"La concezione fondamentale dell'universo è la forza che si manifesta nelle relazioni ritmiche [...] Non vi è alcuna divisione tra materia e forza in due termini distinti, in quanto entrambi sono la stessa cosa. La forza è la materia liberata. La materia è la forza in schiavitù. La materia è energia legata e l'energia è materia liberata”. (J. Keely).
Quando Keely annunciò al mondo di aver scoperto un principio per la produzione di energia in base alle vibrazioni musicali di diapason, affermò in pratica che la musica potesse entrare in risonanza con gli atomi o con l'etere. Egli riteneva però che non fosse il suono di per sé, ma le frequenze dissonanti a disturbare o alterare l’equilibrio armonico delle masse. Egli inoltre era convinto che il suono potesse essere usato per curare il corpo. Niente di tutto ciò è sua invenzione, si tratta anzi di concetti antichi, antichissimi.
Gli antichi possedevano una conoscenza del potere delle frequenze e delle forme che è stata messa da parte, dimenticata, per lunghissimo tempo. In tutte le culture antiche, e non soltanto nelle più famose come quella greca, indiana o egizia, il mondo era concepito come luogo essenzialmente acustico da cui solo in seguito si era sviluppata la luce; in pratica la luce derivava dal suono, e la parola o la voce erano attributi del suono, mentre gli strumenti musicali erano un veicolo per esso e come tali simboleggiavano la creazione, ed è per questo che molte divinità venivano associate alla musica o addirittura raffigurate nell’atto di suonare uno strumento, o comunque con uno strumento musicale vicino a sé (vedesi la dea indù Sarasvati oppure Apollo, il dio greco del sole e della musica, tra le altre cose).