt’altro che gradita. Girato in sole tre ore e mezza senza alcuna preparazione, “Happy Birthday” vede la diciannovenne Irene Sergi alla sua prima esperienza davanti alla macchina da presa. Un piccolo corto di quattro minuti e trenta che sicuramente non mancherà di inquietarvi. (Luigi Parisi).
Non è esattamente in tema natalizio, l'ultimo cortometraggio di Luigi Parisi, ma in un certo senso un po' si sposa con queste atmosfere fatte di luci colorate, festoni e pacchetti da aprire. Ecco perché ho colto l'occasione al volo per presentare proprio oggi, in (quasi) anteprima assoluta, questo simpatico lavoro. Oggi, vigilia del fatal giorno che, da tradizione millenaria, è dedicato all'apertura di pacchi, pacchetti e pacchettini, vi mando un invito alla prudenza: fate attenzione a quello che fate!

venerdì 18 dicembre 2020

Come fu che Houdini scrisse un racconto per il Weird Tales (Pt.2)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

«Il mio compito sarà mettere per iscritto la storia, aggiungendo ad essa alcuni dei miei elementi più macabri. Non so quanto potrò spingermi in là, perché a giudicare da un racconto di Houdini, che Henneberger mi ha mandato a titolo di esempio, mi pare che la sua intenzione sia quella di spacciare delle avventure degne del barone di Münchausen come vicende vissute. Basta una sola occhiata per rendersi conto che Houdini è una persona dall’ego smisurato. In ogni caso, credo di poter realizzare qualcosa di abbastanza scioccante…». 

Harry Houdini (1874–1926)
Lovecraft
sapeva benissimo ciò che i lettori cercavano in Houdini, e li accontentò lasciando inalterata l’ossatura proposta dal committente, ovvero quella di una vicenda in cui il l’eroe veniva attaccato, legato e gettato nei più profondi recessi di un tempio sotterraneo, dal quale egli si sarebbe in seguito agilmente liberato. 

sabato 12 dicembre 2020

Come fu che Houdini scrisse un racconto per il Weird Tales (Pt.1)

Weird Tales, maggio 1924
Nel 1924, i lettori di Weird Tales dovettero rimanere sorpresi nel leggere in copertina un nome che ben poco aveva a che fare con quelli che solitamente popolavano le pagine del loro magazine preferito. Harry Houdini, il celebre illusionista specializzato in fughe impossibili, aveva probabilmente mille qualità ma certamente non era un narratore, pensarono di certo in molti. E non avevano torto: abilissimo nel liberarsi da manette, catene, corde e camicie di forza, Houdini, quarto dei sette figli del rabbino ungherese Mayer Sámuel Weisz, non aveva di sicuro potuto ricevere un’istruzione adeguata, né a Budapest, città che lasciò giovanissimo, né ad Appleton, la città del Wisconsin che lo ebbe in adozione. 
Eppure, il suo nome compariva a caratteri cubitali su un buon numero di copertine di quell’annata. Il primo racconto, "The Spirit Fakers of Hermannstadt", serializzato in due parti, apparve sui numeri di marzo e aprile del 1924; il secondo, "The Hoax of the Spirit Lover", apparve sul medesimo numero di aprile. Com’era possibile? La verità è che, sebbene Harry Houdini avesse in effetti avuto un’istruzione approssimativa, era però un appassionato collezionista di libri, in gran parte ricevuti in eredità dal padre. Nel 1903, quando aveva solo ventinove anni, Houdini dichiarò di possedere "la più costosa collezione di libri sull'arte della magia" e, all’apice della sua carriera, affermò di dedicare alla sua professione solo cinque mesi all'anno, trascorrendo il resto del tempo rintanato nella sua biblioteca.

domenica 6 dicembre 2020

L'onda: la forza è disciplina

“Le masse sono abbagliate più facilmente da una grande bugia, che da una piccola. La loro abilità ricettiva è molto limitata, la comprensione è piccola e la  smemoratezza è grande. Essendo così, tutta la propaganda efficace deve essere limitata a pochissimi punti che a loro volta dovrebbero essere usati come slogan finché l’ultimo uomo sia capace di immaginare che cosa significhino tali parole.” (Adolf Hitler)

In origine vi fu un esperimento sociale che vide la luce nell'aprile  del 1967 alla Cubberley High School di Palo Alto, in California. In tale occasione un insegnante di storia, tale Ron Jones, provò a dimostrare con i fatti ciò che non era stato in grado di spiegare con le parole, ovvero come sia stato possibile che la popolazione tedesca non fosse al corrente di ciò che stava avvenendo attorno a sé negli anni del Nazismo. Il principio su cui si basa tale riflessione è che, come emerse al termine del secondo conflitto mondiale, sarebbe appunto stata la mancata consapevolezza delle derive del Nazionalsocialismo (che lo ricordiamo, si affermò negli anni Trenta attraverso libere e democratiche elezioni) a consentire a un folle psicopatico di prendere il potere e di assoggettare l'intera Europa ai suoi deliri di onnipotenza.
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