domenica 29 luglio 2018

Obsploitation: Rewind

"...per tutto questo, e per molto altro ancora, credo che non abbia praticamente alcun senso continuare. Seppur con le mani tremanti, che mi costringono a dover correggere di continuo i refusi, è giunto il momento di scrivere la parola fine. Obsploitation chiude affinché Obsidian Mirror possa sopravvivere".
Con queste parole, nel dicembre del 2015 calava il sipario su Obsploitation, quel mio piccolo tentativo di operare su un secondo blog che, dopo due anni di crudele agonia, fallì miseramente.
Sono passati quasi mille giorni da allora. Un'eternità. Mille giorni durante i quali, di tanto in tanto, il mio occhio ha però malinconicamente continuato a scivolare su quelle consunte pagine digitali alle quali mi ero tutto sommato affezionato. Avevo fatto bene a chiudere? Avevo fatto male? C'era ancora speranza oppure la lapide che avevo posato stava bene là dov'era? Dubbi in realtà non ce ne sono mai stati: la chiusura di Obsploitation fu necessaria per motivi che non starò qui a ripetere, ma che, anche se non eravate presenti a quel tempo, potete benissimo immaginare.
E se non eravate qui al quel tempo, forse è bene a questo punto fare una piccola digressione e provare a spiegare cos'era Obsploitation, magari usando le stesse parole che usai nel primissimo articolo...

martedì 24 luglio 2018

There's something in... The Fog

E alcuni, in sogno, ebbero conferma dello spirito che ci colpiva così: a nove braccia di profondità, ci aveva seguiti dalla regione della nebbia... (Samuel Taylor Coleridge, La ballata del vecchio marinaio)

Vidi "The Fog" per la prima volta ai tempi della sua uscita nelle sale, anche se probabilmente con diversi mesi di ritardo rispetto alle prime visioni. Il gestore di quel piccolo cinema di paese che frequentavo da ragazzino, l'ho già raccontato tante volte, non era esattamente un fenomeno in termini di reattività, ma aveva sicuramente un gran talento nella scelta dei film da proporre (non che in questo caso fosse necessario, visto che John Carpenter era ormai sulla bocca di tutti grazie alle allora recentissime imprese slasher di Michael Myers).
Sebbene nell'archivio della mia memoria "The Fog" fosse rimasto per anni catalogato come uno dei tanti filmetti anni Ottanta dalla trama sciocca, mi era sempre rimasto quello strano senso di angoscia, tesa e palpabile, che provai in quel lontano giorno per tutta la durata del film. Rivisto ripetutamente negli anni Duemila e, per l'ennesima volta, giusto qualche sera fa, non posso che confermare quella vecchia sensazione: quelle atmosfere perennemente snervati girate da Carpenter e sceneggiate da Debra Hill sono ancora tutte lì, per nulla erose dai quarant'anni di cinema horror che nel frattempo sono trascorsi.
D'altra parte John Carpenter è sempre stato un maestro nell'ottenere il massimo risultato partendo dal nulla e non sarà certo un caso se sono tutti firmati da lui quei pochissimi film che oggi, alla mia veneranda età, mi fanno ancora paura.

giovedì 19 luglio 2018

Ed egli maledisse lo scandalo

"Autore del celebre Ed egli maledisse lo scandalo (Urania, 1966) e del non meno scandaloso Chi vuole distruggere l'America? (Urania, 1969) Mack Reynolds ha sempre venato di irresistibile satira le sue storie di fantascienza utopistica e sociologica".
Con queste parole, circa trent'anni fa, si faceva largo nella mia vita un autore americano che oggi, dedicandogli un articolo, riscopro con malcelato entusiasmo. Erano parole che apparivano nella quarta di copertina di un altro vecchissimo numero di Urania (Le comuni del 2000, ndr) che per anni, fino all'ennesimo trasloco in cui andò irrimediabilmente smarrito, aveva continuato a spostarsi da uno scaffale all'altro della mia libreria senza mai riuscire a trovare il suo momento. 
Non so come sia il vostro rapporto con questo tipo di letteratura, ma per me quella vecchia collezione di Urania (così come quella attuale, in gran parte ricostruita nel corso dei decenni) non solo era una fedelissima compagna di tante serate trascorse alla fioca luce di una lampadina, ma era anche, forse ancor prima del suo contenuto, un trofeo da feticciare con libidine. Prima di tutto venivano, neanche a parlarne, le immense copertine di Karel Thole: trascorrevo ore ad osservarne i particolari e, lo ammetto, spesso erano proprio quelle a far scattare in me la molla dell'acquisto. In secondo luogo, ma non per importanza, venivano i riassunti in quarta di copertina. Erano proprio quelle parole che, nel momento fatidico della scelta della lettura successiva, mi avrebbero indicato la strada da percorrere.

