domenica 29 gennaio 2012

Norwegian Wood

Norwegian Wood (This Bird Has Flown) è una canzone dei Beatles, scritta da John Lennon, ed inserita nell'album Rubber Soul del 1965 (quello di Michelle, per intenderci). La canzone del quartetto di Liverpool ha ispirato il titolo di un romanzo di Haruki Murakami (村上 春樹) del 1987, Noruwei no mori (ノルウェイの森, Norwegian Wood, appunto). Il romanzo ha ispirato un film,  scritto e diretto da Tran Anh Hung nel 2010 e presentato in concorso alla 67ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Lasciate perdere i Beatles (a meno che non siate dei fan, ma se lo siete sono problemi vostri e mi dispiace per voi). Lasciate perdere il film (assolutamente superfluo).

Per citare il commento del traduttore, Norwegian Wood è un grande romanzo sull'adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli "altri" per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel costi. Il protagonista, Toru Watanabe, è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un'istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra due ragazze, Naoko e Midori, che lo attirano entrambe con forza irresistibile, Toru non può fare altro che decidere. O aspettare che la vita (e la morte) decidano per lui.

lunedì 16 gennaio 2012

Lights Out

Mi risulta un po' difficile tornare a scrivere su questo blog dopo gli avvenimenti recenti. Purtoppo quello che è stato è stato e non è più possibile tornare indietro. Ricomincio quindi il mio percorso di blogger con la recensione di un album, uno tra i più tristi della mia sconfinata collezione. Sto parlando di "Lights Out", opera seconda della band britannica Antimatter, datata 2003, ovvero il progetto di Mick Moss e Duncan Patterson, amici di lunga data ritrovatisi dopo l’uscita di quest'ultimo dagli Anathema. Tutto è nero in questo disco, non solo la copertina. L'atmosfera è cupa, priva di luce (Lights out, appunto). Ed è proprio il buio il vero protagonista dei 60 minuti di musica offerti dalla band. La notte è la sua ambientazione. Due stridenti sirene aprono le danze, sirene che richiamano alla memoria i tristementi noti allarmi che ai nostri nonni usavano preannunciare i bombardamenti. E' il coprifuoco anche per noi. Rifugiamoci al sicuro delle tenebre e lasciamoci avvolgere dalla title-track.  

mercoledì 11 gennaio 2012

Rendo Grazie

LETTERA DI UN MICIO AL SUO VETERINARIO

Ciao Dottori, Amici Miei

Volevo solo salutarvi e dirvi che finalmente qui dove sono ora sto bene. E’ stato un passaggio inevitabile, ho sofferto tanto e sono triste all’idea di non poter più vedere il mio papà, la mia mamma e la mia sorellina Dorina.
Qui però posso finalmente tornare a correre come facevo una volta, saltare su e giù, avanti e indietro, senza provare le fitte ai reni che mi tormentavano tanto. Ci sono tanti altri mici qui e ho persino incontrato il mio cuginetto che mi aveva preceduto l’anno scorso. Ora sono ancora un po’ spaesato ma credo che riuscirò in poco tempo a trovare la mia giusta dimensione.

lunedì 9 gennaio 2012

Ciao Patato

Chi avrebbe mai detto che ti avremmo amato così tanto? Quando ti abbiamo visto per la prima volta al gattile, nell'estate di quattro anni fa, dove qualcuno ti aveva abbandonato, ci siamo piaciuti subito. Noi ci siamo avvicinati alla tua gabbietta e tu subito ci sei venuto incontro crogiolando e scodinzolando. Non ci saremmo più lasciati. Non sarebbe passato giorno senza di te. Ti abbiamo portato a casa. All'inizio eri un po' titubante, ma ci hai messo non più di dieci minuti a realizzare che non stavi sognando, che finalmente avevi una nuova casa, come ti meritavi. E così hai cominciato a miagolare felice, strusciandoti freneticamente un po' contro il tuo nuovo papà, un po' contro la tua nuova mamma. Ricordi? Quella stessa notte già dormivi nel nostro letto, tutto bello pacifico.

Ti abbiamo lasciato il nome che già qualcun altro ti aveva dato: ELVIS. Poi quel nome l'avremmo storpiato in mille affettuosi diminutivi: Elvino, Eino, Ino (per non parlare delle tante rime con la lettera E), così forse ad un certo punto ti abbiamo confuso, ma tu capivi sempre quando ci rivolgevamo a te. Ti chiamavamo anche Patato, Tato e, siccome eri anche bello grosso, un giorno ti abbiamo chiamato anche Tato Grosso.

venerdì 6 gennaio 2012

Patrick

Alla fine degli anni Settanta, il termine Patrick era principalmente associato ad una marca di abbigliamento sportivo piuttosto nota. Non c’era ragazzino che non avesse iniziato a riempire il salvadanaio con i propri piccoli risparmi nella speranza di poter finalmente un giorno esaudire il desiderio di possedere le mitiche Patrick, scarpe da ginnastica meravigliose ma ahimè inavvicinabili. Io ero uno di quei ragazzini. Non riuscii mai a permettermele e ancora oggi le Patrick risiedono nella mia memoria come uno dei desideri inespressi della mia fanciullezza.

Ma Patrick non era solo questo. Era il 1978, avevo poco più di dieci anni, e nasceva proprio in quegli anni una delle passioni che mi avrebbero accompagnato per tutta la vita: il cinema. C’era una sala a 100 metri da casa mia, dove trascorrevo le domeniche pomeriggio sgranando gli occhi sognanti di fronte ad inarrivabili eroi. Erano gli anni di Guerre Stellari e della Febbre del Sabato Sera. Allora non era strano che un bambino potesse avventurarsi al cinema da solo. Il mondo non era come oggi pieno di maniaci assassini e stupratori di bambini (o forse c’erano anche allora, ma noi eravamo più spensierati e incoscienti di quanto siamo oggi), per cui i miei genitori mi permettevano tranquillamente di uscire da solo il pomeriggio e rientrare per l’ora di cena.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...