sabato 14 luglio 2018

L'ora del lupo

Un tempo la notte era fatta per dormire, sonni calmi e profondi, e svegliarsi poi senza terrori. Da molte sere siamo svegli fino all'alba. Ma questa è l'ora peggiore. Il popolo la chiama l'ora del lupo, è l'ora in cui la maggior parte delle persone muore, quando il sonno è più profondo, quando gli incubi sono più reali. È l'ora in cui gli insonni sono ossessionati dalle loro paure più profonde, l'ora i cui fantasmi e demoni sono più potenti. L'ora del lupo è anche l'ora in cui molti bambini nascono... (Johan Borg).

Penserete che sono un pazzo scatenato. Ne sono convinto. Beh, lo penso anch'io. Il fatto è che quando, poco di un mese fa, mi venne proposto di partecipare alle celebrazioni del centenario della nascita di Ingmar Bergman, mi parve una buona idea: se c'è un regista che ha fatto la storia del cinema, pensai così di primo acchito, quello è senza dubbio Ingmar Bergman. "Vuoi che non riesca a trovare delle cose da dire?", mi dissi. Ed eccomi qua, davanti al foglio bianco, con nella pelle il terrore di non esserne all'altezza. Ma porca miseria, perché mi faccio sempre trascinare in queste cose? Non so da dove iniziare, ma so che al calar di questa sera d'estate (lo dico mettendo avanti le mani) qualcosa, nel bene e nel male, sarà venuto pur fuori e quel qualcosa, nel bene e nel male, verrà pubblicato. Intanto il ghiaccio è stato rotto e questo particolare già mi consola.

martedì 10 luglio 2018

Traditi dalla fretta #7

Un po’ in anticipo rispetto alla sua tradizionale cadenza bimestrale, sbarca oggi sul blog un nuovo episodio di Traditi dalla fretta, rubrica di segnalazioni nata 18 mesi fa per cercare di salvare il salvabile nel frenetico delirio della rete. La volta scorsa avevamo dedicato ampio spazio alla questione del GDPR, l’ennesima sfida che i blogger a questo punto dovrebbero essere riusciti ad aggirare indenni, seppur con qualche piccolo escamotage.  L’unica vera seccatura che i blogger di questa mia stessa piattaforma hanno in realtà dovuto affrontare è la disattivazione improvvisa e brutale delle notifiche dei commenti, seccatura che, leggendo in giro, solo in pochi pare abbiano risolto. Personalmente mi sono subito gettato a capofitto nella ricerca di una soluzione ma, nonostante i miei reiterati tentativi, per oltre un mese non sono riuscito a venirne a capo. L’unica cosa certa è che i tipi di Google avevano prontamente ammesso che la mancata notifica fosse dovuta ad un glitch (termine inglese che, da quanto ho capito, significa “boiata”), ma di soluzioni in giro nemmeno l’ombra. Alla fine, solo pochi giorni fa, ho trovato la soluzione in un commento a uno dei centomila post di insulti che la comunità digitale ha lasciato nelle pagine di supporto di Google. Riporto la soluzione qui di seguito a beneficio di chi si stesse ancora scervellando. Il segreto, come molti avranno senz’altro intuito, è da ricercarsi nel pannello di controllo di blogger, alla voce email nel menù impostazioni.

giovedì 5 luglio 2018

L'uomo dello specchio (Pt.2)

Siamo di nuovo qui nel salotto di Obsidian Mirror (certo che, detto così, mi sento un po' Costanzo) con Luigi Parisi, lo straordinario regista de "L'onore e il rispetto" e di numerose altre fiction televisive, che si è rivelato essere grande appassionato di...  ciò che la volta scorsa abbiamo definito "lato oscuro".
Negli ultimi giorni ho trascorso un po' del mio tempo a gironzolare sul suo sito e, non contento, ho cercato in rete tracce di quei cortometraggi che, chissà perché, non ho trovato sul sito ufficiale. Ne ho trovati infine diversi, alcuni interessanti, altri meno. Molti di questi però non hanno mancato di stuzzicare la mia curiosità. Riprendiamo la nostra chiacchierata con Luigi proprio da quelli. Per chi si fosse perso la prima parte, la mia raccomandazione è di fare prima un capatina qui.

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T.O.M.: Ciao Luigi e bentornato! Mettiti pure comodo perché stavolta non te la caverai con due domandine. Come stavo dicendo pochi istanti fa, mi sono divertito a cliccare ovunque sul tuo sito e, tra i vari cortometraggi presenti nella tua invidiabile filmografia, ne ho notato uno che porta la firma di Nicola Lombardi, uno dei nomi più interessanti del panorama horror italiano. Vuoi parlarcene?

L.P.: Nicola Lombardi è uno straordinario autore italiano, dotato di grande talento e respiro internazionale. Lo conobbi quand’ero più giovane, lui lavorava presso Profondo Rosso, il negozio di Luigi Cozzi Dario Argento sito nel cuore di Roma. Persona colta, intelligente e di acuta ironia, passavamo ore a parlare e a ridere… Acquistai proprio nel negozio la sua prima antologia di racconti brevi “Ombre” rimanendone sconvolto. Lombardi mi segnò profondamente poiché aveva un tipo di scrittura cinematografica. Tu leggevi, scivolavi nel suo abisso e “vivevi” la storia. Divertimento allo stato puro. Questo genio del male pubblicò diversi libri con racconti horror. Ce ne fu in particolare che mi colpì per l’alto impatto folle ed orrorifico: “Il dono degli Dei”. Ma non sapevo come poter imbrattare l’intera stanza di sangue chimico senza furiose conseguenze di chi a quel tempo mi stava accanto. E quindi declinai con uno più semplice che titolai “La Busta Nera” col mio solito quasi abituale protagonista, mio fratello. Il corto è davvero amatoriale (in un arcaico 4:3 letterboxato) e si distingue anche per il tema musicale di Gabriele Saffioti e la voce solista di un’artista francese, Asphodel.

martedì 3 luglio 2018

L'uomo dello specchio (Pt.1)

Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessun altro. (Mark Twain) .
Non puoi nasconderti all'infinito, Luke. Consegnati al Lato Oscuro della Forza. (Dart Fener)
Tutto ciò che, mi auguro, andrete a leggere oggi nasce da una semplice riflessione: quanti di noi hanno un lato nascosto e ne sono consapevoli?
Ne parlavo giusto qualche giorno fa con un curioso personaggio, recentemente conosciuto in rete, il cui "lato oscuro", come vedremo, è decisamente interessante.
Nel giro di un attimo, e suo malgrado, tale personaggio e le sue riflessioni sono diventati l'argomento di questo post, e come spesso avviene quando la carne al fuoco è tanta mi sono visto costretto a spezzare il tutto in due parti.
Ma partiamo dall'inizio... Parlando di "lato oscuro", non mi viene in mente migliore esempio di quel tizio che, nell'anonimato, scrive da sette anni su questo blog.
Avrete senz'altro notato che, in tanto tempo, il mio vero nome non è mai apparso da queste parti (sebbene un buon investigatore, con qualche click ben calibrato, ci possa arrivare). Tutto ciò non è dovuto alla timidezza o alla libidine di avere un nickname "figo"... tutt'altro... è proprio un puro discorso di "lato oscuro" che, per mille ragioni, preferisco tener separato dalla facciata che espongo tutti i giorni.
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